Nucleare: un referendum che non s’ha da fare
Il prossimo 12 giugno gli italiani sono chiamati a votare un referendum contro l’introduzione del nucleare nel nostro mix energetico. Qui il testo (incomprensibile) del quesito. In questo post intendo spiegare perché, per ragioni specifiche e per ragioni generali, quel referendum sarebbe meglio non si svolgesse. Ma prima un po’ di cronaca.
Il consiglio dei ministri di ieri ha approvato una moratoria di un anno sul nucleare. La moratoria è una risposta tardiva e parziale all’incidente di Fukushima, che fa seguito a una serie di reazioni disordinate e, a tratti, imbarazzanti. Di fatto, la moratoria di per sé non avrà enormi impatti sulla tempistica del ritorno al nucleare: rispetto alla tabella di marcia iniziale, i ritardi sono tali e tanti che un anno in più o in meno non fa grande differenza. La differenza, naturalmente, sta nel fatto che la moratoria potrebbe tradursi in uno stop definitivo, il che sarebbe grave perché si tratterebbe, ancora una volta, di una decisione presa sulla scia dell’irrazionalità. Al tempo stesso, l’idea di sospendere il percorso è ragionevole e potenzialmente positiva, se prelude a un approfondimento dei fatti giapponesi, e soprattutto se è accompagnata da una decisa accelerazione – accelerazione di serietà, anzitutto – nel rafforzamento delle istituzioni preposte a regolamentare l’atomo, prima tra tutte l’agenzia di sicurezza (istituita dalla legge 99/2009, insediata col decreto 105/2010, ma ancora priva di una sede fisica e persino di un sito internet, oltre che del personale). Un’agenzia ben funzionante è essenziale sia che si voglia procedere, sia che si decida di non farlo, perché comunque resta da risolvere l’annoso problema delle scorie. In ogni caso, l’aspetto importante da cogliere è che la moratoria segna una importante battuta d’arresto, che fa saltare in aria qualunque timeline e riapre molti giochi. Pur con qualche dubbio sulle reali intenzioni, credo che il governo abbia fatto bene a battere questa strada, che invece è stata giudicata – per esempio da alcuni politici e intellettuali – un “attacco al referendum”. Non lo è, se non altro perché non c’è alcun legame diretto tra le due cose.
La mia tesi è, invece, che dovrebbe esserlo. Maggioranza e opposizione dovrebbero mettersi d’accordo per sospendere, o rinviare, il referendum sul nucleare. Quel referendum è inutile e dannoso, in teoria e nella pratica.
E’ inutile e dannoso, anzitutto, per ragioni specifiche. Tenere un referendum all’indomani dell’incidente di Fukushima è come agitare il drappo rosso di fronte al toro dell’indignazione popolare, senza alcuna possibilità che le sue conseguenze vengano valutate razionalmente. E ciò a dispetto del fatto che, come ha notato fin da subito Oscar Giannino (qui e qui) e come altri hanno evidenziato ora che i fatti iniziano a essere chiari, se messo nel contesto del terremoto che ha devastato il Giappone, quello atomico non è certo il più grave dei problemi (per inciso: trovo moralmente insostenibile usare il termine apocalisse”, come hanno fatto Gunther Oettinger e Angela Merkel, in relazione a Fukushima, fottendosene bellamente delle 12.000? 15.000? 18.000? vittime del disastro naturale). Ci siamo già scottati con un referendum del genere, e non è il caso di ripetere l’esperienza. Anche perché, allora come ora, come ha scritto Alberto Clò,
un’ulteriore, forse ancora più grave, conseguenza fu la definitiva delegittimazione nel nostro paese di ogni approccio, sapere, competenza in campo energetico, sia nel dibattito sul ‘che fare’ che negli organismi deputati a fare… Una delegittimazione che avrebbe interessato tutte le ottiche disciplinari da cui l’energia, ma lo stesso poteva dirsi per l’ambiente, poteva analizzarsi. Non colpiva, al riguardo, tanto il fatto che le ragioni del calcolo politico avessero la meglio su quelle della scienza o dell’economia, ma piuttosto che le si volesse suffragare attraverso una totale deformazione della scienza o del calcolo economico. Quel che sarebbe accaduto, ad esempio, quando le conclusioni della Commissione presieduta da Luigi Spaventa… vennero disordinatamente attaccate da coloro che, come ebbe a dire lo stesso Spaventa, ‘si arrampicano sugli specchi per cercare in quale ipotesi due possa essere maggiore di tre’… Morale: la delegittimazione del sapere avrebbe dato piena legittimità a un potere di veto di tutti su tutto, che consentiva a ciascuno di impedire agli altri di fare, senza che nulla venisse fatto.
Ecco: il mio timore, e la mia impressione, è che la storia si stia ripetendo esattamente come allora. Ne segue che qualunque cosa possa essere fatta per invertire non già la scelta sul nucleare, ma la delegittimazione ulteriore del sapere, va fatta. Anche perché, rispetto al 1987, ci sono almeno tre macroscopiche differenze: (1) l’incidente di Fukushima non è paragonabile, né per la sua gravità né per le lezioni che possiamo trarne, a quello di Chernobyl; (2) allora l’Italia aveva diverse centrali in esercizio, oggi no; (3) a oggi non esiste alcun progetto depositato per nuove centrali, ma solo un faticoso, farraginoso, e in parte fallimentare (già prima di Fukushima) tentativo di costruire un quadro giuridico di riferimento. Insomma: sebbene le condizioni al contorno siano le stesse, a differenza di allora l’assassino referendario rischia di accanirsi su un cadavere. Tanto vale risparmiarsi la scena: perché ne conosciamo già l’esito (e non mi appassiona neanche un po’ la discussione sul quorum), e perché gli stessi promotori del nucleare si sono dimostrati gli uni disposti ad aspettare per capire (e attendere eventuali e probabilmente auspicabili interventi comunitari), gli altri incapaci di offendere. Questo referendum è inutile rispetto al nucleare, dannoso rispetto alla qualità del dibattito sull’energia in generale.
Ma, come dicevo, non sarei onesto se mi fermassi qui. Sono convinto che i fatti degli ultimi giorni rendano particolarmente nocivo il referendum nucleare, ma già prima ero convinto che fosse sbagliato celebrare questa specie di messa nera. La ragione è semplice: è inutile, dannoso e stupido chiedere alla gente di votare “sì” o “no” su una tecnologia. Il problema è solo in minima parte che ben pochi di quelli che voteranno avranno le nozioni per capire di cosa stanno parlando. Il problema è più ampio. Una tecnologia non è né buona né cattiva. E, soprattutto, una tecnologia non è una scelta politica: è un’opzione economica e (scusate la ripetizione) tecnologica, i cui costi e benefici possono e devono essere attentamente valutati e che, in un mercato concorrenziale, spetta agli attori del mercato valutare, e agli attori pubblici regolamentare. Non ha il minimo senso rispondere sì o no. Io stesso, pur avendo le idee piuttosto chiare sul problema, farei fatica a rispondere alla domanda se sono favorevole o contrario al nucleare, e quando mi viene rivolta cerco sempre di sottrarmi, perché ritengo che il mio punto di vista come individuo sia del tutto irrilevante.
E poi c’è un aspetto ancora più generale. Se accettiamo il principio per cui la gente può votare sì o no contro il nucleare, perché mai non dovremmo accettare il principio per cui la gente può votare sì o no contro il carbone? E contro il gas? E contro il petrolio? E contro l’idroelettrico? E contro l’eolico? E contro il fotovoltaico? E via via, lasciando ogni volta a una minoranza di ideologi, demagoghi e interessi organizzati il diritto di aizzare una maggioranza di disinformati contro il nemico di turno. La democrazia non può essere il diritto di tutti a decidere su tutto; deve esserci un limite al diritto di Pietro di disporre liberamente di Paolo.
Per tutte queste ragioni, penso che il referendum sul nucleare sia sbagliato in pratica e sbagliato in teoria, sbagliato oggi e sbagliato ieri. In fondo, bisogna riconoscere a Ugo Mattei – tra i promotori del referendum sull’acqua – di aver scritto qualcosa di molto onesto, quando ha sostenuto che “la battaglia per l’acqua bene comune e quelle contro il nucleare e la guerra sono parte di un solo grande movimento”. Il movimento secondo cui la volontà collettiva deve e può imporsi sui diritti individuali, la dignità del sapere, e la speranza di sconfiggere il buio della superstizione con la luce della ragione.
Quindi in sostanza il popolo, tanto osannato quando si tratta di legittimare chi viene eletto a rappresentarlo e governarlo, quando si tratta di decidere su un argomento specifico non è all’altezza del compito ed ha bisogno che qualcun altro, più saggio, scelga per lui.
Quindi siamo democratici per scelte “generaliste” ed “oligarchici” per scelte specifiche.
Il corollario di tale impostazione è che poi qualcun altro mi verrà a dire che comunque il popolo, stupido, emotivo e manipolabile, non è in grado in ogni circostanza di fare scelte sensate. Di qui la necessità che ci sia qualcun altro, saggio, buono, lungimirante, che sceglie per tutti. Attenzione ad imboccare ragionamenti antidemocratici.
Sostenitrice del nucleare fino a pochi giorni fa, ora dubbiosa! a questo punto non ho, purtroppo, né le capacità né le conoscenze per esprimere un giudizio ( e poi sapendo come vanno le vicende italiane …..). Ma quello che voglio chiedere, molto terra a terra, in caso di referendum saranno chiamati alle urne anche gli italiani residenti all’estero? Si continuerà nell’errore di portare alle urne gente che non sa neppure di preciso dove sta l’Italia? Piccolo racconto. Abito temporaneamente a Miami e l’anno scorso in fila davanti all’Apple Store per acquistare il nuovo Ipad, mi ritrovo in fila per diverse ore con un brasiliano, residente in Brasile, con il quale si chiacchiera (alla meglio in inglese e portoghese)del piu’ e del meno. Dopo un po racconta e mostra il suo passaporto italiano, avuto in quanto il suo bisnonno era italiano. Ovviamente non parla una sola parola di italiano e non é mai stato in Italia, pero’ alla richiesta se avesse partecipato alle varie chiamate alle urne, ha risposto “certamente”. Bene, forse il tutto non c’entra niente con l’argomento sul nucleare, ma forse anche questo dovrebbe essere fonte di riflessione!
D’accordo sul fastidio per le minoranze organizzate e chiassone che dispongono della vita di tutti. D’accordo anche sul principio sacrosanto della libertà di scelta imprenditoriale tra possibili alternative tecnologiche – tutte disponibili al solo fine di avere futuri clienti soddisfatti e sorridenti. Molto meno d’accordo sul pasticcio logico che porta l’altrimenti buon Stagnaro ad farsi paladino degli isotopi pesanti all’amatriciana.
