9
Set
2009

Nuove regole del gioco: la proposta di Goldman

Il Chief Executive Officer di Goldman Sachs, Lloyd Blankfein, parlando alla Handelsblatt Banking Conference di Francoforte, si mostra un filino pentito:

Il settore [finanziario] ha permesso che la crescita e la complessità dei nuovi strumenti superasse la loro utilità economica e sociale, come anche la capacità operativa di gestirli. Come risultato, il rischio operativo è aumentato drammaticamente e questo ha avuto un effetto diretto sulla stabilità complessiva del sistema finanziario.

Blankfein si è detto favorevole alla creazione di casse di compensazione per i derivati attualmente trattati over the counter, e che hanno raggiunto un sufficiente grado di standardizzazione.

Tuttavia, per non buttare il bambino dell’innovazione con l’acqua sporca, Blankfein chiede la possibilità di continuare a rispondere ad esigenze di personalizzazione dei prodotti sulle specifiche dei clienti, alzando i requisiti di capitale per i derivati quotati fuori da mercati regolamentati. Per i compensi dei manager, dal boss di Goldman parole di buonsenso: aumento del peso delle azioni nel pacchetto di retribuzione variabile (almeno per i senior manager), bonus legati a risultati di lungo periodo, pagati in modo differito su un arco temporale di almeno tre anni, in modo da consentire azioni di “revocatoria”. Servirà poi incentivare il lavoro di squadra, evitando quindi di legare i bonus al conto profitti e perdite dei singoli trading desk della banca. Ai senior executive officer dovrebbe poi essere richiesto di non liquidare il grosso dei propri pacchetti azionari dell’azienda fin quando ne restano dipendenti.

Blankfein lancia poi un grosso sasso in piccionaia quando difende, per istituzioni sistemicamente rilevanti, il sistema di mark-to-market, che egli vede come il canarino nella miniera, e spergiura che Goldman usa giornalmente il mark-to-market “perché altrimenti non sapremmo valutare né gestire il rischio sui nostri libri”. Suggerito quindi di riportare a bilancio tutti i veicoli ora esterni ad esso. Pensiamo che a Citigroup qualcuno non abbia gradito.

Si tratta nel complesso di una correzione al sistema degli incentivi che potrebbe dare esiti soddisfacenti, e sul cui recepimento il legislatore dovrebbe riflettere. Se è vero che occorre evitare che il settore sia interamente autoregolamentato, è altresì vero che normative calate dall’alto per rispondere ad esigenze di populismo più che di effettiva modifica strutturale degli incentivi verrebbero agevolmente aggirate dal sistema. Probabilmente i CEO più avveduti (e non abbiamo motivo per dubitare che Blankfein sia tra essi) sono ormai consapevoli che la conservazione dello status quo rischia di mettere in pericolo la redditività di lungo periodo dell’intero settore. Il fatto che uno dei dominus di Wall Street si muova per ridefinire le regole del gioco potrebbe contribuire in modo decisivo a fissare nuovi standard operativi.

Poi, a pensar male si fa notoriamente peccato, ma alcune di queste proposte sembrano derivare direttamente dalla posizione di forza che Goldman ha acquisito negli ultimi mesi sui propri competitor, e potremmo quindi ipotizzare che Blankfein voglia capitalizzare questo vantaggio competitivo. Ma in un modo o nell’altro il settore finanziario andrà riformato, quindi meglio iniziare a confrontarsi con i vincitori.

7 Responses

  1. Piero

    tutti sanno che ANCHE Obama è in mano alla lobby delle banche d’affari.. gli dovranno concedere qualche vittoria di Pirro da vendere all’opinione pubblica (magari attraverso i Media detenuti dalla stessa).. niente di più concederà.. la Redditività di Lungo Periodo di una Banca purtroppo supera il Medio/Breve periodo in cui il SuperManager incassa quindi a Lui del Medio/Lungo non molto gli interessa… la Revocatoria Triennale è molto meglio che niente ma molto poco in assoluto.. e se ha chiesto il mark to market significa che con la SUA stessa speculazione può fissare il Prezzo di Mercato e quindi il Valore Contabile dei suoi assets …
    a livello più STRATEGICO : la Finanza mondiale è ormai più forte della Politica mondiale/locale (al di là del bene e delle sue tante malefatte)…
    la Finanza persegue il SUO profitto in modo non solo non Democratico ma neppure Meritocratico od Efficiente x il Sistema… Il regno della Quantità avanzerà sempre + velocemente… Lo so che a specialisti come voi vi sembra solo filosofia.. ma sento forte che è così..

