23
Ott
2012

Tobin tax: falso ideologico ed effetti collaterali – di Davide Grignani

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Davide Grignani.

In tempi non sospetti avevamo previsto le dinamiche innescate dalle nuove regolamentazioni del mercato bancario e finanziario europeo:ritenevamo altamente probabili fenomeni crescenti di arbitraggi regolamentari. Appariva già plausibile che – per la crescente “balcanizzazione” dei mercati finanziari provocata dai fallimenti bancari ed assicurativi negli Stati Uniti e nel Regno Unito – si sarebbero sviluppati fenomeni di “autarchismo” delle politiche fiscali nazionali, forzate a drenare denaro dal settore privato per “rifondere” i governi chiamati al salvataggio dei loro sistemi bancari.

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23
Ott
2012

Debito e conseguenze economiche – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

Il World Economic Outlook report di ottobre del Fondo Monetario Internazionale fa delle previsioni al ribasso rispetto a quelle dello scorso aprile che prevedevano per il 2012 una crescita mondiale del 3.5% e per il 2013, del 4.1. Ora sono state aggiustate rispettivamente al 3.3% e al 3.6% (per le previsioni sui singoli paesi vedi qui).

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23
Ott
2012

Telecomunicazioni e concorrenza: una risposta all’Agcom

In seguito alla pubblicazione del nostro Special Report La regolamentazione delle telecomunicazioni. Un bilancio dell’Agcom 2005-2012 e l’agenda per il prossimo settennato, l’Autorità ha diffuso una nota per replicare ad alcune delle considerazioni contenute nello studio. L’attenzione del regolatore ci gratifica e ci sprona a svolgere con sempre maggior impegno la nostra funzione di pungolo sui temi della concorrenza. Tuttavia, ci pare utile rispondere nel merito ad alcune obiezioni, a nostro avviso superabili.

In primo luogo, l’Agcom ritiene che lo studio non valorizzi la concorrenzialità del settore mobile, e in particolare il ruolo svolto dalla portabilità del numero. Invero, nella nostra ricerca evidenziamo il “contesto competitivo […] nettamente diverso da quello esaminato con riguardo ai servizi su rete fissa” e la costante riduzione della concentrazione, e riconosciamo espressamente che “la concorrenzialità del mercato mobile è certamente propiziata dal successo della portabilità del numero” (pp. 31-32).

In secondo luogo, l’Autorità contesta il nostro giudizio in materia di terminazione mobile: ma lo fa citando un’affermazione (“il taglio [delle tarriffe di terminazione mobile] non si è riflesso direttamente sulle tariffe dell’utente”) che compare non nel Report, bensì in una mia dichiarazione ad Alessandra Puato del Corriere Economia: affermazione forse “sbrigativa”, ma che non esaurisce la riflessione svolta sul tema all’interno dello studio, dove si sottolinea come una parte considerevole dei minori costi siano stati catturati dall’incumbent sulla direttrice fisso-mobile.

Ancora, l’Agcom mostra di non condividere la nostra valutazione sullo stato del mercato dell’accesso alla rete fissa, rimarcando – da un lato – il numero di linee in unbundling (“oltre 5 milioni”) e – dall’altro – l’aderenza alla metodologia individuata dal regolatore comunitario per la fissazione delle tariffe intermedie. Ora, non si tratta di sminuire quanto di buono si è fatto sul versante dell’unbundling: ma il ricorso ai valori assoluti trascura la realtà delle quote di mercato e, soprattutto, l’anomalia italiana rappresentata dalla presenza di un’unica rete d’accesso.

Quanto alle tariffe, non contestiamo l’astratta idoneità del modello di costi incrementali di lungo periodo per un operatore efficiente: ma, pur senza dover supporre che considerazioni ulteriori facciano ingresso nell’equazione, i modelli vanno poi applicati e in questa fase residuano indubbi margini di discrezionalità: in particolare, solleva alcune perplessità l’osservazione delle tariffe nella loro evoluzione storica e nella comparazione internazionale (in termini assoluti e di costo al chilometro). A giudicare, poi, dagli effetti documentati nello studio, pare che l’effettivo messaggio trasmesso delle attuali tariffe sia “neither build, nor buy”.

