La posta elettronica pubblica certificata: ovvero gli errori da non continuare e da non ripetere—di Mario Dal Co
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Mario Dal Co.
Come noto, a febbraio 2014 si conclude il contratto stipulato per la CEC PAC, ossia la posta certificata che i cittadini possono richiedere gratuitamente per le comunicazioni con la Pubblica Amministrazione (ed essa soltanto).
L’importo effettivamente corrisposto (tetto di 50 milioni, di cui allocati 25 per i primi 4 anni di servizio che si concludono alla data sopra indicata) non è andato oltre il primo acconto, assai inferiore ai 25 milioni, essendosi poi bloccato il processo dal punto di vista amministrativo tra Telecom/Poste e il Dipartimento Innovazione. Quest’ultimo ha poi attraversato le note vicende, rimanendo un’entità indefinita tra riassetto e soppressione. Tali vicende hanno portato ad una sostanziale non gestione dei rapporti anche verso terzi, come insegna la vicenda dei Fondi High Tech. Anche a giudizio di esperti non di parte, il rapporto contrattuale non è stato gestito e ciò ha portato al sostanziale stallo del progetto, che, per altro, soffriva di limiti intrinseci assai rilevanti (vedi i punti 1-3 infra).