10
Feb
2012

Ryanair, l’Unione Europea e le tasse italiane

Quale è la seconda compagnia italiana, ormai grande quasi quanto Alitalia? L’irlandese Ryanair. Che sia irlandese vi sono pochi dubbi, dato che la società ha la propria sede in Irlanda, a Dublino precisamente.

Non la pensa così lo Stato italiano che ha intimato la compagnia guidata da Micheal O’Leary di pagare 12 milioni di euro perché i dipendenti sarebbero a tutti gli effetti da considerarsi italiani, nonostante abbiano firmato un contratto a Dublino alle condizioni salariali irlandesi.

Era già successo in passato alla compagnia irlandese di doversi scontrare con qualche Stato. Lo scontro più famoso è quello con la Francia per l’aeroporto di Marsiglia, dove i francesi volevano che i dipendenti Ryanair avessero il contratto di lavoro ai costi e i diritti del paese transalpino.

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9
Feb
2012

Far crescere l’Italia per far crescere la cultura

Articolo scritto da Filippo Cavazzoni e Luca Nannipieri

La cultura per far crescere l’Italia”, così si intitola il documento presentato ieri a Roma da Federculture. Si tratta delle prime proposte “ufficiali” che una importante associazione attiva in ambito culturale fa giungere al governo Monti. Il nuovo ministro della cultura, in effetti, si è caratterizzato sino ad ora per un certo immobilismo. Questo documento intende, prima di tutto, riportare il tema della cultura al centro del dibattito. Dopo l’assestamento dei conti pubblici, le liberalizzazioni (vere o presunte tali) e ora il mercato del lavoro, che il prossimo tema all’ordine del giorno sia proprio la cultura? Read More

9
Feb
2012

Che fine ha fatto la delega fiscale? C’è qualche liberale?

Dal numero odierno di  Panorama

Appello ai liberali in Parlamento, e – se tra loro esistono, anche a eventuali liberisti antistatalisti (non sto parlando di Antonio Martino, ovvio). Fate la cortesia, non fatevi prendere per l’ennesima volta di sorpresa. Cercate di capire che dopo le quattro manovre triennali approvate nel 2011 per  81,4 miliardi di euro di cui quasi all’80% solo da nuove tasse, c’è un’unica vera grande occasione per ribaltare il vampirismo fiscale. E’ l’esercizio della delega fiscale che questo governo eredita dal governo precedente. Read More

7
Feb
2012

Sbaglia chi accusa l’Europa, la rapina di Stato è italiana

Dal prossimo numero di “Tempi”

Alcuni chiedono: poiché il fiscal compact sul quale hanno trovato convergenza 25 su 27 governi dell’Unione europea – l’opting out è stato scelto da Londra e Praga – conformerà per anni a venire la politica di bilancio di ogni singolo Paese membro, non sarebbe  non solo utile ma fors’anche necessario sottoporlo a referendum nazionale? Ebbene la mia risposta è secca: no. Per una serie di ragioni diverse. Alcune sono di ordine giuridico-formale. Altre, di carattere politico-sostanziale. Quelle giuridico-formali affondano le proprie radici nell’interpretazione sin qui totalmente univoca che l’ordinamento italiano ha dato dell’adesione dell’Italia ai diversi ordinamenti europei succedutisi nel tempo. Quelle sostanziali e politiche si riassumono in una frase: non è l’Europa ma è la politica italiana – in buona compagnia di quella greca etc etc – a ciurlare nel manico e spaccirea per colpe europee responsabilità che sono nazionali e sue; non è l’Europa ma la politica italiana a procurarsi con la forza la droga crescente della spesa pubblica, rapinando sempre di più le nostre tasche.

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7
Feb
2012

Charles Dickens, il capitalista – di Peter Klein

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su The Beacon, il blog dell’Independent Institute.

Sapevate che il 7 febbraio 2012 ricorre il bicentenario della nascita di Charles Dickens? Lo scrittore britannico viene sovente accomunato a Carlyle, Shaw, Ruskin e altri letterati anti-capitalisti di ispirazione romantica e vittoriana. È pur vero che a Carlyle il capitalismo non piaceva, ma non per i soliti motivi. Dickens, tuttavia, come spiega Paul Cantor, è stato un imprenditore e un capitalista di immenso successo, uno degli ispiratori della grande innovazione ottocentesca del romanzo d’appendice.

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6
Feb
2012

Se la crisi è nella testa – di Antonio Masala

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Antonio Masala.

Una delle caratteristiche della presente ossessione riguardo la crisi economica è la fissazione per i numeri. Intendiamoci, un po’ è logico essere ossessionati dalla crisi, e certamente i numeri sono imprescindibili per capirla e risolverla. Tuttavia concentrarsi solo sugli indicatori numerici, sulle macro analisi, sullo spread e i punti di Pil ci fa correre il rischio di pensare che l’economia si risolva nella finanza, e che i debiti degli stati siano gli unici componenti rilevanti per l’economia. Rischia insomma di farci dimenticare una verità semplice che gli economisti del passato sapevano, ma che oggi molti sembrano aver dimenticato: l’economia reale, la crescita economica, la fanno le persone. E l’essere umano, per definizione, è una creatura che sa reagire e adattarsi alle opportunità come alle difficoltà. Ecco perché non è inutile guardare all’aspetto umano per leggere le cause e le possibili vie d’uscita dalla crisi.

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