11
Dic
2012

La responsabilità solidale negli appalti figlia della irresponsabilità di uno Stato mai solidale con il Paese – di Enrico Zanetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Enrico Zanetti.

Negli scorsi mesi, prima con il Decreto “semplificazioni fiscali” (DL 16/2012) e poi con il Decreto “crescita e sviluppo” (DL 83/2012), sono state introdotte una serie di disposizioni che con le semplificazioni e la crescita nulla hanno a che vedere.
In particolare, si tratta delle norme che rimettono in pista la responsabilità solidale dell’appaltatore con il suo subappaltatore per il versamento dell’IVA e delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente. Un’operazione che era stata già accarezzata dal legislatore nel 2006 (con il famigerato “Decreto Visco-Bersani”) e che era stata opportunamente neutralizzata nel 2008.
A volte ritornano, dunque.

Se il subappaltatore non versa, l’appaltatore risponde in solido, divenendone quindi garante a favore dello Stato.
Non viene risparmiato nemmeno il committente originario: se l’appaltatore o i suoi subappaltatori non versano IVA e ritenute all’Erario, la responsabilità solidale non opera, ma può scattare una sanzione da 5mila a 200mila euro.
Come possono, committente e appaltatore, evitare di incorrere, rispettivamente, nelle sanzioni e nella responsabilità solidale? Devono richiedere alla propria controparte idonea documentazione comprovante la regolarità dei versamenti all’Erario prima di procedere al pagamento del corrispettivo contrattuale. Read More

7
Dic
2012

ThyssenKrupp, 5 anni dopo

Esiste un Caso ThyssenKrupp. L’amministratore delegato di una multinazionale tedesca con cognome tedesco viene condannato per omicidio volontario “con dolo eventuale” a 16 anni e mezzo di reclusione per la morte di sette operai impiegati in uno stabilimento italiano. È un unicum a livello italiano, europeo e mondiale, una sentenza epocale paragonabile forse alla condanna a sei anni di carcere per i sismologi che non hanno previsto il terremoto de L’Aquila. Sentenze come queste hanno poco a che fare con il comune senso di giustizia, lo dimostra la reazione di umana solidarietà con cui i familiari delle persone coinvolte accolsero l’attuale ad Marco Pucci, quando a poche ore dall’accaduto l’allora consigliere delegato al marketing si recò presso quello stabilimento mai visto prima. A lui sono stati inflitti in primo grado 13 anni e mezzo di reclusione. Oggi ricorre il quinto anniversario da quei tragici fatti, e lo stabilimento di Torino non esiste più.

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6
Dic
2012

2013 e oltre – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

Stiamo attraversando una delle crisi più profonde della Storia. Neppure nel corso delle due guerre mondiali il debito dei paesi industrializzati aveva raggiunto una dimensione così elevata come l’attuale e tale da impedirne lo sviluppo. Tuttavia, i governi degli USA, Europa e Giappone mirando al mantenimento dello status quo trasferiscono il costo dei debiti alle loro economie sottraendole le risorse per superare la recessione. I bassi tassi di interesse incoraggiano ulteriore debito mentre continui stimoli monetari deprezzano le valute. All’orizzonte si profila un collasso generale. Si tratterebbe solo di indovinarne la forma e l’epicentro. Si è già raggiunto il punto di non ritorno o lo si può ancora evitare? Una prognosi sul futuro richiede prima di tutto un approfondimento dell’interazione tra inflazione e deflazione, le due forze opposte che oggi si scontrano sulla scena del dramma economico.

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5
Dic
2012

No allo Scippo di Stato alle Casse private

Una nuova conferma dello Stato ladro! Nel maxi emendamento al decreto legge crescita sul quale il governo ha oggi posto la fiducia in Senato è comparso un subemendamento approvato dalla Commissione Industria, presentato dai senatori Cosentino del Pd e Ghigo del Pdl. Come sulla proproga delle concessioni balneari, i due partiti litigano in pubblico ma convergono sul peggio in privato. La noprma prevede che sia il ministero dell’Economia a fissare in un suo decreto le condizioni di vendita del patrimonio immobiliare da dismettere appartenente alle casse previdenziali privatizzate, come quelle dei medici (Enpam), ragionieri (Cnpr), agenti di commercio (Enasarco), che oggi hanno programmi di cessione in corso per circa 3,5 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di praticare rioduzione di prezzo e di canone a favore di soggetti a basso reddito o con comprovata difficoltà finanziaria.  La finalità “sociale” è però in questo caso solo uno specchietto per le allodole. Il punto di principio è che lo Stato avoca a sé prezzo e affitto della proprietà privata, e lo fa mentre si ostina nel rifiuto di cedere i suoi, di attivi immobiliari, per abbattere il debito pubblico. C’è poco da fare. Lo Stato trova sempre una buona scusa per comandare in casa d’altri, mentre cade in rovina la sua. No allo scippo di Stato! No alla pretesa virtù pubblica che consiste in una suprema abilità: dare e togliere quel che non si ha!

