Nuovi dati sul falso moltiplicatore, viva Bob Barro
In questo articolo sul Wall Street Journal, Bob Barro – maestro con Sargent e Lucas della Nuova Macroeconomia Classica e teorico delle cosiddette aspettative razionali – porta nuova linfa alla comune nostra tesi: il moltiplicatore keynesiano della spesa pubblica a fini di sostegno alla crescita è un mito indimostrato. I tagli alle tasse funzionano molto meglio.
Persino negli anni Quaranta, quando la sola spesa militare aggiuntiva alla spesa pubblica ordinaria raggiunge il 26% del GDP Usa, il moltiplicatore non supera mai lo 0,6, e restando lontano dall’unità significa che al di fuori del settore che fa crescere di più altri dell’economia ne restano spiazzati e si contraggono. Il moltiplicatore cresce di uno 0,1 ogni due punti di disoccupazione in più rispetto al livello del 5,6%, e supera l’unità solo quando la disoccupazione giunge al 12%. Negli anni del secondo dopoguerra, è la spesa pubblica che cresce a seguito della crescita dell’economia, non viceversa come pensano gli statalisti keynesiani.
Per i tagli alle tasse, Barro si concentra nell’analisi degli effetti dei maggiori tagli alle aliquote marginali federali sul reddito, sotto Kennedy, Reagan e Bush figlio. L’effetto è che per ogni punto di aliquota marginale in meno, il GDP cresce di uno 0,6% aggiuntivo in media negli anni successivi.
Ovviamente, i keynesiani negano fondamento ai metodi di elaborazione e valutazione dei dati. Noi ci riconosciamo invece in questa metodologia: che è di analisi e valutazione comparata, e dalla quale discendono le conseguenze in cui crediamo, sull’obiettivo fondamentale di limitare lo Stato e lasciar fare a chi sa meglio di lui.
scusa dott. ma non ricordo quale post citavi sito mises, solo per ricordare che anche in italy c’è un buon sito di scuola austriaca, ovvero Usemlab. tanti saluti.