15
Feb
2011

Obama dimezzato – di Emanuela Mirabelli

Emanuela Mirabelli recensisce il libro “Obama dimezzato”, di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi (Boroli Editore, 2011):

Il 2 novembre 2010 l’America si è recata alle urne per le elezioni di midterm. Le previsioni sono risultate corrette: il colore della Camera è passato dal blu al rosso, gli americani hanno preferito l’elefante all’asinello. Alla luce di questo cambio di rotta, Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi presentano la pagella di Obama a metà mandato nel libro Obama dimezzato (Boroli Editore). Corrispondenti da New York per alcune importanti testate italiane, Cometto e Maggi stilano una pagella che per il Presidente Obama non può essere motivo di vanto. Dopo avergli dato i voti, i due giornalisti fanno poi seguire una valutazione dei possibili scenari per le elezioni presidenziali del 2012. La posizione di Obama è diventata precaria, così come l’economia americana, ancora profondamente segnata dalla crisi dei mutui subprime e non ancora in ripresa. Il cambiamento promesso dal presidente del “Yes, we can!” non è arrivato e – scrivono gli autori – già si parla di OTB, One-Time Barack, cioè di un solo suo mandato alla presidenza della Casa Bianca.

Le promesse elettorali sono state disattese: Obama si è presentato come la soluzione al “problema Bush” ma, sotto diversi aspetti, la sua linea politica è in stretta continuità con il suo predecessore. Il motto di Obama si è tramutato in un “Yes, we can, but…” e l’ex-icona del cambiamento viene canzonata nei talk show americani come il presidente dei flip-flop.

L’analisi di Cometto e Maggi si divide tra la scena mondiale e quella interna. In quest’ultimo campo, nel libro si sottolinea come le azioni di Barack siano da più parti percepite come intrusioni del governo centrale nella vita degli americani. Il Nuovo New Deal di Obama ha elevato la spesa pubblica come il motore di riserva dell’economia, mentre duecento professori firmavano un appello contro il ripetersi degli errori della dottrina keynesiana. Il maxistimolo da circa 800 miliardi di dollari non ha effettivamente ridotto la disoccupazione che, al contrario, è passata dal 7,2% del dicembre 2008 al 9,8% del novembre 2010.

Nel 2008 Obama era stato il candidato preferito da Wall Street: ma, dimostrano i due autori, l’intero mondo del business ha manifestato un netto cambio d’umore nel corso di questi due anni. Sull’onda del maremoto finanziario, il Presidente si è infatti lanciato in una retorica anti-business, criminalizzando genericamente gli operatori, senza focalizzarsi sui problemi evidenti, ma anche imbarazzanti, dei colossi dei mutui come Fannie Mae o Freddy Mac. Se da un lato, si afferma, non è stato affrontato correttamente il problema delle imprese ‘too big to fail’, dall’altro la riforma finanziaria del luglio 2010 ha notevolmente espanso il numero e il ruolo delle autorità governative che dovrebbero limitare e prevenire le crisi. Ma lo spirito americano è contro il Big Government e difende il diritto dell’individuo a gestire come meglio crede la sua vita. Intromettendosi virtualmente in ogni comparto della vita economica, dalla sanità all’ambiente, il governo inietta incertezza sul mercato e rende più difficile raccogliere capitali e creare nuovi business.

La profonda passione per i tradizionali valori statunitensi ha portato alla nascita del Tea Party. Seguendo lo slogan “Così sono premiati i comportamenti irresponsabili” si è formata una resistenza generalizzata, non dichiaratamente repubblicana né tantomeno, precisano gli autori, razzista o intollerante. Il Tea Party ha a cuore la libertà individuale ed è riuscito a riportare al centro della discussione nazionale una tacita guerra di culture e ideologie. Il movimento ha saputo far leva sulla rabbia covata dalla maggioranza dei cittadini americani che hanno visto i colpevoli di corruzione e irresponsabilità schivare ogni conseguenza delle proprie azioni. Le manifestazioni del Tea Party acclamano i principi della Costituzione: si assiste così a un interessante connubio tra patriottismo e spirito economico libertario.

Con la politica dello stimolo e la riforma sanitaria Obama ha portato all’attenzione dell’opinione pubblica la prospettiva della bancarotta del bilancio federale e incrementato le fila del Tea Party. Ma, evidenziano i due autori, è ancora troppo presto per dire che Obama sia ormai spacciato. La storia americana lo dimostra, con l’esempio di Clinton che, stracciato alle elezioni di medio termine nel 1994, divenne il paladino del centro e, soprattutto, dello status quo e poi riottenne la presidenza. Il suggerimento di Cometto e Maggi è di abbandonare quei punti del programma divenuti ormai irrealizzabili e concentrarsi sul problema economico. La chiave di volta, forse, potrebbe essere la ferma volontà di cambiare pagina e recuperare il contatto con il popolo americano. E dalla retorica passare ai fatti concreti.

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1 Response

  1. Mi scuso ma vado fuori tema perche’ sento l’impellenza di farlo.
    L’intuizione di Montesquieu circa la necessita’ “che il potere arresti il potere” viene oggi troppo spesso interpretata in modo estremo e quindi, come ogni estremismo porta a fare, distorto.
    In particolare il verbo “arrestare” viene inteso nell’accezione di “imprigionare” anziche’ in quella di “frenare”. La suddivisione del potere in tre poteri affidati a tre diversi organi dello Stato dovrebbe avere la funzione di equilibrare la gestione dello stesso sicche’ nessuno abbia il potere assoluto ma, quando uno di questi organi prende il sopravvento sugli altri questo equilibrio viene a mancare.
    Se poi i cosi’ detti quarto e quinto potere esaltano le prerogative del terzo potere e denigrano quelle di un altro si giunge al totale disequilibrio ove un potere tende ad usurpare quello degli altri dato che “ chiunque abbia potere e’ portato ad abusarne”.
    E’ quello che a mio avviso e’ avvenuto in Italia da quando un’assemblea parlamentare sotto scacco, dimentica del proprio ruolo istituzionale, impaurita e priva di anima e dignita’ cancello’ l’immunita’ parlamentare.
    Un dato su tutti: negli ultimi venti anni quasi tutte le legislature e quasi tutti i governi sono caduti sotto gli attacchi del terzo potere talvolta coadiuvato ed oserei dire sospinto dal quarto e dal quinto. E’ un imperativo impellente riportare in equilibrio la separazione dei poteri.

    ‘Guai a voi dottori della legge che caricate gli uomini di pesi difficili da portare e voi non toccate quei pesi neanche con un dito’
    (citazione dal Nuovo Testamento riportata in “ Se Gesu’ fosse Tremonti…” che vi invito a leggere e commentare nel blog
    http://www.segesufossetremonti.blogspot.com
    assieme al video messaggio “Lo Stato cane ed uccello guata famelico i vostri beni”.

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