7
Ago
2011

Le banche centrali compreranno, ma non illudetevi

La notizia è che oggi si metteranno in moto pesantemente le banche centrali degli Stati Uniti, dell’euroarea, e dell’Asia. L’accordo è stato raggiunto , dopo un sabato di telefonate sempre più allarmate. La Fed, la Bce e la Banca del Giappone – l’incognita è la Cina – hanno deciso un massiccio acquisto coordinato di titoli del debito pubblico, ciascuna della propria area di riferimento. Il segnale al mercato è: ora basta. Non è un intervento incrociato: gli europei non sosteranno il debito americano né gli statunitensi il nostro. La Bce deciderà l’ammontare degli acquisti dei paesi dell’euoarea più a rischio, a cominciare da Italia e Spagna, giudicando dagli andamenti. Ma in ogni caso ci siamo. E’  una mossa decisa verso il coordinamento del sostegno comune. Non si vedeva da ottobre 2008. Perché il rischio è altissimo. Nel fine settimana si è aggiunto il downgrading del debito pubblico americano da parte di Standard&Poor’s. Per questo, tra sabato e domenica i ministri finanziari del G7, i capi di Stato e di governo degli Usa, Germania e Francia, di molti altri Pesi tra cui l’Italia e la Sopagna, e infine il presidente della Fed , i membri del board e i governatori di tutte le banche centrali del Sistema dell’euro hanno tentato di mettere a fuoco tutte le diverse possibilità per evitare un nuovo disastro. Se anche questo lunedì si rimette in moto un rimbalzo negativo a catena tra borse asiatiche, europee e americane, significa per tutti un sabba diabolico. Questa volta, senza distinguere troppo. L’Italia nelle ultime settimane è finita in prima linea, per la sua bassa crescita e la consistenza del suo debito pubblico. Ma ce n’è per il Giappone, la cui banca centrale la scorsa settimana ha dovuto iniziare a intervenire alla disperata per impedire un ulteriore innalzamento dello yen che deprime un’economia estenuata da 15 anni a crescita zero e ora in ginocchio per lo tsunami. Ce n’è per l’America, brutalmente risvegliata dal sogno che una montagna di debito pubblico possa curare la disoccupazione. E ce n’è per tutti i Paesi dell’euroarea, non solo più per spagnoli e italiani, perché questa volta anche la Francia rischierebbe in breve la sua tripla A sul debito pubblico. Cerchiamo di capire meglio, allo stato delle informazioni ancora approsimativo, che cosa può succedere, perché, e con quali conseguenze per l’Italia. Read More

7
Ago
2011

Disciplina del prezzo dei libri: chiusura della petizione al Presidente della Repubblica

Apprendiamo dall’’aggiornamento dell’’agenda del Quirinale che il Presidente della Repubblica ha promulgato la legge disciplinante il prezzo dei libri. Chiudiamo quindi la sottoscrizione della petizione aperta all’’indomani
dell’’approvazione, benché in maniera costante si aggiungano ancora
tante firme.
Restiamo comunque convinti che la legge non farà del bene né ai lettori né al pluralismo culturale, per tutte le motivazioni che nelle ultime due settimane abbiamo ripetuto, grazie anche all’’eco data dalla stampa nazionale alla petizione.
Ringraziamo quanti hanno aderito alla nostra iniziativa, nella speranza che vi possa essere l’’occasione per riconsiderare la coerenza della disciplina del prezzo dei libri con le finalità dichiarate, ad esempio in occasione della relazione sugli effetti della legge che dovrà essere redatta tra un anno.
Ci auguriamo che la quantità di firme raccolte in pochi giorni e il dibattito accesosi a partire dalla petizione possano quindi essere presi in considerazione dal legislatore, quasi che rappresentino una sorta di audizione o indagine conoscitiva informale dei lettori, che sono a tutti gli effetti i definitivi destinatari della legge.

