25
Ott
2009

Nessuno è troppo grande per fallire

Il professor Ernesto Rossi domanda a bruciapelo se nel contesto italiano sia possibile il fallimento della Fiat. Io escludo l’ipotesi, non perché la Fiat non sia come tutte le cose umane, che possono andare bene o male, ma (a parte a solidità di quella impresa, che vorrei più contenuta e senza tante filiazioni) perché escludo che si debba a priori ipotizzare il caso di un salvataggio statale di un’impresa in fallimento. Fatta l’ipotesi, viene creata di botto la psicologia del pubblico secondo la quale lo Stato è obbligato a garantire tutte le imprese industriali che andranno male. Non ne resterà una in piedi.

Se la Fiat, nonostante tutti gli aiuti e le protezioni avute, come ogni altra impresa industriale andasse male, e io fossi qualcosa nel governo italiano, sequestrerei tutti i beni degli azionisti della Fiat e di tutte le società alle quali partecipa la Fiat per far fronte al disastro, manderei in galera tutti i responsabili del fallimento e metterei l’impresa in mano ad abili liquidatori. La nuova Fiat verrebbe su sana e valida, senza debiti e senza creditori. Quegli operai licenziati  dovrebbero essere messi alla pari dei disoccupati, per i quali lo Stato provvede nei limiti delle sue possibilità, curando che nessuno muoia di fame, ma chiarendo che nessuno possa avanzare diritti contro lo Stato.

Questo atto di politica risanatrice porterebbe certo la ribellione dei sindacati, il voto di sfiducia dei deputati, la crisi ministeriale, ma sarebbe l’inizio dell’apertura degli occhi degli italiani che non vedono verso quale disastro si va incontro, ammettendo a priori che nessuna impresa importante debba fallire.

Sono parole sin qui testualmente vergate da don Luigi Sturzo  il 6 ottobre 1951. A conferma che, crisi attuale o meno, si tratti della Fiat in Italia come di GM e banche negli USA, a pensarla come noi non si sbaglia anche se i tempi cambiano. Naturalmente, l’auspicato giorno dell’apertura di occhi degli italiani non c’è ancora stato, a 58 anni di distanza. Motivo in più per insistere, a ripetere sempre le stesse cose, finora inascoltate.

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10 Responses

  1. Recentemente ho volato (ottimamente) con Swiss da Amburgo per Roma con tappa a Zurigo, andata e ritorno per circa 180 Euro.
    Se in Italia non si è lasciato fallire Alitalia (stesso volo via Parigi con Airfrance 340 Euro) non vedo come e quando si vedrà mai fallire una grande azienda in questo Paese. Io sono giovane e più studio economia più continuo a pensarla come Schumpeter, ma temo che quel giorno che Lei auspica non arriverà mai.

  2. Alberto

    Purtroppo delle volte sembra di vivere in un contesto socio-economico completamente fuori logica.Penso che sia necessaria una responsabilizzazione dei vari actors ( se la tua azienda “X” và male,pensi che ci sarà un motivo direttamente riconducibile a quello che ritieni il tuo CoreBiz?). Non può essere sempre lo Stato a fare da salvagente/paracadute/airbag etc etc, agli errori di una cattiva produzione/gestione/marketing etc etc, tenuta/e da (mi si passi il termine) “inetti”direttori d’azienda, incapaci di cogliere l’andazzo del mercato e di poter in qualche meniera migliorare i vari Quarter. Sembra delle volte di essere in uno stato parastatale con manie di capitalismo d’annata.
    Bah..speriamo in meglio…come diceva Eduardo ” a da passà a a nuttata.”

  3. Caro Dott. Giannino, leggendo il suo articolo anche per me il primo pensiero è stato su Alitalia, ma cosa possiamo FARE oltre che a ripetere le stesse cose? Serve un vero ricambio politico (film di fantascienza in Italia e non solo), sperando che poi selezionino una dirigenza tecnica competente da inserire nella PA e non solo (secondo film continuo del primo), anche se poi ci sarà il problema di scalzare in tempi brevi una dirigenza incopetente già insediata (ed ecco che abbiamo una bella trilogia alla Star Wars).
    Ma la realta supera la fantasia, ma avete letto l’articolo della Rodotà sul corriere della sera sulle primarie del PD,che descriveva chi è andato a votare?
    http://www.corriere.it/politica/09_ottobre_26/rodota-vecchietti-pd_45a47892-c1fa-11de-b592-00144f02aabc.shtml
    Altro che far partecipare i sedicenni alle votazioni, uno dei problemi italiani è che votano anche gli over 65-70 (probabilmente in pensione al minimo da qualche decennio) e che abbiamo un sindacato dei LAVORATORI che ha più del 50% di iscritti pensionati (se non ricordo male).
    Non voglio dire che i pensionati che vivono in Italia non hanno dei problemi da tutelare ma voglio dire che le generazioni che devono giocarsi un futuro sono fuori dai giochi e che il riformismo è quasi fantascienza.
    Non ci resta che predicare e nel nostro piccolo cercare di costruire un serio modello politico e di dirigenza.