Qui non si sta parlando di proibire l’utilizzo degli occhiali da vista – in quanto tecnologia luciferina e contro natura (vedi il dibattito dell’epoca). Ovviamente nessuno ha il diritto di impedirmi di vederci meglio. Qui stiamo parlando di una tecnologia capace di mettere in PERICOLO vita e proprietà privata di un certo numero di individui – che magari proprio non se la sentono di rischiare la pelle per il “bene comune” energetico.
Sarà magari una paura puramente irrazionale a plasmare i convincimenti dei votanti (paura irrazionale che magari, col senno di poi, si rivelerà prudenza ed avvedutezza). Saranno magari i soliti verdi confusi e millenaristi. Non lo nego. Ma anche non me ne frega niente. Fino a che punto può spingersi un altro soggetto nel farmi subire un rischio, contro la mia volontà? Siamo all’ABC della filosofia libertaria – voglio dire. Uno dell’IBL dovrebbe saperla coma la tabellina del due. Prendiamo l’esempio classico – un vicino scemo che si mette ad accumulare sacchi di tritolo nel SUO giardino, proprio davanti a casa mia. Ho il diritto di obiettare o no? Magari il mio vicino è un ingegnere serio e prudente – e le mie paure sono “irrazionali”. Dopo tutto il vicino non è mica libero di disporre in modo pieno ed esclusivo dei suoi sacchi di tritolo, sul suo terreno? Ripeto, siamo all’ABC.
Mischiare la faccenda del nucleare con l’acqua – oltre che pericoloso, come hanno notato a Tokyo – è anche un tantino disonesto intellettualmente. La faccenda della privatizzazione dell’acqua non centra niente. Quello sì – è un referdum del piffero. Semmai in quel caso il problema è opposto. Ossia, non c’è nessuna privatizzazione delle risorse idriche, quindi stiamo solo discutendo di un monopolio esternalizzato (che però rimane un monopolio).
Andrea
… ma allora aboliamo il referendum o aboliamo il popolo? Escludiamo dai temi “referendabili” le materie scientifiche e tecnologiche (come già le tasse e i trattati internazionali)? Se il popolo è ignorante e bue, gli attori del mercato (che del popolo fanno parte) sono invece illuminati? E gli attori pubblici (che del popolo sono direttamente o indirettamente rappresentativi) sono invece ignoranti e buoi?
Più banalmente il referendum ha in sé limiti procedurali precisi (nel senso di regole del gioco sufficientemente certe e note: il mezzo milione di firme per promuoverlo ed il [per taluni famigerato, per talaltri salvifico] quorum) che ne consentono l’esperibilità. Ed in questo, prof. Stagnaro, Lei fa torto alla Sua intelligenza, quando finge di ignorare il perché il quesito sia così formulato (ed oggettivamente, per i più, incomprensibile).
In un sistema di regole referendarie come quello attuale – bello o brutto che ci sembri – la competizione è tra un SI’ e un NO ed un atteggiamento decettivo che da oltre 10 anni a questa parte ha fatto mancare sistematicamente il quorum.
Da quanto capisco, ma posso sbagliarmi, Lei, prof. Stagnaro, è fautore di questa, legittima, opzione. Il resto sono meri sotterfugi dialettici.
Continui quindi la Sua campagna pro-nucleare, perché comunque contribuisce a costruire un popolo più consapevole e meno bue e quindi un mercato più critico e accorto e meno filibustiere.
Una stupidaggine, anche se detta da milioni di persone, resta una stupidaggine, ma l’ignoranza si combatte con l’istruzione e la cultura (scientifica, economica, letteraria) e non con vincoli sempre più pervasivi alla nostra – scombiccherata – democrazia.
Caro Dott. Stagnaro, le porgo solo una domanda, e vorrei che mi rispondesse con onestà intellettuale: Lei direbbe SI o NO ad una centrale nucleare installata a 10 km da casa sua?
Altra Domanda: lei direbbe Si o NO ad una centrale fotovoltaica installata sempre alla stessa distanza?
Come avrà capito la mia posizione è che prima di qualunque decisione fatta su parametri di economicità e di pay back ecc. delle varie teconologie, credo debba venire valutato il rischio dei danni possibili alla vita: SICUREZZA (tutto in maiuscolo!), a prescindere.
Caro Stagnaro
io ho capito la sua avversione al referendum con la paura che, dovesse tenersi e dovessero vincere i no nukes, in Italia calerebbe (anzi verrebbe prorogato) il sipario sulla ricerca scientifica nucleare applicata a uso civile.
In altri termini, sarebbe un referendum contro le centrali (e vabbè) ma soprattutto sarebbe a favore ‘dell’ignoranza nucleare’. Vale a dire, non solo le centrali non si devono fare, ma non se ne deve più parlare, non si deve più studiare e approfondire se e come si può renderle più sicure e magari dirci che non ci siamo ancora e ci vogliono ancora quarant’anni. No e basta! Io penso proprio che sia proprio questo l’obiettivo della campagna no nukes.
In Italia questo ragionamento s’è già sentito. Un tizio una volta disse a un altro tizio – Forse hai ragione tu, ma guarda qua dentro, eppur si muove -. L’altro non appoggiò mai l’occhio alla lente. E lo condannò.
In Italia i no nukes hanno sempre vinto facile …
caro Carlo.. questo è il PEGGIOR articolo che tu abbia mai scritto (tra quelli che ho letto)…
1) il popolino ha paura… certo.. ma il referendum fu progettato prima…
2) sei proprio sicuro che il popolino sia + ingenuo degli industriali e di UNA PARTE degli economisti/scienziati che dicono che và tutto bene ? non è che al popolino interessa di più la pellaccia mentre a voi interessano di più i soldi ?
3) immagino che battaglierai con la tua regione x farti costruire una bella centrale vicino a casa tua.. intanto al confine abbiamo già quelle francesi.. credimi non è grave… fattene aggiungere una vicino a casa.. non mi vorrai mica dire che predichi il motto armiamoci e partite 🙂
4) cosa dici dello spreco di Maroni/silvio che x tentar di far mancare il quorum han bocciato l’election day ed adossato al nostro debito pubblico un “estra” costo …
5) divagazione: tra i referendum c’è pure il Legittimo Impedimento.. è questo Silvio lo teme molto + del tuo caro nucleare.. non perchè tecnicamente ne abbia bisogno (si farà fare mille altre leggine e cavilli come + sempre stato) ma xrchè rischiava di essere un voto di sfiducia politica nei suoi confronti..
6) IL VERO REFERENDUM CHE DOVEVANO PROPORRE QUELLI CHE SONO A FAVORE DEL NUCLEARE ERA X L’APPUNTO UN REFERENDUM X RE-INTRODURLO VISTO CHE IN PASSATO CE NE ERA STATO UNO CHE LO AVEVA ABOLITO.. MA NON LO FATE XRCHE’ SAPETE DI PERDERLO … VOLETE AGGIRARE QUESTA GIA’ MOLTO MALATA DEMOCRAZIA !!!!
PS: cmq.. conoscendo il popolino… stai tranquillo.. credo che tra spostamento della data + disinformazione od ancor meglio silenzio di 5 tv su 7 nazionali… anche a questo referendum mancherà il quorum..
Comprendo il suo punto di vista sul nucleare pur essendo contrario al nucleare di terza generazione. E se dite di conoscere a fondo l’argomento capirete che il nucleare di terza generazione è anti economico per non parlare del problema delle scorie.
Ricordiamoci sempre che in Italia non si riesce a gestire la spazzatura di Napoli!!! Figurarsi con le scorie nucleari…
Ma invece potrei benissimo essere favorevole al nucleare di Rubbiatron. Pensi ad un paese con una tecnologia proprietaria su un nucleare sicuramente più sicuro anche per le scorie e per l’abbondanza del torio. Inoltre è in grado di “bruciare” plutonio diminuendo il tempo di smaltimento.
Qui alcuni link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Rubbiatron
http://www.youtube.com/watch?v=8xrqu4GeU1c
Con ulteriore ricerca e sviluppo potrebbe persino bruciare l’uranio esausto delle centrali e non andrebbe a fabbricare armi. Ma bisogna fare in fretta perché chi crede di saper gestire le scorie (Germania) sta facendo dei siti geologici di stoccaggio che una volta tappati non si potranno più riaprire!
Vorrei vedere un pro nuke cosa farebbe se sapesse che gli costruiscono la centrale vicino casa, diciamo pure nella sua provincia. A chi giova tutto questo ambaradan di centrali che partono tra 10 anni e finiscono fra 50? Ma non è meglio studiare come risparmiare e come non far morire la gente, es. elettrico, sole, vento, ecc?
Stiamo ancora pagando in bolletta Enel il costo e lo smantellamento che forse hanno operato, almeno in parte della Centrale di Montalto e credo delle altre. Il problema delle scorie è al momento irrisolto, dovremo pagare in bolletta il costo di una centrale che forse sarà terminata tra 13 anni, e non sappiamo nemmeno quanto in realtà pagheremo. Nella nebulosa bolletta Enel paghiamo di tutto, compresi, mi dicono, gli eventuali investimenti sbagliati della azienda, sarebbe da controllare, ma non mi meraviglierei. Pagare, pagare, pagare, questo è il nostro destino pagare e non sapere che fine fa il mare di soldi che in tanti ci estorcono, bene allora almeno becchiamoci meno radiazioni. Tanto sappiamo bene che economicamente a noi non verrà mai un vantaggio da nessuna innovazione. Cornuti e mazziati, sempre. Centrale Enel di Civitavecchia, nessun vero controllo sulla salute, moltissimi cancri, moltissime leucemie, ma tutto va bene. Un bosco che sparirà per stivare il carbone, ma tutto va bene,Aumento delle allergie, delle asme, dei tumori al fegato. Servizio pessimo, sbalzi di tensione che distruggono gli impianti, bollette spesso di fantasia, contatori gestiti in modo creativo, mettiamola così. E dovremmo fidarci di una “agenzia che funzioni bene”, mai vista una cosa del genere in questo Paese, si raccoglie quelo che si semina chi semina mondezza, non può raccolgiere consensi. Dai un po’ di onestà intellettuale: acca’ nisciuno è fesso!!
