Cosa sia davvero lo sciopero politico generale ce lo spiega Bruno Leoni.
Nel volume intitolato “ La libertà del lavoro. Scritti su concorrenza, sciopero e serrata.” (Rubbetino/Leonardo Facco editore, a cura di Carlo Lottieri ) sono contenuti alcuni lavori del filosofo del diritto Bruno Leoni sui tema indicati nel titolo del medesimo libro. A pag.161, all’interno di un capitoletto titolato “ La scuola di guerra. A proposito del cosiddetto sciopero politico”, Bruno Leoni espone il suo pensiero sullo sciopero politico generale.
Ne riportiamo i passaggi più importanti senza necessità di ulteriori commenti.
“Ma a parte i ghirigori dei giuristi, rimane il fatto che il problema è assai più vasto, e di natura squisitamente politica: se si ammette che nello Stato moderno il potere delle organizzazioni dei prestatori d’opera sia legittimamente esercitato anche quando tende, per mezzo dello sciopero, ad influire sulla linea politica del Governo, o su singoli atti politici di esso, al di fuori e al di sopra del normale meccanismo delle elezioni, e dell’opera dei rappresentanti del popolo in Parlamento, allora conviene abbandonare come un’inutile finzione del diritto pubblico il sistema parlamentare rappresentativo.
In tal caso non comanderanno più infatti né il Governo, né i “ rappresentanti del popolo”, né infine il “ popolo” inteso come insieme di cittadini dotati di diritto di voto; ma comanderanno, di volta in volta, ad esempio, una maestranza di operai metallurgici, una di tessitori, una di panettieri, alle quali per avventura non sia gradito un trattato di alleanza militare, o la politica scolastica, o un qualche provvedimento particolare del Ministero dell’Agricoltura o di quello della Giustizia.
Se quindi si accetta lo sciopero politico, si accetta per ciò stesso la rivoluzione politica e, praticamente, la distruzione dello Stato moderno inteso come Stato parlamentare rappresentativo, e la sostituzione di quest’ultimo con un Governo estemporaneo e irresponsabile di sindacati operai.
E questo che si vuole? Se cosi stanno le cose, e se il regime parlamentare rappresentativo, pur con tutti i suoi gravi difetti, ci appare oggi ancora (e non può non apparire)migliore di una caotica dominazione – poniamo – di manovali metalmeccanici o di braccianti agricoli, è evidente che lo sciopero politico è un non senso da respingere con ogni energia.
Dopotutto, il nostro è ancora uno Stato moderno: difendere questo Stato contro certi sovventori travestiti da sindacalisti significa, ormai per troppi segni, difendere la nostra libertà e la nostra vita dal ricorso della barbarie. “
@roccotodero