10
Mag
2012

Grecia out? Ebbene sì. Ma anche la Merkel non se la passa tanto bene

Alle prime proiezioni sul disastroso esito delle elezioni greche, Citigroup ha innalzato la sua stima di probabilità di uscita di Atene dall’euro a un range tra il 50 e il 75% nei prossimi 12-18 mesi.  In effetti è comprensibile, tenendo conto che  conservatori e socialisti pro Europa sono senza maggioranza in parlamento, e costretti a cercare in tre soli tentativi un partito aggiuntivo di maggioranza prima di un nuovo scioglimento che sarebbe l’anticamera dell’uscita dall’euro. Il primo tentativo affidato ai conservatori si è esaurito in poche ore, affossato  da Sinistra democratica, il più piccolo dei partiti di sinistra e in teoria il più filoeuropeo. Il secondo è toccato a Syriza, la sinistra radicale contraria alla terza tranche di aiuti in cambio di altri 11 miliardi di rigore. Il terzo al Pasok, che dicendo no nella seconda mano alla sinistra radicale se lo vedrà restituire, e ha una chanche solo se a quel punto contraddice la campagna elettorale  – e convince anche i conservatori a farlo – dicendo sì alla ricontrattazione del pacchetto europeo chiesto dai 21 eletti della Sinistra democratica. Con una maggioranza che sarebbe comunque assai debole. Risultato: par proprio che si rivada a votare, Syriza è convinta di aumentare il suo vantaggio alle urne e di poter guidare una coalizione di sinistra estesa contro l’Europa per rinegoziare tutto. Parola d’ordine “no all’austerità”. In altre parole, Grecia fuori dall’euro. E da ieri con le dichiarazioni di Guido Westervelle è ufficiale l’altolà ad Atene: dunque l’ipotesi di breakup della moneta comune  è sul tavolo. Per me, andava esaminata due anni e mezzo fa, all’esplosione della crisi greca. Le condizioni di quel Paese, a così bassa manifattura ed export e debolissimo tranne che per il turismo, aggravate da una pachidermica estensioen della mano pubbluica praticata dai partiti, hanno visto negli anni dell’euro praticare un enorme azzardo morale: il reddito procapite reale è di un terzo almeno superiore alle ragioni di scambio. Poiché è impensabile tagliare di un terzo e metà i redditi alla gente nella stessa moneta, la via è quella di tornare alla dracma lasciando che svalutazione e inflazione rilivellino in termini reali le ragioni discambio rispetto ai livelli di costo e produttività.  Conseguenze per l’Europa e l’Italia? E come se la passa, la Merkel? Read More

10
Mag
2012

Pagare le imprese per ridurre il deficit? I molti insegnamenti della “svolta di Salerno” – di Mario Dal Co

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Mario Dal Co.

Il disavanzo può essere un circolo vizioso

In un recente articolo di Sergio Rizzo (Il Corriere della Sera 7 maggio 2012) si ricordava come gli ispettori della Ragioneria avessero indicato in 200 milioni  gli aumenti di costo dovuti ai ritardi di pagamento della Giunta Bassolino. L’articolo girava intorno alla questione dell’indebitamento indicandone i rischi prospettici, senza tuttavia individuare risposte. Eppure le risposte ci sono, sono in atto, dobbiamo farle uscire dalla nebbia in cui le avvolgono gli interessi corporativi dei sindacati, dei funzionari e dei politici abituati a “questuare” risorse alle autorità nazionali per non doversi impegnare in impopolari opere di risanamento. La risposta c’è ed è in  Campania, non è neppure difficile da raccontare. Read More

9
Mag
2012

Tirannia fiscale, John Locke e diritto di appello al cielo – di Aldo Canovari

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Aldo Canovari.

I drammatici episodi di questi ultimi mesi, che hanno visto reazioni esasperate di cittadini annientati dal fisco (cosa mai verificatasi in 150 anni di storia del nostro Paese), attestano la dissennatezza di una politica fiscale che ha superato ogni limite di ragionevolezza e di tollerabilità.

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9
Mag
2012

La Spagna segue la Grecia?

E la fine arrivò. Bankia, quarta banca spagnola per attivi, è molto vicina al fallimento. Erano anni che andavo dicendo che il punto debole spagnolo erano le cajas ed in particolare Caja Madrid.

E Bankia è Caja Madrid, poiché nacque dalla fusione tra l’entità madrilena e la valenciana Bancaja. Un matrimonio politico come quasi sempre si è visto nella ristrutturazione bancaria spagnola.

Prima di riprendere la storia veniamo ai fatti.

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8
Mag
2012

Monti su imprenditori suicidi: in-com-men-ta-bi-le!

