Mercato del lavoro, una svolta con due errori
Il governo ha fatto una scelta di metodo saggia, sulla riforma del mercato del lavoro. Confronto a oltranza sì, fino a giovedì. Potere di veto ad alcuno, no. Se la Cgil non convergerà per la nuova disciplina dell’articolo 18, come non converge e lo ha messo a verbale, il governo procede comunque. E’ giusto così, dopo tanti anni di immobilità. E visto che sul mercato del lavoro italiano continuano a vivere totem derivanti da un passato che non passa, molto ideologico. Da questo punto di vista, il superamento del tabù dell’articolo 18 è epocale. Dopo la riforma delle pensioni che è stato grande merito del governo Monti varare di corsa, è proprio la riforma del mercato del lavoro quella più utile a sbloccare. Nell’indice di competitività globale elaborato dal World Economic Forum, nel 2011 l’Italia è al 43° posto su 142 Paesi, stabile o in discesa da anni. Ma nel mercato del lavoro siamo 123esimi su 142. Solo per crimine organizzato e costo e trasparenza della regolazione pubblica, siamo più in giù. Siamo al 134° posto per flessibilità dei salari, al 126esimo per le politiche di assunzione e licenziamento, al 125° sia per reddito da lavoro rispetto al peso preponderante del cuneo fiscale, sia per proporzione tra salario di produttività e quello complessivo. Detto questo, la riforma appena illustrata das Monti e Fornero, per chi la pensa come noi ha dei difetti di fondo. Pesanti.
Purtroppo, l’approccio riformatore del governo ha primo difetto. Grave. Il grande moltiplicatore della partecipazione al mercato del lavoro – 12 punti complessivi più basso che in Germania, 18 per i giovani, 22 per le donne – è e non può che essere l’abbattimento del cuneo fiscale, che ci dà più bassi salari al più alto costo complessivo. Ma il governo su questo dice che non si può: non si riesce a tagliare la spesa pubblica. Purtroppo, non c’è grande riforma del lavoro che abbia avuto successo, da quella tedesca a quella svedese, che non sia partita da questo primo passo. Da noi, non c’è. Lo Strato continuerà ad asfissiare il lavoro e l’impresa. E la delega fiscale che va in Consiglio dei ministri vevenerdì da questo punto di vista è una cattiva ulteriore conferma: nessun abbattimento di aliquiote, resta l’Irap, l’IRES diventa IRI (pessima idea, acronimo statalista per definizione), altri aggravi procedurali in nome del sacro mantra della lotta all’evasione, ricomparsa del fondo rimborso ai contribuenti onesti di almeno parte dei proventid ella litta all’evasione, strumento che da anni viene promesso per poi riscomparire nei fatti come già avvenuto il mese scorso sotto questo stesso governo.
Il secondo punto critico è stata invece la bassa correlazione tra minore flessibilità all’entrata e maggiore in uscita. E’ il modo per rendere più ragionevole il risultato finale al quale occorre mirare, che non è ideologico ma deve tradursi in più occupati. Se si sposa la linea della minor flessibilità all’ingresso, è più difficile superare l’ostacolo di quell’enorme feticcio polemico che è l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Ieri, il ministro Fornero ha dovuto ammetterlo, che le critiche su questo sono fondate.Il ministro ha inizialmente sostenuto una forte stretta alle diverse forme di ingresso nel mercato del lavoro diverse dall’assunzione a tempo indeterminato, in nome della prevalenza di quest’ultimo per contrastare il precariato. E’ un errore. In tempi di forte rallentamento produttivo la proposta di alzare ancora una volta i contributi su contratti atipici e introdurre nuovi appesantimenti autorizzativi e di controllo, le comunicazioni a ogni cambio di orario e la diluzione della corresponsione del grande abbattimento di costo già disposto da Sacconi per l’apprendistato solo ad assunzione avvenuta a tempo indeterminato, inevitabilmente ha portato alla protesta delle imprese.
Non per spirito corporativo. Ma perché tra calo di ordinativi e stretta del credito la linea degli aggravamenti procedurali e di costo accresce inevitabilmente le difficoltà. Il governo ha dovuto fare marcia indietro su alcune rigidità di troppo e sul più dei contributi aggiuntivi, in specie a ReteImpreseItalia. Se sarà così nel testo finale, è un bene. Vedere per credere.
E’ stata invece ottima l’idea del ministro Fornerio di distinguere finalmente tempi più rapidi di ristrutturazione delle imprese, rispetto all’ASPI cioè al sostegno al reddito di chi perde il lavoro e non va più tenuto per tre anni incatenato a lavori e stabilimenti che non sono più economici. Nessuno ha però capito per settimane al di là dell’aumento contributivo proposto da dove venisse la copertura aggiuntiva della misura, dopo i primi dissensi tra Lavoro e Tesoro. Il ministro Frnmero ha appena parlato di 7,2 miliardi, ma senza saper dire da dove vengano. Per questo, imprese e sindacati hanno ottenuto che fino al 2017 i nuovi ammortizzatori non decollino e resti l’attuale sistema. Un orizzonte troppo lungo, che si deve anch’esso al fatto che non riusciamo a tagliare spesa pubblica e a riallocare risorse laddove esse sono davvero necessarie. Anche perché senza una rivoluzione vera nell’incrocio tra chi il lavoro non l’ha più e le imprese che ne hanno bisogno, resteremo con agenzie pubbliche che intermediano il 3 o il 4% dei rioccupati, quando va bene. E con un grosso rischio per i disoccupati ultraquarantenni e ultracinquantenni, visto che il sussidio nuovo, l’Aspi, durerà un anno e senza prepensionamenti.
Tuttavia, a prevalere nelle tensioni e polemiche non sono stati questi aspetti, ma la riforma della disciplina dei licenziamenti. Bisogna dirlo: è una svolta storica, il reintegro giudiziale previsto solo per i licenziamenti discriminatori. Mentre per quelli disciplinari deciderà il giudice tra reintegro o indennizzo, e per quelli economici si corrisponde invece solo l’indennizzo, da 15 a 27 mensilità. Facendo saltare una volta per tutte la quota dei 15 dipendenti, che tanto male ha fatto alla crescita delle imprese. Questa sì, è una svolta grande.
