Dopo la lettura di Deirdre McCloskey e Bruno Leoni— di Max Del Papa
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Max Del Papa.
I libri di Federico Rampini li ho tutti e li ho sempre letti con interesse, non sono mai noiosi e lui è indiscutibilmente notevole quando fa il cronista del mondo. In alcuni ultimi, improntati all’economia, Rampini adotta senza esitare una linea keynesiana, interventista dello Stato, e sia, è una impostazione da rispettare che lui peraltro puntella con dati di fatto, cronache recenti; in particolare illustra come, con questa leva, l’America di Obama sia uscita dalle secche di una crisi globale rimettendosi a correre. Però anche Rampini, arrivato a un certo punto del suo ragionamento, non può non riscoprirsi non tanto liberal, o liberale di sinistra, quanto liberista. Ovvero finisce per convergere con la tesi di Deirdre McCloskey: c’è troppa invadenza delle istituzioni statali e sovrastatali e, oltre un certo limite, non ha più senso parlare di libertà, neppure in forma residua, quanto se mai di moderna soggezione, per non dire oppressione.