30
Ago
2011

Via la sovrattassa, la pressione resta bassa

Le aspre e giuste critiche rivolte al governo per la manovra bis hanno iniziato ieri a ottenere ieri qualche significativo risultato. Nel lungo vertice tra Berlusconi, Bossi e Tremonti, ciascuno ha dovuto fare marcia indietro rispetto ad alcuni punti del testo che era stato varato. Esso comprendeva scelte in violento contrasto con le promesse elettorali del centrodestra, depressive per effetto sull’economia, inique perché aggravavano la pressione fiscale su chi, con aliquote tra le più alte nei Paesi avanzati,già le tasse le paga e sostiene una parte significativa dei consumi. Il centrodestra si apprestava ad alzare le aliquote delle imposte sia dirette sia indirette e ad introdurre anche una patrimoniale, mentre al contempo sblocca le tasse locali. Sarebbe stato un massacro sicuro: per i contribuenti prima, ma certo per il centrodestra poi. Read More

30
Ago
2011

Gioco d’azzardo libero purché non si pecchi in pubblico – di Vito Kahlun

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Vito Kahlun

Texas Hold’em, scommesse sportive, poker, gratta e vinci, lotto, superenalotto, win for life, roulette e blackjack: in Italia 30 milioni di persone – un italiano su due – giocano d’azzardo. Di questi 500 mila sono affetti da ludopatia ovvero gioco d’azzardo patologico. Il dato non è nuovo, cosi come non è nuovo il fatto che le recenti misure riguardanti il gioco online porteranno maggiori introiti alle casse dello Stato. Fin qui niente da eccepire: si tratta di una scelta di politica economica legittima. Read More

29
Ago
2011

Una provocazione per smascherare l’ipocrisia della Cassa Integrazione

Riceviamo dal Dr Massimo Peruzzo e volentieri pubblichiamo

Vorrei aprire una discussione con i lettori di questo blog sull’utilizzo, e sui costi, della Cassa Integrazione. A prima vista, la cassa integrazione, è un ottimo ammortizzatore sociale per i lavoratori di aziende in crisi. Però, se andiamo ad analizzare l’utilizzo che ne viene fatto in questi periodi di crisi, si scopre che in realtà è una “droga” che altera le giuste e normali economie del mercato. Personalmente sono a conoscenza di numerosi esempi di aziende decotte che utilizzano la cassa integrazione come un bancomat. 100 dipendenti sul libro paga, si fanno lavorare circa 5 – 7 giorni al mese, e poi a casa in cassa integrazione fino al prossimo ordine. Questo si protrae da mesi e mesi. La mia osservazione è questa: quid prodest? Perché lo Stato dovrebbe mettere soldi dei contribuenti (la cassa integrazione guadagni penso che ce la siamo fumata da un pezzo), per mantenere in vita aziende che oggettivamente sono morte? Secondo me, l’esercizio della cassa integrazione dovrebbe essere un aiuto che lo stato offre alle aziende (ed ai lavoratori) a fronte di un piano industriale credibile e ben contingentato, e non un regalo alla “aspetta e spera”. Propongo una commissione a livello territoriale con rappresentanti dei sindacati, della associazione di categoria competente, e magari anche della camera di commercio, con il preciso scopo di valutare il piano industriale per il rilancio dell’azienda. A fronte di questo piano, la commissione decreta se concedere, o meno, la cassa integrazione e per quanto tempo. Al termine del periodo concesso si torna in commissione per valutare i risultati ottenuti. Ovviamente, nel frattempo, i lavoratori coinvolti nel processo di ristrutturazione aziendale, hanno l’obbligo di frequentare corsi di aggiornamento, o di effettuare lavori alle dipendenze della Pubblica Amministrazione nei vari tribunali, ASL ecc… in fin dei conti lo Stato li paga ed è giusto che loro offrano un lavoro a fronte della retribuzione ottenuta. Non mi sembra molto educativo pagare gente perché stia a casa. In questo modo si lascerebbe operare la legge di selezione naturale delle aziende, si insegna alla gente che è finito il periodo di percepire soldi stando a casa o in piscina, e si risparmierebbero diversi milioni di euro (a tal proposito se qualcuno a dati precisi gliene sarei grato). Cosa ne pensate?

26
Ago
2011

Tobin Tax, tutti ne parlano ma nessuno dice come (non) funziona

Ci stiamo arrivando: alla fine la Tobin Tax verrà adottata, ne sono sicuro. Resta da vedere in quale modo, in che tempi, su quali basi, con quali eccezioni… insomma resta da vedere tutto, ma io sono sicuro che qualcosa verrà messo, e verrà definito Tobin Tax. Perché? Perché si vuol frenare la speculazione e finalmente riprendere il controllo dei mercati? Perché le autorità finalmente hanno deciso di intervenire per risollevare questa economia così sofferenze? Macché… Lo faranno perché sono al bivio tra la riduzione dello Stato o la spremitura fiscale di tutto il possibile; e siccome i nostri supereroi, piuttosto che ridurre la macchina politica che dà loro il pane (e molto companatico) si taglierebbero le gonadi, hanno bisogno di trovare molti soldi, e pur di averli potrebbero mandare in malora tutto l’ambiente economico che gira attorno alla loro macchinona. 

