Non si rafforza l’Euro indebolendo la Germania — di Gerardo Coco
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da Gerardo Coco.
Napoleone sosteneva che esiste un’unica figura retorica seria: la ripetizione. Le convinzioni si affermano grazie alla ripetizione e finiscono per penetrare nelle menti come verità dimostrate. L’«Europa dei popoli» è stata imposta in questo modo. Con la ripetizione si è ora accreditata l’idea che la Germania rubi posti lavoro all’eurozona. Al coro si sono uniti: il tesoro americano nel suo rapporto semestrale, la commissione europea e infine due famosi economisti, Paul Krugman e Martin Woolf.
L’argomentazione è questa: il surplus commerciale della Germania impedisce lo sviluppo dei paesi membri. Per riportare l’equilibrio la Germania dovrebbe reflazionare cioè aumentare prezzi, consumare di più e aumentare i salari (sic!). Insomma la Germania è colpevole di essere troppo produttiva e competitiva. Basta abbassarne la produttività e… voilà, l’eurozona decolla. Le crisi alimentano sempre un clima favorevole a ogni tipo di suggestione ma chi si attiene ai fatti e alla logica economica non può che respingere queste assurdità da propaganda politica che per giustificare il fallimento dell’euro, intrinseco alla sua costruzione, cerca dei capri espiatori ovunque.
- Innanzi tutto la Germania, esportando di meno e importando di più non può diventare fonte di domanda per la periferia. Nel 2012 le esportazioni dalla Grecia, Italia, Portogallo e Spagna verso la Germania sono state rispettivamente del 0.9%, 3%, 2.9% e 2.25% dei loro PIL. Per avere un impatto significativo dovrebbero aumentare in misura superiore. Questo obiettivo si raggiungerebbe, secondo i regolatori aumentando prezzi e salari tedeschi. Ma persino i sindacati si opporrebbero a questa proposta asinina che provocherebbe solo inflazione in Germania senza aumentare l’export e i PIL dei partner. Infatti la Germania e la periferia hanno differenti aree di specializzazione e i tedeschi non possono importare quello che non li serve altrimenti si comporterebbero come dei consumatori che per salvare un supermercato in crisi vi comprano prodotti inutili e a prezzi più alti della concorrenza. Solo dei folli possono pensare di salvare l’euro obbligando la Germania a essere meno competitiva. Anche se, per assurdo, la Germania reflazionasse ne trarrebbero beneficio i paesi emergenti che la inonderebbero di prodotti trasformandola suo malgrado in paese importatore senza risolvere i problemi dei partner. Bel guadagno per tutti.
- Paul Krugman ripete come uno slogan che la Germania ha approfittato della moneta unica per accumulare un surplus commerciale permanente a danno dei paesi della periferia. Ma il columnist americano dimentica che la Germania occidentale ha sempre avuto un surplus salvo nei primi anni 90 e solo perché dovendo riunificare l’est all’ovest rimpatriava capitali e li impegnava in investimenti interni facendo così aumentare il valore del marco in rapporto alle altre valute. Con un marco forte il prezzo delle esportazioni aumentava e quello delle importazioni diminuiva eliminando così il surplus. Ora è avvenuto che nell’ultimo decennio la Germania ha conseguito un eccesso di risparmio il che significa che i tedeschi hanno prodotto più di quanto abbiano consumato (anche questa una colpa?) per cui si è verificato un surplus nel conto corrente della loro bilancia dei pagamenti. Ora, per definizione, il saldo delle partite correnti di un paese è sempre uguale al suo risparmio meno l’investimento nel paese. In altre parole un paese ha un surplus commerciale se il risparmio è superiore all’investimento (il caso tedesco) mentre avrà un deficit se il risparmio è minore dell’investimento (il caso della periferia). In simboli: Risparmio- Investimento netto=Export – Import. Un paese avrà un surplus commerciale se il suo risparmio è maggiore dell’investimento interno e un deficit se il risparmio è minore. Pertanto qualsiasi politica che miri ad aumentare l’export e ridurre l’import per conseguire un surplus deve permettere al risparmio e all’investimento interno di aumentare. Ma per conseguire tale obiettivo i governi dei paesi della periferia dovrebbero diminuire deficit e tasse: esattamente quello che non vogliono fare. Il risparmio o va a finanziare il conto corrente della bilancia dei pagamenti o il deficit. Se si prescinde dalle relazioni tra bilancia commerciale, investimento, risparmio e deficit fiscale si dicono delle solenni sciocchezze.
