10
Gen
2022

La scuola deve continuare in presenza

La scuola riparte. Regolarmente. Nessuna DAD, nessun ritardo. I profeti di sventura, ancora una volta, rimarranno delusi: i loro catastrofici vaticini non si avvereranno. Il Governo, le Regioni, tutte le Istituzioni si sono spese affinché la scuola potesse ripartire in presenza dopo la pausa natalizia. L’eredità nefasta della DAD ha fatto sì che tutti comprendessero l’importanza del diritto all’istruzione, un diritto che può essere garantito solo da una scuola aperta, solo da una scuola che vede studenti e docenti fisicamente presenti, nella stessa aula, non dietro uno schermo. Certamente, tutto nella massima sicurezza. E proprio a questo il Governo, con tutte le Istituzioni, ha lavorato e ancora lavora. Ripartire in presenza significa investire nel nostro futuro.

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6
Gen
2022

Don’t look up

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Cesare Giussani

Si fa un gran parlare di Don’t look up, film prodotto e diretto da Adam McKay. La pellicola narra della scoperta da parte di due astronomi di una cometa in corsa verso la terra, in grado di annientare l’umanità alla scadenza di sei mesi. La drammaticità della scoperta viene sottovalutata da una opinione pubblica ormai interessata solo  ad avvenimenti fatui  e nascosta dai politici che temono ripercussioni negative in sede elettorale. Quando poi i responsabili politici decidono per l’intervento, consistente in un bombardamento del meteorite con razzi che ne facciano deviare la traiettoria, l’operazione viene fermata dalla lobby dell’industria tecnologica, che persegue l’obiettivo di frantumare la cometa così da poterne  recuperare il contenuto una volta caduto a pezzi sul nostro pianeta.

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10
Dic
2021

Michael Oakeshott: alcuni motivi per riconsiderare il suo pensiero

di Giovanni Giorgini (professore ordinario di Storia delle dottrine politiche all’Università di Bologna)

Esattamente 120 anni fa, l’11 dicembre 1901, nasceva Michael Oakeshott, uno dei più originali filosofi britannici del Novecento. Ancora poco noto in Italia, la recente pubblicazione della traduzione italiana della sua più celebre opera, Razionalismo in politica e altri saggi (IBL Libri, 2020), segnala un rinnovato interesse per questo autore eccentrico e, sperabilmente, susciterà un certo dibattito sulle sue idee, già controcorrente all’epoca, e oggi ancor più.

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6
Dic
2021

Domanda e offerta per banchieri centrali

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Geoffrey Wood

Molti anni fa ho avuto una discussione con Alan Meltzer su come scegliere tra i candidati per l’ammissione ai corsi post-universitari di specializzazione in economia. Alan suggerì di fare una domanda molto adatta a valutare la loro comprensione del pensiero economico, più che la padronanza degli strumenti tecnici.

La domanda, semplicemente, era: “Cosa accadrà alla quantità di un bene venduto quando il suo prezzo sale?”

I banchieri centrali di tutto il mondo hanno dovuto venire alle prese con una versione di questa domanda e molti di loro non hanno saputo rispondere correttamente.

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9
Nov
2021

Rischi e potenzialità dell’amministrazione giudiziaria

A partire da una recente decisione del Tribunale di Milano

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Arbotti

I. Come è noto, le più recenti linee di politica criminale per il contrasto dell’infiltrazione criminale nell’economia lecita paiono aver (almeno in parte) superato l’obiettivo di un’ablazione patrimoniale definitiva coûte que coûte, attraverso la valorizzazione di strumenti maggiormente flessibili in grado di adattare l’intervento preventivo alla specificità della situazione contingente, in una logica di minore invasività possibile della reazione statale.

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8
Nov
2021

Digitalizzare la PA: la sfida dei processi e delle competenze

La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è il santo graal di tutte le riforme finalizzate a migliorare l’efficienza e la qualità dei servizi pubblici. Lo stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza impegna nella PA circa un quarto delle risorse assegnate alla digitalizzazione nel suo complesso (9,75 miliardi di euro su un totale di 40,32).

Se guardiamo la situazione di partenza, vediamo luci e ombre: sotto alcuni profili la nostra PA ha fatto passi da gigante, sotto altri richiede sforzi ulteriori. Che sia la volta buona? Per rispondere, dobbiamo anzitutto capire dove intervenire e come. La Commissione europea da anni pubblica un indice sull’economia e la società digitale, Desi, che misura tanto la diffusione delle nuove tecnologie quanto il loro effettivo utilizzo. Ebbene, il nostro paese è un apparente paradosso: da un lato (e forse contro le aspettative) la PA appare sorprendentemente digitalizzata; dall’altro (e questo conferma l’esperienza quotidiana) i servizi di e-government non sembrano avere quei tassi di utilizzo che ci si potrebbe aspettare. Infatti, la valutazione per quanto riguarda la completezza dei servizi digitali è del 92% rispetto al punteggio massimo, i servizi digitali per le imprese arrivano addirittura al 94%, in entrambi i casi nettamente al di sopra della media Ue. Come si spiega, allora, questo disallineamento tra quello che (apparentemente) è e quello che tutti percepiamo? E come mai, se le cose stanno come sembrano stare, non c’è governo che non metta in campo un proprio programma di informatizzazione della PA?

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