  2. federico bernardi

    Io porrei una domanda a Seminerio (di cui ho il piacere di leggere articoli e interventi di grande livello su noisefromamerika.org) riguardo a questa affermazione:”Per i compensi dei manager, dal boss di Goldman parole di buonsenso: aumento del peso delle azioni nel pacchetto di retribuzione variabile (almeno per i senior manager), bonus legati a risultati di lungo periodo, pagati in modo differito su un arco temporale di almeno tre anni, in modo da consentire azioni di “revocatoria”.” Siamo sicuri che in questo modo si avrà un orientamento effettivamente al lungo periodo? Io, invece, avrei una proposta sul compenso variabile, in particolare sulle stock option che credo sia efficace per il raggiungimento dei nuovi obiettivi proposti dal Financial Stability Forum (2 aprile 2009). Non mi voglio dilungare sui dettagli, dico solo che tra le opzioni finanziarie non esistono solo le Call, ci sono anche le Put… Se vuole sentire la mia idea, mi faccia sapere..mi piacerebbe confrontarmi con lei.

  3. federico bernardi

    Certamente. Cerco di non essere pedante.
    Semplicemente, una parte della remunerazione variabile è rappresentata da Stock Option su Azioni della società di tipo Call Americano; in questo modo il manager (senior tipicamente) qualora (dopo un numero di anni prefissato in sede contrattuale) riuscisse a creare valore in termini di EVA (con conseguente aumento del prezzo delle azioni) avrebbe un vantaggio in termini di guadagno netto dall’esercizio delle proprio opzioni. Una volta che sono state esercitate le Call il manager sarebbe meno incentivato a mantenere stabile il prezzo delle azioni per i successivi anni, di conseguenza la società sarebbe esposta ad un potenziale, ripeto potenziale, rischio di caduta dei prezzi o quantomeno di non stabilità nel lungo periodo. La mia idea sarebbe la seguente: per legare effettivamente l’operato del manager al lungo periodo, egli potrebbe essere “obbligato”, una volta esercitate le Call, a vendere delle Put di tipo Americano o Europeo (a seconda del contratto che si vuole stipulare…ma in ogni caso non ha grande importanza) alla società in cui lavora. Lo strike price delle Put vendute si dovrebbe attestare sullo stesso livello di prezzo delle azioni il giorno in cui il manager stesso ha esercitato precedentemente le Call. In questo modo ci sarebbe un ulteriore incentivo, infatti il manager sarebbe responsabile direttamente di un eventuale caduta dei prezzi successiva all’ottenimento dei bonus (se diminuisce il prezzo delle azioni oltre lo strike price, il manager avrebbe una relativa perdita in quanto venditore di put).
    Morale della favola: il manager sapendo dell’eventualità, a lui negativa, derivante dalla vendita di Put adotterebbe delle politiche di gestione e di strategia aziendali orientate al lungo periodo e soprattutto non rischose per la stabilità della società.
    Ovviamente ho sintetizzato all’osso, lo schema di attuazione prevede dei pro e dei contro da verificare, sia dal punto di vista tributario e giuridico che dal punto di vista della fattibilità di attuazione e implementazione in un piano di incentivazione aziendale. Inoltre, l’effetto di cui sopra è teorico, sarebbe opportuno fare degli studi più appronditi circa l’andamento dei prezzi delle azioni delle società e le date in cui sono state esercitate le Call assegnate.
    Per eventuali chiarimenti sono a completa disposizione.

  4. Un sistema premiante di bonus-malus sicuramente molto ingegnoso! Mi permetta però di semplificare radicalmente: in primo luogo, non sta scritto da nessuna parte che il bonus debba essere rappresentato da stock options. Ci sono numerose realtà in cui si erogano azioni con divieto di negoziabilità per un certo numero di anni (parlo per conoscenza diretta). Inoltre, se ad ogni anno il manager riceve azioni, il sistema diventa rolling, e quindi viene meno il discorso sul manager disincentivato a performare un minuto dopo aver esercitato l’opzione di conversione. Ad esempio: nel 2009 io potrò vendere le azioni che mi sono state assegnate nel 2006. Nel 2010 posso vendere le stock grant del 2007, e così via. L’embargo deve valere anche per personale che si è dimesso o è andato in pensione, ovviamente. Se tre anni sono pochi (per certi prodotti strutturati lo sono), facciamo cinque.

    Mi pare inoltre che lei sia troppo drastico: le assicuro che un manager, anche nel momento in cui ha esercitato eventuali stock option e realizzato la plusvalenza, non tenta di bruciare la banca o l’impresa perché tanto il premio è già stato incassato!

    Ma ripeto, salverei il concetto di short put perché è molto efficace, come filosofia di bonus-malus. Grazie per le sue riflessioni.

  5. federico bernardi

    Concordo con lei, tuttavia credo che il sistema short put non sia particolarmente complesso, inoltre l’esercizio delle put può essere effettuato solo se la società lo ritiene opportuno; non è detto, infatti, che ogni calo del prezzo sia dovuto alle politiche strategiche della società, ma, ad esempio, alla congettura economica del settore di appartenenza.
    In ogni caso, l’idea necessita, ripeto, di verifiche di fattibilità, di implementazione, tributarie, giuridiche ed empiriche.
    Grazie a lei per avermi esposto il suo pensiero e per la sua disponibilità.

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