Ancora. Quando i paesi risparmiamo di più di quanto investono esportano l’eccedenza di risparmio che rappresenta l’esportazione netta di capitali. In altre parole un surplus commerciale comporta sempre un deficit del conto capitale. Tuttavia il denaro inviato all’estero torna nel paese (sotto forma di interessi, dividendi, affitti, ecc. che derivano dagli investimenti esteri) per pagare le esportazioni che saranno in eccesso sulle importazioni creando così il surplus nelle partite correnti. E’ il caso della Germania. Al contrario, il paese che investe più di quanto risparmi deve importare capitale dall’estero e pertanto la sua bilancia deve registrare un surplus di capitale. E’ il caso dei PIIGS. Il capitale importato permette al paese di consumare di più di quanto produca importando la differenza che va a formare il deficit commerciale. La differenza tra paesi creditori e debitori sta appunto nel fatto che i primi hanno un surplus che serve a finanziare i secondi i quali avendo un deficit si indebitano. Naturalmente non c’è nulla di negativo nell’avere un deficit commerciale perché a) il deficit viene automaticamente compensato dall’importazione di capitale che, se impiegato nella produzione viene ripagato dal suo rendimento; b) importazioni e esportazioni sono transazioni poste in essere non dai governi ma da soggetti indipendenti liberi di commercializzare. La somma algebrica delle loro transazioni forma deficit o surplus collettivi e ciò trae in inganno il pubblico che ha l’impressione che siano, non le imprese, ma i paesi gli agenti economici che esportano o importano, finanziano o si indebitano e provochino situazioni insostenibili che poi i regolatori pretendono di sanare dettando restrizioni e limiti che non ricadono astrattamente su paesi ma sui legittimi e concreti titolari delle attività economiche.
- Mentre i deficit commerciali sono finanziati dai corrispondenti surplus di investimento, i deficit dei governi sono finanziati, in ultima analisi, dall’imposizione fiscale che è proprio la responsabile dei gap di sviluppo dell’eurozona. I PIIGS non potendo pagare le loro importazioni con le esportazioni devono indebitarsi con la Germania che fa loro credito. Ma quest’ultimo non va a finanziare le produzioni dei paesi debitori ma i deficit dei loro governi, alimentandone il consumo. Risultato: nel resto dell’eurozona i risparmi e gli investimenti diminuiscono, l’occupazione cala e debito e pressione fiscale aumentano. I PIIGS non soffrono per il surplus della Germania ma per una deflazione che è conseguenza di una fiscalità non compatibile con lo sviluppo. La Germania può vantare nei confronti dei partner solo crediti inesigibili perché senza sviluppo il resto dell’eurozona non può pagarli. E’ logico quindi che per mantenere la stessa capacità di credito richieda ai partner abbattimenti di debito, tagli di spesa e riforme del mercato del lavoro, altrimenti sarebbero i tedeschi a essere costretti a risparmiare meno, comprare a prezzi più alti, ricevere salari reali inferiori e pagare più tasse. E’ legittimo fare queste richieste a partner commerciali in carne ed ossa oppure è più ragionevole insorgere contro i propri governi esosi e unici responsabili delle condizioni incompatibili con la crescita.
- La commissione europea afferma che la Germania tenendo alto il cambio dell’euro penalizza la periferia. Curiosa asserzione da parte dei regolatori. In un contesto di moneta unica è forse compito di un paese membro la gestione del tasso di cambio? Inoltre la commissione dimentica che ci sono ben altri fattori che influenzano il cambio dell’euro, segnatamente la politica espansiva della FED che mantiene debole il dollaro. Inoltre un basso valore dell’euro avvantaggerebbe probabilmente ancora di più la Germania migliorando la sua posizione competitiva rispetto al resto del mondo e quindi relativamente ai PIGGS. Un altro punto ovvio infatti passato inosservato è che il deficit dei PIIGS è diminuito mentre il surplus tedesco è aumentato ma solo rispetto al resto del mondo, ad es. nei confronti della Cina e quindi non ha sottratto sviluppo ai partner. E’ poi ridicolo pensare che in un blocco di 17 paesi, tutti debbano essere allo stesso tempo esportatori netti: come potrebbero commerciare tra di loro? La mania ossessiva dell’export fa perdere il più elementare buon senso.
- Infine, bisogna considerare il tasso di interesse e qui la questione si fa più sottile. La Germania paga un interesse «naturale» troppo basso rispetto ai paesi della periferia. Il tasso naturale è quello che si stabilirebbe tra mutuanti e mutuatari in un mercato libero e vigendo il quale si determina l’uguaglianza tra l’incremento risparmio disponibile e quello delle richieste industriali. E’ il tasso che rispecchia la produttività del capitale ed è guidato dallo sviluppo economico. Non ha nulla a che vedere col tasso ufficiale o effettivo fissato d’imperio dalla banca centrale, il quale se agisce in senso opposto, non può impedire a quello naturale di operare sotterraneamente. Il tasso naturale ha la tendenza ad aumentare quando c’è sviluppo e diminuire quando c’è depressione. Ad es. la Germania è in espansione mentre l’Italia è in recessione e quindi il tasso naturale è più alto in Germania che in Italia. Ma la Germania paga, di fatto, l’interesse ufficiale che per le sue condizioni economiche è troppo basso, mentre per quelle dell’Italia è troppo alto. Per cui la Germania può continuare a investire nell’export, mentre l’Italia non se lo può permettere. E poiché gli aumenti salariali in Germania crescono meno velocemente della produttività, il costo del capitale e il costo per unità di lavoro è di gran lunga più basso in Germania. La Germania è competitiva, l’Italia no. In Germania si continua ad investire, in Italia non si investe più. Il tasso di interesse come qualsiasi altro prezzo è uno strumento informativo che se non riflette le condizioni reali, distorce l’allocazione delle risorse economiche.
