Liquidità e (deficit di) credito alle PMI
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Davide Grignani.
Trattasi del “Tema” del momento, tutti ne parlano, politici, governatori, economisti, giornalisti, rappresentanti ed enti di Stato e della società civile: perché in un mondo con liquidità abbondante e tassi nominali e reali molto bassi non arriva credito adeguato al “Mittelstand” europeo, in primis a quello italiano?
E’ la domanda che ci accompagna da anni in una crisi tra le più lunghe e profonde per le imprese italiane, ma è in realtà uno dei “leit motiv “ di sempre dell’economia italiana per le piccole e medie imprese (i dati ci dicono peraltro che il credito alle imprese è cresciuto fino alla fine del 2011). Nel 2003 organizzai all’Università Cattaneo di Castellanza un seminario per l’imprenditoria delle provincie lombarde per sensibilizzarla sulle importanti implicazioni per il credito alle PMI dovute all’introduzione delle regole di Basilea II: la mailing – supportata dalle associazioni di categoria – contattava migliaia di imprese, il parterre era molto competente e prestigioso ma vennero meno di una ventina di imprenditori.
Ancora oggi ritengo che il solo aggiustamento dell’offerta di credito attraverso processi di innovazione finanziaria fisiologica non possa di per sè – al di là dell’indubbia utilità di una funzione di offerta di credito più diversificata – rappresentare la soluzione principale del serissimo problema di sopravvivenza dell’imprenditoria italiana.