20
Set
2012

L’isola dei Veltroni

Da Libero, 18 settembre 2012

L’ultimo romanzo di Walter Veltroni, L’isola e le rose, ha portato all’attenzione del grande pubblico la storia della Repubblica delle Rose, una piattaforma artificiale costruita nelle acque internazionali a largo delle coste riminesi. La piattaforma venne demolita dallo Stato italiano pochi mesi dopo la proclamazione di indipendenza, annunciata il 1 maggio 1968 dal suo ideatore, l’ingegner Giorgio Rosa. Read More

17
Set
2012

Quadrare il cerchio fra euro e consenso – di Franco Debenedetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Franco Debenedetti.

La decisione della BCE di acquistare in quantità “illimitata” titoli con maturità inferiore a 3 anni degli stati che ne fanno richiesta, può forse ridurre il costo del servizio del debito, ma non elimina il problema vero, il debito. Per questo le alternative sono solo o inflazione o ristrutturazione. Delle due, quest’ultima è di gran lunga preferibile: purché venga fatta in tempo.

E’ quanto sostengono Harald Hau e Ulrich Hege, due economisti tedeschi, entrambi dottorato a Princeton, cattedre in America e in Inghilterra, in un articolato saggio sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung del 14 Settembre, che qui si sintetizza. Read More

16
Set
2012

Auto nuova? Un suicidio fiscale!

Il Governo incalza la Fiat perché chiarisca i suoi piani industriali che sembrano incompatibili con una sorta di patto con l’Italia che sarebbe avvenuto ad alto livello. Giusto! La Fiat per decenni ha ricevuto il sostegno dello Stato, anche in considerazione della Sua rilevanza come impulso e traino della produzione interna riferibile a tutto l’ampio indotto e della connessa occupazione; ora deve però chiarire quali saranno le prossime strategie industriali soprattutto per verificarne gli effetti sull’economia e sul lavoro del nostro Paese, … anche se

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16
Set
2012

Vecchie abitudini, inevitabili sfide — di Davide Grignani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Davide Grignani.

Joaquin Almunia, durante il seminario a Cernobbio della European House-Ambrosetti, ha detto “sì, è vero, i contribuenti europei hanno sofferto per pagare più tasse usate per la ristrutturazione finanziaria del sistema bancario in pericolo, ma ora si ritrovano con banche più solide a cui si potrà chiedere di sostenere e finanziare i nuovi progetti ed i nuovi investimenti europei…”.

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15
Set
2012

L’impresa che non è un’impresa. Il caso Carbosulcis — di Thomas Manfredi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Thomas Manfredi.

La storia di CarboSulcis s.p.a. è la storia di una impresa che non è un’impresa. Spiegamoci meglio: le imprese nascono, sopravvivono e – altrimenti muoiono – se e solo se hanno l’economicità della gestione come unica loro prospettiva. Se invece di creare valore, lo distruggono, gli azionisti delle stesse non hanno alcun ritorno dall’investimento effettuato ed è semplice dimostrare che si trovano in una situazione migliore chiudendo i battenti. A voler essere pignoli nel breve periodo le perdite potrebbero anche essere sopportate, a condizione che nel lungo periodo si possa tornare a generare profitti, ma come vedremo non è affatto il caso del Sulcis.

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14
Set
2012

Dell’inutilità delle quote rosa nei CDA

Se a un napoletano (come me) chiedete a bruciapelo se sia il caso di riservare una quota minima di canzoni napoletane al prossimo Festival di Sanremo molto probabilmente vi risponderà di sì. Così, istintivamente. Se poi alla stessa persona chiedete il vero perché di quella risposta affermativa, il balbettio potrebbe immediatamente diventare imbarazzante. Un fenomeno analogo riguarda le quote rosa. Chiedere a delle donne se sono d’accordo credo che inneschi lo stesso tipo di riflesso delle canzoni napoletane.
Se poi discutete delle quote rosa in pubblico tutti si dicono favorevoli, forse perché “è bene” avere un’opinione favorevole. Poi, in disparte, gli stessi che si erano detti d’accordo bisbigliano nell’orecchio che in realtà la pensano al contrario ma che non è il caso di entrare in disputa perché tanto “la legge è già stata approvata” e c’è poco da fare.
Provare per credere, io l’ho fatto ieri davanti a un aperitivo. L’esperimento procede come segue. Si comincia col chiedere a un gruppo di amici, assortiti nel genere (mi raccomando: altrimenti l’esperimento è viziato all’origine per cattiva scelta del campione scientifico): sareste favorevoli a imporre quote minime nei cda riservate alle minoranze etniche (anche questa è tutela della diversity) delle società quotate? La risposta è corale: naturalmente no! Seconda domanda: però sarete sicuramente favorevoli a imporre una quota minima di partecipazione ai diversamente abili, noh? Analoga la risposta: no! Procedete con domande dello stesso tono e la risposta sarà, più o meno, sempre la stessa: NO! Infine, ponete la domanda fatidica: e di quote minime a favore delle donne, vogliamo cominciare a parlarne? A questo punto, scatta il sorriso (si badi: di uomini e donne!) e la voglia di riprendere a bere lo spritz tanto la domanda sembra fuori luogo.
Chi scrive, nell’umiltà del suo lavoro universitario, cerca sempre di inseguire a fatica evidenze scientifiche, e non solo opinioni. E l’evidenza disponibile, ad oggi, dice che dei vantaggi associabili all’imposizione non si ha certezza. Visto che i difensori della legge Golfo-Mosca si fidano solo di ciò che dicono loro, il Parlamento, la Commissione Europea e le non-profit “pro-donne” (Istituzioni per le quali il sottoscritto ha rispetto ma certo non il timore) e non di quello che verificano oscuri centri di ricerca scientifica segnalo, a titolo di esempio, una bella rassegna di Daniel Ferreira su “Board Diversity” (2011) nella quale si dà evidenza di questa incertezza (a voler essere buoni) che ancora circonda il contributo delle donne ai risultati delle società (che poi è l’aspetto che conta, credo). Anzi, è solo dove le donne sono state cooptate volontariamente che si ottengono i risultati migliori.
Inutile dire che le riflessioni precedenti possono provenire solo da chi, come me, ha stima e incanto della Donna e si ostina a non volerle considerare come una riserva indiana ma come l’altra metà (quella più blu) del cielo.