Nella partita per l’NGN la grande esclusa è la concorrenza
L’avevamo sperato, persino noi di Chicago Blog, che il sostegno della Cassa Depositi e Prestiti a Metroweb e al suo piano di sviluppo della rete in fibra potessero finalmente innescare gli investimenti di cui la banda larga ha bisogno e che da troppo tempo si fanno attendere. Certo, destava qualche preoccupazione l’ipotesi che un organismo sostanzialmente pubblico assumesse una posizione tanto definita nel mercato: ma ciò appariva come un problema superabile al cospetto del perdurante immobilismo del settore. Senonché l’evoluzione del dibattito ha presto dimostrato che le crisi di coscienza dei liberisti telematici potevano essere archiviate.
Prima è stato il turno di Carlsten Schloter, che in un’intervista al Corriere Economia ha mostrato per il piano di Telecom Italia un favore che non ci si sarebbe attesi dal presidente di Fastweb, nonché azionista di Metroweb. Poi ha gettato acqua sul fuoco Franco Bassanini, presidente di CDP, aprendo all’impegno della Cassa anche nel progetto dell’ex monopolista. Quindi l’abboccamento è proseguito con le dichiarazioni di Marco Patuano e Franco Bernabè, che in una magistrale interpretazione del paradigma “poliziotto buono, poliziotto cattivo” hanno mostrato la disponibilità dell’incumbent a scendere a patti, ma alle sue condizioni. Infine è giunto il suggello del ministro Passera, che ha auspicato la massima sinergia tra gli investimenti. La querelle si è rivelata, insomma, per quello che è: l’ennesimo episodio di quella grande commedia dell’arte che sono le telecomunicazioni italiane.