Un liberista come chi scrive vorrebbe molto di più, a cominciare dal cuneo fiscale abbattuto. Ma non si può infine che plaudire al ministro Fornmero per norme come quella sulla conciliazione del tempo lavoro con il tempo-famiglia, e contro le lettere di dimissioni in bianco, odiose e frequenti soprattutto per le donne, come abbiamo recentemente avuto conferma con le 500 lavoratrici ricattatoriamente licenziate di comodo solo a Napoli nel 2011. Un mercato del lavoro senza queste vergogne, sarà un guadagno per tutti. Più donne lavorano, più figli in famiglia: come testimonia la realtà di tutti i Paesi più avanti rispetto a noi.
ma mi faccia capire: non voglio parlare del “povero operaio” ma del “normale impiegato” 54enne, cui mancano 13 anni alla pensione che è più costoso di qualsiasi giovane 23enne. lo chiamano e gli dicono “sei licenziato perchè andiamo male”. il lavoratore fa causa, si paga un avvocato, dimostra che l’azienda non era in crisi, prende 15-27 mensilità dopo 7-8 anni di processo, paga l’avvocato, e…..???? trova un’altra azienda che lo assume a 60 anni? si apre una partita iva e fa il consulente?va alla caritas? o va a rubare?
Fornerio, Fornmero… va bene non condividerla ma almeno il nome!
Ma questa “straordinaria” riforma fa parte della fase 1 o della fase 2 del mitico prof Monti…?
A questo punto ho un po’ le idee confuse, e mi sembra di essere in buona compagnia…
Questa e’ la base di una riforma , sulla quale lavorare, siamo putroppo un paese vecchio e non all’ altezza, gli ultra quarantenni NON SONO un problema negl USA , ma una risorsa spesso esperta assai ricercata!!
da noi no!! e’ una questione culturale… purtroppo . Secondo me non possiamo rischiare di avere file di 50enni alla caritas.Abbimo gia sbagliato confidando nella iperflessibilita’ dei giovani , rendendoli precari e sprecando i migliori che scappano all estero.
(e di poco tempo fa la notizia delle lagnanze del rettore della Normale di Pisa ,il quale vede da anni i suoi discepoli che vanno via , nessuna azienda italiana li assume!!)
io non rischio , non appoggio questa riforma dell art 18 , purtroppo ancora approssimativa,in un ambiente culturale economico italiano troppo impreparato.
senza riduzione del cuneo fiscale, e’ ovvio che tutta questa manovra colpisce unicamente il lavoratore.
siamo d’accordo su tutto, ho lavorato per anni negli stati uniti e li’ funziona proprio cosi’. 2 weeks notice. e anche chi fa causa deve portare prove e testimonianze. pero’ puo’ contare su di una giustizia lampo, su un welfare di 18 mesi per trovare un lavoro che sia pari, circa, al precedente. eccetera.
in questa fase totalmente recessiva stiamo dicendo alle aziende “siete libere di spostare la manifattura ove vi piaccia”.
e’ la congiuntura, non la manovra in se’ e per se’. e sulla congiuntura c’e’ poco da dire. dimostrazione: il cuneo fiscale e il calo di ordinativi.
sara’ un bel massacro sociale. cordialmente.
meglio i commenti
Come si fa a non essere indignati davanti a una situazione di grave ingiustizia e di tale discriminazione tra pubblico e privato? Qui cadono i totem ma sulla testa di coloro che bene o male si confrontano con le difficoltà della concorrenza, con la produttività e con la possibile e spesso probabile perdita del posto di lavoro cioè con tutti coloro che lavorano nel privato. Come si fa a non essere stupiti dal fatto che costoro non si rivolgano al proprio sindacato chiedendo conto di un comportamento fraudolento e offensivo che ancora una volta li mette in gioco e in svendita rispetto a un settore pubblico dove si fa vita tranquilla e protetta e anche meglio retribuita? Come si fa a credere che questa situazione possa essere presupposto di crescita? Non si tratta di contrapposizione ma di un sentimento che è o meglio dovrebbe essere al fondamento di ogni patto sociale: la equità di trattamento, la equa distribuzione dei sacrifici almeno entro certi limiti. Così non è, come non succede che le spese della politica si riducano rapidamente e in maniera consistente, come non succede che le caste che si annidano nelle istituzioni vengano smantellate e come non succede che il politico o il rappresentante dello Stato siano visti come coloro che possano con piena legittimazione perseguire e pretendere il rispetto delle norme come il pagamento da parte di tutti delle tasse. Riflettiamo sul fatto che problemi economici per lo Stato ci sono, drammatici e che senza licenziare nessuno dei pur tanti dipendenti ma solo riorganizzandone i ruoli e riducendo le retribuzioni almeno per la parte differita potrebbe risparmiare cifre molto significative in spesa corrente. E invece non si pongono neppure il problema. Questa sarebbe una svolta epocale per questo paese altro che riforma dell. art. 18!
Il mio giudizio è il seguente:
1- molto molto bene il metodo e la rottura del tabù: come ho scritto più volte non ci speravo. Temo che la riforma verrà comunque stravolta in parlamento a meno di fiducia;
2- non ho capito chi decide nella forbice 15-27 mensilità in caso di licenziamento per motivi economici: se deve essere un giudice a decidere è un atto di pura follia, spero non sia così;
3- molto molto molto molto male gli ammortizzatori sociali: un solo anno di sussidio significa pavimentare letteralmente le strade di disperati. Purtroppo è successo quello che temevo: i sindacati sono rimasti appesi alla difesa di inutili totem e non hanno chiesto quello che serviva. Questo porterà ad uno scontro sociale certo dagli esiti imprevedibili, anche violenti. I soldi? C’erano e ci sono, basta usarli bene invece di continuare a buttarli nel cesso. E piuttosto si strappi il fiscal compact, ma così ci troviamo con un sistema di ammortizzatori sociali tra i peggiori del mondo occidentale.
E questo rende il tutto inaccettabile.
Sul cuneo fiscale sono d’accordissimo, ma lo metto più nel capitolo “riforma fiscale” che in quello “riforma del lavoro”, stesso discorso per gli oneri “”contro”” il precariato.
@mauro terzi
preso atto che l’art18 è un totem e chi lo difende ha una posizione ideologica allora perché non lo è anche chi cavalca crociate per abbatterlo?
Questi sono i diritti dei lavoratori cinesi estrapolato da la repubblica
In Cina liberarsi della manodopera anziana è quasi impossibile e solo se il datore di lavoro riesce a dimostrare un motivo valido. E’ inoltre vietato mandare a casa una persona in caso di malattie dovute all’attività professionale presso l’azienda o “quando il lavoratore sia dipendente da almeno quindici anni presso la stessa società e gli manchino meno di 5 anni alla pensione”.
Preso atto del tentativo di trasformare tutto in un immenso mercato, ove il “totem”…oh pardon…è il profitto, in cui nulla si può fare senza esso, luogo di ritrovo per mercanti, ladri e imbonitori fin dai tempi remoti, avverso ai cultori del sapere, ebbene in Italia, “ben godi” del lavoratore dipendente, culla dei diritti elevati all’ennesima potenza, si può licenziare “per giusta causa” per sopravvenuta inidoneità fisica.
In sostanza i lavoratori cinesi sono più tutelati in questo caso.