Conclusione. Finché esisterà l’euro le economie continueranno a divergere l’una dall’altra. Ma non si esce dalla crisi con le ricette redistributive dei regolatori che hanno l’effetto di aumentare le distorsioni e la conflittualità nell’eurozona facendola assomigliare sempre più a quella del vecchio rublo. Il nord Italia ha sempre avuto un surplus di bilancia commerciale rispetto al sud. Ha forse mai risolto qualcosa la sua redistribuzione? Credono dunque i regolatori che togliendo posti di lavoro ai tedeschi, i partner ne guadagnino di più? Poveri illusi e poveri noi se ci crediamo. La Germania non cambierà la sua politica. I PIIGS non faranno alcuna riforma, e non ci sarà nessun ritorno all’equilibrio. I partiti antieuro guadagneranno terreno. In bocca al lupo a tutti.
Senti, senti….anche l’Ayatollah della moneta forte alias Gerardo Coco afferma quanto segue: “Con un marco forte il prezzo delle esportazioni aumentava e quello delle importazioni diminuiva eliminando così il surplus”. Certo, non vuole dirci ancora che una moneta drogata al rialzo come l’Euro disturgge l’export italiano ma finalmente anche dal santone ultra-liberale Coco arriva la presa di coscienza che tra bilancia commerciale e valore delle monete esiste una relazione.
Si certo, la Germania è bravissima. Ha ridotto il rapport tra pil e debito pubblico (ma che bravi, crescendo del 15-20% in più di noi in 10 anni).
Ecco si, poi forse bisognerebbe ricordare anche l’articolo del 18 giugno 2013 del sole 24 ore ( http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2013-06-18/fare-svalutazioni-competitive-leuro-131248.shtml ).
Forse è bene ricordare il seguente esempio esplicativo, in merito ai vari strumenti atti as attuare una svalutazione competitiva, sostituendo a paese A la parola “Germania” e a Paese B la parola “Italia”: Un Paese A e Paese B che fanno parte della stessa area valutaria partono da 100. A fine anno il Paese A produce un’inflazione di 1,5 e il Paese B produce un’inflazione di 3. Ne consegue che l’anno successivo, le merci vendute dal Paese A costeranno 101,5 e quelle vendute dal Paese B costeranno 103. Al mercato dei cambi (che resta rigido) non è data alcuna possibilità di correggere l’asimmetria che si è creata. Se poi questo processo accade sistematicamente di anno in anno, il divario aumenta sempre più. E quindi la svalutazione reale che viene sintetizzata dal tasso di cambio reale (che esprime appunto il differenziale di inflazione tra due Paesi che operano a parità di cambio) si amplia.
Fuori dall’Euro subito.
1) Europa si salverà perchè Bce indebolirà l’Euro come fanno Usa e Jpy (Bundesbank urlerà alla luna)
2) Europa si salverà xrchè Deutch nn posson perdere 800 mld crediti commerciali target2 (passato) e xxxx mld fatturati futuri vs Piigs
3) divergenza salari/produttività nel lungo continuerà ad aumentare (sia tra Germania/Piigs.. sia tra Nord/Sud Italia)
Deck non ha capito un’h. Se l’euro valesse un dollaro le merci tedesche costerebbero di più ? I tedeschi venderebbero di più in america ma siccome anche loro dipendono dalla materia prima sarebbero da capo. Noi idem venderemmo di più ma non diventerebbemmo più ricchi anzi dovremmo esportare ancora più ricchezza. Lavorare di piu per meno dollari. O le materie prime ce daranno tutti scontate ? Senza l’odiato risparmio senza un rapporto prezzo qualità giusto i tedeschi al supermercato continueranno ad acquistare quello che comperano ora. Lei invece ? (Gli usa hanno molto petrolio, materia prima e mano d’opera a buon mercato per via della tassazzione) Il valore del dollaro é reale e non si abbasserà. A meno che, come sembra, inizino a sprecare ricchezza con assistenza fasulla e sprechi all’italiana.
A me sembra che i partiti antieuro stanno gia guadagnando terreno, e frenare il dumping sociale tedesco mi sembra una ottima idea. Dobbiamo tutti guadagnare e lavorare come i cinesi ? Prima o poi ci arriveremo. Ma meglio poi che prima
Si dice nell’articolo che non esiste nulla di male ad avere un deficit coommerciale, puo essere vero per un periodo limitato di tempo, non per sempre. L’Argentina del cambio fisso con il dollaro e fallita, gli USA (non la derelitta Italia) a furia dideficit commerciali dai tempi di Reagan in poi si trovano con una fed piena di titoli probabilmente spazzatura per sostenere una economia in saladi rianimazione ormai da parecchi anni
L’analisi descrive in modo tecnicamente ineccepibile la “trappola mortale” nella quale sono volontariamente caduti i paesi dell’eurozona. La drammatica conclusione alla quale essa perviene corrisponde esattamente alla realtà dei fatti. Credo anch’io che, “euribus sic stantibus”, non ci resti altro da fare che augurarsi “in bocca al lupo a tutti”, aggiungendo “e si salvi chi può”.