La scusa è un classico: introduciamo una imposta che freni la speculazione, che liberi i prezzi di Borsa dal bieco gioco al ribasso dei grandi fondi, e così proteggeremo il risparmio nonché il prestigio dei nostri titoli di Stato; la Tobin Tax, la tassazione delle operazioni sul mercato finanziario in quanto tali è la soluzione.

Provo a dirvi io come stanno le cose riguardo la Tobin Tax. Read More

25
Ago
2011

Altre “castronerie” sulle Province

Per Berlusconi sono tutte da abolire, per Calderoli i ragionamenti intorno a eventuali risparmi dovuti alla cancellazione delle Province sono solamente “castronerie”. PDL e Lega non potrebbero essere più in disaccordo: chi l’avrà vinta? Su qualche punto il Carroccio dovrà pur cedere: se le pensioni non si toccano, se la protesta degli amministratori in camicia verde deve essere placata con qualche contentino, se le province rappresentano un tabù… che fare? Si fa una manovra incentrata sulla delazione e sull’istituzione di taglie sugli evasori fiscali? Ormai la Lega è divenuta chiaramente il partito della conservazione, sfugge però la logica di questa scelta: se la situazione attuale è catastrofica, che senso ha conservarla? Read More

25
Ago
2011

Robin Tax: sotto a chi tocca? Sotto sotto tocca tutti

La Commissione industria del Senato ha suggerito di estendere la Robin Hood Tax – l’addizionale Ires di 4 punti percentuali per tutte le imprese energetiche, incluse reti e rinnovabili, che si aggiunge alle precedenti addizionali – ad altri settori “concessionari”, quali le telecomunicazioni e le autostrade. Questo ha scatenato una vera e propria guerra lobbistica tra aziende e associazioni di settore, con gli energetici che lamentano uno sfavore fiscale inconcepibile e gli altri che tentano di evitare un aggravio d’imposta. Non è uno spettacolo esaltante: è ben comprensibile che le diverse industrie cerchino di tutelarsi, utilizzando tutte le armi a propria disposizione. Gli energetici hanno ragione: già oggi pagano un’aliquota Ires superiore del 25 per cento a quella di tutti gli altri, alzarla ancora (specie in un momento di crisi) sarebbe una follia. Hanno ugualmente ragione le aziende di tlc e infrastrutture: già sono piene di magagne, ci manca solo un aumento fiscale tra capo e collo, peraltro in un quadro congiunturale tutto fuorché roseo. Read More

24
Ago
2011

La riforma incompiuta dei servizi pubblici locali

Nell’articolo 4 del Dl 138/2011 è contenuta la riforma dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, nel rispetto dell’esito referendario e delle norme europee. In particolare, è previsto che gli enti locali aprano al mercato concorrenziale la gestione di tali servizi, impedendone la cessione nei casi in cui le analisi di mercato, da svolgersi obbligatoriamente entro un anno, mostrino che la libera iniziativa economica privata non sia compatibile con l’universalità di accesso del servizio. In quest’ultimo caso l’ente locale dovrebbe indicare i motivi per cui il sistema concorrenziale non porterebbe benefici e la gestione continuerebbe a rimanere completamente in mano pubblica. Il conferimento del servizio, compatibilmente con i principi del Trattato UE, dovrebbe dunque avvenire tramite procedure competitive ad evidenza pubblica, a cui possono partecipare anche le società interamente pubbliche, nel rispetto “dei principi di economicità, imparzialità, trasparenza, adeguata pubblicità, non discriminazione, parità di trattamento, mutuo riconoscimento e proporzionalità e degli standard qualitativi, quantitativi, ambientali, di equa distribuzione sul territorio e di sicurezza definiti dalla legge, ove esistente, dalla competente autorità di settore o, in mancanza di essa, dagli enti affidanti”. Read More

24
Ago
2011

Cosa ne facciamo delle Province e dei piccoli Comuni?

Cinque livelli di governo vi sembrano pochi? Comune, Provincia, Regione, Stato e Comunità Europea… Per rispondere a questa domanda credo basti dare una occhiata a costi e competenze. Non c’è dubbio che l’anello debole di questa piramide risieda allora proprio nelle Province. Per come è venuto a strutturarsi il nostro sistema di governo, le funzioni in capo alle Province sono poca cosa rispetto a quanto viene deciso a Roma o nei capoluoghi di Regione. E in tempi in cui occorre fare cassa (non con misure una tantum, ma con interventi strutturali sulla spesa pubblica) bisogna andare a vedere cosa si può tagliare. Read More