Bisogna sensibilizzarli immediatamente al grave pericolo che stanno incorrendo, si prospetta una ecatombe economica del loro paese. Bisogna esportare subito il nostro modello di Flexicurity, ivi compresi gli artefici, chiaramente indennizzandoli con 15/27 mensilità. E che non sia il giudice – “pura follia” – a decidere, no no dev’essere il mercato, poiché sicuramente li premierà!
Carissimi, possible Che nessuno ha ancora Capito Che tutta questo rimestamento di quella zoccola della Fornero e di quel rimbambito di Monti potrebbe funzionare solo in un periodo di Non recessione ?
Quello che accadra’: le aziende non avranno ordinativi e prenderanno la palla al balzo per licenziare il personale. Per uno licenziato pensate che ne verra’ assunto uno giovane di belle speranze ? Dream on …… Regola numero uno: in recessione il personale si riduce (adesso si potra’ grazie alla zoccola) e non si assume nessuno !
Per come si stava mettendo il governo cioè immobilismo e arretramento su tutta la linea questa è una buona notizia… L’ideale sarebbe che il PD invece che rincorrere quei pazzi della CGIL, pretenda ulteriori consistenti liberalizzazioni vere e non di facciata come quelle fatte, come “riparazione” per il torto subito sul mercato del lavoro (lo so sono motivazioni folli ma l’importante è che prendano i provvedimenti che chiediamo da anni, poi che raccontino pure quello che vogliono ai loro elettori rimbambiti e creduloni….)… ma da statalisti come sono purtroppo non lo faranno mai… Sul Pdl ormai ogni parola è superflua: è l’unico partito di centro-destra al mondo (o quasi se consideriamo la Francia) ad opporsi alle liberalizzazioni, al taglio della spesa e dunque delle tasse… in pratica in Italia la destra liberale non esiste e questo spiega molto dei casini in cui siamo!
Stimatissimo Giannino.
Non sono un liberista. ma un Liberale sì.
Non credo allo “spirito animale” del mercato e non pongo l’accento solo sull’aspetto economico. Il “pacchetto” delle “Libertà Individuali” sacre ed inviolabili è per me aspetto prevalente. L’economia può anche andare a mille, ma è poca cosa se contemporaneamente non progrediscono Libertà e Benessere per tutti, e non solo per i soggetti economici. Detto questo, ho la sensazione che fra qualche giorno qualcuno uscirà dalla tana esultando per la definitiva vittoria sul cadavere del 68, col quale viene identificato l’Art. 18. Mi sembra che Lei abbia evidenziato tutti i limiti di questa Riforma. La grande industria ha ottenuto lo scalpo che voleva, mettendo contemporaneamente nei guai serie la piccola impresa, che non ha le disponibilità economiche per far fronte ai nuovi oneri. Il tutto si lega ad una riforma pensionistica schizofrenica, che vorrebbe trattenere i lavoratori anziani fino a 67 anni, e limita così l’accesso ai giovani. Questa “riforma” pone in seria difficoltà gli ultra cinquantenni. Da Scilla e Cariddi non si esce con l’ideologia, ma con una serie di atti concreti, consequenziali e coerenti. Da qualche tempo penso ad un sistema pensionistico diverso.
I contributi versati dovrebbero costituire un fondo assicurativo per due terzi, e per il restantte 33% solidaristico. Si potrebbe andare in pensione anche prima, a sessanta anni, e “godersi” per un tempo congruo (15 anni) i frutti dei versamenti assicurativi (e questo comunque, anche in caso di decesso – ci sono persone che muoiono a sessant’aani coi figli appena maggiorenni, i loro versamenti servono ad alimentare le pensioni d’oro dei boiardi di Stato) Dai 75 anni in poi tutti con la stessa pensione sociale. E’ qualcosa che non mi piace dire, anche perché occorre omologare le leggi italiane a quelle europee, non diversificarle ulteriormente. Ma introdurrebbe un pò di giustizia in più, dal momento che i minatori (o i lavoratori addetti a mansioni pesanti) campano statisticamente molto meno dei Professori Universitari. Ai quali va comunque la mia stima. Lei che ne pensa?
Buongiorno a tutti, vorrei dire la mia. Nonostante la strombazzata eliminazione dell’articolo 18, io che non ho la mortadella davanti agli occhi, lo vedo ancora li, presente.
Del resto, la sostanza delle cose non cambia solo perché si é modificato il nome.
Direi che un peggioramento sostanziale c’è tutto, l’articolo 18 é stato di fatto messo in opera verso le piccole imprese, mentre le grandi forse, si salvano dal reintegro, ma non sempre.
Insomma le piccole imprese, in caso di crisi aziendale, malattia del titolare, e altre disgrazie che possono capitare, avranno davanti poche chance, tra le quali la chiusura per fallimento.
Non mi sembra questa, del resto come le altre, una riforma vera. A mio avviso, é l’ennesimo tentativo, malcelato, di addebitare la crisi all’impresa, la piccola se ne accorgerà molto presto. I piccoli imprenditori sono avvertiti! Rapetti
Giannino ha detto in pratica che ci sarà un’ecatombe di 45-50enni a causa di un cuneo fiscale insostenibile e che alla loro età ben difficilmente troverà lavoro. Per loro solo 15mensilità mentre saranno forse sostituiti almeno in parte da precari a tre anni. Poi si vedrà
Mi sa che non si rende conto di quello che scrive: senza uno shock da offerta e quindi un radicale taglio della psesa pubblica questa è la macchina perfetta per creare un esercito di disperati
Dura di comprendonio per età e usura mentale conseguente non riesco a intravedere dove sta la “creazione di nuovi posti di lavoro” per mezzo di queste cosiddette riforme specifiche sul mercato del lavoro. Brutalmente, la prima impressione che mi deriva è il coinvolgimento, in termini di aggravi di costi, anche della minima impresa che viene chiamata a farsi carico della problematica assistenza alla disoccupazione. Facciamo il caso tra i tanti frequenti: mettiamo un artigiano con qualche dipendente;si trova suo malgrado in crisi dura per mancanza di “lavoro” indi non fa profitto nemmeno quel tanto che servirebbe per pagare i dipendenti, ha le casse vuote, non ha più nemmeno risorse personali a cui attingere per tenere in piedi la sua baracca e, volente o nolente, è costretto a chiudere o, ben che gli vada, a ridimensionarsi anche nel numero dei collaboratori ai quali deve rinunciare salvo indennizzo non lieve obbligato in forza di legge, quand’anche non ne avesse le possibilità economiche e lui stesso esposto a “disoccupazione senza diritto ad alcun sostegno”. Ho capito male?
@Piccolapatria
Se l’artigiano è costretto a chiudere non ha nulla a che fare con nessun articolo 18, nemmeno oggi e in nessun caso. Ci si saluta con una stretta di mano.