La spiegazione di Deck, che furoreggia sul web, inverte causa ed effetto. Coco ha spiegato le cause reali che muovono i rapporti commerciali e i tassi di cambio. Deck ritiene che modificando artificialmente il cambio (o semplicemente a seguito del suo riallineamento) si possano eliminare le divergenze reali sottostanti. E’ chiaro che manipolazioni del rapporto di cambio hanno conseguenze sull’economia reale, avvantaggiando qualcuno e penalizzando altri, ma non potranno mai eliminare i differenziali di produttività tra le varie economie. Abbassare la febbre non elimina l’infezione che l’ha generata. Le ricette facili seducono facilmente, ma sono illusioni, quindi l’Eldorado che ci avevano promesso entrando nell’Euro non esiste, ma non lo troveremo nemmeno al di fuori…
Ed ecco che è arrivato Dante a spiegarci l’economia . La ringraziamo del suo intervento, se ne sentiva la mancanza.
Non so se sia il suo caso Dante, ma sono però oggettivamente un po’ stufo di sentire statali, parastatali, pensionati e burocrati che vogliono la moneta forte perchè così pensano di comprarsi l’I-pad a buon prezzo. Gente, ovviamente, ipertutelata, protetta. Gente anti-sviluppo, anti-industria, anti-manifattura. Quelli che “con l’euro forte paghiamo meno la benzina”, quelli che “con l’Euro lavoreremo di meno e guadagneremo di più”. Ecco; detto sempre con la massima moderazione, stima ed affetto; mi sono rotto le balle.
Basta con la balla delle materie prime, basta ripetere il mantra! Si vada a vedere il prezzo pagato dai consumatori italiani alla pompa negli ultimi dieci anni e lo si confronti con il prezzo americano. Ma che dice Dante? Di che parla?
@Deck
Sì, poi magari si vada a vedere anche quante accise pagano gli americani sulla benzina e poi le confronti con le nostre…..
Peraltro, si vada a vedere le risorse degli Stati Uniti (in primis petrolio, con il quale, tra le altre cose, si fa, guarda caso, anche la benzina) nonché il numero di abitanti per chilometro quadrato e la superficie, quindi confronti questi valori con quelli dell’Italia e mi dica se sono ordini di grandezza paragonabili…….
E già che c’è, si vada a vedere anche quante tasse pagano gli yankees rispetto a noi. E guardi anche la loro burocrazia e classe dirigente e mi dica se assomigliano alle nostre, per non dire del costo e del numero delle stesse rispetto agli abitanti.
E che dire poi della meritocrazia, delle università all’avanguardia, della libertà, democrazia ed efficienza in ogni campo?
Ci pensi bene. È il Paese che esprime il valore della propria moneta, non il contrario. Finché questo Paese non cambierà nessuna moneta potrà farlo cambiare. Non esistono scorciatoie. Dobbiamo smetterla di incolpare gli altri delle nostre inettitudini. Non ne usciremo mai in questo modo.
@ Deck
Dimenticavo. Visto che lei sottolinea, come esempio dell’inadeguatezza della moneta unica, che il prezzo della benzina è più caro oggi rispetto a dieci anni fa, quando c’era la lira, vorrei ricordarle che dieci anni fa, oltre ad accise più basse, avevamo anche un prezzo del petrolio che era circa un terzo rispetto ad oggi.
Infatti in questi ultimi dieci anni molti paesi con valute deboli hanno visto più che triplicare il prezzo della benzina, che, comunque, è aumentato ovunque, Stati Uniti compresi.
Se da noi, almeno, il prezzo della benzina non è triplicato lo dobbiamo solo all’euro. Questo è poco ma sicuro.
Uno che é passato di qua ha centrato esattamente il e tutti i problemi. E’ il sistema politico del paese che esprime il valore della moneta non il contrario. Ma qualcuno pensa seriamente che se avessimola lira saremmo più ricchi ????!!!!! Ma quando avevamo la lira il marco svalutava nei confronti della lira o il contrario ? Lira o Euro non cambia NIENTE assolutamente niente.
Non mi meraviglio che ci siano in giro ancora tanti fautori della Craxi-economy, Brunetta in testa, perché sotto il governo Craxi l’Italia ha vissuto l’ultimo periodo di sviluppo economico sostenuto. A quali costi?
Craxi ha agito non sul contenimento della spesa pubblica, la lotta al clientelismo, la semplificazione, la lotta alla corruzione, ecc., bensì ha agito sulla “svalutazione competitiva” e sulla “crescita del debito pubblico”. La conseguenza è stata l’insostenibilità di tale politica economica nel medio periodo con una degenerazione fiscale pesantissima. L’epilogo fu il Governo Amato con la rapina dei conti correnti e l’inizio di un periodo di stagnazione.