Questo articolo è veramente pessimo…ma come si permette di dire che i cittadini non devono avere il diritto di esprimersi su una questione tanto importante? Se la scelta non spetta al popolo (in teoria) sovrano, a chi dovrebbe spettare? Indipendentemente dal fatto di essere a favore o contro il nucleare, nessuno dovrebbe permettersi di dire che la gente non deve avere il diritto di esprimersi. Tanto più che il referendum è stato organizzato prima dei fatti di Fukushima, non dopo, quindi l’accusa di aver organizzato un referendum ad orologeria per sfruttare l’onda emotiva del disastro proprio non sta in piedi.
d’accordo con andrè
Un commento dalla Germania sul mio blog, a proposito della situazione in cui si trovano i giapponesi
“Sentivo questo pomeriggio alla tv che Radio Tokio ha istituito una linea Verde per ascoltatori in cerca d aiuto.
Fecero degli esempi di domande generiche che gli ascoltatori fanno.
Una Madre domandava se era vero che l’acqua potabile della Città era radioattiva.
Radio Tokio rispose di sì, sconsiglio di usarla per la preparazione delle pappe e spiegava che le radiazioni non sono nocive agli adulti.
La Signora in questione spiegò che allattava ancora …
Un’altra chiedeva se non si poteva più magiare verdura.
Si che si può, rispose Radio Tokio, ma prima bisogna lavarla bene con l’acqua, perche la verdura e contaminata da radiazioni nucleari, risposero quelli di Radio Tokio.
Anche l’acqua, rispose stizzita l’ascoltatrice.
There´s a hole in the bucket ….anche questa è una bella canzone.”
la democrazia va accettata anche quando non piace
il problema e che su un referendum non vengono diffuse informazioni
per capirne la scelta ma battibecchi e faziosita che vengono
cavalcate da chi ne trae profitto
“…… La mia tesi è, invece, che dovrebbe esserlo. Maggioranza e opposizione dovrebbero mettersi d’accordo per sospendere, o rinviare, il referendum sul nucleare. Quel referendum è inutile e dannoso, in teoria e nella pratica. ….” Questa la proposta, a mio avviso non oscena, di Carlo Stagnaro!! Da qui un ondata d’indignazione dei commentatori, con concetti triti e ritriti, sugli italiani migliori dei politici che li governano, salvo poi smentirsi quando ritengono gli stessi italiani incapaci di agire correttamente in una ipotetica agenzia per la sicurezza o parimenti incapaci di resistere a tentazioni di corruttele di varia origine. Singolare la richiesta di chiedere a Stagnaro se accetterebbe una centrale vicino a casa sua! Di grazia! Sapete che nel raggio di 200 km dal confine italiano esistono 27, diconsi 27, centrali nucleari dalle quali,tra l’altro, acquistiamo il 12% del nostro fabbisogno di EE ? E’ di questi giorni la notizia che é in arrivo sui nostri celi la nube radioattiva delle centrali giapponesi con dichiarazioni sottovoce che di radiottività ne ha meno di quella esistente sul cielo di Roma in conseguenza del radom! E quello che succederebbe se una delle centrali svizzere subisse un incidente lo avete valutato? E se sì, perché le anime candide non chiedono d’interrompere i rapporti economici con chi ci assedia con queste bombe ecologiche? Giustamente il ministro Romano ha dichiarato, sull’onda degli eventi giapponesi e stante l’esistenza di più di 400 centrali nell’area europea, che la EU deve farsi carico di definire i criteri di sicurezza minimi per consentire l’esercizio e/o la costruzioni di centrali atomiche. In questo contesto la proposta di Spataro é più che leggittima. Confutare le idee con le chiacchiere non serve a niente!
Come vede caro Stagnaro le repliche al suo articolo danno l’esatta temperatura della conoscenza in materia e, per me, giustificano ampiamente le sue riserve mentali.
Poi però ci sono quelli come Armando.
Complimenti comunque.
@Riccardo
ok Riccardo…. dato che siamo ignoranti.. acculturami un poco..
facci un pò vedere e capire il Rischio delle Probabilità CUMULATE di 30.000 anni di Scorie RadioAttive di N° centrali+depositi….
dopodichè calcola il Rischio Differenziale tra N° Centrali ed N°+x% Centrali (a causa dell’effetto SISTEMICO non è detto che ci sia relazione Lineare)…
naturalmente tieni conto che il fatto che la Curva di DECADIMENTO della Radio fa si che fra soli 15.000 anni magari sono solo al 50% oppure se è esponenziale il 50% verraà raggiunto fra soli 10.000 anni (e noi sappiamo scrivere da 5.000 anni)…
altro Benchmark naturalmente è l’Inquinamento da Idrocarburi Cumulato x 30.000 anni che ovviamente fà malissimo e và ridotto… ma non sostituito con qualcosa di peggio..
Stagnaro, ma questa fissa per la fissione, ce lo illustra prima o poi da dove le deriva?
@Piero
Caro Piero, non posso che condividere il tuo allarme per le conseguenze delle negativita legate all’attuale nucleare.
Non mi sogno di distribuire patenti di ignoranza e non mi ergo a depositario di alcuna verità indiscutibile.
Tuttavia devo ricordare a te e, per esempio, Fausto, che quelli come Stagnaro e come me che restano apertissimi al nucleare (non sottovalutiamo la ricerca anche in questo campo es la fusione), non coltivano alcuna “fissa”. Semplicemente si rendono conto che la discesa dal picco di civiltà del petrolio sarà rapida (dai 30 ai 50 anni) e dolorosissima; la nostra agricoltura ad esempio non è che trasformazione di petrolio in cibo, il sistema dei trasporti globale, la nostra disponibilità di energia di sera e notte per far funzionare treni, ospedali, intere città.
Permettimi una provocazione.
Prova a fare a meno per 24 ore di tutte le forme di energia che derivano dal petrolio o dal gas: riscaldamento, luce elettrica domestica, automobile, mezzi pubblici. E chiediti cosa sei disposto a fare per tornare ad avere quei servizi. Unica forma concessa: l’energia derivante da fonti rinnovabili dirette( pannelli sul tetto non in rete).
Non è banale, credimi, io l’ho fatto,conviene provare. E’ una esperienza molto formativa e interessante dal punto di vista umano, anche se comprendo benissimo tutte le riserve che suscita sul piano della strategia sociale.
Serve comunque a capire la portata del problema e cosa ci aspetta nei prossimi 50 anni.
Allora diventa diverso anche il modo con cui guardiamo i millenni di decadimento radioattivo delle scorie da fissione, cambia il nostro approccio al problema e la nostra prospettiva intellettuale.
saluti
è vero, il 12 giugno sarà una sarabanda… ma sospendere un referendum perchè il governo ritiene che il popolo non sia all’altezza sarebbe molto peggio
Caro Riccardo,
sono un emarito ignorante in tecnologia dell’Energia, ma so fare, per mestiere, 2 conti sulla bonta degli investimenti e potrei risponderti partendo da qui: quanto cioè e conveniente, in termini di ritoro economico, investire in Nucleare o in Rinnovabili (parlo di investiemnti in produzione e investimenti in R&D). Se vogliamo scendere su questo piano è da queste valutazioni “economiche” delle differenti tecnologie che bisogna partire. Purtroppo però il punto di partenza è, per il nucleare, antecenedete: la sicurezza della vita umana! Cosa cavolo ce ne facciamo di una tecnologia che la mette fortemente a rischio se arriva il “cigno nero” (che, purtroppo, come si vede è arrivato molte volte negli ultimi 30 anni!)?
Di fronte a questa tremenda probabilità non c’è discussione “economica” ne “tecnologica” che tenga: quella strada non la si deve percorrere!
Se si parte da questa certezza anche il problema della fine dei combustibili fossi verrà affrontato con molta più determinazione ricercando la soluzione nelle rinnovabili!
Condivido completamente il pensiero dell’autore.
Purtroppo, come si evince dai commenti, molti pensano che in nome della democrazia, io direi piuttosto demagogia e ricerca del facile consenso, si trattano argomenti complessi con una superficialità assoluta.
Anziché pretendere che le grandi opere, nucleare, alta velocità, gestione dei rifiuti, ecc. , si realizzino, come in tutta Europa, con controlli tecnici economici e sanitari, noi troviamo il sistema di per mettere zeppe che servono, alla fine, per aumentare a dismisura i costi, favorire le ruberie, e non fare seri controlli.
Ottimo articolo…. come già detto da qualcuno i commenti giustificano il contenuto…
ridicolo paragonare centrali con design EPR e centrali anni 60 Bwr…come è ridicolo pensare alle fonti rinnovabili come alternativa…! (chiunque affermi il contrario, anche premi nobel, vi prende per il culo)
Il referendum non sarà una scelta tra nucleare e rinnovabili…. ma tra nucleare e carbone (o ciclo combinato)…
preferite avere vicino casa una centrale a carbone o nucleare?
@Roberto Boschi
Ho la sensazione che l’aumento dei prezzi petroliferi legati alla curva di estrazione in drammatica discesa, consiglierà, a chi come lei affronta la questione in termini meramente economici, di rivedere i propri conti.
In attesa, anche il nucleare è migliorabile con la ricerca (progetto IGNITOR per la fusione)e in questo campo abbiamo eccellenze come il Prof. Coppi del MIT di Boston, il quale non disdegna le energie rinnovabili ma non perde occasione di ricordare che sarebbe un grave errore crederle la salvezza per il futuro.
Ma visto che fare i conti è il suo mestiere le lancio una suggestione. Quale fonte energetica ha, in Italia, fatto più vittime dall’inzio del 900 ad oggi?
Il suffragio universale non è né più né meno immorale di una persona che si sente autorizzata a commettere un omicidio perché “lo fanno tutti”. Il fatto che una frazione di una popolazione avvalli una scelta sbagliata non rende questa scelta giusta, né ne blandirà le conseguenze.
@Stefano2
vero al 100% e di +
ma qualcuno ha indetto un referendum, seguendo le procedure date
se istituisci il principio che il governo può decidere se è il caso o no che il popolo si esprima, lo fai per tutte le questioni possibili
la democrazia del voto è esattamente quello che hai scritto
l’alternativa però è peggio
la decisione con il voto può portare a scelte totalemnte assurde
qualsiasi decisione lo può
Su noisefromamerika han fatto uno studio sulle morti nella produzione di energia elettrica mettendo a confronto nucleare con idroelettrico
http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Indici_di_mortalità_nella_produzione_di_energia_elettrica
@Riccardo
Caro Riccardo, senza acrimonia, ma sta storia che il pertriolio sta finendo va avanti da trent’anni e passa. Non è che mi persuade molto l’idea del “investi altrove, vedrai che affare fra qualche anno…”, soprattutto perché non mi risulta che nessuno abbia dati concludenti per le mani a riguardo.