Che a quel punto sia o meno assistito dal nuovo sussidio di disoccupazione sono d’accordo con lei che non è chiaro: la sig.ra Fornero ha detto che l’ASPI è “esteso a 12 milioni di persone”, quindi mi verrebbe da dire di sì, che sia davvero universale, ma non mi è assolutamente chiaro.
Per quanto riguarda la “creazione di nuovi posti di lavoro”, va vista in due sensi:
– da un lato ci sono aziende e sono TANTISSIME che non assumono in momenti di vacche grasse per paura di non poter licenziare in periodi di vacche magre. Parlavo giusto ieri sera con un amico: l’azienda in cui lavora va benissimo, non ha sentito un accenno di crisi e lui, un dirigente, mi ha detto: “abbiamo preferito far fare più straordinari possibili e utilizzare lavoro interinale piuttosto che assumere nuovo personale perché non possiamo essere sicuri di continuare a crescere così bene”. Da notare che il lavoro interinale costa tantissimo alle aziende, rende poco al dipendente, ma va benissimo ai sindacati perché ci sono di mezzo le cooperative;
– dall’altra parte ci sono aziende che non sono più competitive e per tornare ad esserlo dovrebbero licenziare. Ma se non possono licenziare allora falliscono: per salvare pochi posti lavoro si perdono tutti. Quindi in questo caso non si creano “nuovi” posti di lavoro, ma se ne perdono più del necessario
C’è poi la presunta questione che le aziende estere non investono in Italia perché le tutele sono troppe: su questo punto personalmente non sono d’accordo perché penso che i problemi siano altrove ed in particolare troppe tasse, troppa burocrazia, troppa corruzione.
Il problema è che i sindacati dovrebbero fare un salto mentale e cominciare a difendere le persone, non i posti di lavoro: per me è assolutamente incomprensibile perché si debba lottare per far sì che una persona faccia uno specifico lavoro in una specifica azienda e non si lotti, invece, per far sì che una persona abbia una vita degna al di là della sua attività lavorativa. E’ una perversione che non mi entra in testa. Se lei la pensa come i sindacati riesce a darmi una spiegazione? Con loro non sono mai riuscito a parlare con serenità: dopo tre parole attaccano con i comizi, i padroni che sfruttano, blah blah blah
Purtroppo l’intera vicenda è confusa e non è mai stato chiarito, sempre ammesso che qualcuno lo sappia, la precisa relazione causa-effetto tra nuovo art. 18 e creazione di posti di lavoro. Così come sembra che permanga l’effetto discriminante sia verso i giovani (in entrata), sia verso quelli della mia età (40enni) se sono già degli autonomi, sia verso i più anziani dove alcuni controllano il potere e non mollano il posto nemmeno dopo i 75 anni e altri invece ben prima possono trovarsi ad andare alla caritas. Forse una riforma del sistema basata sul merito avrebbe evitato molte altre riforme e risolto molti altri problemi, ma questo è un problema culturale
Condivido praticamente tutti i rilievi tecnici e ne invidio la chiarezza e precisione di esposizione ma non è giusto così.Rimane per me il vulnus irrimediabile di un governo senza mandato popolare diretto.A decidere non possono essere le oligarchie anche se ,forse,illuminate.Ripeto la presunzione di possibilità referendaria:”Preferite il reintegro giudiziale o l’indennizzo economico?”.Ognuno sostiene la sua,si vota e si conclude.Con meno strascici polemici e risse furibonde.Questo per me vale anche per la riforma di abolizione delle pensioni.Una classe politica che non riesce a tagliare gli sprechi non ha titolo senza mandato a tagliarmi alcunchè tranne i capelli ,per chi ce li ha.Una gestione seria dei fondi pensione alimentati dal sistema contributivo può contemplare benissimo la liquidazione anticipata per anni di versamenti non solo per sfinimento di età.Non condivido praticamente nulla del sindacalismo barricadero dell’amico Cremaschi ma viste le premesse precedenti se dovessi fare una scelta secca probabilmente sarei con lui sicuro nell’errore di sbagliare di meno.
Grande ! Giannino for President !! Riduciamo la spesa pubblica subito !! Mi piace il governo Monti, ma se si dimenticherà di ridurre il costo della macchina stato (cioè di antichi privilegi) non ne usciremo. Inoltre fine della Concertazione, nome che secondo me, camuffava il diritto di veto concesso alle parti sociali con effetti disastrosi. Altra questione: il “Dirtto acquisito”, secondo me non esiste !! Nessun diritto è intoccabile. Allora anche l’età pensionabile era un diritto acquisito. Un non molto onorevole di cui non ricordo il nome ha fatto ricorso contro la decisione di spostare il vitalizio ritenedolo un “diritto acquisito”. Lui si è assunto impegni finanziari contando sul vitalizio … Peccato per lui. Tagliamo vitalizi, stipendi e pensioni d’oro, sono un furto, una vergogna. Non può un funzionario dello stato guadagnarte stpendi da 500.000 euro annui, andrà in pesione con una mensilità da 45.000 € ??? Se sono così bravi che si mettano sul mercato delle aziende private e poi vediamo che stipendi spuntano. Complimenti Dr. Giannino, lei mi rappresenta. Grazie
Dottore, sono Avvocato giuslavorista ed ho la presunzione di capire della materia .
Per prima cosa voglio ricordare che ho partecipato a ” Nove inpunto ” quando si parlava di flex security con Ichino e Cazzola. Dissi alla radio quello che ho detto di persona ad Ichino e cioè che il suo progetto va bene per un paese coma la Danimarca ove non si assume con lettera di dimissioni in bianco, fenomeno che secondo alcuni interessa due milioni di lavoratori. Ella mi attaccò furiosamente come prutroppo ogni tanto Le accade. ma sopratutto consentì a Cazzola , quello che voleva negare il riconoscimento dei riscatti ai fini della maturazine del diritto a pensione ,di irridermi.
Faccio sommesamente notare a Lei ed al Cazzola che il parlemento voterà – anche Cazzola credo – nel pacchetto sul lavoro la reintroduzione di norme di contrasto alla pratica delle dimissioni in bianco. Tanto peregrina quindi la questione non era e non è.
Sull’art. 18 vale lo stesso discorso. Nella pratica riguarda 50 casi all’anno ma nella sostanza è un male necessario. Perchè mai se passa la riforma se e vengo accusato ei aver rubato e non è vero devo perdere il lavoro ??? C’è anche la dignità oltre al denaro , non trova ??.
Con stima
Aggiungo che sentire dire in televisione che il pacchetto di riforma assicura la reintegrazione anche nelle imprese sotto i 15 dipendenti fa rizzare i capelli. Ignoranza massima ! in caso di licenziamento discriminatorio l’art. 18 si appplica SEMPRE, già dal 1990 ….. qualche anno diciamo.
In trenta anni che facio l’avvocato lavorista di licenziamento discriminatori …. due ! Basta con le bugie, dottore Giannino.
