20
Gen
2012

Liberalizzazioni: quelle vere e quelle false

Noi dell’Istituto Bruno Leoni avremmo di che essere contenti: per una settimana siamo andati di moda. “Liberalizzazione” è stata la parola sulla bocca di tutti. Ma davvero questa è “la prima rivoluzione liberale della storia italiana”, come ha affermato qualche entusiasta? E davvero si è fatto di più con questo decreto che negli ultimi vent’anni, come ha suggerito più d’un commentatore su Twitter? Read More

20
Gen
2012

Un po’ di chiarimenti sul funzionamento della rete carburanti – di Gabriele Masini

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gabriele Masini, Staffetta Quotidiana.

Perché, alla fine, dobbiamo ringraziare i Moratti per i prezzi delle pompe bianche

Di chi sono i punti vendita carburanti in Italia? Come funziona l’esclusiva? Chi rifornisce gli impianti no logo? Conoscere il mercato dei carburanti per deliberare al meglio su una sua riforma.

La rete carburanti italiana conta 24.000 punti vendita.

Di questi, poco più della metà (il 55%) sono di proprietà delle compagnie petrolifere.

Il restante 45% è di proprietà di operatori indipendenti (i cosiddetti retisti) o, in misura marginale, di operatori della grande distribuzione organizzata. Read More

20
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 7 – La maledizione delle macchine

La dottrina secondo cui la meccanizzazione del lavoro produrrebbe disoccupazione seguita a sopravvivere anche se è falsificata di continuo. Per Hazlitt le statistiche che mostrano il contrario sono inutili se non sono accompagnate da quegli argomenti di carattere deduttivo che sono alla base dell’economia politica e dell’analisi della società.

Egli mostra che l’imprenditore e l’operaio cercano entrambi di risparmiare lavoro, evidenziando pure come sia falsa la credenza secondo cui l’introduzione di nuove macchine danneggerebbe i lavoratori. Read More

20
Gen
2012

Sorpassi solari e sbandate tradizionali

Voglia perdonare il lettore se mentre la nave che sotto gli occhi di tutti affonda, ci soffermiamo su un piccolo incidente occorso a Federico Rampini. Il pluripremiato giornalista la settimana scorsa in una paginona su laRepubblica – “L’Italia sceglie il sole ora nel fotovoltaico siamo primi al mondo” il titolo del pezzo – celebrava, pur se con qualche (accennata) critica, il successo del fotovoltaico nel nostro Paese. Graffiante l’incipit «almeno in un campo siamo a noi a dare lezioni ad Angela Merkel». Secondo un autorevole centro studi della California, Ihs, specializzato sulle energie alternative – Rampini in questo periodo si trova negli Stati Uniti – la Germania ha perso il primato mondiale nel solare. A rubarglielo, a sorpresa, è stata proprio l’Italia. Inevitabile, quindi, la classifica in GW istallati nel 2011: Italia 6,9 (quasi il doppio del 2010), Germania a 5,9 staccati Stati Uniti con 2,7 GW e Cina con 1,7 ancor più lontani Giappone (1,3) e Francia (1), totale mondo quasi 24 GW. Quest’ultimo valore, da solo, dà la misura del risultato italiano.
Ora, nel pezzo si riportano le parole del direttore delle ricerche sul mercato fotovoltaico dell’Ihs che attribuisce il sorpasso alla capacità di attrazione degli incentivi pubblici offerti in Italia, determinante per il sorpasso, e si riconosce che l’exploit italiano riguarda l’acquisto e l’installazione di impianti fotovoltaici, non la loro produzione; si fa anche cenno alla bancarotta di Solyndra, che tanti aiuti ha ricevuto dall’Amministrazione Obama; però, però…
Però il finale. Ebbene, chi scrive non ha nulla contro il fotovoltaico né contro i sorpassi, e teniamo pure in conto che il nostro giornalista scrittore è spesso lontano dall’Italia, e quindi non ha seguito le denunce, anche istituzionali, sul crescente impatto in bolletta degli incentivi riassumibili nel decurtisiano e io pago, ma chiosare scrivendo «..chi descrive le energie rinnovabili come dei fenomeni “drogati” dai sussidi, dimentica quanto questo sia vero egualmente per l’energia fossile. Il consumo di idrocarburi è sussidiato in modo invisibile, per effetto ad esempio di decenni di investimenti nella costruzione e manutenzione delle reti stradali e autostradali.» ci pare un po’ troppo. Al pari di tirare con faciloneria in ballo le accise «Il prezzo della benzina benché gravato da accise che in Europa sono molto elevate, tuttavia non ri emancipare l’Italia flette tutte quelle “diseconomie esterne” che sono legate al consumo di carburante: i costi sociali e sanitari dell’inquinamento, i danni dal cambiamento climatico. In questo senso gli incentivi al solare non fanno che ristabilire parzialmente condizioni di concorrenza più eque.»
Qualcuno potrebbe pensare che Rampini volesse alludere – chiaramente – ad autoveicoli (e camion!) solari o, più concretamente, elettrici, ma nulla lo lascia intendere. Accomunare inopinatamente carburanti ed energia elettrica è come invocare il nucleare per emancipare l’Italia dal petrolio libico: una stupidaggine. Sulla congruità del livello di accise europee ed italiane in particolare, poi, dopo le ultime batoste e le recenti velate proteste meglio andarci piano. Anche quando si ha la fortuna di comprare la benzina a galloni o di prendere taxi gialli senza bisogno di prenotarli, e comunque in nota spese.

