Nucleare. Dalla Consulta una decisione equilibrata
La Corte costituzionale ha respinto la maggior parte dei ricorsi delle regioni sul nucleare, accogliendo solo – parzialmente – un’eccezione di costituzionalità relativa all’articolo 4 del decreto 15 febbraio 2010, n.31. Si tratta, a mio avviso, di un giudizio equilibrato che, pur presentando dei risvolti di rischio per il futuro del nucleare in questo paese, ristabilisce un principio di equità che il percorso disegnato dal governo rischiava di calpestare.
In pratica, il senso della decisione è riassunto in questi passaggi:
«La potenziale attitudine del singolo impianto nucleare, per quanto materialmente localizzato in un determinato territorio, a incidere sugli interessi e sui beni di comunità territoriali insediate anche in altri ambiti regionali, giustifica la previsione (ai fini del rilascio dell’autorizzazione unica) dell’intesa con la Conferenza unificata, quale sede privilegiata per la rappresentazione delle istanze e delle esigenze proprie di tutti i livelli di governo coinvolti». «Sicchè – scrive De Siervo – il meccanismo concertativo adottato dal legislatore delegato va, nel caso di specie, valutato unitariamente alla luce della circostanza che la partecipazione della singola Regione interessata si è già realizzata nella fase anteriore della certificazione dei siti in relazione alla quale è necessaria l’acquisizione dell’intesa, appunto, con ciascuna delle Regioni il cui territorio risulti idoneo alla localizzazione dell’impianto». Dunque, la «Regione interessata deve essere adeguatamente coinvolta nel procedimento».
Se capisco bene il giuridichese – ma è possibile che mi sbagli – è che non è sufficiente l’accordo di tutte le regioni su tutti i siti potenziali; è anche necessario l’accordo della regione interessata sul sito specifico che una compagnia sceglie per insediare un proprio impianto. Mi rendo conto che quello che sto per dire farà friggere le orecchie a molti amici, e che parzialmente contrasta con quello che Diego Menegon ha in passato sostenuto sul tema, ma la mia sensazione è che, se c’è un passaggio di troppo, è proprio quello della Conferenza unificata. E’ perfettamente comprensibile, invece, che una regione voglia e possa avere controllo su un investimento che, fatalmente, è destinato a incidere su tanti aspetti economici e sociali che la riguardano.
Mi rendo anche perfettamente conto che c’è il rischio che alcune regioni interpretino questa clausola come un diritto di veto. Tuttavia, ci sono altri strumenti che non “annegare” le singole opposizioni nello scaricabarile della Conferenza unificata, che finirebbe per tradursi nel tentativo di ogni regione di rimpallare altrove i siti potenziali. La società attuale, del resto, è tale che, oltre al dato formale, c’è un dato sostanziale: se una scelta è vissuta come un’imposizione, è davvero improbabile che possa poi arrivare a buon fine, anche se tutti i bolli sono al posto giusto, come del resto abbiamo imparato in innumerevoli occasioni (per restare al caso nucleare, come dovremmo aver appreso dall’esperienza di Scanzano).
Semmai, le regioni vanno responsabilizzate, trovando meccanismi che rendano economicamente conveniente attirare gli investimenti, ed economicamente sconveniente rifiutarli. Ma, per arrivare a tanto, bisogna anzitutto che le procedure e gli enti deputati a implementarle siano credibili e autorevoli; che i cittadini si sentano garantiti dalle decisioni e dalla griglia delle regole vigenti. L’idea di superare tutti questi problemi attraverso un’applicazione muscolare del diritto è destinata a naufragare, specie quando riguarda investimenti sensibili come quelli nell’atomo.
Quindi, non solo la decisione della Consulta è comprensibile e, a me pare, condivisibile (a meno che io non ne abbia male interpretato il “succo”). Dovrebbe servire come stimolo per rettificare le troppe curve nel percorso disegnato dal governo. In particolare, visto che siamo ancora ampiamente in tempo, dovrebbe servire a immaginare un coinvolgimento più attivo delle regioni e a rafforzare l’autonomia dell’Agenzia di sicurezza, trasformandola – ora che non si è ancora insediata – in un’Autorità indipendente. (Incluso ripensare la decisione di stabilirla a Roma).
Il nucleare diventerà un’opzione reale, e non una pura espressione retorica, solo se sapremo renderlo digeribile e desiderabile per gli italiani. Se ci illudiamo di spianargli la strada con le chiacchiere e il distintivo, non andremo molto lontano e resteremo il paese che siamo.
ciao Carlo,
(sono Francesco dello IUAV di Venezia… ricordi? )
scusa se esco dal merito del discorso per un attimo… . A prescindere da cosa decreterà la Camera… che ne pensi del forum sul nucleare? Per me è una burla colossale, dato che già all’art 4 dello statuto (se non erro) si dichiarano esplicitamente pro nucleare, ma come? Ma sono loro stessi che dichiarano che l’intenzione del forum è proprio quella di cercare di informare/sentire i cittadini senza precostituzioni ideologiche. Ma di cosa stiamo parlando allora?
Io come sai sono contro, ma al dilà delle mie idee mi interesserebbe capire quanto ci si possa fidare di questi illustri signori che laniano iniziative con fini differenti da quelli dichiarati. rimango perplesso… come troppe volte accase per trppipersonaggi della vita politicha ed economica di questo strambo paese.
Mi domando quanto costa sta campagna del nucleare, cioè, quanti soldi partiranno da qui alla fine della campagna, ipotizzando pubblicità, enti creati ad-hoc, mazzette agli enti locali, rivolte soppresse con la forza, bandi fatti partire per poi essere annullati con penali etc…?
Vale davvero la pena imbarcarsi in quest’avventura sapendo quanto sarà difficile, se non impossibile, convincere gli italiani (che già avevano bocciato il nucleare con un referendum)? Investendo gli stessi soldi in nuove tecnologie in cui potremmo diventare leader mondiali, tipo kitegen, smart grids o eolico galleggiante al largo, che succederebbe in termini di MWh potenziali, posti di lavoro creati, impatto sul prezzo dell’energia in bolletta, se paragonato al nucleare?
Meno male, un pò di buon senso.
A chi ancora si illude che si possa fare a meno del nucleare sostituendolo con fotovoltaico, eolico a bassa o alta quota, geotermico di varia natura e altre rinnovabili, ricordo che il Prof. Coppi, luminare della fisica mondiale, docente al MIT di Boston, padre del nucleare a fusione e, casualmente, mio conterraneo, nonché una delle menti più alte del mondo in materia, ha detto che purtroppo il nucleare è un male necessario per i prossimi 30anni.
Il rischio è, se perdiamo di nuovo il treno del nucleare, che fra 15 o 20 anni, non avremo nemmeno la sia pure sporca alternativa del bruciare petrolio, perchè come si evince dalla curva di Hubbert, il calo di estrazione sarà già evidentissimo.
Non avremo perciò altra possibilità che acquistare il nucleare degli altri per colmare il deficit delle ore non soleggiate e della notte, visto che le nostre enorme distese di fotovoltaico che avremo pagato un occhio della testa, non ci saranno di aiuto quando non splende il sole.
L’energia non si conserva.
Diffidate di chi non conosce nemmeno le unità di misura e parla di futuro energetico.