3
Ott
2011

Fiat fuori da Confindustria, la forza non è somma di debolezze

L’uscita della Fiat da Confindustria era da tempo annunciata, ciò malgrado non era scontata. Farà molto rumore, ed è inevitabile perché stiamo parlando – malgrado i suoi problemi, che sono seri anche nel perfezionamento dell’operazione Chrysler – della più grande multinazionale manifatturiera privata del nostro Paese, con oltre cent’anni di storia e un ruolo che per lunghi decenni è stato pesantissimo in Confindustria. Farà ancor più rumore perché Marchionne ha accompagnato stamane il motivo “tecnico” – espresso nella lettera a Emma Marcegaglia – con una dichiarazione personale molto tranchant: “il nostro interesse per Confindustria-politica è zero”. Cioè con una netta presa di distanza verso il manifesto delle imprese presentato venerdì scorso, e con il concomitante appello “basta, politici!” pubblicato a pagamento sui media da Diego Della Valle. In molti, domattina scriveranno sui giornali che, come la politica è sfrangiata e dilaniata, anche le forze dell’impresa sono divise e litigiose. Cerchiamo di distinguere tre ambiti diversi, della decisione Fiat: quello di merito tecnico, quello per Confindustria, quello politico-sindacale. Read More

2
Ott
2011

Tirannia fiscale n. 6: la patrimoniale è legittima?

In un articolo apparso qualche giorno fa su noiseFromAmeriKa (Espropriazione
e Rassegnazione?
), Fabio Scacciavillani ha molto opportunamente ammonito che qualsiasi tassa sul patrimonio è una tassa sul risparmio, o meglio, un «esproprio del risparmio privato». Quel che può sfuggire alla percezione dei contribuenti a furia di parlare di patrimoni come di grandi ricchezze accumulate dai più facoltosi, è che il conto in banca o l’oro lasciato dal nonno non siano patrimonio, ma solo “i risparmi di una vita”.

Il patrimonio, invero, è risparmio. Volendo, si può dire che è il risparmio che si è
accumulato, e viceversa il risparmio è quell’attività di accantonamento frutto di scelte e sacrifici di natura economica che genera patrimoni. Se si chiarisce questo punto, continua l’Autore, resta più facilmente intuibile che una tassa patrimoniale sarebbe incostituzionale, dal momento che l’art. 47 Cost. «incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme».
Premesso che l’invito di Scacciavillani a un atto di “resistenza fiscale” che possa portare al vaglio della Corte costituzionale la tassa patrimoniale per violazione dell’art. 47 ci lascia assai ammaliati, non siamo tuttavia fiduciosi che la Corte possa accogliere la questione.
L’art. 47 Cost. tutela sì il risparmio, da intendersi come ammontare di valore non consumato, come bene in sé, come una particolare forma di proprietà che appresenta una risorsa indispensabile alla ricchezza delle persone e del paese, poiché ritenuto una modalità di garanzia degli investimenti e di stabilità della ricchezza privata. È tuttavia presumibile, considerando anche la nostra giurisprudenza in materia di tasse e tributi, che dinanzi a un’eccezione di incostituzionalità di un’imposta patrimoniale si sosterebbe l’impossibilità di utilizzare l’art. 47 isolatamente, e invece la necessità di leggerlo in combinato con le altre disposizioni costituzionali che, consentendo i sacrifici del contribuente sulla base della capacità contributiva (art. 53), permettono, come da sempre il diritto tributario riconosce, che le imposte possano calcolarsi tanto sul flusso di ricchezza (es. reddito) quanto sullo stock di ricchezza (es. patrimonio).
Invocare l’art. 47 ci sembra in conclusione una prospettiva assolutamente educente ma, purtroppo, debole, a meno di non assistere a un vigoroso e di certo atteso cambiamento della giurisprudenza in materia tributaria.

Questione diversa, invece, è valutare la legittimità della patrimoniale non in quanto aggressione a una forma di proprietà – il risparmio – tutelata dalla Costituzione, ma dal punto di vista del divieto di doppia imposizione, che costituisce un principio generale e inderogabile del diritto tributario.
Come noto, tale divieto impedisce che sullo stesso soggetto possano gravare più imposte o la stessa imposta in tempi diversi, derivanti da uno stesso presupposto fiscalmente rilevante.
Occorre dunque ragionare se un’imposta patrimoniale non soddisfi a rigore queste condizioni, dal momento che si tratta di un carico impositivo su uno stesso soggetto e su un medesimo presupposto d’imposta, già valutato in quanto flusso (reddito) e successivamente in quanto stock (patrimonio). In altri termini, una rigorosa interpretazione del divieto di doppia imposizione dovrebbe portare a valutare se il soggetto non abbia già scontato l’obbligazione tributaria quando il presupposto è stato considerato flusso di ricchezza, così da non poter scontare una successiva obbligazione tributaria sulla medesima ricchezza valutata in termini di stock.