Non è possibile avere la “botte piena e la moglie ubriaca”, a meno di spedire la moglie nella cantina del vicino (colonialismo); dopo il tentativo coloniale il vicino ti denuncia dopo averti fatto le “corna”. Il giochino di conciliare sviluppo, lassismo e spesa statale esiste solo nelle menti fantasiose dei politici perché non funziona nel mondo reale.
Per questo motivo siamo finiti nell’euro impreparati e non in condizione di trarre vantaggi, ma solo di subirne i costi.
Ci sono delle analogie fra quel periodo e quello attuale. Tangentopoli ha dimostrato che tutti i partiti erano corrotti, non solo il PSI, ma a pagare furono solo la DC e e il PSI. Oggi si è dimostrato che nulla è cambiato e si va verso l’eliminazione di una parte politica, senza mettere mano ai nodi di fondo del collasso del sistema politico, morale ed economico. Monti è stato molto peggio di Amato e le sue politiche hanno accelerato drammaticamente il processo di deindustrializzazione.
Prima di parlare di riduzione delle tasse, sviluppo, moralità ed anche di euro è necessario ridurre significativamente la spesa pubblica e l’invadenza dello Stato nella vita dei cittadini e delle imprese. Altrimenti è solo un modo per sviare l’attenzione dalla questione prioritaria.
Ma non e su questo sito che si capisce che gli Usa sono tecnicamente falliti o sulla via del fallimento? E qualcuno li prende ancora ad esempio? Per quanto riguarda le troppe tasse, in Svezia e in Cina si tassa come e firse piu che in Italia, non mi sembra se la passino male. Il problema non e solamente la spesa, l’ italia e fuori dai parametri solo per le pensioni e per gli interessi che paghiamo sul debito, interessi frutto del periodo d oro di Craxi Andreotti Forlani e ora aumentati dalla politica tedesca, tutta tesa a difendre i propri interessi. Ah dimenticavo in Italia si pagano un po troppo anche i costi della politica, ma tanto nessun politico e partito italiano vorra mai ridurli
Gentilissimi,
E’ evidente che non aveve capito una cippa. Il fatto che voi mi diciate che negli Stati Uniti la benzina costa meno perchè si pagano meno tasse è ESATTAMENTE ciò che volevo mettere in luce con il mio precedente intervento. Oltrettutto, come ben sapete, visto che tutte le materie prime nei mercati internazionali sono quotate in dollari è evidente che più il dollaro perde valore più il prezzo delle materie prime sale.
Perdonatemi, il dollaro si è svalutato del 40% in dieci anni e, in concomitanza, il prezzo del petrolio è salito ben oltre i 100 dollari al barile.
Ma dove è triplicato? Ma cosa? Ma quando? Ma cosa dice? Il prezzo della benzina in 10 anni è più che raddoppiato in Italia ma si ha ancora il coraggio di dire che l’Euro c’ha salvato. Il costo della benzina mangia il reddito delle famiglie, ma va tutto benissimo, c’ha salvato l’Euro. Si prendono bastonate sui denti, ma si dice che è il dentista.
Ma ripeto, voi parastatali, statali, pensionati, sindacalisti, menager di grossi carrozzoni, recepitori dei 57 miliardi in 10 anni elargiti dallo stato italiano alle imprese durante l’era Marcegaglia (orrore!) fate benissimo ad essere a favore dell’Euro. Avete la deflazione, vi fate le vacanzine all’estero spendendo poco e comprate l’I phone al doppo di quello che lo pagano gli Americani credendo di pagarlo di meno. A voi chi vi tocca? In altre parole, cazzo ve ne frega?
Ecco il problema è che l’Italia che vi mantiene sta soffocando. L’industria manufatturiera muore, il turismo collassa. Siccome di voi, purtroppo, non ci libereremo mai siamo costretti a liberarci di una moneta troppo forte per il nostro tessuto produttivo. E’ ora di drogare il cambio e l’Economia come fanno Americani, Cinesi e Giapponesi. Certo basterebbe che loro smettessero di farlo per riequilibrare il sistema, alla faccia di quanto scritto da Coco su un Euro più debole che sarebbe comunque un tocca sana, ma non lo faranno mai. Perciò: USCIRE DALL’EURO IERI.
Saluti e baci
@RiccardoG, 24 novembre 2013
La pressione fiscale in Cina sarebbe elevata? Il sistema fiscale è complicato, ma non oneroso per le imprese; in compenso la tassazione dei redditi delle persone fisiche è fortemente progressiva. Basta leggere http://www.china-briefing.com/news/it/fiscalita-cina-india-a-confronto.html/.
Comunque in Italia abbiamo superato per pressione fiscale l’Austria e i Paesi Scandinavi in cui il sistema è mediamente più semplice ( = meno oneroso da gestire) e lo Stato eroga dei servizi, e non dei disservizi come da noi.
