Per una nuova destra?
L’erratico atteggiamento tenuto dal centrodestra in occasione delle elezioni del Presidente della Repubblica ha rafforzato una sensazione già nota. Pur scontando una stolida opposizione da sinistra e la presenza di certi ingombranti nomi, infatti, la coalizione tra Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e partiti minori non sembra essere riuscita a capitalizzare la posizione di pole position da cui pure partiva, così suggerendo di essere sempre più soltanto un cartello elettorale, e sempre meno un progetto, un programma, un’idea. Alberto Mingardi, scrivendo sul Corriere della Sera, ha inquadrato i termini del discorso osservando, per l’appunto, che «non è questione di saper prendere voti», bensì di «assenza di una prospettiva, di un nucleo di principi attorno ai quali provare a raccogliere persone. Il centrodestra ha i suoi gruppi sociali di riferimento, interagisce con chi li rappresenta, presta ascolto alle loro istanze ma raramente offre loro un orizzonte, un’idea del loro posto nel mondo e in Italia. A furia di evitare di porsi il problema, il centrodestra rischia di ritrovarsi sempre nelle medesime condizioni. Un perpetuo ’94, in cui non mancano i consensi ma non si sa come incidere sul Paese e sui suoi apparati».