30
Set
2011

Questa sì che è bella / 1. La “privatizzazione” della CO2

Ieri il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, ha annunciato: “con oggi prende avvio una grande riforma strutturale per la riduzione del debito e per la modernizzazione e la crescita del Paese”. Il teatro di un simile annuncio era un seminario sulla privatizzazione degli attivi patrimoniali pubblici. I dati presentati sono disponibili qui. Tra i possibili proventi di un grande piano di privatizzazioni – di cui IBL si era occupato già quest’estate suggerendo cosa e come privatizzare – vengono inclusi 10 miliardi di gettito dalla vendita di permessi di emissioni. Ohibò!

Primo di una serie di post.

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29
Set
2011

Privatizzazioni & privatizzazioni

Esistono nel mondo privatizzazioni e privatizzazioni. In Italia, paese dell’ammuina generalizzata (vedasi il progetto di soppressione delle province con loro ricostituzione istantanea),  ve ne sono ancora di più. Proviamo a rappresentarne una tassonomia sulla base di un’esperienza ormai bidecennale:

1. Privatizzazioni fredde. Consistono nella trasformazione di natura giuridica delle imprese pubbliche attraverso il passaggio da una tipologia pubblicistica (aziende autonome ed enti pubblici economici) ad una privatistica (società per azioni). Molto di moda nella prima metà degli anni ’90, hanno riguardato diverse aziende pubbliche nazionali e moltissime locali (municipalizzate). In questo modo sono state privatizzate le poste e le ferrovie, che infatti permangono al 100% di proprietà del ministero di Tremonti. Riguardo alle imprese ex municipalizzate non si ha notizia di nessuna, anche piccola o microscopica, che sia ora controllata da soggetti privati. Read More

28
Set
2011

La Consob a Milano? Basta farse, grazie

Ieri la presidenza della Camera ha annunciato la discussione a fine ottobre del progetto di legge che  dispone il trasferimento a Milano della sede della Consob, l’autorità che vigila sui mercati finanziari italiani. La richiesta è della Lega. Non per pregiudizio antileghista – che personalmente non nutro – e tanto meno per avversione al Nord – sono di Torino e vivo a Milano, figuriamoci – ma per amor di verità, penso sia giusto esprimere con chiarezza il giudizio che tale proposta merita. A mio parere è sbagliata. Inappropriata nei tempi, infondata nell’oggetto, inutilmente costosa per gli effetti. Read More

27
Set
2011

L’Europa che se la prende con gli Usa: ri di co la

Dal prossimo numero di Panorama Economy

Anche oggi Jean Claude Juncker, presidente dell’Eurogruppo, ha tuonato : “no a lezioni che ci vengono da Oltreoceano!” L’euroarea se la prende con gli americani. Perché questi sono increduli e imbufaliti, a tre anni da Lehman, che l’Europa stia regalando una nuova crisi banco-finanziaria al mondo intero. Ma l’Europa ha torto. Torto marcio. Read More

26
Set
2011

Caso Penati e politiche urbane – Di Francesco Gastaldi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Francesco Gastaldi.

Del “caso Penati” e di Sesto San Giovanni si è discusso molto. Qualcuno ha parlato di una nuova “tangentopoli”, altri di contiguità tra partiti della sinistra e attività economiche  di tipo cooperativo ad essa tradizionalmente vicine,  e quindi di finanziamento illecito ai partiti. Read More

26
Set
2011

Ad impossibilia nemo tenetur. Neppure A2a

L’azionista silenzioso di A2a ha parlato, e lo ha fatto calando un carico da cento. L’assessore al bilancio del comune di Milano, Bruno Tabacci, è intervenuto per la prima volta sul riassetto Edison. Commentando l’esito – salomonico – della riunione del Consiglio di sorveglianza dell’azienda, riunitosi la settimana scorsa, Tabacci ha detto:

Non ci sono assolutamente i numeri. Per quanto e’ stato esposto durante il Consiglio di Sorveglianza di ieri, il piano Zuccoli non sta in piedi.

E’ un gesto di chiarezza che, forse, può contribuire a spingere il paese verso la soluzione di un rebus assurdo e dannoso per l’intero settore, che da un anno assiste alla finestra.

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