In Italia esiste l’aggravante dell’incertezza fiscale, portata al massimo grado dall’attuale governo: l’incertezza ha effetti tanto sulle imprese che non possono pianificare accuratamente i loro budget e non si fidano ad investire che sui privati con un’impatto diretto sui consumi.
Forse vale la pena ricordare che grazie a Prodi e Ciampi entrando nell’ECU al tasso di Lit. 1,927 circa ha di fatto rivalutato la sua moneta, restituendo il margine competitivo della svalutazione del 1992. Questo è il peccato originale che ci portiamo dietro.
La Germania a partire dalla caduta del muro e della dissoluzione del blocco orientale ha reimpostato immediatamnete la sua politica industriale sui parametri e le modalità ante seconda guerra mondiale, ovvero trasferimento delle sue subforniture a Cechia, Slovacchia, Polonia, paesi non concorrenti all’export. Questo trasferimento di produzioni industriali all’est in larga parte ha danneggiato le aziende subfornitrici del nord Italia, per più ragioni : competere al ribasso con i produttori dell’est, riposizionamento sul mercato di prodotto e non di subfornitura ( senza i trasferimenti gratuiti di savoir fair e di tecnologia che il rapporto di subfornitura implicitamnte comporta), problemi di tesoreria e cash flow ( le imprese tedesche pagano i subfornitori a tra i 15 e i 30 giorni data fattura, il che permetteva ai subfornitori italiani di approvigionarsi sul mercato interno pagando i loro fornitori tra 60 e 120 giorni).
Va bene l’analisi macro economica, ma credo sia opportuno per analizzare la situazione industriale della Germania, specialmente nei suoi risvolti con l’Italia, entrare nello specifico, perchè come giustamnte osserva Coco i deficit o i surplus li creano gli operatori economici indipendenti.
Nelle conclusioni sta dicendo che l’euro è destinato a finire. se le economie continueranno a divergere, non c’è altra conclusione che la fine dell’euro
Questo Blog, con questo articolo, ha perso ogni credibilità.
L’Italia viene multata anche quando è in pareggio di bilancio, invece, quando la Germania sfora i parametri perchè commette un ladrocinio nei confronti degli altri paesi, si fa un bell’applauso ai Tedeschi.
C’è un solo modo di definire chi si comporta così:collaborazionisti prezzolati.
Chi non ascolta economisti veri come Paul Krugman e Martin Woolf fa bene a fidarsi di quello che dicono grandi sapienti come Giannino.
Coco ha mai pensato a quanto le scrivo qui sotto?
So già in anticipo che questo post sarà ignorato da molti dato che contiene analisi numeriche abbastanza indigeste per i più, ma vi assicuro che è importante per capire:
PERCHE’ STIAMO PARLANDO DI ARIA FRITTA PER FAR RIPARTIRE L’ITALIA; RENZI,CUPERLO, LETTA, NAPOLITANO, ALFANO.
Vedo accendersi il dibattito su Renzi in particolare e sulle sue ricette che non si capisce non tanto quali siano, ma da quali presupposti e con quali strumenti realistici possano essere attuati, come appunto da rilevato e contestato rispetto a Gutgeld e Galli, responsabili economici del Rottamatore, per far ripartire l’ Italiae la sua crescita all’ interno del contesto UEM. Il sindaco di Firenze, come tutti ricorderanno, rese omaggio privato a luglio scorso ad Angela Merkel, anzi atto di sottomissione ed oggi risulta chiaro cosa significò quell’ incontro, si accreditò come:
– unico possibile potenziale leader di un governo con forte maggioranza e chiaramente europeista;
– unico leader in grado di eliminare definitivamente dalla piazza il vecchio leader del centro-destra;
– garante delle politiche di austerità necessarie perchè giuste applicate però in maniera efficace e finalmente risolutiva;
– rendere quindi finalmente affidabile l’ Italia come paese virtuoso, eliminando contestualmente e definitivamente il rischio di rappresentare all’ interno dell’ Europa e soprattutto per la Germania ed i suoi interessi quel Paese che disturba l’ economia tedesca con artifici monetari; nel senso di elimanare definitivamente il rischio e l’ anomalia italiana.
Osserviamo ora cosa è accaduto al di fuori della UEM, ad esempio negli USA, Paese indubbiamente più competitivo dell’ Italia e strutturalmente enormemente più organizzato e favorevole per l’ IMPRESA e gli INVESTIMENTI; è accaduto che per ottenere la ripresa e la crescita del 2% annuo tra 2010 e 2013 e la diminuzione della disoccupazione dal 10% del 2009 al 7,3% del 2013 lo stato ha fatto deficit per il 40% tra 2009 e 2012 (10% annuo) pari a circa 4000 MLD di dollari e la FED ha pompato nel sistema circa 2000 MLD di dollari tra 2009 e 2012 con l’ applicazione in grande stile del Q.Easing , cosa proseguita con altri 1000 MLD (85 MLD/mese) nel 2013. 3000 MLD di dollari di moneta nel sistema USA di cui solo il 40% per acquisto di titoli dello stato, quindi un lavoro di tandem in grande stile tra FED e Stato, ammontante a circa 4000 (Deficit)+(60% di 3000) 1800(al sistema privato) per totali 5.800 MLD di dollari in 5 anni, oltre il 12% del PIL quinquennale USA, pari a circa 10.000 MLD di dollari.
