Microsoft, Vodafone e la battaglia globale delle data company.
Grandi venti di cambiamento colpiscono il settore mobile mondiale. Negli ultimi giorni due grandi operazioni sono state concluse, riprendendo quella verve che era stata caratteristica del settore tra la fine degli anni Novanta e l’inizio del nuovo millennio.
Vodafone ha venduto per 130 miliardi di dollari il 45 per cento di Verizon Wireless, dimostrando le grandi capacità di Vittorio Colao, CEO del gruppo britannico, che ha saputo indubbiamente vendere “al momento giusto e al prezzo giusto”.
Nel frattempo Microsoft ha comprato parte di Nokia per poco più di 7 miliardi di dollari, dimostrando che internet e mobile sono ormai un unico mercato. Quello che ormai sembra ovvio, in realtà è una tendenza che si è andata consolidando solo negli ultimi anni, come anticipavamo nel “Rapporto sulla telefonia Mobile”, libro pubblicato per IBL libri nel 2009.
Internet, produzione di telefonini, software, contenuti media e pubblicità stanno diventando un unico grande business dove ci saranno pochi grandi attori a livello globale. Microsoft è concorrente di Vodafone, così come Google è concorrente di samsung. È chiaro che ci sono grandi spazi di collaborazioni, ma la competizione tra questi grandi data company sarà sempre più accesa nel futuro prossimo.
Delle enormi data company che dovranno sapere offrire al cliente un servizio a 360 gradi e questo Vodafone lo ha compreso da tempo. La riconquista del 100 per cento della filiale italiana, definita “ovvia” da Colao, permette di immaginare nuovi investimenti da parte del secondo operatore italiano per crescere.
È prevedibile che nei prossimi anni vi sarà un’integrazione maggiore con i contenuti media e che Vodafone si integri con società media italiane? Questo è un possibile passo, perché le data company non hanno di fatto dei confini ancora definiti.
Non basta più parlare al telefono, ma nemmeno connettersi e ricevere centinaia di migliaia di bytes di dati. Prima era il “messaggino”, ora è “whatsapp”, che probabilmente sarà una delle prossime prede di queste data company.
Pensiamo a come il business TLC sia ormai un unicum con altri mercati. Anche l’e-commerce è parte integrante e basta vedere come Amazon sia ormai produttore di Kindle sulle quali è possibile fare di tutto. Si evidenzia una certa tendenza al passaggio verso il “m-commerce”, vale a dire gli acquisti tramite i nostri smartphone. Un altro esempio è Google che inventa la piattaforma Android che ormai è dominante tra gli smartphone a livello globale.
La grande forza sta nella conoscenza dei propri clienti. Questo è il valore aggiunto che è utilizzabile sia da Google che da Vodafone, così come da Facebook.
È un business, quello della data company che tenderà comunque a concentrarsi e che dimostra una velocità di cambiamento estremamente elevata.
Lo stesso segmento delle TLC è in forte fermento. La liquidità di Vodafone verrà utilizzata sia verso altri operatori, ad esempio vi è la possibilità che Fastweb passi da Swisscom alla società britannica, che verso operatori del settore delle data company in generale.
Al contempo ora si apre la partita italiana, con il riassetto di Telecom Italia. Il maggiore socio della TELCO, la spagnola Telefonica, sembra essere in pole position per acquisire una posizione di ancora maggiore rilevanza in Italia.
Il governo Italiano riuscirà questa volta a non stoppare gli importanti investimenti esteri come invece ha fatto rovinosamente in passato?
Con la partita italiana, si riapre di conseguenza quella brasiliana, dato che se Telefonica dovesse conquistare Telecom Italia, quest’ultima dovrebbe poi vendere TIM Brasil, che potrebbe finire tra le mani di Carlos Slim, l’uomo di America Movil.
Microsoft che acquista Nokia e Verizon che si riprende Verizon Wireless hanno il valore di indicare che il mercato americano è in forte crescita, trainato proprio dal settore della new economy che si è sviluppato Oltre Oceano dall’inizio degli anni Novanta. È indubbio che la creazione di un unico mercato delle data company veda in testa i grandi colossi americani che hanno una capitalizzazione di Borsa estremamente elevata.
Un mercato globale quello delle data company, dove anche l’Italia fa parte della partita. L’importante è non chiudersi all’arrivo degli stranieri, ma sfruttare appieno quegli investimenti che gli stranieri fanno per sviluppare il mercato.