16
Set
2012

Auto nuova? Un suicidio fiscale!

Il Governo incalza la Fiat perché chiarisca i suoi piani industriali che sembrano incompatibili con una sorta di patto con l’Italia che sarebbe avvenuto ad alto livello. Giusto! La Fiat per decenni ha ricevuto il sostegno dello Stato, anche in considerazione della Sua rilevanza come impulso e traino della produzione interna riferibile a tutto l’ampio indotto e della connessa occupazione; ora deve però chiarire quali saranno le prossime strategie industriali soprattutto per verificarne gli effetti sull’economia e sul lavoro del nostro Paese, … anche se

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16
Set
2012

Vecchie abitudini, inevitabili sfide — di Davide Grignani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Davide Grignani.

Joaquin Almunia, durante il seminario a Cernobbio della European House-Ambrosetti, ha detto “sì, è vero, i contribuenti europei hanno sofferto per pagare più tasse usate per la ristrutturazione finanziaria del sistema bancario in pericolo, ma ora si ritrovano con banche più solide a cui si potrà chiedere di sostenere e finanziare i nuovi progetti ed i nuovi investimenti europei…”.

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15
Set
2012

L’impresa che non è un’impresa. Il caso Carbosulcis — di Thomas Manfredi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Thomas Manfredi.

La storia di CarboSulcis s.p.a. è la storia di una impresa che non è un’impresa. Spiegamoci meglio: le imprese nascono, sopravvivono e – altrimenti muoiono – se e solo se hanno l’economicità della gestione come unica loro prospettiva. Se invece di creare valore, lo distruggono, gli azionisti delle stesse non hanno alcun ritorno dall’investimento effettuato ed è semplice dimostrare che si trovano in una situazione migliore chiudendo i battenti. A voler essere pignoli nel breve periodo le perdite potrebbero anche essere sopportate, a condizione che nel lungo periodo si possa tornare a generare profitti, ma come vedremo non è affatto il caso del Sulcis.

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14
Set
2012

Dell’inutilità delle quote rosa nei CDA

Se a un napoletano (come me) chiedete a bruciapelo se sia il caso di riservare una quota minima di canzoni napoletane al prossimo Festival di Sanremo molto probabilmente vi risponderà di sì. Così, istintivamente. Se poi alla stessa persona chiedete il vero perché di quella risposta affermativa, il balbettio potrebbe immediatamente diventare imbarazzante. Un fenomeno analogo riguarda le quote rosa. Chiedere a delle donne se sono d’accordo credo che inneschi lo stesso tipo di riflesso delle canzoni napoletane.
Se poi discutete delle quote rosa in pubblico tutti si dicono favorevoli, forse perché “è bene” avere un’opinione favorevole. Poi, in disparte, gli stessi che si erano detti d’accordo bisbigliano nell’orecchio che in realtà la pensano al contrario ma che non è il caso di entrare in disputa perché tanto “la legge è già stata approvata” e c’è poco da fare.
Provare per credere, io l’ho fatto ieri davanti a un aperitivo. L’esperimento procede come segue. Si comincia col chiedere a un gruppo di amici, assortiti nel genere (mi raccomando: altrimenti l’esperimento è viziato all’origine per cattiva scelta del campione scientifico): sareste favorevoli a imporre quote minime nei cda riservate alle minoranze etniche (anche questa è tutela della diversity) delle società quotate? La risposta è corale: naturalmente no! Seconda domanda: però sarete sicuramente favorevoli a imporre una quota minima di partecipazione ai diversamente abili, noh? Analoga la risposta: no! Procedete con domande dello stesso tono e la risposta sarà, più o meno, sempre la stessa: NO! Infine, ponete la domanda fatidica: e di quote minime a favore delle donne, vogliamo cominciare a parlarne? A questo punto, scatta il sorriso (si badi: di uomini e donne!) e la voglia di riprendere a bere lo spritz tanto la domanda sembra fuori luogo.
Chi scrive, nell’umiltà del suo lavoro universitario, cerca sempre di inseguire a fatica evidenze scientifiche, e non solo opinioni. E l’evidenza disponibile, ad oggi, dice che dei vantaggi associabili all’imposizione non si ha certezza. Visto che i difensori della legge Golfo-Mosca si fidano solo di ciò che dicono loro, il Parlamento, la Commissione Europea e le non-profit “pro-donne” (Istituzioni per le quali il sottoscritto ha rispetto ma certo non il timore) e non di quello che verificano oscuri centri di ricerca scientifica segnalo, a titolo di esempio, una bella rassegna di Daniel Ferreira su “Board Diversity” (2011) nella quale si dà evidenza di questa incertezza (a voler essere buoni) che ancora circonda il contributo delle donne ai risultati delle società (che poi è l’aspetto che conta, credo). Anzi, è solo dove le donne sono state cooptate volontariamente che si ottengono i risultati migliori.
Inutile dire che le riflessioni precedenti possono provenire solo da chi, come me, ha stima e incanto della Donna e si ostina a non volerle considerare come una riserva indiana ma come l’altra metà (quella più blu) del cielo.

