23
Mar
2012

Strabismo di Stato

Nel guardare ai giochi d’azzardo, lo Stato sembra affetto da una grave forma di deviazione degli assi oculari, per la quale, nei panni dell’esattore, guarda da una prospettiva, e poi, nei panni del padre premuroso della salute dei suoi figli, guarda contemporaneamente da tutt’altra prospettiva.

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23
Mar
2012

Il pregiudizio anti-hayekiano dei figli di Hayek

È bizzarro quanto innegabile che per molti, tra noialtri talebani del mercato, i testi di Hayek siano sacri, ma non così sacri. Hayek non è sexy; Hayek si ama coi “sì, però…”. Hayek non appassiona perché non ha la coerenza di Mises, il coraggio di Leoni, il radicalismo di Rothbard, il sapore pop di Friedman.

Sarebbe risibile porre in discussione la rilevanza dell’opera di un pensatore che, non pago dei propri contributi alle scienze economiche, peraltro sufficienti a garantirgli un premio Nobel, ha arricchito di riflessioni seminali campi vasti e diversi come la teoria politica, la filosofia del diritto, l’epistemologia, la storia delle idee, e persino la psicologia.

Allora le riserve sul conto di Hayek vanno cercate altrove che nelle pur fondate critiche ad un liberalismo con avvertenze. Forse nel fatto che Hayek sia riuscito a manifestare la propria importanza anche oltre il recinto di un movimento che nei decenni ha imparato a coltivare la propria marginalità come un fiore raro. È, banalmente, la diffidenza di Paperino per Gastone.

Quel che Hayek ha capito – e che i suoi figliocci non hanno saputo valorizzare – è che nel gioco degli intellettuali la tattica conta quanto il talento e le regole quanto il pallone. È comprensibile che l’Hayek che fonda la Mont Pelerin Society ci affascini meno del Mises che di fronte ai suoi membri sbraita: “you bunch of socialists!”. Ma proprio quell’Hayek – quello che ha capito il valore dell’organizzazione, quello che ci ha mostrato che il pensiero non cammina da solo, quello che ha ispirato Antony Fisher a farsi imprenditore di idee – è la nostra unica speranza di sfuggire all’irrilevanza.

Se oggi il movimento variopinto dei liberisti è più forte, lo deve in massima parte ad Hayek. Caro Friedrich, ti vogliamo bene, e scusa se non te l’abbiamo detto abbastanza.

23
Mar
2012

Hayek, l’ordine spontaneo, il diritto

Ho letto Hayek, come molti immagino, da autodidatta. Nei corsi di giurisprudenza, almeno in quelli che ho frequentato io, i suoi scritti non circolavano. Non so, quindi, quanto io possa aver capito del suo pensiero, quanto possa averlo correttamente interpretato. Resta però un insegnamento di fondo, o meglio una sintonia di fondo sull’idea che Hayek aveva di ordine spontaneo, applicato al diritto. Read More

23
Mar
2012

Hayek, il clima e l’Unione europea

20 anni dopo la sua scomparsa, la cosa più semplice che si possa dire di Friedrich Hayek è che c’è ancora bisogno di Hayek (qui il ricordo di Lorenzo Infantino e qui Alberto Mingardi). Non solo per la sua lezione generale su come funziona il mercato (e perché la pianificazione non può funzionare) ma anche e soprattutto perché il suo insegnamento, applicato alla regolazione di settori specifici, obbliga a un cambiamento di paradigma rispetto a quelle che sono le tendenze in atto. Come nel caso delle politiche del clima.

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23
Mar
2012

Le idee di Von Hayek non volano in Italia

Un settore che non ha seguito nessuna delle indicazioni di Von Hayek è certamente quello aeroportuale. Certo, vent’anni fa, quando il grande economista e filosofo venne meno il settore era molto differente, ma forse troppo poco è cambiato.

L’idea di dirigismo, combattuta da Von Hayek è sempre presente in Italia, tanto che costantemente torna alla ribalta dei diversi Governi. Anche il Governo tecnico di Mario Monti non si è tirato indietro nel proporre un piano nazionale per gli aeroporti.

Il mercato sembra proprio essere una brutta parola per i politici che vorrebbero governare questo settore.

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22
Mar
2012

Quattro giorni in montagna, in estate, per chi non crede nello Stato

Passare quattro giorni in un alberghetto di montagna per discutere di Stato, proprietà privata, teologia politica, libero mercato, federalismo e altro: è questo il pacchetto predisposto dal gruppo di amici riuniti attorno al sito Storia Libera (www.storialibera.it), in collaborazione con Tea Party Italia (www.teapartyitalia.it), con l’obiettivo di creare un’occasione di approfondimento di taglio universitario ma aperta a tutti. Read More

20
Mar
2012

Mercato del lavoro, una svolta con due errori

Il governo ha fatto una scelta di metodo saggia, sulla riforma del mercato del lavoro. Confronto a oltranza sì, fino a giovedì. Potere di veto ad alcuno, no. Se la Cgil non convergerà per la nuova disciplina dell’articolo 18, come non converge e lo ha messo a verbale, il governo procede comunque. E’ giusto così, dopo tanti anni di immobilità. E visto che sul mercato del lavoro italiano continuano a vivere totem derivanti da un passato che non passa, molto ideologico. Da questo punto di vista, il superamento del tabù dell’articolo 18 è epocale. Dopo la riforma delle pensioni che è stato grande merito del governo Monti varare di corsa, è proprio la riforma del mercato del lavoro quella più utile a sbloccare. Nell’indice di competitività globale elaborato dal World Economic Forum, nel 2011 l’Italia è al 43° posto su 142 Paesi, stabile o in discesa da anni. Ma nel mercato del lavoro siamo 123esimi su 142. Solo per crimine organizzato e costo e trasparenza della regolazione pubblica, siamo più in giù. Siamo al 134° posto per flessibilità dei salari, al 126esimo per le politiche di assunzione e licenziamento, al 125° sia per reddito da lavoro rispetto al peso preponderante del cuneo fiscale, sia per proporzione tra salario di produttività e quello complessivo. Detto questo, la riforma appena illustrata das Monti e Fornero, per chi la pensa come noi ha dei difetti di fondo. Pesanti. Read More