Mi risulta incommentabile, il giudizio odierno espresso dal premier Monti sui suicidi ormai quotidiani, e più che quotidiani, tra piccoli imprenditori, commercianti, artigiani e partite IVA.  Incommentabile perché su casi così dolorosi non voglio pronunciare parole aspre, come quelle che mi sono venute d’istinto dal profondo del cuore. Da due settimane animo su radio24 una campagna d’informazione sul tema, abbiamo aperto un indirizzo disperatimai@radio24.it, abbiamo ricevuto e riceviamo migliaia di lettere disperate per davvero, che descrivono non incalliti evasori, ma imprenditori travolti da pretesa fiscale in aumento verticale, banche che chiedono di rientrare sui fidi, Stato che non paga i suoi debiti e non compensa i crediti fiscali dopo aver preteso l’anticipo su Iva e Ires quando fatturi ma non incassi.  E’ un quadro terribile, quello della frattura di continuità in atto nel capitalismo molecolare italiano.  Mi e ci è sembrato giusto dare voce e orecchio a questo grido di dolore che resta senza risposta. E sono andato letteralmente fuori dai gangheri vedendo che non una sola parola dai vertici istituzionali del Paese è venuta venerdì, una parola di comprensione e sostegno al corteo silenzioso delle vedove e dei parenti dei suicidi, a Bologna. Ora Monti afferma che ai suicidi deve pensare chi non ha risanato il Paese. E’ pura polemica politica, da incallito uomo di livorosa fazione politica, non mi pare degna di un premier tecnico chiamato a risolvere l’emergenza. Berlusconi e il centrodestra hanno sicuramente tutta la pesantissima responsabilità di non aver fatto quel che si doveva, come destra e sinistra hanno condiviso la crescita verticale di spesa e tasse.  Ma è chi rappresenta le istituzioni oggi, a non pronunciare una sola parola di solidarietà, e a non capire che i 100 miliardi di debito commerciale e di compensazioni fiscali che lo Stato deve alle imprese – 100 miliardi! – si possono saldare con titoli pubblici e anticipi bancari ricorrendo in garanzia prosoluto a CDP, che non fa deficit e debito pubblico aggiuntivo secondo i criteri europei. Questo è quanto occorrerebbe: su-bi-to!. Io ci aggiungerei anche un’idea simbolica, un memoriale italiano dedicato insimee agli impenditori suicidi, come a tutti i dipendenti che fanno la stessa cosa trovatisi senza lavoro, come a tutte le vittime da incidenti sul lavoro. Non capire che in gioco sono la solidarietà umana e la coesione sociale e nazionale, e limitarsi a dire che la colpa è di Berlusconi, è qualcosa che non mi sarei aspettato neanche dal più incattivito partitante in servizio permanente effettivo.

8
Mag
2012

Che spazzatura la tassa sul junk food

Prima il Ministero della salute cerca un accordo con una dozzina di associazioni imprenditoriali per ridurre il contenuto di zuccheri, sodio e grassi idrogenati nei cibi e adottare l’etichettatura nutrizionale obbligatoria entro il 2016, poi fa saltare il banco e tira di nuovo fuori l’idea di una tassa sul junk food. Read More

7
Mag
2012

Dove vuole andare l’Euro?

Cade la Grecia, cade la Borsa di Atene e l’Europa non sta molto meglio. Le elezioni di ieri hanno mostrato l’estremizzazione del voto e delle sorprese arriveranno anche dall’Italia.

In poche ore la Borsa ellenica ha registrato una caduta del 10 per cento, causata dall’incertezza politica e dall’impossibilità dei partiti denominati “pro-euro” di formare una coalizione. La situazione è difficile da sgarbugliare, perché Nuova Democrazia, il partito di centro-destra (che tra le altre cose è stato al potere fino al 2009 ed ha affondato la Grecia) ha ottenuto meno del 19 per cento, con poco più di 100 deputati. L’altro grande sconfitto è Papandreou, leader storico del PASOK, il partito socialista greco, che ha ottenuto meno del 14 per cento, quasi 30 punti percentuali in meno rispetto alle ultime elezioni. Proprio Papandreou ha chiesto di fare a Samaras, leader di Nuova Democrazia, di creare una grande alleanza per salvare la Grecia.

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6
Mag
2012

Spending review o spending parade?

Come si dice spending review a Berlino? Forse kostenkontroll o forse, semplicemente, spending review. Ciò che sappiamo con certezza è che a Berlino il controllo dei costi pubblici è un dato di fatto, non un’intenzione sbandierata dal governo (in Italia da oltre un trentennio) verso l’opinione pubblica. Lo si può documentare con l’ausilio del Graf. 1 il quale riporta per Germania e Italia la spesa pubblica per consumi finali in rapporto al Pil dal 1995 ad oggi. La spesa per consumi finali è l’insieme delle voci di spesa che il settore pubblico sostiene ogni anno per produrre ed erogare i servizi pubblici non di mercato, siano essi a domanda collettiva (ad esempio giustizia, sicurezza, difesa) o a domanda individuale (ad esempio istruzione e sanità). Sono quindi escluse le erogazioni in denaro, quali quelle delle prestazioni previdenziali e assistenziali. Read More