A cosa serve la scuola in presenza?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Giancarlo Degli Esposti
Mi ha colpito l’ultima frase dello scritto di Suor Anna Monia Alfieri, “i nostri studenti con i loro insegnanti possono tornare ad incontrarsi e riprendere così il loro percorso formativo”. Non sono certo che il solo fatto di frequentare le aule scolastiche possa essere di per sé considerato come il seguire un percorso formativo. Rari sono i casi in cui un allievo incontra un “maestro” all’interno degli edifici scolastici. Un allievo incontra per lo più persone che conoscono una materia, la espongono al meglio delle loro capacità e tutto finisce con il suono della campanella che indica il termine della lezione. Se poi il suono della campanella coincide con il termine delle lezioni, esso indica anche la fine della permanenza nell’edificio e l’inizio della seconda parte della giornata. Quella vera, quella in cui non si è più allievi ma protagonisti, più o meno attivi, della propria crescita. Accade così che la giornata si divida in una parte dedicata ai doveri, agli “obblighi” ed una seconda dedicata se non ai piaceri, alle cose che interessano davvero.