Ma anche se così fosse, voglio dire, il problema è a monte. E non è una questione di ignoranza, come certi illuminati danno ad intendere tra le righe. Magari davvero la maggior parte delle persone contro il nucleare è una manica di bifolchi ignorantoni. Ma – come ha fatto notare qualcuno con intenti argomentativi opposti – è una faccenda analoga all’alta velocità, od alla costruzione dei termovalorizzatori. Con che diritto l’autorità pubblica viene a mettere la mia proprietà, la vita mia e dei miei famigliari a RISCHIO? Su che base un individuo, per il “bene comune”, deve subire una situazione che, se causata da un altro privato cittadino, porterebbe sicuramente ad un risarcimento ed al ripristino della situazione precedente?
C’è gente qui che crede – che bisogna lasciare sempre il timone in mano a manovratori saggi ed istruiti, zittendo i mal di pancia di quei fenomeni (così li chiamava spregiativamente quella vecchia checca di Lord Keynes) che protestano per i loro interessi meschini, senza avere una visione lungimirante e d’insieme. Così, se il bene della collettività esige che tu debba beccarti una centrale a due passi da dove tua figlia gioca con le amichette – devi starti zitto, tanto la sa più lunga chi a preso la decisione ANCHE per il tuo bene. Ebbene, questo modo di pensare mi fa SCHIFO, è irrispettoso della libertà e della dignità delle persone ed è la legittimazione logica di tutti i totalitarmi passati e presenti.
Non è una questione di scienza ragazzi (poi, in separata sede, vorrei vedere quanta scienza masticano i nuclearisti, con un paio di domande tipo l’ottimo Pietro, fermo restando un sano scetticismo di fondo sui qualsiasi sapere umano). Direi che – è una questione di quanto siete disposti a calpestare i diritti di chi, magari sbagliando, non la pensa come voi.
Andrea
Post abbastanza illeggibile. Pensi un po’ Stagnaro, io andrei in Svizzera non per le tasse ma per l’utilizzo del Referendum come strumento di democrazia diretta.
@André
La curva di fine petrolio è tutt’altro che una storia.
Due suggerimenti. Sul ceclino del petrolio, provi a informarsi sulla curva di Hubbert o visiti il sito dell’Aspo Italia
In quanto alla intromissione dello Stato per le scelte strategiche nazionali, non provo nemmeno a convincerla sulla necessità di continuare a investire in ricerca nucleare, le suggerisco solo di ascoltare su You tube il prof. Coppi del MIT di Boston, autentico luminare della fisica mondiale e risorsa italiana emigrata 40 anni fa.
I suoi studi forse saranno una buona fetta del nostro futuro energetico.
Ma se vuole continuare a credere che il sole e il vento ci salveranno dalla recessione della discesa dal peak-oil, può farlo.
Saluti
Condivido tutto ciò che scrive l’autore!
Purtroppo siamo condizionati da “democratici italici ” dotati di tanto cuore ma… poco cervello!
Speriamo bene ma la vedo male!
@Riccardo
condivido in pieno le perplessita di stagnaro ma se ci sono delle leggi
che permettono di arrivare a dei referendum discutibili prima di toccarli bisogna modificare le leggi
quanto alla seconda parte del mio intervento intendevo la scarsa
comprensione del vero problema per il futuro.
Infatti anche se avessimo una fonte di energia pulita e inesauribile
l industria chimica dipende per la maggior parte dal petrolio e quando
sara finito( fra 50 o100 anni) sara finita anche la civilta dei consumi
Caro Carlo, mi avete definitivamente convinto (lei, Giannino, Zichichi, Testa, Veronesi, etc.) sia dal punto di vista tecnico che economico: le centrali nucleari, con le attuali tecnologie, non si devono fare, e a me sembra che i ragionamenti che stanno dietro questa mia affermazione siano abbastanza solidi, ma mi corregga dove sbaglio. Andiamo per punti, citando alcune affermazioni dei favorevoli al nucleare.
“Le centrali nucleari sono sicure”
Il problema non è scientifico ma ingegneristico, la centrale nucleare è un sistema complesso che, data la natura del combustibile, si trova in uno stato di equilibrio intrinsecamente instabile, derivante dall’interazione controllata di diversi fattori. Quando si perde il controllo di uno o più dei fattori il sistema PUO’ diventare incontrollabile. E’ vero che i sistemi di controllo sono molto sofisticati e i guasti gravi sono ipotesi remote, ma POSSONO capitare e PUO’ capitare, per invecchiamento, errore umano o situazioni impreviste che la situazione sfugga di mano. Sarei molto più tranquillo con un sistema che si autospegnesse, una volta chiuso il rubinetto o staccata la spina (Centrali a Torio?). Il fatto che altri tipi di impianti (raffinerie, centrali a carbone, etc.) abbiano provocato ancora più danni per me significa solo che siamo stati imprevidenti e che anche quei sistemi vanno rivisti e adeguati.
“In caso di disastro i morti e i danni sono limitati”
Per le vittime non saprei, visti i tempi e le modalità con cui si sviluppa il disastro. I danni economici e alla vita delle persone invece sono enormi. Proprio oggi le autorità giapponesi hanno invitato i cittadini a evacuare un’area che si estende per 30 km di raggio. Provate ad immaginare cosa succederebbe con una centrale al centro della Val Padana, 30 km di raggio sono più di 280.000 ettari, una provincia intera, con case, aziende, chiese, città, campi sportivi, monumenti: volendo valutare il danno si arriverebbe a cifre difficili persino da scrivere, senza pensare alle centinaia di migliaia di persone che perderebbero tutto.
“Quella era una vecchia centrale, con tecnologia superata”
Anche quelle attuali tra cinquant’anni saranno vecchie, io forse non ci sarò ma non voglio lasciare questa eredità ai miei figli. E poi anche 40 anni fa chi le vendeva diceva che si trattava di tecnologie super sicure.
“La tecnologia è buona, sono stati fatti degli errori umani”
Questa è la peggio: se li hanno fatti in un caso non si vede perché non dovrebbero essere fatti in un altro.
“La tecnologia è sicura, a meno di eventi imprevedibili”
Per definizione esiste sempre la possibilità che avvenga un evento imprevedibile, e qui si torna alla natura intrinsecamente instabile del sistema centrale nucleare. In sessant’anni PUO’ capitare di tutto: inondazioni, terremoti, siccità, guerre, terrorismo, epidemie; che ne sarebbe di questi impianti in casi come questi.
“Senza centrali l’Italia avrà seri problemi di approvvigionamento energetico”
Le centrali ipotizzate coprirebbero una piccola percentuale dei nostri consumi energetici, tra 10 anni. Invece qui e subito c’è un abisso di sprechi energetici da colmare, un patrimonio edilizio vecchio da riqualificare, una rete di distribuzione da rifare e ottimizzare. Nel mio piccolo mi è bastato sostituire una vecchia caldaia con una più moderna per risparmiare il 22% (misurato) nel consumo di gas (600 mc risparmiati all’anno). In questo modo si darebbe anche lavoro ad un sacco di persone e non a pochi ingegneri e tecnici superspecializzati (sono un ingegnere anch’io e non ho nulla ovviamente contro gli ingegneri).
“Il petrolio tra poco finisce e di uranio ce n’è in quantità”
Che il petrolio stia finendo sembra un fatto e di uranio, ai consumi attuali, ce n’è di più ma non di tantissimo. Con il gas non convenzionale molte prospettive stanno cambiando. E’ comunque vero che si tratta di risorse a disponibilità finita.
“Le rinnovabili non risolvono il problema”
E qui vi do ragione. Le rinnovabili, allo stato dell’arte, possono dare una mano ma non risolvere il problema in toto. C’è però da dire che i miglioramenti sono all’ordine del giorno e investire su queste tecnologie è l’unica soluzione definitiva, insieme alla fusione nucleare, visto che i nostri pronipoti non ne avranno più di fonti energetiche fossili o fissili che siano.
“Il problema delle scorie può essere risolto …”
Io penso che prima di pensare a fare un impianto del genere bisogna decidere dove mettere le scorie e il materiale derivante dallo smantellamento, e intendo proprio dire DOVE, in quale località e con quali sistemi di stoccaggio. Non disponendo noi del deserto del Nevada bisogna risolvere in modo definitivo questo problema prima ancora di far partire il programma nucleare.
“Tanto siamo circondati da centrali francesi, svizzere, etc.”
Abbiamo ormai capito che disastri tipo Chernobyl o Fukushima hanno effetti che decrescono fortemente, anche se non si annullano, con la distanza, ormai i km di interdizione sembra siano i canonici 30. Avere un disastro oltre le Alpi o in mezzo alla Val Padana non è la stessa cosa, anche perché se capitasse in un periodo di alta pressione la nube ce la terremmo qui, stagnante, per decine di giorni.
“Così paghiamo l’energia più degli altri”
Può darsi, ma il vantaggio penso non valga i rischi e i problemi cui si va incontro. Inoltre, conoscendo bene i nostri polli, stia pur sicuro che i costi previsti, se tutto va bene si triplicheranno.
Per ora non mi viene in mente altro e la saluto.
Per tutti, resto favorevole al nucleare.
Ma il referendum va fatto, ormai sarebbe più pericoloso cercare una scappatoia per evitarlo. Condivido che su molti argomenti la gran parte degli elettori non ha gli strumenti per un giudizio, ma peggio sarebbe arrogogarsi il diritto di impedirgli di esprimerlo.
Anche se , per coloro che appoggiano sempre e comunque i referendum, ricordo che un referendum sulla introduzione della pena di morte, magari dopo qualche efferato crimine,quasi certamente vincerebbe.
Mario R.
La Cina avvia programmi basato sul nucleare al Torio: costa meno la centrale, il combustibile è abbondante in natura, la reazione è molto più efficiente e le scorie sono prodotte in quantità infinitesimale.
E l’Italia?
Oscar: se leggi questo commento, ti prego di affrontare questo argomento in trasmissione.
Da quanto ho potuto leggere su internet non siamo di fronte alla solita bufala, ma ad una svolta concreta.
Grazie
@Riccardo
Forse non ci siamo capiti. Non sono un fan delle rinnovabili e – personalmente sono convinto che non siano assolutamente sufficenti a coprire da sole una fetta sostanziosa dei nostri bisogni.
La mia era un’obiezione diversa, più radicale se vuoi (perché poi tutti si danno del “lei” qui? non è certo meno rispettoso darsi del tu e poi è più diretto) e mi piacerebbe sentire la tua a riguardo.