19
Gen
2012

L’Italia ha fatto il necessario? Noi diciamo: no!

Da Tempi

E’ con vera e profonda amarezza, che assisto in queste settimane e in questi ultimi giorni, dopo l’ennesimo declassamento “di massa” europeo da parte di Standard&Poor’s, declassamento nel quale l’Italia è stata retrocesse di altri due gradini al rango di BBB+, al prendere sempre più piede di una reazione ispirata insieme a molta buona fede e a parecchia malafede. Anche in ambienti culturali e  intellettuali che mi sono assai cari. Monta un mix sempre più stizzoso di accuse ai tedeschi, di inconsapevole miopia o di consapevole volontà di Gotterdammerung, e di teorie della cospirazione per le quali le agenzie di rating sarebbero il braccio armato del capitalismo americano.  Capisco – ma non giustifico – chi si lanci in queste accuse perché spaventato dalle conseguenze di una crisi senza fine e in via di ulteriore peggioramento, ed esacerbato per le manovre su manovre di correzione della finanza pubblica. E questa è la buona fede. Ma respingo e condanno invece la malafede, che allinea in politica chi ieri diceva nel centrodestra che tutto era stato fatto, e chi oggi dal pulpito del governo dei tecnici prende purtroppo a dire la stessa cosa, dopo il decreto enfaticamente battezzato salva-Italia. E in attesa, domani, di quello sulle liberalizzazioni, che commenteremo copiosamente domani a provevdimento approvato, visto che la bozza di ieri sera già molto amaro in bocca ci lascia.
Francamente, da chi  nutre un’idea sussidiaria e non dirigista della politica economica,  e personalista e non comunitarista o collettivista della filosofia politica, penso di dovermi aspettare tutt’altro. Ecco perché, quando mi sento ripetere  “ ma i tedeschi con la loro rigida pretesa di rigore non capiscono che si va a sbattere, oppure il loro vero interesse è la rottura dell’euro, per restare con pochi Paesi intorno a sé mentre noi andiamo a fondo?”; quando  si aggiunge  “perché mai accettare che le agenzie di rating debbano dettare le politiche?”; quando si conclude “ma non è meglio tornare a una banca centrale che obbedisca a parlamento e politica?”, francamente capisco che è inutile farsi cadere le braccia, da parte mia. Occorre semplicemente e umilmente rispiegare come noi – non sono solo – la pensiamo. Cerco di andare al punto, senza perdermi in tante considerazioni tecniche. Tre premesse, però. Una sull’euro e i tedeschi. Una seconda, sulle agenzie di rating. Una terza, sul bivio di fronte a noi. Poi, le conclusioni. Read More

19
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 6 – Il credito modifica gli indirizzi produttivi

Il sostegno che lo Stato offre alle imprese distorce in modo sistematico il sistema del credito e produce gravi danni all’economia.

L’attività creditizia in capo allo Stato viene spesso giustificata con l’argomento che in tal modo è possibile concedere prestiti a chi altrimenti non li riceverebbe. Questo argomento vale per i poveri agricoltori come per i maggiori capitalisti vicini al fallimento, ma esso nasconde la violazione di un principio fondamentale dell’economia: e cioè il fatto che il capitale reale non è mai illimitato, quale che sia la fase economica. Read More

18
Gen
2012

Hazlitt. Capitolo 5 – Le tasse scoraggiano la produzione

I sostenitori della spesa pubblica sono alla radice dei problemi principali che affliggono società ed economia. Questo avviene anche nel caso delle difficoltà connesse alla produzione e all’occupazione.

In effetti, per Hazlitt esiste un limite superato il quale le tasse smettono di essere indispensabili a garantire le funzioni essenziali dello Stato. Oltre quella soglia, la spesa pubblica si rivela distruttrice di ricchezza e opportunità. Read More

17
Gen
2012

Una Repubblica basata sulle corporazioni

Il decreto liberalizzazioni dovrebbe passare in Consiglio dei ministri il prossimo giovedì. Un decreto che dovrebbe affrontare l’apertura di molti mercati, in un paese, quale è l’Italia, che da troppi anni è fermo.

Cosa ha fermato le liberalizzazioni? Diversi Governi in Italia hanno annunciato le liberalizzazioni, senza poi riuscire a mettere in pratica le promesse. Da ultimo il Governo Berlusconi, che le aveva annunciate, ma arrivate in Parlamento, si fermarono di fronte alle modifiche dei diversi parlamentari, rappresentanti delle stesse lobbies corporative.

Questo è il primo pericolo per il Governo Monti: che nel passaggio parlamentare il decreto venga stravolto. Ma questa volta i vincoli dei mercati sono troppo stringenti ed è impossibile che i parlamentari non se ne accorgano.

Lo spread è stabilmente sopra i 500 punti e il 7 per cento di tasso d’interesse non è sopportabile a lungo, con un debito che viaggia intorno al 120 per cento del prodotto interno lordo.

L’Italia è una Repubblica basata sulle corporazioni. Storicamente è stato così, dato che sono nate addirittura sotto il fascismo e si sono stabilizzate nel corso dei decenni.

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