Altra importante, componente della ripresa USA, è stato un bilancio federale pari al 25% del PIL annuo, che ha previsto integrazioni pari a 0,4$ per 1$ di PIL perso da ogni stato dell’ Unione;
Ancora, altra importante conseguenza delle politiche di acquisto della FED, sono stati i tassi bassi di finanziamento per lo Stato, praticamente nulli, e i tassi altrettanto bassi, per le economie reali di tutti gli stati dell’ Unione, non solo per i più virtuosi o i più forti, come avvenuto in Europa, che sono stati tutti posti nelle stesse condizioni di credito; (la stessa California, messa molto male come disoccupazione nel 2009, pari al 12,3% oggi è all’ 8,5%).
Questa lunga e documentata premessa, rende conto appunto, del fatto che con le politiche della BCE e della Commissione europea, qualsiasi azione risanatrice sull’ Italia, condotta da chiunque ed in genere sui paesi deboli dell’ eurozona, fatta solo di rigore e senza flussi di denaro fresco all’ economia reale e soprattutto con identiche modalità per tutti gli stati della UEM, e non addirittura con modalità premianti solo per il paese più forte, sono destinate al fallimento, all’ aumento del declino dei paesi deboli e ad acuire ulteriormente le differenze già enormi tra Germania e gli altri paesi dell’ unione europea, creando le condizioni per un progressivo aumento delle tensioni sociali già molto forti e per la progressione elettorale delle forze politiche più antieuro.
L’ eventuale esperienza di governo di Renzi, ammesso che riesca a portarsi dietro tutto il partito, cosa che ritengo altamente improbabile, ed ammesso che il partito sia con lui alle future elezioni, altrettanto probabile sarà il fatto che una buona parte di esso gli volterà le spalle dopo la improbabile vittoria, quanto meno rendendo impossibile qualsiasi azione risanatrice, o almeno supposta tale.
Fare le nozze (rigore ed austerità come vuole mamma Merkel) comunque a pizza e fichi, come fin’ ora avvenuto oppure recuperare e spostare qualche miliardo di euro da spesa pubblica al taglio delle tasse o ad altri fini, oggi, in questo contesto, sarà del tutto inutile restando nell’ euro, quindi con la sola Germania che fa surplus e investe solo in piccola parte questi surplus nel suo vicinato e senza una fortissima erogazione di spesa pubblica e di denari all’ economia reale, soprattutto verso i paesi deboli, Renzi o non Renzi, sarà questione matematicamente inutile, deleteria e addirittura devastante. Dato che il PIL globale della UEM è quasi pari al PIL USA, circa 10.000 MLD di dollari, ammesso che basti quel 12%del PIL che è stato usato in USA, e non basterà dato che le economie dell’ eurozona sono oggi messe peggio di 5 anni fa, la nostra in particolare, richiederebbe su un arco quinquennale circa 4200 Miliardi di euro di iniezioni di moneta cioè circa 200 Miliardi annui per la sola Italia, e questo per ottenere una crescita media del 2% nell’ UEM, ma in Europa, sempre con il metodo tedesco, si vuole ottenere, a costo zero e con aggravi di bilancio per paesi deboli come l’ Italia per EFSM e come libro dei sogni, riduzioni di debito di 50/60 MLD annui per il nostro caso e addirittura crescite medie del 2/3% nei prossimi anni.
Spero risulti chiaro per tutti quale sia la situazione che si prospetta da qui in avanti per il nostro paese in particolare e di quale sia oggi l’ urgenza di trovare presto qualche leader che ci porti rapidamente fuori da questo pantano europeo; questa mia analisi, senza falsa modestia, credo sia assolutamente unica ed innovativa rispetto a quanto appare nel panorama generale dei mezzi di informazione italiani.
Un paese che genera costantemente MINORE inflazione in un sistema di cambio FISSO, e’ esattamente come se SVALUTASSE la propriamoneta..
Non a caso, l’Australia nel 1982 adotto’ una politica su WAGES E SALARIES.
Altro Ekko-nomista di skuola Fassiniana? Scrive ancora Giannino qui?
Solo un rapido P.S.
IMF forecasts: tra 2009 and 2014 consumer prices index + 9.5 % in Germany; Spain (11.2 %), Italy (11.1 %), United Kingdom (16.6 %), Estonia (19.1 %), Lithuania (12.4 %) Cyprus (11.8 %). I prezzi relativi? NOT adjusting.
Real wages tra 2009 e 2014: Greece (MENO 22 %), Spain (-7 %), Portugal (-6 %), Ireland (-4 %) and Italy (-2 %). (: Ronald Janssen ‘Real Wages in the Eurozone: Not a Double but a Continuing Dip’, 2013). MENO 10 % in the United Kingdom (IMF Article IV Report, United Kingdom, 2013).
