18
Gen
2013

“Obesità e tasse”: dieta di stato o dieta dello stato?

È da poco disponibile, per il download o persino in quegli obsoleti luoghi del sapere che chiamiamo “librerie”, il nuovo libro di IBL Libri: “Obesità e tasse. Perché serve l’educazione, non il fisco”. Il volume valuta l’opportunità di forme di tassazione selettiva degli alimenti in funzione di politica sanitaria, attraverso i contributi di giuristi ed economisti – inclusa la nostra Lucia Quaglino, che già si è esercitata sul tema dalle colonne di questo blog.

Non spetta a me – per evidenti motivi – giudicarne i meriti, ma è indiscutibile che si tratti di una pubblicazione tempestiva. La necessità di ricorrere alla fat tax, nelle sue varie declinazioni (imposte sulle bibite zuccherate, sui grassi, sul junk food – qualsiasi cosa si intenda con tale espressione), è sempre più frequentemente discussa in Europa e negli Stati Uniti; e non mancano i casi in cui tali misure siano giunte all’approvazione.

Ciò non è ancora avvenuto in Italia, dove la proposta del ministro Balduzzi di gravare di un prelievo supplementare le bibite zuccherate e gli alcolici è stata stralciata – lo scorso settembre – sulla soglia del Consiglio dei ministri, principalmente in virtù della diffusa ostilità al provvedimento. (Della vicenda mi sono occupato in un Focus.) Nondimeno, l’idea è ancora viva, e i suoi sostenitori non paiono disposti a ricredersi nemmeno di fronte all’esperienza delle giurisdizioni che tali tributi hanno applicato, con risultati davvero deludenti. Rileva, in particolare, il caso della Danimarca, che – a distanza di un anno dall’introduzione – è tornata sui suoi passi, abrogando l’imposta sui grassi.

Ma, allora, appare chiaro che, alle convinzioni di chi vede nella fat tax un utile strumento per il controllo del girovita della nazione, si saldino gli interessi di chi vi individua, invece, una fonte di gettito relativamente inesplorata. Se così è, possiamo concludere che disinnescare gli argomenti dei primi aiuterà anche a limitare il raggio d’azione dei secondi. Ciò non dovrebbe indurre a negare che l’aumento della quota di popolazione obesa o in sovrappeso sia un problema che richiede pressante attenzione. Ma non si può trascurare, d’altro canto, che un solo soggetto, in questo paese, è refrattario a ogni prospettiva di dimagrimento: lo Stato.

Twitter: @masstrovato

[View the story “Obesità e tasse” on Storify]

3 Responses

  1. un pinguino nero di rabbia

    premetto che non sono del partito del tassare … Anzi vorrei che le tasse avessero sempre uno scopo etc etc .
    Ma in questo caso ho poco da eccepire sulle grandi linee. E’ una tassa con uno scopo (buono o cattivo? non mi pronuncio … tanto i motivi per chi propone una tassa sono sempre meritori o almeno ineludibili). Pare una tassa mirata a far diminuire i costi dell’assistenza medica. Lodevole scopo per me’. Soprattuto se non diminuisce i livelli di assistenza.
    Perche’ non sono a favore del provvedimento per come mi e’ stato descritto dai giornali?
    – manca di numeri sull’effetto sul mercato delle bevande e quindi sul consumo delle stesse
    – manca una analisi dettagliata del rapporto costi benefici con soglie che dicano che se il provvedimento non ottiene almeno il risultato x in y tempo diventa da rivedere
    – manca una analisi degli effetti collaterali: esempio dimunuizione costi sanitari di 100 1000 posti di lavoro persi/creati, gettito fiscale modificato di +/- y.

    Evvediamo le prossime proposte di legge…

  2. AlxGmb

    NON esiste una tassa giusta: tutte le tasse sono ingiuste ed immorali, perchè violano la libertà di scelta degli Individui, grazie al potere violento e coercitivo dello stato. Lo stato è un insieme di persone che massimizzano il loro interesse a spese di altri.

    Sanità pagata dagli individui come servizio, non come parte delle tasse estorte coercitivamente.
    Nessuna tassa sui cibi.
    Ognuno mangia e muore come vuole e desidera, anche suicidandosi con junk food o buttandosi da un ponte (suicidio ed eutanasia sono illegali in itaglia)
    Mangia male, ha patologie legate ad una dieta sbagliata: il costo dei servizi sanitari se lo paga, ergo o mangia meglio e spende meno in sanità, o continua a mangiare male e spende di più.
    Importante è che l’Individuo percepisca il costo delle sue scelte direttamente nelle sue tasche.
    Analogo discorso per la scuola e gli altri servizi, che per essere tali devono poter essere scelti, non imposti.
    Abolire sostituto di imposta.
    Restituire dignità all’Individuo e umiliare, ridurre, eliminare lo stato ladro.

    Salut
    AlxGmb

  3. Giorgio Andretta

    @AlxGmb
    proporrei d’incidere il suo commento in una stele e conficcarla in ogni piazza.
    Non potrei essere più d’accordo, finalmente una voce fuori dal coro.
    Grazie.

Leave a Reply