  4. eonia

    Gentile Dott. Giannino,
    probabilmente Lei nutre principi ancora sani riguardo l’economia di mercato.
    Ma tale economia è falsata da decenni e la falsità è sotto i nostri occhi. Ma di ciò credo che anche Lei ne è consapevole, almeno per quanto scrive.
    Ormai parlare di gangster e di governi sembra la stessa faccia dell’identica medaglia anche se i secondi hanno modi più garbati e più gentili.
    Nel colossale tracollo in corso sembrerebbe che ciascuno sia intento a salvare “i tesori” di casa, come ultimi cimeli a cui attribuire un “valore aggiunto” anche se potrebbero essere l’ultima cosa che interessa l’uomo di strada.
    L’uomo di strada invece viene rapinato con tanto “savoir faire” contribuendo con i suoi “buoni soldi” a salvare tanti, immensi “soldi cattivi”.
    Fosse un’operazione “una tantum”, potrebbe pure stare. Invece sembra che abbia una fine infinita da rimandare anche alle generazioni future.
    Lei parla di liquidazioni e fallimenti?
    Sa che un organismo malato di AIDS potrebbe morire per cause collaterali rispetto alla malattia principale in quanto gli vengono somministrate cure per tenerlo in vita?
    Si che lo sa….Fiat non morirà di AIDS ma se dovesse morire, sarà motivo di orgoglio nazionale, oltre che aziendale.
    Questo si che sarà valore aggiunto…..nella memoria dei sopravvissuti.

  5. L’apertura degli occhi degli Italiani ancora non c’è stata per la Fiat ma la mia preoccupazione è che non ci sia nemmeno per ciò a cui andremo incontro, senza fare le moste giuste per la Pmi. La situazione è già per molte di queste, insostenibile già da tempo, pertanto ne crolleranno molte altre. Queste non hanno mai avuto nessun aiuto nè privilegio, erano o sono aziende sane che non c’è la fanno a causa del crollo generalizzato degli ordinativi. A questo punto mi chiedo perchè quegli Italiani che avrebbero potuto fare qualcosa, avendo gli occhi aperti e trovandosi nei ponti di comando, non hanno mai fatto nulla prima e adesso che il tempo e la situazione va riducendo sempre più gli spazi di manovra.

  6. andrea lucangeli

    Se ben ricordo c ‘era chi diceva: “quello che è bene per la FIAT è bene per l’Italia…”.- Con una siffatta commistione secolare tra potere e FIAT c’è veramente chi pensa (illuso) che uno dei due attori possa fare (realisticamente) un “passo indietro”? La “rivoluzione” deve avvenire esternamente a questo “sistema binario” che dura da decenni.- Trem ci prova sostenuto dalla Lega ma il fuoco di sbarramento è poderoso…- Troppi interessi “incancreniti”, troppi “piedi da pestare”.- Certo, con un nord al 51% tremontian-leghista le cose cambierebbero…e non di poco.- I vari Profumo, Bazzoli, Montezemolo & Co. sarebbero finalmente “messi gentilmente alla porta”.- Ma la ruota gira e non è detto che ciò possa accadere…..

  7. andrea lucangeli

    Se ben ricordo c ‘era chi diceva: “quello che è bene per la FIAT è bene per l’Italia…”.- Con una siffatta commistione secolare tra potere e FIAT c’è veramente chi pensa (illuso) che uno dei due attori possa fare (realisticamente) un “passo indietro”? La “rivoluzione” deve avvenire esternamente a questo “sistema binario” che dura da decenni.- Trem ci prova sostenuto dalla Lega ma il fuoco di sbarramento è poderoso…- Troppi interessi “incancreniti”, troppi “piedi da pestare”.- Certo, con un nord al 51% tremontian-leghista le cose cambierebbero…e non di poco.- I vari Profumo, Bazzoli, Montezemolo & Co. sarebbero finalmente “messi gentilmente alla porta”.- Ma la ruota gira e NON E’ DETTO CHE CIO’ NON POSSA ACCADERE…..

