In difesa delle agenzie di rating
Da tempo è giunto fra noi comuni mortali un mostro da azzannare per tutti i malanni che ci crea: le agenzie di rating, accozzaglia di individui accusati di volere il male dell’Italia e di tutti noi, penalizzandoci oltre misura e determinando un aumento dello spread eccessivo rispetto alle nostre reali condizioni economiche.
E’ convinzione di chi scrive che invece le cose non stiano esattamente in questo modo. Da dove traggo questa convinzione? Dall’aver studiato (scientificamente) per anni il loro comportamento.
Semplificando, tre sono gli aspetti che vengono rimproverati alle agenzie, che di seguito esamino brevemente:
1) le agenzie operano in conflitto d’interesse. Il rating infatti è pagato dalle stesse istituzioni (banche, aziende, istituzioni pubbliche centrali e locali) e dunque il sospetto che ne viene fuori è che una loro remunerazione migliore potrebbe contribuire ad “addolcire” il rating stesso. Con la cultura del sospetto non si arriva molto lontano, a mio avviso. Ad oggi, non esistono evidenze di sistematico comportamento “deviato” in tale direzione e dunque non ritengo ragionevole accusarle di “sicuro” comportamento improprio.
2) le agenzie commettono degli errori, e dunque sono inaffidabili. Scusate, ma chi non commette errori? Mi sapete citare una qualsiasi istituzione che finora non abbia commesso errori? Anzi, e qui mi rendo conto di attirarmi gli strali di molti, commettere errori, per alcuni versi, può anche rivelarsi una buona cosa. Il motivo? Perchè vuol dire che i giudizi attribuiti dalle agenzie non sono meccanici e/o automatici ma richiedono anche le opinioni soggettive degli analisti, i quali, come tutti gli esseri umani, possono commettere errori. L’importante è che questi ultimi non siano commessi sistematicamente (e non vi sono evidenze in tal senso) o con dolo (e anche in questo caso l’operato illecito in alcuni casi è tutto ancora da dimostrare, se permettete).
3) le agenzie hanno un potere eccessivo, e dunque vanno “ridimensionate”. Anche ammettendo che ciò sia vero, questo potere da dove deriva? Dalla (straripante) regolamentazione dei mercati finanziari, la quale in più ambiti ha inserito l’obbligo del rating per le emissioni su determinati mercati (e limiti di investimenti agli investitori istituzionali in enti senza rating o con rating insufficienti).
Molto altro si potrebbe dire ma mi fermo per il momento qui. Accusare le agenzie di rating di essere la causa dei nostri mali, è come accusare il termometro di essere la causa della febbre. Di più. Accusare le agenzie di rating spesso nasconde la malafede di coloro i quali vogliono i coprire le vere ragioni della crisi, accusando altri e non sè stessi.
Come se ne viene fuori? Per esempio, aumentando il numero delle agenzie, non certo imponendo superauthorities o, ancora peggio, creando un’agenzia europea. Che sarebbe il classico rimedio peggiore del male….