La riformulo. Se un “luminare” illuminato dell’MIT riesce a convincere il potere politico della necessità di un qualsivoglia intervento (SGRADITO) sulla vita dei cittadini, tipo “grande balzo in aventi” di Mao, o alta velocità, o centrali atomiche – l’autorità pubblica HA o NON HA il diritto di infischiarsene della volontà di chi è costretto a subire l’intervento? Attento a come rispondi, perché se un fisico dell’MIT ha il diritto di azzerare il mio diritto a tutelare la mia proprietà, allora un esperto di pedagogia ha il diritto di venirti a prendere i figli a casa, per educarli meglio di te. Oppure un’autorità nella dietologia ha il diritto di vietarti il tuo piatto preferito. Se si apre la porta all’ingerenza dei luminari nella propria vita, si finisce davvero in modo spiacevole.
Poi, voglio dire, tutti – anche gli antinuclearisti e rinnovabilisti – hanno la loro manciata di luminari nella faretra. Citare gli studi di tizio e caio vuol dire poco. Non si tratta di scienza qui, ripeto, NON CI SONO DATI UNIVOCI ED INCONTROVERTIBILI da nessuna parte. Tutto si basa su stime e statistiche.
Che sia necessario un ripensamento delle fonti energetiche sul lungo periodo, con annesso smarcamento dai combustibili fossili, va benissimo – sono d’accordo. La logica mi dice che, a prescindere da quanto petrolio stia sottoterra, prima o poi la risorsa finisce. Vogliamo sostituirlo con l’uranio? Sai che girano stime (abbastanza attendibili, peraltro) sul fatto che di uranio ce n’è pochino da estrarre? A meno che non si implementi una tecnologia nipponica che lo estrae dall’acqua oceanica, parliamo di una risorsa NON SOSTENIBILE (del tipo, esaurimento in un paio di secoli). Che facciamo? Di soluzioni diverse ce ne sono, tante, tutte da approfondire. Io prongo – togliamo incentivi, politiche energetiche centralizzate e lasciamo che il mercato scelga, nel rispetto della vita e proprietà di tutti. Vedresti che cose sorprendenti…
Andrea
@Mario
Bravo Mario, hai colto nel segno secondo me, con l’ultima battuta sul referdum sulla pena capitale.
C’è un unico motivo per cui un referdum sul nucleare ha senso e va fatto e invece uno sulla pena di morte no. Ed è semplice – lo stato, la collettività, la volontà del popolo non possono disporre della vita di NESSUNO, non è loro proprietà. C’è appunto quasi una sacralità inviolabile su quello che IO voglio fare della mia vita, delle mie cose e dei miei affetti. Chiaramente con il limite di rispettare la stessa sacralità negli altri e nella loro volontà. E qui entra in gioco il referndum sul nucleare che, appunto, chiede alla gente se è disposta ad accettare il rischio connesso. Chiaramente, a rigore, qualunque risultato diverso dal 100% di approvazione sarebbe per me sufficiente a metterci una pietra sopra.
Uno potrebbe dirmi, allora saremmo al blocco totale dell’intervento pubblico. Non si potrebbe fare più niente – ci sarà sempre un bastian contrario su qualsiasi strada da allargare o aeroporto da costruire. E io dico – mi sta benissimo. O l’autorità pubblica fa un’offerta a prezzo di mercato per il diritto che vuole togliere al cittadino (che è libero di rifiutare), o niente. Non si fanno espropri e non ci prende la libertà di azzerare i diritti reali o meno per nessuno. Si tratta di una cosa nel mio interesse? – convicimi se riesci…
Andrea
@Max Stirner
Non è un problema di scelta sbagliata o meno in sé, quanto del fatto che le conseguenze delle decisioni devono essere godute o pagate da chi queste decisioni le prende, per quanto umanamente possibile. Questo è ovviamente un desiderata.
In pratica ci sono i referendum. Ora, data l’impostazione generale democratica, in teoria sarebbe possibile portare a termine una consultazione popolare su QUALSIASI argomento. E’ chiaro però che questa scelta sarebbe una catastrofe perché, inevitabilmente, una maggioranza di ignoranti prevarrebbe sistematicamente sulla minoranza, composta di chi ha le necessarie basi per comprendere le implicazioni del quesito referendario. Di conseguenza, bisogna almeno concepire un qualche criterio che consenta di non avviare referendum su argomenti quali, ad esempio, le scelte energetiche, nei quali conoscenze specialistiche sono conditio sine qua non per raggiungere una visione limpida e distaccata del problema.
@André
André io sono un libertarian per cui sui diritti naturali siamo in sintonia.
Tuttavia secondo me il referendum stesso è contrario al diritto naturale, e questo perché non solo la volontà collettiva non può disporre della vita di chicchessia, ma nemmeno della sua proprietà. E se io sono disposto a vendere un terreno per farci costruire da chi ha disponibilità di capitali una centrale nucleare, nessuno me lo può impedire, a patto che si prevedano a livello giuridico le necessarie norme di tutela dei diritti di proprietà e di attribuzione di responsabilità per danni (ovviamente scientificamente dimostrati). Ergo qualsiasi risultato possa avere un referendum, esso porterà come inevitabile conseguenza la violazione dei diritti di proprietà di almeno un individuo. E’ il tipico conflitto che si genera quando un qualsiasi bene è di proprietà pubblica: nessuna scelta pubblica può portare alla soddisfazione dei desideri dei singoli consumatori. Di questo è capace solo il mercato.
Per questo motivo concordo con Stagnaro sul fatto che il peccato originale del referendum è da ricercarsi nella manifesta volontà non già di impedire un investimento pubblico sul nucleare, per il quale certamente una consultazione popolare non può che essere dovuta, ma di eliminare la possibilità (si badi bene, non la certezza) che qualche privato investa in Italia per costruire una centrale nucleare. Se effettivamente il nucleare non conviene in assoluto (cioè a prescindere dalla situazione economica/energetica), come sostengono alcuni, non ci sarà nulla da temere.
@Roberto 51
“Le centrali nucleari sono sicure”
La sicurezza di un impianto deve essere valutata nei limiti degli scenari ragionevolmente concepibili. Non possiamo smettere di fare qualcosa solo perché può avvenire un incidente. Un qualsiasi manufatto umano può essere colpito e distrutto da un meteorite, ma nessuno smette di costruire case e centrali solo perché “forse arriverà un meteorite”.
In ogni attività dobbiamo necessariamente accettare una data dose di rischio, tanto più bassa quanto più il danno potenziale risulta essere elevato, ma questa dose non può essere mai nulla. Per giunta, questa dose di rischio deve essere confrontata con i certi e potenziali benefici della nostra scelta.
“In caso di disastro i morti e i danni sono limitati”
Sono comunque inferiori a quelli di altre fonti. I costi di un’evacuazione poco frequente nel tempo sono da valutare in base ai benefici che scaturirebbero nell’ipotesi della realizzazione di un impianto nucleare in Italia, e non devono essere valutati in assoluto.
“Quella era una vecchia centrale, con tecnologia superata”
“Anche quelle attuali tra cinquant’anni saranno vecchie, io forse non ci sarò ma non voglio lasciare questa eredità ai miei figli. E poi anche 40 anni fa chi le vendeva diceva che si trattava di tecnologie super sicure.”
Questo ragionamento è assurdo: non si può pensare di rinunciare a produrre un qualcosa solo perché un giorno diverrà obsoleto. L’evoluzione stessa della tecnica procede per tentativi.
Inoltre gli standard di sicurezza, la “migliore tecnologia disponibile”, variano con il tempo, per cui le nostre società oggi accettano rischi inferiori a quelli di quarant’anni fa.
“La tecnologia è buona, sono stati fatti degli errori umani”
“La tecnologia è sicura, a meno di eventi imprevedibili”
Alla seconda ho già risposto riferendomi al calcolo costi-benefici. Per la prima, ricordo che un sistema di sicurezza deve necessariamente prevedere l’errore umano, ma, anche qui, certe combinazioni di errori umani possono essere poco probabili o addirittura imprevedibili, per cui dobbiamo farle rientrare nella soglia del rischio “accettabile”.
“Senza centrali l’Italia avrà seri problemi di approvvigionamento energetico”
Questo è un fattore difficile da valutare. Al momento posso solo dire che eliminare l’opportunità di ampliare il mix energetico di un paese non dovrebbe essere scartata a priori, soprattutto data la situazione del mercato degli idrocarburi.
“Il petrolio tra poco finisce e di uranio ce n’è in quantità”
Dall’uranio si può estrarre moltissima energia, ma bisogna comunque tener conto che il nucleare non è un’opzione valida ad esempio nei trasporti, per cui ragionamenti sulla disponibilità sono validi solo per il consumo elettrico.
“Tanto siamo circondati da centrali francesi, svizzere, etc.”
Non giurerei che i 30 km bastano, almeno nel caso di un incidente molto grave.
Sul resto sono sostanzialmente d’accordo.
Il referendum non ha senso perche’ per decidere su materie che richiedono competenza specifica bisogna aver studiato e/o lavorato nel settore specifico; io non parteciperei mai a referendum su materie inerenti il diritto Costituzionale, non ci capisco un acca.
E il dubbio e’ sempre nella mente di chi ragiona; solo gli imbecilli credono di avere sempre ragione.
Non ha senso chiedere ad un analfabeta scientifico di decidere in materia di sviluppo energetico; userebbe la pancia e non la testa.
Una minoranza assoluta e’ disposta ad informarsi; molti non capiscono nemmeno quello che leggono. Ho postato alcuni giorni fa un puntatore ad un blog tenuto da Italiani residenti a Tokio, Osaka, che riporta i dati giornalieri delle emissioni sui reattori Giapponesi nell’area colpita dallo tsunami; si tratta di dati ufficiali, non di dicerie dell’untore.
Nemmeno le persone che conosco lo hanno letto per il semplice fatto che non capiscono le unita’ di misura, ecc.
Nonostante questo la Repubblica e altri giornali si ostinano a terrorizzare. Quale lobby servono? Perche’ esistono lobbies da entrambe le parti, o no? Oppure quelli che vogliono il solare e l’eolico dappertutto sono “puri” come il sole? Nessuna terrorizzante multinazionale dietro?
Non si consulta nemmeno i dati del WHO (World Health Org.) tanto ….rimango della Lazio….o della Roma o dell’Inter.
Date le basi serie come si puo’ chiedere al popolo di esprimersi? Su cosa?
Sulla simpatia/antipatia per quei Gremlins che escono dal lavandino?
Le nazioni serie decidono e basta e si assumono i rischi (ebbene si) delle decisioni che prendono perche’ nessuna scelta e’ esente da rischi e contro, nessuna. La nostra vita e’ sempre a rischio.
C’e’ gente terrorizzata che si rinchiuderebbe dentro bunker antiatomici (ho letto persino questo) per paura della “nuvola che arriva in Italia” come dicono …i giornali, la fonte della verita’.
My God.. la nuvola nera! Al riparo!