Una parola, infine, sull’auspicio dell’Autorità a una maggior attenzione all’attività regolamentare: è anche il nostro. Con un caveat di ordine metodologico: gli orientamenti consolidati, anche a livello istituzionale, meritano la massima considerazione ma non possono limitare le opzioni interpretative. È questo, a ben vedere, il ruolo degli istituti di ricerca indipendenti: se sia un compito di qualche utilità, coerentemente con la nostra ispirazione, lo lasciamo decidere al mercato.

22
Ott
2012

Please, rileggiamo Buchanan! – di Michele Silenzi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Michele Silenzi.

Si perdono ore, giorni, mesi ad analizzare la crisi, le sue cause, le sue conseguenze quando per sapere praticamente tutto basterebbe rileggere James M. Buchanan, il grande economista della Public Choice (che analizza, tra le altre cose, il comportamento dei politici nella loro gestione della finanza pubblica in base alla propria utilità personale di breve termine: la rielezione). Perché ostinarsi a perdere tempo quando qualcuno ha già pensato tutto per noi e la storia lo ha ampiamente legittimato? Uno dei suoi capolavori (scritto in collaborazione con Richard Wagner, l’economista, non il compositore) è del 1977 e si intitola Democracy in deficit. Si tratta di materiale straordinario, ben al di là della semplice letteratura accademica. Non è un libro come  gli altri ma una profetica analisi storico-economica in cui con un linguaggio diretto, ironico, efficacissimo, Buchanan smonta l’intera architettura dei keynesiani toccando tra l’altro da un punto sacrosanto che sempre viene dimenticato: Keynes ha pubblicato la sua General Theory nel 1936 sull’onda della grande depressione. È morto nel 1946 senza essere stato per nulla in grado di vedere il nuovo mondo che si sarebbe venuto formando e di cui lui aveva contribuito a gettare le basi come uno dei protagonisti di Bretton Woods. Avrebbe continuato a perseverare nelle sue idee? O le avrebbe adattate ad un mondo del tutto diverso?

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22
Ott
2012

Otto buone ragioni contro la Tobin all’italiana

Otto buone ragioni contro la Tobin Tax all’italiana istituita dal governo Monti. La tassa sulle transazioni finanziarie è un mantra invocato sia storicamente dalla sinistra sia da tanti in buona fede, contro i tanto deprecati eccessi della finanza a scapito dell’economia reale. Vediamo perché a mio modo di vedere la tassa istituita dal governo Monti è sbagliata, e avrà effetti negativi dovuti a come è stata congegnata. Read More

20
Ott
2012

Ma all’economia italiana fa meglio la salsedine delle Cayman o la polvere dei salotti buoni? – di Massimo Brambilla

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Massimo Brambilla.

Le frasi sprezzanti ed un pochino demagogiche del segretario del Partito Democratico Bersani in merito agli incontri di Renzi con la finanza milanese (“Io credo che qualcuno che ha base alle Cayman non si possa permettere di dare consigli”) forniscono uno spunto per una riflessione sulla concezione del mercato e del capitalismo da parte della politica italiana.

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19
Ott
2012

Il riordino delle competenze in materia di valutazione ambientale nel ddl stabilità, una proposta illegittima, oltre che sbagliata

Subisce un primo arresto la proposta del Governo di riordino delle competenze in materia di valutazioni ambientali. Il primo stop viene dalla Commissione Bilancio della Camera, che ha sollevato dubbi sulla legittimità delle disposizioni contenute in materia nel disegno di legge di stabilità.
Il Regolamento della Camera, infatti, prevede che la commissione verifichi il rispetto dei criteri fissati dalla legge 196/09 in relazione ai contenuti tipici della legge di stabilità. Questa, ai sensi della legge sulla contabilità pubblica, non può contenere disposizioni di tipo ordinamentale.
Le norme in materia di riordino delle competenze in materia di valutazioni ambientali sembrano in effetti riconducibili a quest’ultima categoria, in quanto prevedono: Read More

17
Ott
2012

Deduzioni per l’auto irragionevolmente limitate

Pur di incrementare il gettito questo Governo, come quelli precedenti, si presta ad manovre che sconfinano nel sopruso fiscale alimentando impunemente la già grave situazione di congiuntura con l’effetto di esporre le Imprese ed i Lavoratori Autonomi a maggiori oneri tributari e nel contempo di minarne la già compromessa competitività: nei fatti il Premier Monti “predica bene, ma razzola male” perché,

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