La costituzionalità sostenibile delle pensioni italiane
Ha suscitato viva approvazione negli interessati, e nei sindacati che li tutelano, e nello stesso tempo forte preoccupazione in tutti coloro che sono interessati alla sopravvivenza economica del paese la recente decisione della Corte Costituzionale in tema di pensioni. L’aver dichiarato incostituzionali le norme del decreto legge del governo Monti ‘SalvaItalia’ del 6 dicembre 2011 con le quali era stata cancellata per il biennio 2012-13 l’indicizzazione all’inflazione dei trattamenti previdenziali superiori a tre volte il minimo, pari a poco meno di 1.450 euro mensili lordi, apre un buco consistente nei conti pubblici. Dovrà infatti essere restituito il mancato gradino di aumento del 2012, stimato in 1,8 miliardi, e il doppio mancato gradino del 2013, stimato in 3 miliardi, il quale, dato il carattere permanente della mancata indicizzazione, non è stato tuttavia corrisposto neppure nel 2014 e nell’anno in corso. Il conto totale per la finanza pubblica è pertanto stimabile in circa 11 miliardi per il 2015 (3 miliardi per tre anni più 1,8), più 3 miliardi, destinati a ulteriore rivalutazione monetaria, per ogni anno successivo.