22
Giu
2013

Skyfall — di Gerardo Coco

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gerardo Coco.
Cosa ci riserva il futuro economico-finanziario? Bisogna partire dalla considerazione che l’economia degli USA è la fonte della liquidità globale e che a causa del perdurante deficit americano l’economia mondiale ha accumulato ingenti riserve di dollari utilizzate per espandere la liquidità. Riversandosi sui titoli azionari, obbligazionari e confratelli vari come opzioni, futures e derivati ne sostiene il valore facendo sembrare che godano di buona salute. Questa espansione ha innescato un lungo ciclo inflazionario che si è manifestato nei mercati finanziari rafforzandosi con i deficit spending fuori controllo dei governi la cui metà è finanziata dal mercato obbligazionario. L’inflazione non si è ancora propagata all’economia reale, ma la dimensione dei sistemi bancari (negli USA è di 12 trilioni di dollari, quasi l’intero prodotto lordo e in Europa di 46 trilioni, addirittura quasi tre volte superiore all’intero Pil) lascia pochi dubbi sulla prospettiva generale. Una situazione potenzialmente esplosiva con tutti gli ingredienti pronti per una combustione spontanea.

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19
Giu
2013

Cinque domande a Bernabè sullo scorporo

Nel pomeriggio di oggi, il presidente di Telecom Italia Franco Bernabè sarà audito dal Senato in merito al progetto di scorporo della rete fissa. Il dossier è uno snodo cruciale per il futuro delle telecomunicazioni italiane, ma lascia molti interrogativi aperti: interrogativi cui l’odierna audizione darà certo risposta, ma che mi piacerebbe appuntare anche qui – nell’improbabile caso in cui qualcuno degli audenti cercasse ispirazione.

1) Telecom ha lasciato intendere di aspettarsi, a fronte dell’implementazione dello scorporo, alcune concessioni sul piano regolamentare. Ricorda, presidente Bernabè, che – nell’unico caso comparabile, quello britannico – la rimodulazione degli obblighi ex ante è intervenuta solo nel 2008, a due anni dalla creazione della divisione Openreach, e solo a valle di un’analisi delle nuove condizioni di mercato, che evidenziava la riduzione al 25% della quota di BT nella banda larga – mentre l’azienda da Lei guidata ancora controlla il 53% del medesimo segmento? Condivide l’idea che – più in generale – gli obblighi regolamentari non possano essere frutto di una trattativa al buio, ma debbano trovare fondamento nella morfologia del mercato?

2) Lo strumento della separazione delle reti dai servizi ha la ratio di garantire parità di accesso ai concorrenti, assicurando una competizione più equilibrata – con l’obiettivo di fornire ai consumatori migliori prestazioni a prezzi più bassi. In Gran Bretagna, i canoni per l’accesso all’ultimo miglio sono scesi del 19% tra il 2004 e il 2013, con un’accentuazione di tale dinamica negli anni successivi allo scorporo della rete di BT. Come conciliare queste considerazioni con la visione di Telecom Italia, che esplicitamente auspica un rincaro delle tariffe, che a propria volta si tradurrebbe in maggiori prezzi per i consumatori? Di nuovo, è ipotizzabile che i regolatori (italiano ed europeo) offrano aprioristicamente garanzie in tal senso, anziché far seguire le proprie determinazioni a una verifica del livello di concorrenza raggiunto?

3) Nell’ultimo decennio, sono state proposte e attuate forme via via più intense di separazione della rete, pur senza giungere all’attuale scenario di societarizzazione. Ciò nonostante, Telecom Italia ha collezionato nel medesimo periodo – e ancora il mese scorso – una copiosa serie di condanne per abuso di posizione dominante, che dimostrano come la lettera delle norme e la pratica della regolamentazione non sempre coincidano. Cosa autorizza a credere che questa volta sarà diverso?

4) È evidente, ed è stato sottolineato da più parti, che Telecom valuti il progetto della separazione anche come un’opportunità per mettere sotto controllo il proprio imponente indebitamento. Il rischio è quello di ribaltare sui contribuenti costi simili a quelli già sostenuti per altre, scriteriate, operazioni di salvataggio dei campioni nazionali. Il management crede nel senso industriale dell’operazione – per l’azienda e per l’intero settore – o mira ai soli benefici finanziari? Può garantire che la società della rete non finirà per essere la bad company di Telecom?

5) Come giustificare, in questo quadro, il prospettato intervento della Cassa Depositi e Prestiti? Quale logica di garanzia potrebbe avere tale soluzione, se si discute unicamente di una quota di minoranza nella società della rete? Quale logica economica, se la prospettiva è quella di ricomprare – a prezzi maggiorati – un asset alienato quindici anni fa? Quale logica industriale, se finiremmo per riportare sotto l’ombrello pubblico un’infrastruttura obsolescente e bisognosa di investimenti? È possibile, presidente Bernabè, che non esistano pretendenti meglio equipaggiati – sebbene, forse, più minacciosi per Telecom?