E lo dico da non Talebano tifoso di calcio, ma da persona aperta a qualunque scelta seria il cui ROI (return on investment) sia stato analizzato; e sono sicurissimo che si arriverebbe ad identificare non 1 scelta, ma “n”, anche perche’ gli usi delle diverse energie sono diversi, la densita’ energetica pure, la geopolitica dei paesi esportatori anche, ecc. Non esiste LA scelta, esiste la diversificazione.
E scusatemi se reintervengo, ma ho appena letto il commento di un partecipante al blog: l’energia nucleare non e’ adatta ai trasporti.
Non sara’ assolutamente vero nel futuro prossimo.
Si pensi solo a questo scenario: auto elettriche (ecologiche, no? rispettose del famoso protocollo di Kyoto, no? niente petrolio, niente energia fossile, niente puzza, niente inquinamento…o quasi); l’elettricita’ la si puo’ produrre col nucleare ovviamente, a costi competitivi. Questo risolverebbe parte del problema dell’inquinamento nelle grandi citta’, ed una parte non trascurabile.
La ricerca su batterie ricaricabili velocemente va avanti, lentamente ma si va avanti.
Per il riscaldamento delle case il solare va bene, e anche questo contribuirebbe al generale “benessere” di questo pianeta, il cui problema principale e’ e rimarra’ l’eccessiva popolazione.
Ho letto anche il commento sulle ricerche in Cina sulle centrali a Torio; verissimo, e non solo in Cina. Bisogna incentivare la ricerca su diversi fronti, esplorare alternative, scegliere; questo si chiama progresso.
Scusate ancora.
Il referendum è sbagliato, tutti i referendum sono sbagliati; come potrebbe infatti il popolo stupido avere le capacità di decidere su temi così importanti e difficili?
Lasciamo decidere chi invece ha le giuste competenze:
Silvio Berlusconi (noto politico, imprenditore e presidente del Consiglio): L’energia nucleare si ottiene dalla scomposizione delle cellule…
Umberto Veronesi (noto oncologo e presidente dell’Agenzia per la sicurezza nucleare): Potrei tranquillamente dormire in camera con le scorie radioattive…
Antonino Zichichi (noto fisico, 5, e forse più, lauree honoris causa): Le pale eoliche non vanno bene perchè sono troppo rumorose e danno fastidio…
E giustamente cacciamo dall’Italia chi, pur avendo le competenze, non le usa in modo adeguato:
Carlo Rubbia (premio Nobel per la fisica, 28 lauree honoris causa, ex presidente ENEA): lavora in Spagna sulla ricerca in campo energetico (vedi Progetto Archimede)
….ma state ancora a discutere di nucleare ? Non si fara’ mai in Italia. Per fortuna , non siamo fessi come i giapponesi . Le abbiamo gia’ bocciate una volta e a giugno sara’ un plebiscito. Se poi non si dovesse rggiungere il quorum , non si trovera’ MAI un posto dove farle.
Dove vivete ? non conoscete il nostro paese ? Non c’è una sola regione che le accettera’ e se ne troveranno una , alle prime ammnistrative , cambiera’ la maggioranza e la centrale sara’ stoppata dall’ opposizione. Fatevene una ragione , dai !
@André
Pe l’amor di Dio, la ricerca non ha alcun diritto sulla vita delle persone.
La ricerca sul nucleare a fusione è, probabilmente, quella che ci salverà fra 50 o 100 anni come dice lei, quando il petrolio sarà poco e di costosissima estrazione ma bisogna investire ora, invece noi spendiamo tutto il poco che possiamo in pannelli fotovoltaici che possono solo aiutarci nei picchi di consumo diurno e poco più.
Nel frattempo diamo dei “fessi” ai giapponesi; ci vuole un bel coraggio no?…
Mi piacerebbe proprio vedere il tasso civico della sua terra sig. Massimo, e poi confrontarla con il livello di civiltà del popolo giapponese.
Anche se un’idea me la sono fatta.
saluti
Come ama chiacchiararsi addosso l’Italia! Che sia in patria o fuori non si smentisce mai. Zero realismo.
Il cemento e tutto ciò che lo riguarda dal tondino alla betoniera nelle grandi opere è tutto, TUTTO in mano alla mafia, in maniera diretta o indiretta e i cementi da 1-2 decenni sono impoveriti per recuperare margini. Fine della discussione vera sulla sicurezza del nucleare e inizio dei fumogeni verbali.
@Fabio Cenci
Intendevo che non è adatta ai trasporti perché al momento il motore a combustione interna la fa ancora da padrone e sinceramente, a parte l’ibrido, al momento non vedo, da ingegnere meccanico, altre opportunità che siano valide alternative. Il motore elettrico soffre ancora di problemi di ingombro delle batterie e di ricarica, per non parlare poi dell’autonomia. Ovviamente nei prossimi anni tale situazione tecnologica cambierà, tuttavia l’elettrico per quanto mi riguarda è solo un trasferimento di inquinamento, la vera sfida è alla fonte dell’energia elettrica: produrre senza scorie o inquinamento, o almeno con scarti in quantità ridotte. Il nucleare in questo caso è un buon inizio.
Secondo appunto: l’eccesso di popolazione è una bufala bella e buona. Innanzitutto, se dovessimo seguire un ragionamento scientifico, dovremmo discutere della densità della popolazione e non della popolazione in assoluto. In secundis, non esiste alcuna correlazione dimostrata tra più alta densità di popolazione e peggiore status economico di un Paese. Terzo, vorrei sapere quale equazione o formula misteriosa stabilisce quando si supera la soglia di un’eccessiva popolazione. Oggi siamo molti, ma molti, di più dei nostri avi e stiamo molto meglio di loro.
Commento l’articolo di Stagnaro, non i commenti susseguitisi.
Beh… la risposta ai suoi interrogativi fraudolenti, mi pare abbastanza ovvia. Parlando di nucleare è necessario operare la distinzione logica (direi etica), tra la parola “costo” e la parola “rischio”. Il suo intervento , che a tratti mi appare perfino condivisibile, pecca paurosamente di prospettiva storica e soprattutto, di un minimo di argomentazione etica sui fatti.
Credo sia l’assenza di questo principio dialogico, la vera ragione dello stallo, il punto nevralgico di ogni ipocrisia su questo tema. Se continuiamo ad aggiungere contributi da economisti, da scienziati, o ancor peggio, da politici, ad una questione che va affrontata su un piano di discussione etico, universale e utile al benessere collettivo, rischieremo sempre di arrivare in ritardo ad ogni appuntamento con il logico ed il razionale.
E’ altrettanto ovvio che un referendum su questo tema possa apparire inutile, dannoso e fuorviante. Ma lei, quale alternativa propone alla manifestazione democratica del dissenso? Non crede sia meglio questo che la minaccia di un nascente giacobinismo all’italiana?
http://www.youtube.com/watch?v=7YhKWEa5H0Q
“Andrè”: Qui stiamo parlando di una tecnologia capace di mettere in PERICOLO vita e proprietà privata di un certo numero di individui
Il problema, “André”, è che *tutte* e *ogni* tecnologia sono capaci di mettere in pericolo vita e/o proprietà privata altrui. Facciamo un referendum per tutte? Perchè non facciamo un referendum per abolire direttamente l’energia elettrica? Non è forse in grado, l’energia elettrica, di mettere in pericolo vita e/o proprietà? Aboliamo il riscaldamento delle case? Non ci sono, ogni santo inverno, morti e incendi causati da impianti di riscaldamento?
Totalmente d’accordo con il post di Stagnaro, la democrazia non è e non può essere, dittatura della maggioranza, questo è il punto vero del post.
ok dott. Stagnaro tutto condivisibile, ma cosa ne direbbe di appoggiare ing. Rubbia per sviluppare le centrali al Torio , visto che già lo stanno facendo Cina e India?.
Cordialmente.
@Stefano2: non vedo perché si dovrebbe restare fermi a un modello di automobile con motore centrale… un’auto elettrica potrebbe benissimo avere un motore per ogni ruota, e liberare così per le batterie TUTTO lo spazio che attualmente è occupato da motore a scoppio, radiatore, trasmissione e serbatoio… un bel po’ di cm3 senza dubbio.
i miei due centesimi sul nucleare: spingere al massimo per la ricerca sui reattori al torio e su quelli di IV generazione (a raffreddamento metallico), costruirne un paio per tipo e FARSI PAGARE dal resto del mondo per smaltire le scorie dei reattori di II e III generazione (che quelli di IV usano come combustibile), altro che andare in giro a elemosinare uranio.
fatto ciò, potremo anche vendere elettricità ai francesi, tanto per sfregio.
p.s.: sulle inevitabili (e noiosissime) geremiadi sull’importanza dell’investimento in R&D delle rinnovabili: i soldi non garantiscono i risultati, la ricerca non riempie pance caldaie e serbatoi, ma soprattutto le leggi della fisica non si possono modificare, che la cosa piaccia o meno.
@baron litron
Sì bè i motori ruota non li ho citati ma sono sempre un’opzione. In ogni caso io mi riferivo alla tecnologia attuale e al fatto che l’elettricità, com’è noto, è solo una forma secondaria di energia, e per produrla siamo ancora costretti ad utilizzare fonti che liberano, in varie forme, inquinamento.
@Stefano2, certo, adesso come adesso siamo vincolati a tre fattori per il momento ineludibili: la necessità di avere comunque un motore a combustione, la mancanza di una rete di distribuzione dell’elettricità dedicata alle auto, la tecnologia delle batterie, che sono ancora troppo grosse e pesanti.
risolvendo il secondo (con un uso massiccio del nucleare, ché altre vie convenienti e non inquinanti non ne vedo) si può dare maggior agio di sviluppo degli altri due.
C’è una falla grossa come una casa nel suo ragionamento, caro dott. Stagnaro. Sostenere che il referendum non si dovrebbe fare dopo quanto successo in Giappone, la pone in una posizione pericolosamente simile a quella di quanti negano la shoah, o di chi comunque vuole andare avanti a tutti costi, secondo le sue proprie convinzioni e mettendo da parte l’evidenza.
Che lei l’accetti o no, quanto è sin qui successo al Giappone, che a buon diritto può essere considerato, da me per primo, il modello ideale di società industriale, post-industriale, etc., non può essere messo da parte.
Non me ne abbia se le dico che lei mi sembra uno dei tanti che pensano che l’uomo possa prevalere sulla natura, che la realtà digitale (mondo regolato dagli uomini) possa gradualmente sostituire la realtà analogica (natura) e, per questo, a buon diritto, ritiene di poter mettere da parte anche quanto è accaduto in Giappone e, di conseguenza, il nostro inutile referendum.
Inutile, concordo con lei, proprio perché solo chi nega l’evidenza, può pensare che il nucleare possa essere ancora un argomento all’ordine del giorno.