4
Dic
2012

L’insostenibile leggerezza di un Paese con troppe regole e nessuno che le rispetta – di Massimo Brambilla

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Massimo Brambilla.

La vicenda dell’ILVA di Taranto, oltre alle molte considerazioni sul fallimento del modello di politica economica ed industriale  in Italia negli ultimi decenni, ispira una riflessione su come dietro alla crisi del nostro Paese, vi sia una motivazione che si pone bel al di là di errate scelte economiche o di una pessima classe politica. Si tratta del deteriorarsi del concetto di regola e della necessità che, in un gruppo sociale organizzato, le regole, per quanto possano essere messe in discussione o modificate qualora vengano percepite come non piú giuste, razionali, legittime o coerenti con l’evoluzione del contesto esogeno e della società, siano da rispettarsi fino a quando in vigore.

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3
Dic
2012

Italia. La visione industriale che non c’è – di Angelo Spena

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Angelo Spena.

Guai a chiamarla politica industriale. È rétro e sa di dirigismo. Allora parliamo di visione industriale. In Italia, semplicemente, non c’è. Chi può, fa da solo lobby, spesso altrove. I big del vecchio continente (dovremmo esserci anche noi, ma non è così) hanno fatto le loro scelte da decenni, le hanno imposte all’Europa e le esportano nel mondo. Tanto per fare un esempio, cos’altro è il tautologico totem del target 20-20-20 ? Chi lavora nel comparto, sa con quanta spregiudicatezza i tedeschi usino le normative ambientali che riescono a introdurvi, per acquisire vantaggi competitivi in specifici settori industriali. Per tacere dell’imbarazzante flop dell’emergenza “buco dell’ozono”. Eppure quelli che contano ci hanno fatto ottimi investimenti.

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3
Dic
2012

Internet, occhio a Dubai dove si decide di libertà e OTT

Amici della rete, occhio a quel che succede a Dubai dal 3 al 14 dicembre. L’ITU, Unione Internazionale delle Telecomunicazioni, riunisce in sessione i suoi 193 Paesi membri, e tra le mille altre cose ha all’ordine del giorno un paio di proposte che potrebbero scardinare alcune delle regole che sin qui hanno presieduto alla libertà della rete. In teoria tutto il mondo libero dovrebbe fare blocco comune, contro le proposte dei “cattivi”. Ma il diavolo vuole che a fianco dei maggiori controlli nazionali sulla libertà di traffico ci sia anche una proposta che fa gola alle grandi telcos europee, e cioè che gli Over the Top paghino nazionalmente per il traffico che originano dagli USA. Vedremo se la libertà occidentale farà fronte comune, oppure se le grandi compagnie telefoniche romperanno la linea, in nome dei propri bilanci. Read More

3
Dic
2012

L’Italia dovrebbe chiedere aiuti e dire sì al veto Ue sui bilanci

Il dibattito politico, le primarie delPd e l’autodafé del Pdl e Berlusconi oscurano sui media ogni attenzione sui temi dell’eurocrisi. E’ un errore. L’Italia si compiace del suo corridoio basso di spread.  Come fosse acquisito per sempre.  Come il debito pubblico non stesse ancora salendo, per effetto del mix sbagliato di politiche fiscali seguite da centrodestra e tecnici, in totale continuità e con cosneguente maggior perdita di Pil e reddito.   L’Italia dovrebbe chiedere essa per prima gli aiuti europei secondo lo schema OMT varato da Draghi: sono totalmente d’accordo con l’analisi e la proposta di Luigi Zingales.  E non mi persuade affatto il no di Monti alla proposta tedesca, avanzata al Consiglio europeo del 18 ottobre scorso. Il veto europeo ai bilanci nazionali è concetto che andrebbe appoggiato, non respinto. Read More