12
Dic
2012

Inpdad

Inauguriamo oggi la pubblicazione settimanale dei contributi più significativi a Wikispesa, l’enciclopedia sulla spesa pubblica italiana collaborativa e liberamente modificabile – e alla cui crescita tutti i lettori di Chicago-Blog sono invitati a partecipare.

Nel dicembre 2011, con il decreto salva Italia, il governo Monti ha previsto l’accorpamento di Inps, l’istituto che si occupa delle pensioni dei lavoratori privati, INPDAP, che gestisce invece i dipendenti pubblici, e Enpals, l’ente per i lavoratori nel settore dello spettacolo. Questa decisione era orientata ad abbattere gli sprechi, ottenere economie di scala e rendere gli istituti più efficienti. Attraverso questi canali, si stimavano in circa 20 milioni di euro i risparmi ottenibili già nel 2012, che sarebbero arrivati a 100 milioni nel 2014. Attraverso questa operazione però sono emersi gravi problemi nel bilancio dell’INPDAP. Con la fusione l’Inpdap ha di fatto scaricato sul bilancio dell’INPS 10,2 miliardi di euro di disavanzo patrimoniale e quasi 5,8 miliardi di euro di passivo per l’esercizio 2012 [1]. Read More

12
Dic
2012

“La notte del 16 gennaio” di Ayn Rand in scena a Milano – di Nicola Iannello

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Nicola Iannello.

Un processo in cui il pubblico emette il verdetto. Un inno all’intraprendenza individuale. Sono le due chiavi di lettura di La notte del 16 gennaio, dramma teatrale di Ayn Rand, che torna sulle scene italiane al ‘San Babila’ di Milano, dopo allestimenti a Roma e La Spezia. Il lettore italiano lo trova in edizione Liberilibri, per la traduzione di Carla Maggiori (questa on stage è di Walter Palamenga, che ne è anche regista).
Si tratta di uno dei rarissimi casi in cui non si rischia di rovinare lo spettacolo svelando il finale, perché il finale… non c’è. O meglio, il finale lo sceglie il pubblico ogni sera e quindi varia di volta in volta. All’ingresso del teatro gli spettatori trovano il “cancelliere del tribunale” che li invita a inserire i loro nomi in una lista da cui verrà poi estratta la giuria chiamata sul palco. I giurati assisteranno a un processo per omicidio, valuteranno le prove dell’accusa e le controdeduzioni della difesa e pronunceranno la loro sentenza. Alla sbarra Karen Andre, impersonata da Adriana Ortolani. È accusata di aver assassinato Bjorn Faulkner, di cui è stata segretaria e amante. Di fronte al giudice Heath (Mauro Coruzzi, in arte Platinette) sfileranno i testimoni dalle cui deposizioni i giurati dovranno formarsi il proprio convincimento. Read More

11
Dic
2012

La responsabilità solidale negli appalti figlia della irresponsabilità di uno Stato mai solidale con il Paese – di Enrico Zanetti

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Enrico Zanetti.

Negli scorsi mesi, prima con il Decreto “semplificazioni fiscali” (DL 16/2012) e poi con il Decreto “crescita e sviluppo” (DL 83/2012), sono state introdotte una serie di disposizioni che con le semplificazioni e la crescita nulla hanno a che vedere.
In particolare, si tratta delle norme che rimettono in pista la responsabilità solidale dell’appaltatore con il suo subappaltatore per il versamento dell’IVA e delle ritenute fiscali sui redditi di lavoro dipendente. Un’operazione che era stata già accarezzata dal legislatore nel 2006 (con il famigerato “Decreto Visco-Bersani”) e che era stata opportunamente neutralizzata nel 2008.
A volte ritornano, dunque.

Se il subappaltatore non versa, l’appaltatore risponde in solido, divenendone quindi garante a favore dello Stato.
Non viene risparmiato nemmeno il committente originario: se l’appaltatore o i suoi subappaltatori non versano IVA e ritenute all’Erario, la responsabilità solidale non opera, ma può scattare una sanzione da 5mila a 200mila euro.
Come possono, committente e appaltatore, evitare di incorrere, rispettivamente, nelle sanzioni e nella responsabilità solidale? Devono richiedere alla propria controparte idonea documentazione comprovante la regolarità dei versamenti all’Erario prima di procedere al pagamento del corrispettivo contrattuale. Read More

7
Dic
2012

ThyssenKrupp, 5 anni dopo

Esiste un Caso ThyssenKrupp. L’amministratore delegato di una multinazionale tedesca con cognome tedesco viene condannato per omicidio volontario “con dolo eventuale” a 16 anni e mezzo di reclusione per la morte di sette operai impiegati in uno stabilimento italiano. È un unicum a livello italiano, europeo e mondiale, una sentenza epocale paragonabile forse alla condanna a sei anni di carcere per i sismologi che non hanno previsto il terremoto de L’Aquila. Sentenze come queste hanno poco a che fare con il comune senso di giustizia, lo dimostra la reazione di umana solidarietà con cui i familiari delle persone coinvolte accolsero l’attuale ad Marco Pucci, quando a poche ore dall’accaduto l’allora consigliere delegato al marketing si recò presso quello stabilimento mai visto prima. A lui sono stati inflitti in primo grado 13 anni e mezzo di reclusione. Oggi ricorre il quinto anniversario da quei tragici fatti, e lo stabilimento di Torino non esiste più.