14
Set
2012

Sulla lotta alla corruzione bisogna andare avanti tutta — di Enrico Zanetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Enrico Zanetti.

Il Ministro della Giustizia, Paola Severino, sta meritoriamente tenendo al centro della propria comunicazione istituzionale il tema dell’urgenza dell’approvazione del disegno di legge anticorruzione.

A Cernobbio, nei giorni scorsi, ha messo in campo anche alcune cifre, per rafforzare il senso di questa priorità.

Ha ricordato anzitutto come, secondo le stime della Banca Mondiale, la crescita del reddito potrebbe essere superiore dal 2 al 4 per cento con una efficace lotta alla corruzione.

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14
Set
2012

Recessione inarrestabile!

Avevo già segnalato in precedenti interventi (“www.chicago-blog.it/2011/12/18/una-manovra-ragionieristica-per-sviluppare-poverta-e-sudditanza/” e “www.chicago-blog.it/2012/06/16/manovra-per-la-crescita-con-handicap/”) l’effetto recessivo delle manovre Monti sulla situazione economica ed occupazionale di per sé già piuttosto grave, nonostante le ancor più gravi reticenze dei politici, ma guai a contraddire le scelte del governo tecnico salvifico: sono stati sufficienti Read More

13
Set
2012

Ma con Milanosport il Comune deve cambiare rotta

L’assessore allo Sport e Benessere del Comune di Milano, Chiara Bisconti, ha risposto alla proposta, che formulavo in questa ricerca, di chiudere Milanosport S.p.A. e vendere gli impianti sportivi comunali. Dall’intervista emerge che la presente amministrazione comunale non prenderà in considerazione questa idea, ma seguirà le seguenti direzioni: dare in gestione diretta altri impianti e cercare di ridurre il passivo della partecipata che il Comune è chiamato ogni anno a ripianare. Da contributo di otto milioni di euro nel 2011, l’obiettivo è di “chiudere fra tre anni a meno 2 milioni, concentrando i nostri sforzi sulle piscine.”

Dopo più di vent’anni che questo modello di gestione degli impianti degli impianti sportivi comunali  dà prova di essere fallimentare, davvero Milanosport merita un’altra possibilità?  Read More

12
Set
2012

La corte tedesca e la colpa italiana

Gli otto giudici della Corte Costituzionale tedesca non hanno deluso i mercati e fan dell’Europa. La Germania può dunque tranquillamente ratificare l’ESM, il fondo salva-Stati che costituisce un’evoluzione migliorata del precedente EFSF, e che era già stato approvato dal Bundestag con un’ampia maggioranza bipartisan, anche se con defezioni nelle file della CDU e della CSU. Ma la Corte di Kalrsuhe ha posto delle condizioni. Che però non sono così pesanti come si poteva temere.

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