Se facciamo il partito delle verità e Lei ci sta, io sono pronto !
Ancora con stima
Un conto è ciò che pensiamo o ciò che ci viene comodo … ma un governo non dovrebbe fare scelte così impopolari, nemmeno se si crede siano quelle giuste.
Io sono d’accordo con Marco Tizzi, devo dire che trovo incredibile che per il licenziamento individuale il governo preveda l’obbligo di andare davanti al giudice per avere l’indennizzo. Alla faccia dello snellimento della giustizia! L’indennizzo dovrebbe essere automatico, un po’ come il rilascio del tfr. Penso però che il datore di lavoro, sapendo che poi il giudice dovrà solo decidere quante mensilità far elargire per indennizzo, troverà più comodo e meno costoso accordarsi col lavoratore senza andare in tribunale. Comunque sia, è sintomatico del disinteresse del sindacato verso i lavoratori questa fissa sull’articolo 18, mentre nulla si dice sul fatto che 12 mesi di assegno di disoccupazione sono nulla, e 18 per gli ultracinquantenni 18 mesi sono una presa in giro (un cinquantenne ora ha davanti a sé un orizzonte lavorativo di 16 anni). Il sistema degli ammortizzatori diventa universale, e certo questa è una conquista di civiltà, ma se queste restano le regole sarà il sistema di welfare più pidocchioso d’Europa (lasciamo perdere la Grecia per favore). E in più per ora una seria politica di reinserimento (formazione, centri per l’impiego operativi etc.) è un libro dei sogni. In più come dice Giannino nulla come al solito si fa sul cuneo fiscale, che è il grande male da combattere. Il governo Monti agisce come sempre sul lato delle entrate, ma di comprimere la spesa pubblica proprio non ne vuole sapere, e se continua su questa strada ci avviteremo: il sollievo che proviamo ora lo pagheremo caro se le cose continuano in questo modo. Io spero che il parlamento, a cui adesso toccherà di esaminare questa riforma, ponga rimedio.
@Giovanni
Concordo, Giovanni.
Il sussidio di disoccupazione è “universale” solo formalmente perché in tutte quelle zone d’Italia in cui trovare lavoro in un solo anno è una chimera col cavolo che è universale: si destina la gente alla povertà o all’emigrazione anche senza avere una colpa, se non essere nata nel posto sbagliato.
Il problema è che si continuano a volere sussidi incondizionati: non si chiede nulla in cambio e il risultato è che chi non ha voglia di lavorare ne approfitta e chi invece ha voglia si sente inutile e messo da parte.
Se invece si chiedesse in cambio la partecipazione a programmi di formazione e a lavori socialmente utili potremmo estendere il sussidio senza limiti temporali, cancellandolo solo in caso di rifiuto di un posto di lavoro. Perché non si fa?
Tre i motivi principali:
– i sindacati, diciamocelo, se ne strafregano dei “lavoratori” come persone e difendono fantomatici “posti di lavoro” solo per logiche di potere. Io non riesco davvero a capire come possano i lavoratori dipendenti essere d’accordo con questa visione;
– la politica vive in un mondo suo, completamente distaccato dalla realtà. I professori sono uguali: quanti degli attuali membri del Governo hanno lavorato in un’azienda?
– si continua a non trovare i soldi per le cose che servono e a sperperare e rubare altrove. In particolare c’è un odio viscerale verso il trasferimento di soldi pubblici ai cittadini (pensioni, ammortizzatori sociali, buoni di spesa sociale) che invece sono gli unici soldi che rendono più sana sia l’economia che la società.
@Piccolapatria
No, hai capito benissimo.Dire che esiste la possibilità di licenziare per motivi economici e poi imporre una penale equivalente a 15 o addirittura 27 mensilità (più ovviamente la liquidazione) è solo un gigantesco imbroglio, il classico gioco delle 3 carte a cui questo governo ci ha abituati fin da quando si è insediato (ricordiamo le finte liberalizzazioni o il decreto “semplificazioni” che non semplifica nulla ma anzi aumenta la burocrazia alle imprese).
E’ ovvio che se un azienda può permettersi di elargire tali somme di denaro significa che non ha problemi economici e quindi non ha alcun bisogno di licenziare.
Monti sta solo prendendo in giro gli italiani per l’ennesima volta,ma dovrebbe cominciare a fare attenzione.
Come diceva Abraham Lincoln :””Potrete ingannare tutti per un pò, potrete ingannare qualcuno per sempre, ma non potrete ingannare tutti per sempre”.
@Mario
Se non hanno oridinativi mi sembra normale che licenzino.Oppure lo stipendio ai dipendenti glielo paghi tu di tasca tua?
Si dice asfissi’a. Accento sulla i.
Buona giornata
* taglio spesa pubblica (= riduzione cuneo fiscale) è IMPOSSIBILE DEMOCRATICAMENTE… ci penserà INFLAZIONE PILOTATA da Fed/Bce/Boe/Bpj => continueremo ad avere 5 milioni (sparo un numero che non ricordo) di dipendenti pubblici che fra 10 anni costeranno in reale come 3 milioni..
* riforma pensionistica x i Dipendenti PRivati è Ok, abbiamo tardato pure troppo => MA.. Caro Oscar.. perchè non dici che Fondi Speciali (tra cui DIRIGENTI) sono a carico Inps gestiscono i10% pensionati ma generano 50% BUCO !!!! i poveri che pagano i ricchi !!!! che schifo..
FAI UNA PUNTATA COL GATTACCIO SUI REGIMI SPECIALI TRA CUI I DIRIGENTI DI CONFINDUSTRIA… se ci riesci.. e non ti licenziano.. ti proclamo SANTO :))
* anche Confindustria ha ammesso che “nel breve” (dicono Loro) la Riforma delle Pensioni a 67 anni AUMENTERA’ LA DISOCCUPAZIONE… ma questo aspetto viene taciuto da tutti e se ben ricordo spesso negato da splendidi studi internazionali che contraddicono il Buon Senso Comune (ed ora pure Confindustria)…
* condivido Riforma Lavoro Fornero.. and sorry for you anche Costo Aggiuntivo x la Precarietà… non ho visto Liberisti & Industriali lagnarsi che i Finti Stage & CoCoCo erano diventati lavori cinesi sotto pagati a 400/800 euro.. e non dirmi che Son Meno PRODUTTIVI di quelli a T.Indeterminato xrchè non è vero.. e poi Extra-Costo Disincentiverà (spero) Espulsione 50 enni senza nessuna speranza sostituiti da giovani sottopagati..
* la Flessibilità del Lavoro Dipendente&Pensioni dei SINISTRI PASSANO anche se coinvolgono Decine di Milioni di Persone… perchè le Liberalizzazioni delle PROFESSIONI (un milione di persone) dei DESTRI vengono di fatto ABORTITE ?