  8. PIERO

    scusi giannino lei dice di aderire alla scuola di chicago. ma la scuola di chicago , o corrente di pensiero economico neoliberista ‘ la pricipale responsabile delle politiche ultracapitalistiche americane che son miseramente fallite recentemente.
    i pensieri della scuola di chicago caratterizzarono le politiche economiche dei governi statunitensi del presidente Ronald Reagan e del governo inglese del primo ministro Margaret Tathcher e sono stati applicati per anni in tutto il mondo e soprattutto in quei paesi che chiedevano prestiti al Fondo Monetario Internazionale.
    Ha dato frutti soprattutto a partire dall’America Latina, e in particolar modo dalla Argentina, che nel 2001 fu colpita da una crisi gravissima.
    Negli ultimi giorni di Settembre 2008, con gran parte delle Banche del mondo in attesa di fallire senza intervento dello Stato e con le borse di tutto il globo in caduta libera, che riducevano drasticamente il valore delle azioni e delle pensioni legate ai fondi di investimento, la teoria della scuola di chicago ha dimostrato grande inconsistenza.
    Questa, fatta propria dal Fondo Monetario Internazionale, per molti anni ha comportato per i paesi poveri tagli alle spese sociali e alle infrastrutture e la vendita alle multinazionali americane ed europee delle materie prime.
    La crisi mondiale a causa di questa politica economica è partita nel 2008 dagli Stati Uniti, dove le industrie dell’automobile, per mancanza di liquidità, dovuta al forte indebitamento delle banche e dei cittadini americani e alla loro impossibilità a spendere, hanno chiesto, e ottenuto nel dicembre 2008, al governo Bush prestiti per 17 miliardi di dollari per non fallire. Il F.M.I, perciò, andando contro, evidentemente, alle teorie applicate per anni, per bocca del suo presidente, il francese Strauss Khan, ha chiesto il 21 dicembre 2008 agli Stati di spendere, per stimolare l’economia, qualcosa come il 2% del pil mondiale, contribuendo a seppellire per molto tempo la teoria nei libri di testo della Scuola di Chicago.
    MA ALLORA LEI PERCHE’ NON VA A FARSI SEPPELLIRE CON LE SUE BELLE IDEE?

  9. Luciano

    Lo scandalo Fiat non sta tanto nei ripeturi salvataggi, quanto nel fatto che gli aiuti elargiti non siano mai messi in conto agli azionisti. Questi ritirano gli utili quando le cose vanno bene e chiedono soldi quando le cose vanno male. Naturalmente poi ci accorgiamo che costoro trasferiscono i capitali nei paradisi fiscali. Cosa resta agli italiani che contribuiscono ai salvataggi? Sapevamo tutti che gli Agnelli sono i più grandi sfruttatori italiani da più di cento anni, con il consenso dei sindacati e con l’approvazione dei partiti di sinistra. Basta ricordare che i primi provvedimenti dei due governi Prodi sono state due maxi rottamazioni e ricordare con quanta sicurezza l’Avvocato bloccò il primo tentativo di Rifondazione di far cadere il primo governo Prodi. Eppure dovremmo essere coscienti che nessuna azienda muore effettivamente se ha delle radici nel mercato; cambierà la proprietà, cambierà la consistenza, l’organizzazione, il nome; invece noi cadiamo nel tranello e continuiamo ad assicurare ricchezze infinite sempre ai soliti proprietari che poi se le porteranno tranquillamente all’estero. Bah!

  10. Luigi

    un governo appena appena attento agli interessi della comunita’ accorderebbe subito aiuti, sovvenzioni, rottamazioni alla Fiat ad una condizione, ossia l’uscita immediata e totale della famiglia Agnelli dal capitale e dal controllo del gruppo. E subito dopo rimpasto della dirigenza, con l’accantonamento di coloro non in grado di gestire un grande gruppo multinazionale…ma visto che politica e dirigenza sono a livelli piuttosto bassi e di interesse nazionale non se ne parla, resteranno solo speranze, mentre sullo sfondo rimangono le lotte degli eredi per la suddivisione di quanto rubato dal mai abbastanza non rimpianto avvocato.

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