8
Dic
2009

Obama: siamo al piano bis, Tremonti bonds per le PMI

Il presidente Obama si è dovuto arrendere due ore fa davanti alla Brookings, e dare ragione a chi come Paul Krugman chiede da tempo un nuovo piano pubblico a sostegno dell’economia reale. Il primo, di ben 787 bn$, non ha evitato la disoccupazione al 10% e la distruzione di oltre 7 milioni di posti di lavoro rispetto al precrisi. Anzi nell’aggregato statistico più ampio, quello relativo agli “scoraggiati e respinti” dal mercato del lavoro USA, in gergo tecnico l’U6, siamo ben al 17% della forza lavoro, cioè a oltre 20 milioni di americani che o non lavorano più, o a ritmi e durate di gran lunga inferiori alla loro domanda. La grande novità è che ci si concentrerà sulle piccole imprese, quelle che anche negli USA rappresentano pur sempre i due terzi del mercato del lavoro. A loro, ha detto il presidente, andranno almeno parte dei 200 bn$ sin qui non utilizzati del TARP, e degli altri strumenti straordinari varati per sostenere e ricapitalizzare banche  e intermediari finanziari in crisi (mentre oltre 200 istituti, statali e interstatali, hanno invece chiuso i battenti fallendo, da inizio anno, con garanzie dei depositanti a carico del FDIC, che ha il bilancio per la prima volta in rosso profondo e andrà anch’esso ricapitalizzato dai contribuenti). Oltre a questa misura, Obama ha rilanciato su nuove mega infrastrutture pubbliche o a sostegno pubblico, che ci si attende nell’ordine dei 50 bn$ e vedremo se Warren Buffet ancora una volta ci ha preso, investendo in ferrovie, e se della partita sarà anche la banda larga. Infine, non  meglio quantificati e  precisati tagli fiscali sempre concentrati sulle PMI, al fine di favorire la creazione di occupazione aggiuntiva.

Vedremo meglio nei prossimi giorni in che cosa consisterà davvero la prima misura, il dirottamento alle imprese dei denari pubblici sin qui riservati alle banche. Con un’analogia un po’ rozza, è come se da noi i miliardi pubblici non utilizzati dalle banche, che hanno sottoscritto solo poco più di un sesto dei 12 miliardi di Tremonti bonds loro offerti oltre un anno fa dal governo,  venissero canalizzati verso la piccola impresa italiana. Solo che da noi, per le norme di contabilità europee, ciò comporterebbe – a differenza dell’utilizzo bancario – un immediato aumento del deficit e del debito pubblico italiano. E per questo Tremonti è sempre stato contrario. Potrebbe solo invitare sempre le banche a prenderli, per utilizzarli come capitale garantito per garantire impieghi alle imprese: ma siamo ormai pieni di studi che comprovano che il più del verticale rallentamento della crescita degli impieghi bancari in Italia, ormai, dipenda da tagli drastici delle aziende ai propri investimenti, con questi perduranti cali di ordinativo e fatturati. In più, Tremonti non potrebbe certo chiedere alle banche remunerazioni inferiori di quelle fissate un anno fa, sulla base di indicazioni venute allora da Bruxelles, visto che rispetto ad allora bene o male la previsione di una ripresa dei tassi verso l’alto è in un orizzonte davanti a noi comunque prevedibile.

Di conseguenza, non appartenendo all’area euro e non partendo da un debito pubblico superiore al 100% del GDP come nel nostro caso, Obama può ulteriormente alzare il deficit e il debito pubblico del suo Paese. Quest’ultimo era al 41% del Pil americano, e nelle stime di qui al 2017 ormai supera abbondantemente – nessuno sa dire di quanto, vista l’aleatorietà in termini di cassa della riforma sanitaria, se approvata dal Senato – il 90%. L’America diventa da oggi ben più statalista non solo di quanto fosse già diventata, con Obama. Ma più statalista di noi. Il che è tutto dire. Sergio Marchionne era in prima fila, riferiscono, ad ascoltare Obama e i suoi nuovi sostegni di Stato. Chrysler-Fiat deve già 15 miliardi di dollari al contribuente USA. Ma si capisce bene perché Torino ha annunciato che la propulsione elettrica del gruppo si sposta negli USA: dovunque ci sia aria di aiuti pubblici, chi ne ha lunga abitudine non manca certo all’appello.

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4 Responses

  1. marco

    domanda da profano. Che senso ha dirottare soldi per sostenere le imprese e quindi la produzione, se siamo in palese sovraproduzione. Non sarebbe più sensato sostenere i consumi?

  2. marco

    @Rino P.
    Non credo. Sovraproduzione significa merce invenduta. Aumentare la produzione o solo mantenerla a questi livelli significa aumentare l’invenduto dato che i consumi sono a picco (visti i dati del Black Friday?). Non sarebbe più sensato in qualche modo sostenere i consumi piuttosto che il livello di produzione che è eccessvio?

  3. Antonio M

    Il vero problema e´la mancanza di risparmio, unico reale motore di una crescita economica sostenibile, gli stimoli governativi sono solo consumo di capitale ( consumo di risparmio reale) dal momento che i capitali necessari a questi “stimoli” non provengono da un accumulazione di risparmio reale (solo il cittadino privato puo´creare risparmio rinunciando al consumo) bensi´ da ulteriore debito (piu´tasse?) o piuttosto da creazione di moneta virtuale , d´altronde e´cosi difficile capire che il Governo non puo´produrre nulla da se´?
    Obama come Tremonti come qualsiasi governante non fa altro che ricorrere alla fallacia Keynesiana del deficit spending ecc ecc…ma quando se ne accorgeranno anche gli economisti ?

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