11
Nov
2012

Fondo taglia-tasse: alba di una nuova lotta di classe.

Con un ennesimo emendamento al testo della Legge di Stabilità per il 2013 in discussione nelle sedi parlamentari si vorrebbe anticipare al 2013 l’attivazione del cd. “fondo taglia-tasse” a favore di famiglie e imprese da alimentare con gli incassi derivanti dalla lotta all’evasione (già previsto dall’art. 2 c. 36, terzo e quarto inciso, del D.L. 138/2011 a partire dal 2014). L’idea sarebbe buona e costituirebbe anche un segnale importante per dare un senso ai tanti gravosi sacrifici imposti ai Cittadini in quest’ultimo anno, ma … “non è tutt’oro quel che luppica perché

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9
Nov
2012

Il declino dell’Italia (in 3 grafici)

Alcuni studenti mi hanno chiesto quale variabile potrebbe in maniera più sintetica ed efficace rappresentare il declino economico dell’Italia dell’ultimo decennio-quindicennio. La miglior ‘fotografia’ possibile del declino è a mio avviso rappresentata dall’indice del  Pil pro capite degli italiani in standard di potere d’acquisto (PPS) calcolato ponendo sempre uguale a 100 in ogni anno lo stesso dato per l’UE a 27 paesi. Si ottiene in tal modo una linea che discende rapidamente e continuamente nel tempo senza accenno alcuno ad un’inversione di tendenza, come è possibile vedere dal grafico sottostante. Read More

8
Nov
2012

Attenti al “freno” Obama

Obama ce l’ha fatta, e ha ragione nel dire che il meglio deve ancora venire. Al di là degli entusiasmi parecchio ideologizzati con cui molti europei e italiani seguono con occhi propri e non americani le presidenziali statunitensi, infatti, sono molto pesanti i problemi finanziari ed economici con i quali Obama si troverà subito alle prese. I repubblicani hanno sbagliato tutto o quasi, col ticket Romney-Ryan. Ma quando sotto Obama si è aumentato di più del 50% in soli 4 anni lo stock di debito pubblico federale ereditato in 200 e più anni – da poco più di 10 mila miliardi di dollari a oltre 15mila – e quando da 5 anni il deficit pubblico supera o lambisce il 10% del Pil Usa ogni anno, mettere un energico freno a questo andazzo sarà il compito più difficile. Soprattutto perché Obama si troverà alla Camera dei Rappresentanti i repubblicani che continuano a controllarne la maggioranza, e non saranno affatto propensi a cooperare con la sua strategia di aumento delle tasse. Non c’è da stupirsi, dunque, che a poche ore dalla sua vittoria Fitch abbia immediatamente ammonito che senza misure molto energiche sarà tra breve a rischio la Tripla A, che sin qui ha largamente sottostimato il premio al rischio del debito pubblico americano. Non è un rischio di cui compiacersi. Perché se nel giro di brevissimo tempo Obama e i repubblicani non raggiungono un deciso e leale compromesso per affrontare il cosiddetto fiscal cliff – la scadenza degli sgravi fiscali “a tempo” di Bush in assenza della cui copertura partirebbero tagli di spesa automatici per 600 miliardi di dollari – la conseguenza sarà un nuovo rallentamento dell’economia americana. Che aggiungerebbe nuove ombre all’eurocrisi ancora in corso, e rafforzerebbe la frenata della crescita in atto da mesi nei Paesi locomotiva del mondo a cominciare dalla Cina. Purtroppo per noi, America ed Europa sembrano rappresentare e scegliere strade sempre più divergenti. Read More

7
Nov
2012

Clientele e lacciuoli – di Riccardo Cappello

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Riccardo Cappello.

Il ripetersi degli scandali che si sviluppano con identiche modalità, seguendo sempre lo stesso copione e con una rete di connivenze trasversale evidenzia come sia saltato il “quadro di riferimento” e che, per ricostruirlo, sia necessario un intervento organico e coraggioso.

Ogni riforma settoriale non solo è inutile ma può, addirittura, rivelarsi controproducente perché, per il principio dei vasi comunicanti, i benefici di un settore potrebbero tradursi in un danno per altri settori anche non direttamente interessati. L’economia, infatti, è un sistema unico di parti funzionalmente collegate che devono muoversi in modo armonico per consentire ad ogni singola parte di sviluppare le sue potenzialità contribuendo, così, al benessere collettivo. Così, ad esempio, ogni semplificazione passa attraverso la riduzione delle funzioni degli ordini professionali.

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6
Nov
2012

L’argent fait la guerre… et l’energie – di Angelo Spena

Mercato, Consumatori, Regole, Leverage: i convitati di pietra della SEN

Riceviamo o volentieri pubblichiamo da Angelo Spena.

Ho letto il più attentamente possibile il testo della SEN. Il documento, proposto come bozza di consultazione e non come piano assertivo, è formalmente bene impostato: tematiche affrontate con ordine e svolte con metodo. Premesso di nutrire stima per i presumibili estensori del documento e per l’ambiente da cui proviene, non mi soffermerò sulle parti che personalmente ho apprezzato; cercherò qui piuttosto di individuare, tra le note distorsioni e carenze di sistema del comparto energetico italiano, quelle a cui è riconducibile quanto del testo ritengo non condivisibile o contraddittorio. Dunque non critiche al lavoro in sé – semmai al contesto e alla sua storia – ma suggerimenti e considerazioni; tuttavia, al fine della chiarezza, nette.

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5
Nov
2012

Intesa-Unicredit: perché no

Il tema l’ha messo sul piatto, con la sua solita bravura di giornalista finanziario ottimamente informato, Massimo Mucchetti del Corriere della sera. Un tema e un’ipotesi che viene presentata come centrale per la messa in sicurezza di una parte essenziale dell’economia nazionale. Ergo, vale la pena di occuparsene. E’ l’ipotesi di spin off di Unicredit, dividendo rete e attività italiane da quelle estere più le partecipate, nell’ipotesi che sia Banca Intesa ad acquisirle. Il presidente di Unicredit non ha negato che l’opzione eista, anche se non è in agenda, ha detto. Cucchiani, il CEo di Intesa, l’ha respinta seccamente. Tuttavia, l’ipotesi c’è. E non convince. Read More

3
Nov
2012

I repubblicani d’America e il liberismo al servizio della Nazione – di Luca Tedesco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Luca Tedesco.

«Il concetto di sudditanza ligia, proprio delle antiche monarchie, poteva […] facilmente accordarsi cogli impedimenti molteplici che esse crearono all’emigrazione ed all’immigrazione. Ma, dopo la proclamazione dei diritti dell’uomo, dopo le roboanti promesse di ospitalità illimitata incluse nella costituzione federale degli Stati Uniti,(1) dopo le affermazioni gloriose del parlamento e della nazione inglese a favore della incondizionata ospitalità britannica, è naturale che le democrazie odierne si trovino imbarazzate a formulare in una teoria non contraddicente ai loro postulati politici ed etici fondamentali il regresso che intendono compiere, in questo come in parecchi altri campi, verso forme arcaiche e superate di intervenzionismo statale e di protezionismo».(2) Così si esprimeva nei primi anni del Novecento l’economista torinese Giuseppe Prato nel suo Il protezionismo operaio. L’esclusione del lavoro straniero.

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