@masstrovato

18
Giu
2013

Quattro novità che ci sfidano

L’istituto Bruno Leoni ha dato una nuova veste al suo blog, e riprendo da oggi a scrivervi dopo un semestre, la pausa obbligata imposta dalla campagna elettorale e da quel che me n’è colpevolmente venuto.

Solo quattro semplici e nette considerazioni, non ispirate all’heri dicebamus perché il mondo e l’Italia cambiano intorno a noi, e perché ovviamente anch’io non sono lo stesso di prima.

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18
Giu
2013

Bentrovati

Il blog che state leggendo si presenta da oggi rinnovato nella veste e nella testata. Le modalità della comunicazione on line sono cambiate, da quando fondammo, con Oscar Giannino, “Chicago-blog”. Dal nostro punto di vista, è stata una scommessa vinta: un ottimo veicolo di visibilità, ma anche una palestra di libertà per i collaboratori e soprattutto per i giovani studiosi che animano il nostro Istituto.

Ogni tanto anche le macchine più rodate hanno bisogno di un tagliando. Cambiando testata, scegliamo di integrare ancora di più blog e sito “istituzionale” dell’Istituto Bruno Leoni. Il filo che lega l’uno all’altro è ancora più esplicito. Il valore di queste pagine, del resto, è precisamente quello di offrire analisi e punti di vista che si collocano all’interno di una certa cornice di pensiero.

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13
Giu
2013

Idee per la crescita. Liberiamo la scuola

Un’istruzione di qualità elevata richiede un miglioramento della sua governance, finalizzato a ridurne la burocrazia e a valorizzare il livello dell’insegnamento. La proposta Bocconi/Ente Einaudi, Idee per la crescita. Liberiamo la scuola”, unisce le esperienze delle “Charter Schools” negli USA e delle “Grant Maintaned Schools” in Gran Bretagna, per proporre una riforma del sistema scolastico improntata a garantire una spesa migliore nell’istruzione, considerati i vincoli di finanza pubblica sempre più stringenti. Read More

13
Giu
2013

Trasparenza: quando la quantità nuoce alla qualità.

 

La corruzione, fenomeno antico e profondamente radicato soprattutto in alcuni ambiti, ha costituito negli ultimi anni oggetto di attenzione da parte del legislatore nazionale. Mediante l’emanazione di una serie di provvedimenti normativi al riguardo, egli ha inteso perseguire quello che è progressivamente assurto a nuovo valore dell’ordinamento: la “trasparenza”. Valore che, declinato nell’articolata normativa avente a oggetto il settore pubblico, è stato reso al contempo fine e strumento della lotta alla corruzione.

 

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10
Giu
2013

Transatlantic Trade and Investment Partnership: sfide e obiettivi

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Alessandro Tronconi

Questa mattina si è tenuto presso l’Istituto Bruno Leoni un incontro con Elena Bryan, Senior Trade Representative presso la delegazione USA a Bruxelles, in cui si sono approfonditi gli obiettivi e le problematiche posti dal TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), un accordo in fase di negoziazione tra Stati Uniti e Unione Europea che mira ad aprire ulteriormente l’area di libero-scambio fra le due aree.
Gli scambi commerciali fra queste due economie sono già di vasta entità: secondo stime dell’Office of the United States Trade Representative e della Commissione Europea, nel 2012 un flusso di 2,7 miliardi di dollari è stato generato ogni giorno dal commercio di beni e servizi e anche le percentuali di importazioni ed esportazioni sono state significative. Per gli USA infatti le esportazioni verso l’UE sono state in quell’anno il 21% del totale e le importazioni il 19%, mentre per l’UE l’import è stato dell’11,5% e l’export del 17,3%, facendo di ciascuna area economica il maggiore partner commerciale dell’altra. Read More

7
Giu
2013

Disastro solare — di Gerardo Coco

Riceviamo, e volontieri pubblichiamo, da Gerardo Coco.

L’EU ha accusato la Cina di sovvenzionare l’industria dei panelli solari per fare dumping sui prezzi all’esportazione e alle minacce di ritorsione sono seguiti i fatti. La ProSun, l’associazione di imprese del settore che aveva chiesto al commissario europeo per il commercio di intervenire è stata accontentata. I dazi da poco entrati  in vigore sono tuttavia temporanei in attesa di una decisione finale del consiglio dei ministri che dopo accurate indagini di qualche mese si pronuncerà in modo definitivo.

La vicenda ha aspetti grotteschi perché l’Europa, come la Cina (e come avviene dovunque) non ha fatto altro che finanziare un settore insostenibile. Infatti è dall’inizio del 2000 che l’industria della tecnologia solare, sopratutto in Germania, riceve enormi sussidi e questo è l’unico motivo per cui il settore si è sviluppato.

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