7
Mar
2013

Microsoft e Commissione: ancora tu?

Quanto vale una singola riga di codice? Una sola. Nella maggior parte dei casi, nulla. Per un programmatore talentuoso, potrebbe forse valere un’assunzione. Per uno Zuckerberg, magari centinaia di migliaia di dollari. Solo per la Commissione Europea, però, una riga di codice può valere 561 milioni di euro. A tanto ammonta la multa rifilata dal vice presidente Almunia a Microsoft: una sanzione che porta il saldo dell’azienda di Redmond con gli sceriffi della concorrenza in Europa – prima dello spagnolo, furono Mario Monti e Neelie Kroes a incrociare le armi con la creatura di Bill Gates – a 2,2 miliardi, in meno di 10 anni.

Nel 2009 Microsoft ratificò un accordo con la Commissione: in cambio della chiusura delle indagini sull’offerta congiunta del sistema operativo Windows e del browser Internet Explorer, avrebbe equipaggiato tutte le proprie macchine di un browser ballot: un meccanismo tale da consentire all’utente che per la prima volta accedesse ad internet di scegliere e scaricare un software di navigazione alternativo. Microsoft ottemperò – e tuttora ottempera – a tale prescrizione, destinata ad esaurirsi l’anno venturo; ma non incluse il ballot nel primo Service Pack di Windows 7. Un errore tecnico, secondo l’azienda: il sistema percepisce questo genere di aggiornamenti come installazioni ex novo: pertanto, sarebbe servito un esplicito comando per attivare la schermata di scelta. Una riga di codice, appunto.

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7
Mar
2013

Gli otto punti del Pd e il ruggito del giaguaro

Il segretario del Partito democratico, Pier Luigi Bersani, ha proposto una “agenda di governo” in otto punti per superare l’apparente stallo parlamentare e promuovere “lo sviluppo, la crescita e il cambiamento”. Questi punti sono largamente indipendenti da quanto si poteva leggere nel programma sulla base del quale il Pd ha chiesto i voti agli elettori (qui valutato dallo staff IBL), ma si giustificano in base alla necessità di fornire una base politica alle alchimie dalle quali sortirà (?) il nuovo esecutivo. Tuttavia, questi punti sono quello che serve al paese, o almeno vanno nella direzione giusta?

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2
Mar
2013

La rivoluzione preindustriale del Movimento 5 Stelle

Questo articolo è pubblicato oggi su Il Foglio.

Delle mooncup non sapevo nemmeno l’esistenza, anche se la loro invenzione e messa in commercio è coeva a quella degli assorbenti (http://www.mum.org). Non credo di essere l’unica a non conoscerle, considerando che non è proprio semplice trovarle nelle parafarmacie o nei supermercati. Questo vuol dire che forse non sono un prodotto straordinariamente utile, una di quelle cose che se non ci fossero bisognerebbe inventarle, come si è dimostrato invece per altri, più comuni strumenti di igiene femminile.

In Italia, sono diventate un argomento di discussione da quando il Movimento 5 stelle ne ha fatto un’esempio di virtù ecologista. Non solo Grillo le ha sponsorizzate, a quanto si legge, nei suoi tour, ma gli e le aderenti al suo partito ne incentivano l’uso (così Federica Daga, capolista in Lazio; e Michele P, nel blog di Grillo).

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27
Feb
2013

Crowdfunding: le contraddizioni dello Stato e l’intelligenza della crowd

Le opinioni sono espresse a titolo personale e non coinvolgono in alcun modo l’ente di appartenenza (Consob)

Il decreto legge n. 179 del 18 ottobre 2012 (c.d. “decreto crescita bis”, convertito con modifiche nella legge n. 221 del 17 dicembre 2012) ha introdotto nell’ordinamento italiano l’istituto del crowdfunding.[1]

Diffusa inizialmente come donation o reward-based crowdfunding (o crowdfunding basato su ricompense), questa modalità di finanziamento (funding) mediante raccolta di capitali dal pubblico (crowd) si è progressivamente diffusa in tutto il mondo anche come equity-based crowdfunding (o crowdfunding basato su strumenti finanziari). Non è ancora disciplinata nei singoli Paesi Europei – ove alcune Autorità di vigilanza (UK, Belgio, Germania), mediante iniziative di moral suasion, riconducono il fenomeno nell’ambito delle disposizioni in materia finanziaria – mentre è stata solo recentemente regolamentata tramite il “JOBS Act” (Jumpstart Our Business Startups Acts) negli USA, ove entro la metà del 2013 si prevede venga adottata la relativa disciplina secondaria da parte della SEC.

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20
Feb
2013

Centri per l’impiego

Fino a venti anni fa in Italia era inconcepibile che soggetti privati di occupassero della mediazione del lavoro. Oggi, pur avendo superato il monopolio pubblico, i Centri per l’Impiego occupano quasi 10.000 persone per svolgere un lavoro il cui risultato, relativamente alla mediazione del lavoro, appare molto modesto. Quali motivi impediscono di immaginare che lo Stato, un giorno, rinunci ad occuparsi di questa funzione?

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16
Feb
2013

Buffa lex, sed lex

“Cosa resterà degli anni Ottanta…”, diceva la canzone qualche anno fa: già, ma di questa legislatura cosa resterà ai posteri?

Siccome in Italia la sovranità è esercitata dal popolo, l’IBL ha scelto di lasciare al popolo la decisione di cosa sarà consegnato alle generazioni future da parte della legislatura 2008-2013 consegnerà alle generazioni future. Come? Con il voto! È la democrazia, bellezza!

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16
Feb
2013

È meglio esportare o importare? – di Gerardo Coco

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gerardo Coco.

La bilancia dei pagamenti (BP) di un paese è un prospetto che registra tutte le transazioni economiche che hanno luogo tra i residenti e gli stranieri. In sintesi comprende il conto corrente (la bilancia commerciale) che registra la differenza tra il valore dell’import e dell’export e il conto capitale che registra entrata e l’uscita dei capitali. Siccome i pagamenti non avvengono in contanti, fra i paesi sorgono debiti e crediti reciproci e la BP  è la loro somma algebrica, sempre uguale a zero. Parlare di BP debole, forte, sfavorevole o favorevole non ha senso. La BP è sempre in equilibrio. Gli squilibri si trovano solo nei due conti che la formano e che possono presentare deficit o surplus.

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15
Feb
2013

“È per il vostro bene. E adesso zitti e in gabbia!” — di Damiana Conti

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Damiana Conti.

«Se scoraggiare consumi significa promuovere uno stile di vita più razionale e sobrio non è un risultato malvagio; la preoccupazione economica non ha fondamento… il valore importante è far riflettere su necessità di abitudini alimentari migliori specialmente per i più giovani». Questa la motivazione data dal Ministro Balduzzi a supporto della paventata proposta di legge per tassare le bibite gassate in Italia: la proposta è stata ritirata, ma la questione della tassazione selettiva su vizi e consumi voluttuari merita una riflessione più approfondita, poiché insiti in tale questione sono i risvolti “paternalistici” (che siano essi deboli o forti) di uno Stato sempre più influente, quando non vincolante, nelle libere scelte dei cittadini.

Poiché per lo Stato è dispendioso provvedere alla salute dei propri “sudditi”, interesse (apparente) dello Stato è ridurre i fattori di rischio proibendone o disincentivandone il consumo. Il proibizionismo, come la storia ha dimostrato, non ha portato ai risultati auspicati dai legislatori, perché è stato percepito come una limitazione alla libertà individuale non accettabile e perché ha alimentato i traffici della malavita offrendo un nuovo mercato (nero) in cui inserirsi.

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