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6
Dic
2012

2013 e oltre – di Gerardo Coco

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Gerardo Coco.

Stiamo attraversando una delle crisi più profonde della Storia. Neppure nel corso delle due guerre mondiali il debito dei paesi industrializzati aveva raggiunto una dimensione così elevata come l’attuale e tale da impedirne lo sviluppo. Tuttavia, i governi degli USA, Europa e Giappone mirando al mantenimento dello status quo trasferiscono il costo dei debiti alle loro economie sottraendole le risorse per superare la recessione. I bassi tassi di interesse incoraggiano ulteriore debito mentre continui stimoli monetari deprezzano le valute. All’orizzonte si profila un collasso generale. Si tratterebbe solo di indovinarne la forma e l’epicentro. Si è già raggiunto il punto di non ritorno o lo si può ancora evitare? Una prognosi sul futuro richiede prima di tutto un approfondimento dell’interazione tra inflazione e deflazione, le due forze opposte che oggi si scontrano sulla scena del dramma economico.

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5
Dic
2012

No allo Scippo di Stato alle Casse private

Una nuova conferma dello Stato ladro! Nel maxi emendamento al decreto legge crescita sul quale il governo ha oggi posto la fiducia in Senato è comparso un subemendamento approvato dalla Commissione Industria, presentato dai senatori Cosentino del Pd e Ghigo del Pdl. Come sulla proproga delle concessioni balneari, i due partiti litigano in pubblico ma convergono sul peggio in privato. La noprma prevede che sia il ministero dell’Economia a fissare in un suo decreto le condizioni di vendita del patrimonio immobiliare da dismettere appartenente alle casse previdenziali privatizzate, come quelle dei medici (Enpam), ragionieri (Cnpr), agenti di commercio (Enasarco), che oggi hanno programmi di cessione in corso per circa 3,5 miliardi di euro. L’obiettivo è quello di praticare rioduzione di prezzo e di canone a favore di soggetti a basso reddito o con comprovata difficoltà finanziaria.  La finalità “sociale” è però in questo caso solo uno specchietto per le allodole. Il punto di principio è che lo Stato avoca a sé prezzo e affitto della proprietà privata, e lo fa mentre si ostina nel rifiuto di cedere i suoi, di attivi immobiliari, per abbattere il debito pubblico. C’è poco da fare. Lo Stato trova sempre una buona scusa per comandare in casa d’altri, mentre cade in rovina la sua. No allo scippo di Stato! No alla pretesa virtù pubblica che consiste in una suprema abilità: dare e togliere quel che non si ha!

4
Dic
2012

L’insostenibile leggerezza di un Paese con troppe regole e nessuno che le rispetta – di Massimo Brambilla

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Massimo Brambilla.

La vicenda dell’ILVA di Taranto, oltre alle molte considerazioni sul fallimento del modello di politica economica ed industriale  in Italia negli ultimi decenni, ispira una riflessione su come dietro alla crisi del nostro Paese, vi sia una motivazione che si pone bel al di là di errate scelte economiche o di una pessima classe politica. Si tratta del deteriorarsi del concetto di regola e della necessità che, in un gruppo sociale organizzato, le regole, per quanto possano essere messe in discussione o modificate qualora vengano percepite come non piú giuste, razionali, legittime o coerenti con l’evoluzione del contesto esogeno e della società, siano da rispettarsi fino a quando in vigore.

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3
Dic
2012

Italia. La visione industriale che non c’è – di Angelo Spena

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Angelo Spena.

Guai a chiamarla politica industriale. È rétro e sa di dirigismo. Allora parliamo di visione industriale. In Italia, semplicemente, non c’è. Chi può, fa da solo lobby, spesso altrove. I big del vecchio continente (dovremmo esserci anche noi, ma non è così) hanno fatto le loro scelte da decenni, le hanno imposte all’Europa e le esportano nel mondo. Tanto per fare un esempio, cos’altro è il tautologico totem del target 20-20-20 ? Chi lavora nel comparto, sa con quanta spregiudicatezza i tedeschi usino le normative ambientali che riescono a introdurvi, per acquisire vantaggi competitivi in specifici settori industriali. Per tacere dell’imbarazzante flop dell’emergenza “buco dell’ozono”. Eppure quelli che contano ci hanno fatto ottimi investimenti.

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