5
Ago
2011

L’equivoco del risanamento del bilancio

Alcune riflessioni sulla scia della conferenza stampa di poche ore fa del Presidente del Consiglio e del Ministro Tremonti:

  1. Mi pare vi sia un equivoco di fondo su quale debba essere l’oggetto del processo di risanamento: per Tremonti e il governo è il bilancio pubblico. I contenuti della manovra del 2010 da 25 miliardi, di quella di quest’anno da 48 miliardi e la decisione di anticiparne gli effetti per raggiungere il pareggio con un anno di anticipo lo dimostrano con  chiarezza. Si tratta di un approccio sbagliato: non bisogna risanare il bilancio bensì risanare il settore pubblico, del quale il bilancio si limita a rappresentare i flussi finanziari. Risanare il settore pubblico richiede di modificarne profondamente perimetro, struttura, funzioni e modalità di funzionamento. Se lo si fa si ottiene come corollario anche il risanamento del bilancio. E’ invece possibile ‘risanare’ solo il bilancio senza mettere mano al settore pubblico: è la prospettiva più probabile, dopo aver sentito la conferenza stampa, ed essa non è ovviamente in grado di portare a un risanamento vero e durevole. E’ anche la prospettiva più costosa per le tasche del contribuente. Read More
4
Ago
2011

Un giorno da imbelli

Nuovo crollo della Borsa italiana ieri, con un meno 5 e più per cento aggravato da un esito da film del terrore per il quale la fine delle contrattazioni è avvenuta “al buio”, per un cedimento delle piattaforme di scambio. Nel frattempo, tutte le Borse europee cedevano punti su punti e anche quella americana inanellava in serata prima della chiusura un quasi meno 3%. Il day after del discorso a Montecitorio di Silvio Berlusconi e dell’incontro con le 18 parti del mondo dell’impresa, del sindacato e del sistema bancario non poteva essere più clamorosamente simile a una bocciatura a tutti gli effetti. Read More

4
Ago
2011

Chi fuma, non chi consuma, paga

Sebbene l’introduzione dei ticket previsto dalla finanziaria sarebbe stato uno strumento utile per responsabilizzare gli utenti del settore sanitario e migliorare la qualità del servizio, è stato presto trovato un nuovo escamotage per evitarli e recuperare i 381 milioni previsti dalla manovra: l’ultima idea (di Bossi) è di aumentare il prezzo del tabacco, il cui costo già ora è costituito per il 60% da tasse, determinando una spesa di 6,5 euro in più al mese per i fumatori.  Tale proposta, sebbene si riconosca che colpire i fumatori sia ingiusto per questi ultimi, sarebbe motivata in quanto educativa, premiante dei comportamenti virtuosi e incentivante la prevenzione.  Read More