Piccole Lobby Organizzate e Ben Inserite ottengono più di Milioni di Persone ?
ciao
Piero
@gian
@gian
Se si licenza qualcuno per motivi economici non lo si puo` sostituire con un altro dipendente.
Sono d’accordo con lei Oscar. Anzi bisogna rimarcare l’enormità di questa riforma (anche se dal nostro punto di vista non è il massimo) nel contesto attuale. Ricordiamoci sempre la qualità del nostro parlamento… e non dimentichiamo che 5 mesi fa c’era un governo letteralmente immobile che faceva danni su danni e che ci stava portando dritto al “commissariamento” da parte del FMI…Quindi date le condizioni politiche in cui ci troviamo, credo che sia la miglior riforma possibile.
Ok ma perche l ‘art 18 non vale per il settore pubblico ?
Si , voglio credere che il suo entusiasmo sia legato ad un sogno comune a milioni d’Italiani: quello di vivere in un paese normale.
Noi viviamo in un paese normale ? Non credo . In questo paese del lavoro non gliene frega piu’ niente a nessuno , dei lavoratori meno che meno.
Dalla legalizzazione nel “97 dell’interinale passando per la legge Biagi , o meglio , quello che ne rimase dell’originale , e’ una continua disfatta.
Ci hanno lasciato soli a pagare il conto del ristorante e non ci siamo neanche seduti . Adesso gli dobbiamo anche lavare i piatti , e si permettono pure di parlare dei nostri diritti , come se ce ne fossero
C’è qualche esperto che mi può spiegare perchè la riforma non riguarda i dipendenti pubblici ?
@Alessandro Terracina
Spiegami cosa ci sarebbe di buono in una riforma che creerà centinaia di migliaia di disoccupati in più nel settore privato (perchè i dipendenti pubblici restano chiaramente intoccabili).
Penso che la risposta sia scontata…
Meno male che anche Ichino sul Corriere oggi scrive che questa del passaggio obbligato in tribunale per l’indennizzo è un’assurdità, per di più un’assurdità costosa. Nel Pd ce n’è almeno uno che ragiona, mentre Bersani anche lui continua con questa storia dell’articolo 18, quando il problema per i lavoratori è un sussidio di soli 12 mesi e almeno per ora senza la garanzia dell’attivazione di politiche di reinserimento lavorativo.
Ho 53 anni, ho sempre lavorato nel terziario avanzato, prima come dipendente, poi per alcuni anni, prima che la società venisse acquisita da una società estera anche come socio. Ho moglie a carico e 3 figli. Guadagno il giusto (…tasse a parte, specialmente in base a quanto è stato deciso in questo ultimo periodo) ma essendo in 5 con un solo reddito non navighiamo nell’oro.
Non si perchè, ma dopo quanto sembra essere scaturito dal dibattito e dalle riunioni sulla riforma del lavoro, mi sento non di aver perso dei privilegi, ma semplicemente meno tutelato.
Continuerò a lavorare con impegno e cercando di ottenere il massimo per la mia società e per i suoi cliente, ma sentirsi ora nella condizione di poter, da un momento all’altro, essere messo alla porta x una qualunque ragione non mi rassicura.
Avrò eventualmente (ma in caso sarebbe automatico o per ottenerlo dovrei rivolgermi ad un giudice ?) diritto ad almeno 15 mesi di retribuzione, ma in questa situazione economica e con altre 4 bocche da sfamare, passati i 50 anni di età, ho forse delle migliori prospettive per il futuro rispetto a prima ??
Assolutamente no !!
Molto pragmaticamente anche questa è l’ennesima mala-legge di questo governo che ha già reintrodotto l’ICI/IMU sulla prima casa, ha equiparato ad una seconda casa la mia vecchia abitazione che ora usano – ovviamente gratuitamente – come prima casa i miei suoceri, ha aumentato i prezzi della benzina, …..
E tutto questo per portare soldi nelle casse di uno Stato che li spreca dando stipendi astronomici a politici, magistrati, certe categorie di amministratori, società e privati “collusi” con la pubblica amministrazione perché ce lo chiedeva l’Europa (bei risultati ha ottenuto in Irlanda, Portogallo, Spagna e Grecia ….) e perchè da anni (se guardiamo indietro si vedrà che l’esplosione del debito pubblico segue temporalmente esattamente l’istituzione effettiva delle Regioni e della autonomie locali) una classe di politici inetti (? solo) ha finanziato a debito il proprio futuro politico-elettorale.
E’ inutile rivangare il passato, ma per il futuro smettiamo di colpire sempre i soliti, facciamo tesoro degli errori del passato, iniziamo però subito a correggerli (immediata riduzione di stipendi da nababbi) e consideriamo anche nella proposta di una nuova politica e di una nuova società che non esiste solo l’aspetto economico delle cose !!!
Buono a sapersi che anche Giannino è dalla parte di questi pazzi che ci governano
Liberismo alle vongole in salasa italiota
Quando si fa una cosa credo che sia interessante valutarne i risultati. Credo che questa riforma del lavoro produrrà più disoccupati che occupati e aumenterà il numero degli imprenditori che decideranno di mollare. Soprattutto nelle piccole imprese che sono le uniche, pare, che abbiano tenuto o aumentato l’occupazione negli ultimi trent’anni. Credo che non ci sia più il tempo per esperimenti temporanei e che in mancanza di un drastico, formidabile taglio allo stato e quindi ai suoi costi il punto di non ritorno, se non è già superato, sia inevitabile.
@Claudio Di Croce,Massimo74
Concordo con voi che la cosa sia scandalosa e forse anche anticostituzionale (anzi, sicuramente), però non illudiamoci: anche se venisse estesa non cambierebbe nulla.
La riforma riguarda fondamentalmente l’Art.18, quindi licenziamenti individuali senza giusta causa, che non sono sicuramente il problema della nostra PA.
Nella PA servirebbero licenziamenti collettivi (+ di 5 persone), che quindi comunque non hanno nulla a che fare con la riforma.
Piccolo problema: nessuno si prenderà MAI la responsabilità di licenziare dipendenti pubblici. L’unica strada sensata per la riduzione è quella delle privatizzazioni.
I restanti andrebbero mobilitati su utilizzi se non produttivi, almeno non intralcianti la vita del prossimo.
E, soprattutto, pagati MOLTO MOLTO meno.