Un saluto affettuoso
Stainer
@Steiner: la falla, enorme, è nella testa di chi pensa che una centrale in avaria, che ad oggi non ha fatto nemmeno una vittima, possa segnare la fine dell’unica fonte di energia che può assicurare un futuro decente all’umanità. e per decente intendo al di sopra della mera sopravvivenza.
il referendum è stupido e inutile per com’è concepito (spero che ne abbia letto i quesiti), e per questo, oltre che per l’effetto dei catastrofismi su Fukushima, andrebbe evitato.
qualche dato per smentire la disinformazione totale di questo sito
di lobbysti nuclearisti
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/03/25/leggende-nucleari-tutta-la-verita-sulfabbisogno-energetico-nazionale/100027/
Leggende nucleari, tutta la verità
sul fabbisogno energetico nazionale
Dalle centrali atomiche francesi l’Italia importa solo l’uno per cento dell’elettricità totale che consuma
“Che senso ha continuare a snobbare il nucleare? Alla fine lo importiamo dalla Francia, tanto vale portarcelo in casa”. Lo sentiamo ripetere come un mantra ogni volta che si tocca la questione dell’atomo. Ma è veramente così? E se lo è, quanto pesa effettivamente l’energia atomica francese sul totale del nostro fabbisogno energetico? Per capirlo basta armarsi di pazienza e fare due calcoli. Partiamo dal “fabbisogno nazionale lordo” e cioè dalla richiesta totale di energia elettrica in Italia. Nel 2009, secondo i dati pubblicati da Terna, la società che gestisce la rete elettrica nazionale, è stato pari a circa 317.602 Gwh (Gigawatt/ora all’anno). Di questi, circa 278.880 Gwh (87,81%) sono stati prodotti internamente, in buona parte da centrali termoelettriche (77,4% delle produzione nazionale) che funzionano principalmente a gas (65,1% del totale termoelettrico), carbone (17,6%) e derivati petroliferi (7,1%): combustibili fossili, in larga parte importati. Il gas, che è la fonte più rilevante nel mix energetico italiano, arriva per il 90% dall’estero, soprattutto da Algeria (34,44% del totale importato), Russia (29,85%) e Libia (12,49%). La parte di fabbisogno non coperta dalla produzione nazionale viene importata, tramite elettrodotti, dai paesi confinanti.
In tutto, nel 2009, sempre secondo i dati di Terna, abbiamo acquistato dall’estero circa 44.000 Gwh di energia, al netto dei 2.100 circa che abbiamo esportato. 10.701 Gwh ce li ha ceduti la Francia, 24.473 la Svizzera e 6.712 la Slovenia. Tre paesi ai nostri confini che producono elettricità anche con centrali nucleari. In base ai dati pubblicati dalla Iaea (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica), la Francia produce il 75,17% dell’elettricità con il nucleare, la Svizzera il 39,50% e la Slovenia circa il 38%. In termini di Gwh questo significa che importiamo circa 8.000 Gwh di energia elettrica prodotta dalle centrali nucleari francesi, 9.700 Gwh dalle centrali svizzere e 2.550 Gwh dall’unica centrale slovena. Quanto pesa quindi il nucleare estero sul fabbisogno italiano? Il conto è presto fatto. Basta dividere i Gwh nucleari importati mettendo a denominatore il fabbisogno nazionale lordo. Si scopre così che solo il 2,5% del fabbisogno nazionale è coperto dal nucleare francese, il 3,05% dal nucleare svizzero e lo 0,8% da quello sloveno.
In realtà, se si considera il mix medio energetico nazionale calcolato dal Gestore servizi energetici (GSE) in collaborazione con Terna, la percentuale di energia nucleare effettivamente utilizzata in Italia è pari ad appena l’1,5% del totale. Se si scompone il dato, si scopre che il nucleare francese pesa per circa lo 0,6% sul mix energetico nazionale. Ma c’è un’altro dato da considerare. Consultando i dati pubblicati da Terna si scopre infatti che l’Italia dal punto di vista energetico è tecnicamente autosufficiente. Le nostre centrali (termoelettriche, idroelettriche, solari, eoliche, geotermiche) sono in grado di sviluppare una potenza totale di 101,45 GW, contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell’estate 2007). Perché allora importiamo energia dall’estero? Perché conviene. Soprattutto di notte, quando l’elettricità prodotta dalle centrali nucleari, che strutturalmente non riescono a modulare la potenza prodotta, costa molto meno, perché l’offerta (che più o meno rimane costante) supera la domanda (che di notte scende). E quindi in Italia le centrali meno efficienti vengono spente di notte proprio perché diventa più conveniente comprare elettricità dall’estero.
“E se dovesse succedere un incidente in una delle centrali dei paesi confinanti?”. Beh, non ci sarebbe da rallegrarsi, ma ancora una volta i dati possono esserci (un po’) di conforto. Le tre centrali nucleari più vicine all’Italia sono in Francia a Creys-Malville (regione dell’Isère), in Svizzera a Mühleberg (vicino a Berna) e in Slovenia a Krško, verso il confine con la Croazia. Creys-Malville è a circa 100 Km in linea d’aria dalla Valle d’Aosta, a 250 Km da Torino e a 350 Km da Milano. Mühleberg dista circa 100 Km dal confine piemontese e 220 Km da Milano. Krško è a 140 Km da Trieste. Ammesso che si possa usare come riferimento il disastro di Černobyl‘, in caso di incidente sembra che la più alta esposizione alle radiazioni si verifichi nel raggio di 30-35 chilometri dal reattore. Quindi nelle nostre valli alpine e nelle grandi città del nord si possono dormire ancora sonni abbastanza tranquilli rispetto all’eventualità che si costruisca un reattore dentro i confini nazionali.
Ho letto su televideo una notizia interessante.Rubbia, all’inaugurazione di non so quale laboratorio sotto al Gran Sasso, ha detto che l’energia nucleare, così come utilizzata ora, è troppo pericolosa. Meglio usare come combustibile il Torio .
Qualcuno sa dirmi dov’è possibile trovare informazioni sull’argomento.
Mario R.
@Mario
Digitando “torio” mi esce il primo link di una lunga serie, ma non so quanto siano di parte:
http://www.greenstyle.it/nucleare-pulito-e-senza-rischi-grazie-al-torio-35.html
@maroc
Sul fabbisogno attuale siamo d’accordo, ne avevo già letto su altre pagine. Tuttavia, nel caso del nucleare, dobbiamo guardare al futuro scenario della domanda, perché non è ragionevole supporre che riusciremmo a costruire una centrale prima di almeno un decennio. Inoltre, non possiamo nascondere sotto il tappeto la questione dell’instabilità geopolitica dei Paesi produttori di idrocarburi, che con una sempre maggiore domanda energetica dei Paesi emersi ed emergenti potrebbe divenire un problema importante.
@Mario
Rubbia , il più importante degli scienziati rinnovabilisti, ha detto, più compiutamente, che né questo fotovoltaico né questo nucleare rappresentano il nostro futuro.
Spesso lo si cita solo a metà per questioni speculative.
La tendenza è fingere che sole e vento possano sostituire le centrali annunciate ma questo è un falso ben noto negli ambienti scientifici, utile a far sventolare le bandiere di un ecologismo miope.
Ripa di Meana e Testa, storici fondatori del movimento verde in Italia, se ne sono accorti e naturalmente stanno passando per venduti, ma il vero ecologista in questo momento è colui che riesce a bruciare meno fossile possibile.
La Cina, mentre noi discutiamo, impianta un GW ogni settimana, per lo più bruciando carbone con rese miesere e con impianti grezzi e pericolosi.
E noi impiantiamo costosi e tecnologicamente vecchi impianti fotovoltaici che provengono per lo più dalla Cina.
Rubbia, signor mio, …tanto non è antinuclearista – chi è mai il matto che lo ha detto? – che sta lavorando da oltre un decennio, nella più assoluta umiltà, ad un tipo di reattore a Torio particolarmente sicuro (in senso sempre relativo, come per ogni manufatto umano) dal momento che la fissione può essere attivata e mantenuta a livello di sostentamento solo attraverso il bombardamento continuo di neutroni da parte di un acceleratore di particelle “dedicato” (sto semplificando molto).
In caso di incidente che comporti l’interruzione di energia elettrica, il primo sistema a “saltare” e a fermarsi per assenza di alimentazione sarebbe il generatore di neutroni, NON connesso ai generatori di emergenza: ad essi spetterebbe solo il compito di garantire il funzionamento delle pompe per il raffreddamento.
Quindi stiamo parlando di un tipo di reattore a fissione “intrinsecamente” meno pericoloso. Trasformarlo in una Moka da 12 quanto a rischi, naturalmente è eccessivo; ma sarebbe il primo SOSTANZIALE passo avanti che supererebbe tutte le varianti sin qui prodotte di centrali a fissione basate sull’Uranio.
Il referendum non deve proteggerci a mio avviso da “l’energia nucleare per produrre elettricità”; deve proteggerci da una COLOSSALE FREGATURA già decisa, l’acquisto di quattro centrali quattro, proprio quelle lì, quelle dell’Areva (sino a poco tempo fa Areva-Siemens, ma Siemens si sta sfilando visti i PESSIMI risultati già registrati in sede di realizzazione dell’impianto finlandese), quelle per cui l’inglese Health and Safety Executive (HSE), una cui sottosezione è il Nuclear Directorate (ND), la francese ASN (Autorité de Surété Nucléaire), ed il finlandese STUK (Säteilyturvakeskus), ossia in inglese Radiation and Nuclear Safety Authority, dopo una analisi complessa il 2 novembre di due anni fa hanno pubblicato una relazione congiunta che sottolineava dei difetti di progettazione nei sistemi di controllo dei reattori. Non “dei reattori”, ma QUEI rattori. Proprio quelli che l’ENEL, con l’entusiastico supporto del nostro attuale Governo, ha in mente di installare in Italia.
Questi tre enti sottolineano come i sistemi di controllo e di emergenza del reattore EPR non rispettano il cosiddetto «principio di indipendenza», alla base ad esempio dei livelli elevatissimi raggiunti DAVVERO nell’aviazione di linea, cioè… cioè non sono sufficientemente indipendenti l’uno all’altro.
