Manovra Monti: La tracciabilità dei pagamenti è un’offesa alla libertà
La tracciabilità è una misura illiberale, ha ragione Maria Giovanna Maglie a denunciarne su Libero tutti i rischi, ed è giusto ribellarsi. Di buono c’è forse che proprio da questa invasione della privacy e negazione di libertà individuale può trarre linfa un movimento politico legato alle esigenze dei cittadini. Il Tea Party, nato in Italia sull’esempio dell’organizzazione americana, che ormai ha travolto le vecchie regole della politica, conta proprio sull’odiosità delle decisioni, annunciate dai tecnocrati del governo, per suscitare una reazione organizzata dei cittadini vessati, che dicano finalmente NO a un fisco strozzino, che col pretesto di combattere l’evasione ci priva dei nostri diritti elementari.
La tentazione nel nostro Paese è ricorrente, nel dna di governi di sinistra e di destra. Abbiamo sfiorato l’ipotesi della pubblicazione urbi et orbi dei redditi degli italiani con quest’ultimo governo, che copiava un’iniziativa del ministro Visco sventata dal Garante per la privacy. L’idea di aumentare l’Irpef, invece di abbatterla drasticamente, o di tassare il lusso, come se non fosse parte della nostra produzione, è ricorrente, e la Grande Inquisizione Tributaria è sempre pronta a batter cassa spacciandola per lotta all’evasione, per coprire l’incapacità e la non volontà di condurre sul serio quella lotta.