Ecco, appunto. Prima tassano a morte il settore privato per mantenere un esercito di fancazzisti pubblici. Poi decidono che per fare andare l’economia i privati (ridotti sul lastrico da tasse ed inflazione da stampa di moneta) possono essere licenziati a piacere. Ovviamente, le imprese cercheranno di liberarsi il più possibile dei dipendenti, pur di sopravvivere ad un regime fiscale infernale. E quando l’effetto della riduzione del costo del personale sarà passato (e non ci vorrà molto) le tasse per mantenere il fancazzismo pubblico rimarranno sempre lì, immutate. In compenso, ci saranno milioni di disperati in giro per le strade del Paese. Dunque, a conti fatti, Monti prima soffoca di imposte i soliti noti, promettendo liberalizzazioni (che non ci sono state) ed una successiva fase di sviluppo (che non potrà mai esserci, perché non si crea ricchezza per decreto)e poi quegli stessi arcinoti li butta in mezzo alla strada. Il tutto per fare bella figura con la Merkel. ma a lui che gliene frega? E’ già senatore a vita (come l’altro, illuminato artefice di questo governo del cavolo: quello che sta sul colle). Essere libertari non significa essere fessi. Se non ci sarà analogo provvedimento sui licenziamenti nel settore pubblico, quello sull’articolo 18 non deve andare avanti. Che Alfano smetta di giocare al piccolo riformatore ed affronti seriamente la questione. Sarebbe drammatico vedere l’Italia ostaggio di milioni di dipendenti privati che girano per le strade incavolati a morte ed armati di forconi. Riassumendo: viva la liberalizzazione del lavoro, no all’esonero dei dipendeti pubblici in nome di una peculiarità (richiamata ieri da Patroni Griffi) che sappiamo tutti essere una stupidata propagandistica.
Ma come fa Gianni
Proprio così, non potrevano essere scelte migliori parole
La domanda è come faccia Giannino a essere dalla parte di questi folli
Inizio a pensare che la sua partecipazione alla 1a repubblica italiota lo abbia comunque traviato
Mentre si profila l’ennesimo pasticcio,meglio sarebbe la scelta senza condizioni fra reintegro ed indennizzo.Per slegare il sistema occorre il secondo.Come deterrente contro i licenziamenti soggettivi l’ammontare in questo caso va lasciata alla discrezionalità del giudice.Per contribuire a risolvere il problema dei lavoratori anziani fuori mercato si può ribaltare il requisito d’età per l’accesso al pubblico.Non più “con età inferiore a 35 anni” ma “con età non inferiore a 50 anni”.Usiamo l’anomalia statale in un paese che dice di essere capitalistico come strumento di compensazione sociale.Non credo che l’efficienza dell’amministrazione ne risentirebbe.
@adriano
Caspita, Adriano, questa è un’idea talmente folle che potrebbe funzionare davvero 🙂
@Marco Tizzi
Sì, ma poi si faccia in modo che lavorino veramente e che siano produttivi e che non rompano le scatole nel caso ci sia la necessità in qualsiasi momento di essere traferiti in un altro uffico pubblico dove magari c’è una carenza di organico.Insomma che non si continui con l’andazzo odierno in cui la pubblica amministrazione viene utilizzata a mò di ammortizzatore sociale per garantire uno stipendio a centinaia di migliaia di fannulloni (o comunque scarsamente produttivi) che in un sistema di libero mercato e libera concorrenza verrebbero espulsi immediatamente dal mondo del lavoro e messi ai margini della società.
@Massimo74
Massimo, sulla mobilità dei dipendenti pubblici l’anno scorso ho sentito una frase agghiacciante di Angeletti: “Riguardo alla mobilità dei dipendenti pubblici se ne può discutere serenamente, ma da quando faccio il sindacalista la politica non ce l’ha mai chiesto”.
Fa il sindacalista dall’anno della mia nascita, il 1975.
Potrebbero anche essere cazzate, ma se ci pensi ha tutto molto senso: i politici vogliono piazzare i loro amici e parenti in posti di lavoro pubblici. Ovviamente questi non devono prevedere un’attività, se non formale, ma semplicemente uno stipendio. Vuoi che corrano il rischio che arrivi un pazzo che dica “ok, abbiamo ‘ste persone che non servono a un tubo, quindi le mettiamo dove servono”?
Personalmente non sono d’accordo con te sulla visione Malthusiana-Darwiniana dell’essere umano che deve lottare per vivere e viene “messo da parte” dal sistema se improduttivo, ma queste sono opinioni che esulano dall’analisi del problema: il primo passo è che si riconosca il problema, che consta specificatamente nel fatto che la PA è inefficace (non fornisce i servizi che dovrebbe), inefficiente (costa troppo) e ostacola la vita dei singoli cittadini e delle imprese.
Questo passo in questo Paese non è stato fatto da nessun politico, mai, a memoria d’uomo.
Ho più speranza sulla consapevolezza dei cittadini e si torna alla questione della democrazia diretta.
Ho 50 anni. Lavoro da 30. Con la vecchia legge sarei andato in pensione a 61,5 anni. Dopo la riforma a 66,5 (con 46,5 anni di lavoro !!!) Ora dopo questa riforma sul mercato del lavoro l’azienda, se ho capito bene, potrebbe benissimo licenziarmi per motivi economici; magari solo perchè ho uno stipendio troppo alto, e sostituirmi forse con un giovane. Sono contento per l’ipotetico giovane ma mi spiegate come potrò campare? Devo andare a rubare? O vado a mangiare a casa della Fornero? In 6 mesi a noi 50enni ci hanno rovinato la vita. Stiano attenti i governanti perchè la disperazione è una brutta consigliera.
mi risulta che da un ultimo sondaggio di UnionCamere il più grosso problema per l’imprenditore nell’assumere non sia l’art 18 (neanche tra i primi 5) ma il cuneo fiscale, l’alto costo del lavoro. Se non si cerca di equilibrare il sistema fiscale dalla tassazione del lavoro a quella delle rendite e dei patrimoni, la flexsecurity può lasciare come tante riforme (biagi) più morti che vivi … ben vengano come dice Giannino i tagli alla spesa e sopratutto la vendita di parte del patrimonio pubblico.
Non riesco proprio a capire come si voglia aumentare la produttività senza rendere più conveniente lavorare piuttosto che non farlo, è talmente logico che stento a capire…
@Marco Tizzi
Secondo te perchè non si vogliono privatizzare tutte le municipalizzate che oltre ad essere spesso inefficenti,nella maggior parte dei casi hanno pure i bilanci in perdita? Ovvio,servono per sistemare e garantire uno stipendio a tutti quei i politici trombati che diversamente sarebbero costretti a guadagnarsi da vivere onestamente.
Comunque non ho detto che chi è meno produttivo debba essere messo ai margini della società, dico solo che non può pretendere di guadagnare quanto uno più bravo e/o più competente di lui ( altrimenti che vantaggio ci sarebbe nell’essere più produttivi?).