Bisogna scrivere con COGNIZIONE DI CAUSA. Soprattutto quando non si citano NUMERI. I N F L A Z I O N E. iN UN SISTEMA A CAMBI FISSI E’ COME SVALUTARE….
Caro Deck,
adesso respiri profondamente, legga e si concentri. Vedrà, anche lei ce la può fare. Almeno lo spero, altrimenti, dopo questo estremo tentativo, rinuncerò definitivamente.
Allora cominciamo: se il dollaro si è svalutato di tre volte, tanto che oggi gli americani pagano 90$ quello stesso barile di greggio che dieci anni fa pagavano 30, mentre il nostro euro non si è svalutato, chi è che paga di più ?
Se in Austria la benzina costa € 1,40, mentre da noi costa € 1,80, con chi me la devo prendere? Con l’euro o con le accise?
E di chi è la colpa delle nostre accise? Dell’euro? Della Germania brutta e cattiva? Del destino cinico e baro?
Perché noi abbiamo bisogno di svalutare mentre la Germania, che mi risulta abbia la nostra stessa valuta, no? Perché i nostri prodotti vengono acquistati solo se costano poco, mentre quelli tedeschi no?
Perché anziché come la Germania siamo diventati come la Grecia?
Conosco un pò di Stati (se vuole le mando una lunga lista) dove per un euro (o per un dollaro) ti danno un pacco di monete locali. Non mi risulta, tuttavia, che in nessuno di essi vi sia né sviluppo né economia prospera.
Ma in fondo ha ragione lei. In Italia ci sono troppi pensionati, politici, statali, parastatali e parlatori a vanvera proprio come lei, che danno sempre la colpa agli altri, all’euro, alla Germania, alla mala sorte per la propria incapacità.
Buona fortuna.
cari Deck ed Uno che passa di qua : mondo nn è bianco/nero ma grigio.. è tutto vero contemporaneamente.. clientelismo/evasioni/corruzioni pubblico E privato di MASSA è causa internan (di solito quelli di destra chiudono un occhio su evasioni/corruzioni.. quelli di sinistra su clientelismo pubblico.. ognuno scarica barile sull’altro).. cambio troppo forte è causa esterna (i grafici con timing parlan chiaro).. quando lira era debole certe cose nn si vedevano anzi sembravan virtù.. aggiungiamoci da 2000 globalizzazione con est (vicina) ed oriente (lontana).. i primi a saltare in occidente son i più clientelari e meno tecnologici.. cioè noi.. Silvio (che qui gode di ammiratori) fu fatto fuori xrchè voleva uscir da euro e far debiti finanziati con moneta (ed of course farsi solite leggi x sè all’interno ed affaroni luminosi x lui ed esosi x noi all’esterno).. Fed/Boe/Boj fan come voleva Silvio con bilanci aggregati pubblico/privato uguali o peggiori dei nostri (sì ripeto: uguali o peggiori dei nostri) MA pagano metà interessi.. su nostro pubblico son 45 mld/anno.. su imprese nn ne ho idea ma almeno altrettanti.. se Europa nn chiuderà più di un occhio su Fiscal Compact (50 mld anno) nostro crack (o uscita euro o panico+patrimoniale 5%/10% di Germania/Fmi) son solo rimandate magari di molti anni..
Carissimo uno che è passato di qua,
La ringrazio per l’estremo tentativo, commosso la abbraccio fortissimo per lo sforzo profuso. Ad ogni modo, rinunci pure definitivamente. No, è evidente che anch’io non ce la posso fare.
Ma certo caro, ma certo i Tedeschi riescono a vendere le forchette che una volta si facevano a Lumezzane perchè le loro sono più belle e fatte meglio. E’ talmente evidente.
Onestamente Avvocato, sulla questione della benzina, non capisco se lei ci è o ci fa. Ribadirò; ma evidente che lei non legge i miei post, legge tre o quattro frasi, si incazza e scrive credendo di rispondermi; che il fatto che il costo della benzina sia in gran parte dovuto alle tasse decise dalla politica è ESATTAMENTE ciò che vglio dire. Paleserò anche la domanda che soggiace a questa affermazione: a cosa serve avere la moneta più forte del mondo se la benzina è la più cara del mondo? A nulla, zero.
Terzo ed ultimo punto Ingegnere: è curiosa la sua attenzione selettiva. Apra gli occhi e legga. Più o meno l’inflazione, in un sistema di cambi fissi, è svalutazione. Pianga, si disperi ma si rassegni. La beneamata Germania HA svalutato, tra l’altro a spese nostre. Certo chi può biasimarla? D’altronde
gli ultimi 100 anni ci hanno insegnato fin troppo bene bene fino a dove si spingono i Tedeschi quando fanno i loro interessi.
Concludendo no, io non do la colpa agli altri. Do la colpa agli Italiani. Do la colpa a chi ha votato i tecnocrati pro Euro. Do la colpa a me perchè ho sempre votato partiti troppo poco Anti-Euro ma lei Dottore è esente da colpe, non si preoccupi.
Saluti e baci.