4
Ago
2011

Le falle dell’acquedotto pugliese

Le ultime vicende relative all’acquedotto pugliese confermano quanto sostenuto anche in questo blog, ossia che il referendum sui servizi pubblici locali è stato percepito come consultivo, piuttosto che abrogativo (con uno snaturamento dell’istituto previsto dalla Costituzione).
Il 20 giugno 2011, a risultato referendario ancora caldo, la Puglia ha approvato una legge che pubblicizza sostanzialmente il regime giuridico del servizio idrico, “sfidando” il governo a dichiarare guerra alla volontà popolare con l’impugnativa di questa legge. L’assessore regionale alle Opere pubbliche e Protezione civile, Fabiano Amati, ha infatti sostenuto che “il Ministro degli Affari Regionali avrebbe potuto delegare l’impugnazione al Ministro della Difesa, così come si fa appunto in “tempo di guerra”.
Per nulla impressionato dall’ukase dell’assessore, il governo, pochi giorni fa, ha ovviamente impugnato la legge rilevandone diversi profili di incostituzionalità. A prescindere da alcuni aspetti marginali, il punto focale della questione politica e giuridica è se, e fino a che punto, le regioni, ma anche lo stesso Stato, possono pubblicizzare davvero il servizio idrico. Abbiamo ripetutamente detto che, al di là degli slogan in campagna referendaria, esiste pur sempre un sistema europeo di regole ed un quadro costituzionale di riferimento che rendono pressoché velleitario ogni tentativo di realizzare in concreto gli obiettivi conclamati con il referendum, specialmente da parte delle regioni, vincolate dal rispetto del riparto delle competenze legislative fissato in Costituzione.
La legge della Puglia afferma solennemente in apertura che “L’acqua è un bene comune, di proprietà collettiva, essenziale e insostituibile per la vita” e che “La disponibilità e l’accesso all’acqua potabile, nonché all’acqua necessaria per il soddisfacimento dei bisogni collettivi, costituiscono diritti inviolabili e inalienabili della persona umana, diritti universali non assoggettabili a ragioni di mercato”. Con la Puglia, altre regioni e altri enti locali hanno forzato le loro competenze o per dichiarare ovvietà (il decreto Ronchi proprio con l’art. 23 bis oggetto di referendum aveva già affermato “la piena ed esclusiva proprietà pubblica delle risorse idriche, il cui governo spetta esclusivamente alle istituzioni pubbliche”) o per rivendicare funzioni che non sono di loro competenza come pronunciato dalla suprema Corte (v. la legge Marche di assestamento al bilancio 2011 e la modifica allo statuto comunale di Venezia).
Verranno dunque al pettine della Corte costituzionale i nodi di una impossibilità giuridica di pubblicizzare i servizi idrici? Sarà questa l’occasione per fare luce su alcune delle mistificazioni referendarie, a partire dall’affermazione che la legge abrogata metteva in discussione la natura pubblica dell’acqua? Sarà la volta buona perché anche regioni e enti locali smettano di inseguire i fantasmi della ideologia/demagogia e assumano comportamenti finalmente più pragmatici nel rispetto delle regole sovranazionali e nazionali?

4
Ago
2011

Il mio no a SB

Per conto mio, la bocciatura da riservare al discorso di SB ieri è totale: un intervento strutturale sull’età pensionabile da innalzare di 3-5 anni per tutti in tempo di 3-5 anni e privatizzazioni immobiliari per 5 punti di Pil da realizzare nel triennio sono materia deliberabile in un Consiglio dei ministri in poche ore; citare come pressoché unica misura la riforma dell’articolo 18 Statuto lavoratori è un modo per evocare nell’immediato scontro sociale perché la misura, per quanto a mio giudizio pià che auspicabile, avrebbe effetti solo di medio-lungo periodo e non tali da far pensare ai mercati che siamo in presenza di una blindatura dei saldi senza tasse aggiuntive, che è invece quel che più occorre. Anzi, fossi io a decidere una buona metà dei migliori saldi conseguibili con un deciso intervento sull’età pensionabile sarebbe da destinare a meno tasse subito!

2
Ago
2011

Pareggio di bilancio in Italia: la proposta bipartisan di Nicola Rossi

Il Presidente dell’Istituto Bruno Leoni, senatore Nicola Rossi, ha depositato oggi in Senato una proposta di legge per emendare la Costituzione vigente al fine di introdurre una regola di responsabilità fiscale in grado di contribuire significativamente a garantire la sostenibilità di lungo periodo delle nostre finanze pubbliche e, anche per questa via, il benessere delle generazioni future. La proposta introduce esplicitamente nella Costituzione il principio del pareggio del bilancio strutturale (senza, quindi, ricorso all’indebitamento e tenendo conto dell’andamento del ciclo economico) delle Amministrazioni Pubbliche, dello Stato e delle Regioni, associato ad un vincolo circa il livello massimo del rapporto fra spesa totale delle Amministrazioni Pubbliche e prodotto interno lordo. Il testo della proposta e’ accessibile qui. Read More