Poiché i sistemi d’emergenza hanno lo scopo di garantire la sicurezza PROPRIO NEI CASI IN CUI i sistemi di controllo falliscano o abbiano dei guasti, è evidente che il problema è INTRINSECAMENTE piuttosto grave (non si tratta di sostituire una valvola con una più robusta o di materiale migliore, mi spiego?) e necessita -a detta di HSE/ND, STUK e ASN, non di un gruppuscolo di suffragette coi colori della bandiera della pace dipinti in fronte con l’ombretto, badi bene – di SOSTANZIALI risposte tecniche da parte dei progettisti e di chi un giorno dovrà gestire gli impianti, per cercare di “attenuare la perdita dei sistemi di sicurezza” (proprio queste la parole esatte usate nel comunicato, è in un inglese molto accessibile) in caso di malfunzionamenti ai sistemi di controllo del reattore.
Ma non basta. L’Électricité de France, si, proprio l’EDF che è sponsor della costruzione degli EPR nel “Rapporto preliminare di sicurezza” che ha dovuto pubblicare circa un reattore EPR in costruzione in Francia, il c.d. «Flamanville 3», sottolinea GRAVI RISCHI connessi alla possibilità di repentine escursioni di potenza con la forte probabilità di CRISI DI EBOLLIZIONE (ricordo a me stesso che il refrigerante di un reattore PWR – Pressurized Power Reactor, come quello nostro di Trino Vercellese e come anche l’erede l’EPR, per NESSUNA RAGIONE deve andare MAI in ebollizione nel nocciolo se no perdi il controllo del raffreddamento) con relative esplosioni di vapore (in grado di danneggiare seriamente sia il reattore vero e proprio che le barriere di contenimento) e, non bastasse, il rischio di espulsione violenta delle barre di controllo.
A questo punto chi vuol capire capisce, gli altri restino a discettare del futuro dell’umanità basandosi su massimi sistemi, parlino de “il solare” e del “nucleare” come fossero filosofie di approccio all’energia, e mon fatti specifici che si occupano di impianti specifici con costi specifici, rischi specifici, prospettive di lungo termine specifiche.
Nel mentre…
1) le prime acciughe contaminate da Cesio 137 sono state pescate di fronte a Tokio. Nonostante sia stato ovviamente bandito un divieto di pesca in un raggio di «x» km a partire dal luogo della catastrofe, e lì non se ne sia pescate, lo scandalo è che detti pesci, dopo aver mangiato da quelle parti plankton e krill contaminati da cesio 137, in barba ai divieti e alle raccomandazioni degli scienziati hanno nuotato, si son fatte trasportare dalle correnti, o meglio un po’ tutte e due le cose violando il decreto governativo che voleva salvaguardare la pesca giapponese!
Si scopre, scandalo, che il pesce si fa pescare anche a grande distanza da dove ha mangiato! E che quindi una contaminazione marina non produce effetti solo entro un area circoscrivibile con un compasso! Ma dove andremo a finire???????
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Inoltre…
Emergenza nucleare in Giappone, Fukushima sarà smantellata
La centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal terremoto dell’11 marzo scorso e dal successivo tsunami, deve essere smantellata. La posizione del governo di Tokyo è stata confermata dal primo ministro Naoto Kan alla leadership del Partito comunista giapponese. L’esecutivo esclude però, almeno per il momento, un allargamento dalla zona di evacuazione attorno alla centrale, malgrado le raccomandazioni dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica. “Non credo che sia necessario prendere un simile provvedimento”, ha commentato il portavoce del governo, Yukio Edano.
La società Tepco che gestisce la centrale ritiene inevitabile smantellare i primi quattro reattori, i più colpiti dall’incidente seguito al terremoto, una volta completati i difficili lavori di raffreddamento. Finora il presidente onorario del gruppo, Tsunehisa Katsumata, aveva lasciato intendere che i reattori 5 e 6, sopravvissuti alla catastrofe, potrebbero essere risparmiati.
Iodio radioattivo in mare 4.385 volte superiore alla norma – Questa mattina, intanto, la Tepco ha comunicato che un tasso di iodio radioattivo 4.385 volte superiore al limite legale è stato registrato in mare, 300 metri a sud dalla centrale. Secondo quanto spiegato dalla Tepco e dall’Agenzia per la sicurezza nucleare del Giappone, questo tasso di iodio radioattivo si ‘diluisce’ in mare e non comporterebbe rischi importanti per animali e alghe marine. Secondo altri specialisti, però, potrebbero esserci effetti superiori a quelli ufficialmente annunciati.
Cina: rilevata radioattività in quasi tutto il paese – E mentre la Cina ha fatto sapere che livelli “estremamente bassi” di radioattività sono stati rilevati in quasi tutto il suo territorio nazionale, il portavoce del governo di Tokyo ha ammesso che “il fatto che il livello di radiazioni al suolo in Giappone sia elevato conduce inevitabilmente a sollevare l’ipotesi di un accumulo di radiazioni a lungo termine potenzialmente pericoloso per la salute pubblica”. Anche per questa ragione, il governo giapponese ha assicurato che continuerà “a monitorare il livello di radiazioni con grande attenzione in modo da poter prendere, eventualmente, tutte le misure necessarie”.
I livelli di radioattività misurati dall’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) in un villaggio a 40 chilometri dalla centrale nucleare giapponese hanno oltrepassato quelli massimi raccomandati. La Tepco ha accettato l’aiuto del gruppo nucleare francese Areva il cui presidente, Anne Lauvergeon, è già arrivato a Tokyo con alcuni esperti, per dare tecnicamente manforte ai gruppi nipponici, in particolare per il trattamento delle acque contagiate.
31 marzo 2011
@baron litron Non replico per sopravanzarla, ma solo per chiarire meglio il mio argomento. Il fallimento delle misure di sicurezza della centrale giapponese è un fatto indiscutibile e anche se, fortunatamente, a oggi non ci sono state vittime, purtroppo la radioattività sarà responsabile delle degenerazioni che porteranno a una morte anticipata, molti di coloro che ne risulteranno colpiti. Allora io non credo che “negare” l’evidenza giovi alla causa del nucleare e se chi la sostiene non ha argomenti adeguati, al di là della propria convinzione o del timore di dover affrontare una vita più dura, per la necessità di ridurre l’uso (spesso inutile) di motori, non credo che riuscirà a far cambiare idea ai contrari.
@Valerio Ricciardi
Non hon detto che Rubbia sia antinuclearista ma viene sempre intervistato dalle emittenti culturalmente pro-rinnovabili e in risposta si spertica sempre in elogi delle rinnovabili, anche se a volte gli scappa qualche giudizio di insuffucienza.
D’altra parte che dire del progetto desertec?
Risponda lei che mi sembra ben attrezzato tecnicamente.
Il messaggio che passa nei media è il seguente: Basta con il nucleare, affidiamoci al sole che è sicuro e sempre presente.
La gente comune, quella che non conosce la differenza tra energia e potenza, risponde naturalmente di si.
Che senso ha un referendum?
[La gente comune, quella che non conosce la differenza tra energia e potenza, risponde naturalmente di si.
Che senso ha un referendum?]
Estendendo un po’ il ragionamento:
La gente comune, quella che non conosce la differenza fra un amministratore con oneste intenzioni e un ottimo imbonitore che mira solo ai suoi interessi, naturalmente vota quest’ultimo. (Infatti…).
Che senso ha votare?
@Sandro59
Ha senso perchè la gente, anche se non competente, ha il diritto di giudicare i risultati, e in base a questi, vota.
Adesso mi spieghi come può, chi non sa cosa sia un watt, decidere la strategia energetica nazionale?
Il mio vicino agricoltore, è convinto che il suo enorme parco fotovoltaico che tutti noi stiamo pagando a rate alla sua banca, sia un aiuto per non comprare energia dalla francia, lui è in buona fede, ma non riesce a capire che i suoi pannelli producono di giorno e l’energia francese è soprattuto notturna, in particolare dalle sei centrali nucleari che funzionano solo per l’Italia.
Se tutto questo ha un senso, continuiamo pure così.
@Riccardo.
Giudicare i risultati? E soprattutto le responsabilità. Facilissimo, per i “comuni cittadini”
Tipo: Toh, ma guarda che debito pubblico. Ma mica è colpa mia. La precedente amministrazione ha lasciato una voragine, e poi la crisi, la crisi.
Ma vuoi mettere l’evasione favorita e incentivata dalle opposizioni?
Ma poi i… KOMUNISTI, brrrr, le toghe rosse.
Tutta colpa loro se….
Arrridatece er voto e vedrete come li sistemiamo tutti.
Stavolta non avremo pietà.
Poi basta cambiare un po’ le liste, rimescolare le carte, mettere qualche faccetta nuova, e via così, intanto i decenni passano, alcune tasche si gonfiano e tante altre vengono svuotate.
Diversi miei vicini e colleghi sono convinti che votando Lega si libereranno di “Roma ladrona”. Lo stanno facendo, tipo, da una ventina d’anni. I risultati, già…
E’ solo un esempio come un altro…
sì ma per una volta decidiamoci:
http://www.pierferdinandocasini.it/2011/03/14/energia-nucleare-il-paese-che-non-sa-scegliere/
Orbene perche’ costruire centrali nucleari che se per caso e dico per caso succede qualcosa abbiamo delle ricadute pesantissime a livello di fauna e flora e dna con generazioni di sfigati deformati? E’ da imbecilli. Se faccio un incidente in macchina al limite diparto io o al massimo qualcun altro e non marchio per anni anzi per centinaia di anni la salute mia dei miei figli e tutto ciò che sta sopra sotto a destra e sinistra.
Per me salta tutto il piano nucleare. ah dimenticavo le scorie le possiamo affondare nella fossa delle marianne o sotto il gran sasso, tanto stanno li chete chete al massimo muterà qualche specie che poi ci scalzerà…. tanto o il nucleare o un meteorite o qualche pseudo vaccino ci infileranno dritti nella bara… Meglio un finale da paura che una paura senza fine….. alla fine è meglio cosi.
collegatevi, leggete, informatevi
Come Cittadino mi sono stancato di ascoltare passivamente “dibattiti” (quando ce ne sono) in cui ciascuna parte espone le proprie ragioni in assenza di un reale contraddittorio oppure “dibattiti” in cui ciascuna parte espone le proprie ragioni ed il contraddittorio si basa sul tentativo di sovrastare l’avversario urlando più di lui in modo che chi ascolta non possa comprendere nulla.
Per questo motivo ho deciso di dare un contributo attivo al dibattito ed ho cercato di realizzare un sito che possa fornire una informazione completa con riferimenti a fonti certe e inequivocabili relativamente all’energia nucleare.
Ritengo infatti che sia DOVERE di ciascun cittadino e, quindi, di ognuno di noi, informarsi su un tema così delicato e prendere le proprie decisioni su come difendere la propria opinione.
Potete prendere visione e scaricare il materiale ai link:
http://questionenucleare.xoom.it/virgiliowizard/1-home-page
http://ritornonucleare.altervista.org/index.html