Chi invece emarginerei senza alcuna esitazione (magari espropriandoli di tutto ciò che posseggono) è gente come questa:
http://www.video.mediaset.it/video/iene/puntata/279532/roma-i-furbetti-dellufficio-comunale.html
una vera riforma del lavoro deve toccare anche il settore pubblico non solo il mondo dei privati, se no è come sparare sulla croce rossa.
fino a quando ci sarà questa distinzione di trattamento, non si potrà abbattere il debito e di conseguenze il livello di tassazione sia a livello privato che aziendale,di conseguenza non ci saranno investimenti.
questa situazione la tocco con mano tutti i giorni e vi posso garantire che nel settore pubblico se ne vedono di tutti i colori
Mi pare che ci si stia avvitando tutti su ‘sto articolo 18… leggo anche su Italia Oggi un’intervista a Rossi che parla di cambio culturale, ma che ci frega del cambio culturale! Secondo me giustamente il giornalista gli fa notare che l’art. 18 è sempre stato imposto alla stragrande minoranza delle imprese, che in ogni caso di solito operano licenziamenti collettivi e non individuali. Credo però che nella riforma ci siano aspetti positivi come la fine dei finti stage gratis o le finte partite iva, oppure l’allungamento dei tempi tra un tempo indeterminato e un altro (fino ad oggi solo venti giorni, praticamente il tempo della chiusura stagionale dell’azienda senza dover pagare le ferie). E anche l’assegno di disoccupazione è una conquista, certo limitata da soli 12 mesi di erogazione, ma qui il parlamento potrebbe supplire e allungare i tempi. In ogni caso la delusione è forte, mi pare che lo dica anche Giannino, per un governo che nulla ha di liberale, è solo un esecutivo efficientista e decisionista, cosa che fino ad oggi agli italiani è bastato perché lo schifo che l’ha preceduto era inverecondo.
L’ultima vergogna: il nuovo articolo 18 non si potrà applicare agli statali… Da un lato sono iperinc… dall’altro ripensandoci è ovvio: per motivi economici potrebbero licenziarne tranquillamente il 50-60% senza ridurre di uno 0, i servizi ai cittadini… la solita vergogna… A questo punto spero nel default dell’italia almeno è la volta buona che gli statali e tutti i parassiti come loro paghino il conto una volta per tutte! Per i privati produttivi che emigrino in paesi in cui non sono oppressi come qui..
Ma come fa un azienda piccola in grave difficolta di liquidita a pagare 15 o 27 mensilita a una persona che deve mandare via perche’ non riesce piu’ a dargli la paga ?
Le rispondo io che vivo questa situazione …. chiude e manda a casa tutti cosi
per non poter licenziare uno manda a casa piu’ persone …. geniale per i tecnici ma
mi meraviglio che nel suo articolo Lei lo approvi perche La seguo sempre e mi stupisce che non abbia considerato quanto sopra.
@Massimo74
Concordo in tutto Massimo, ma sento adesso che a Barisoni un dipendente pubblico ha scritto: “Bigolo, noi non possiamo essere licenziati perché abbiamo vinto un concorso”. Che fa il paio con un dipendente INPS che rispose a mia madre un filo alterata perché le erano spariti 6 anni di contributi “guardi signora che io prendo lo stipendio perché ho vinto un concorso, SE VUOLE CHE LAVORI MI DEVE CHIEDERE PER FAVORE”.
Quindi non esiste, in questo Paese, una minima possibilità di risolvere il problema dell’efficienza della macchina pubblica: si può solo eliminarla.
Precisazione del Ministero: l’art.18 non riguarda gli statali! Ora ci sentiamo tuti molto più sollevati. Temevamo che potessero essere ridotti non tanto gli organici ma magari le retribuzioni, ridefiniti i ruoli, ridotti i dirigenti e i responsabili di funzione, intaccate le originali carriere automatiche in qualche istituzione e magari, con lo spauracchio di un possibile licenziamento, anche aumentata la efficenza e la produttività della P.A. Ma tutto questo per fortuna non succederà e, come dicevo, siamo tutti molto rassicurati da questo fatto.
@Valter62
Sicuramente se riuscisse a farsi invitare a pranzo dalla famiglia Deaglio/Fornero avrebbe un trattamento di lusso , come si conviene al reddito della famiglia ospitante : due stipendi da prof. universitari, compensi come giornalisti , compensi (non stipendi per carità )percepiti dalla Fondazione SanPaolo ( banca Intesa ) e altre consulenze , pubbliche sopratutto , di altissimo livello , sopratutto dal punto di vista economico per loro.
@Marco Tizzi
E allora che si privatizzi la gran parte del settore pubblico e si riduca la presenza dello stato nell’economia ai minimi termini (cioè spesa pubblica massima al 15% del PIL).Solo così ci possiamo salvare…
@Massimo74
Si può anche ridurre lo Stato pur mantenendo la funzione sociale, facendo tornare la spesa pubblica alla sua funzione più nobile:
http://www.chicago-blog.it/2012/03/20/scandali-pubblici-una-sola-reazione-ha-senso-economico/comment-page-1/#comment-30501
Oggi hanno veramente superato ogni vergogna… spero che il mercato, quello vero e non quello truccato dalla BCE, lo faccia a pezzi questo governo insopportabile di cosiddetti “tecnici” socialistoidi: non ne possiamo più! L’unica via d’uscita è l’intervento del FMI che ci detti lui le nuove leggi, anzi decreti legge senza tanti fronzoli e perdite di tempo…. Un vero liberale è questo quello che dovrebbe augurarsi!
#Marco Tizzi# e #Massimo 74# e tanti altri commentatori… Avete ancora speranze e auspico per voi che non vadano deluse. Per parte mia che ne ho viste già tante e tante e sto vivendo sulla mia pelle famigliare un incolpevole sconquasso economico senza ritorno, non posso che dire: chi vivrà, vedrà e non starà bene!
Intanto non bisogna prenderci per fondelli e perciò, premesso che è positivo il discorso della monetizzazione del licenziamento in caso di problematiche economiche, è del tutto evidente che va impostata una rigida procedura ex ante che definisca esattamente le motivazioni per cui si procede al/ai licenziamenti, oltre che un percorso successivo di scolarizzazione e sostegno al reddito.
Dopodiche, bisogna assolutamente dire che la norma va estesa al pubblico, che deve immediatamente bloccare qualsivoglia nuova assunzione, per decreto, a partire da quelle amministrazioni che costano tanto di più rispetto ad una parametrizzazione a costi standard, come ad esempio, nel caso delle regioni, il rapporto di costo per abitante, del costo del personale è pari a circa 100, nel confronto ad es. tra regione Lombardia e regione Trentino; 20 euro/abitante contro 2000 euro per abitante.
Ciò premesso, il sig. Monti continua a fare il pesce in barile ed il cattivo con i deboli, con cui ha la mano pesante, vedi le due perforazioni a sangue sul lavoro dipendente, mentre ha la mano leggerissima sul fronte delle liberalizzazioni, non si vedono infatti azioni così devastanti contro i privilegi di petrolieri, banchieri, finanza, grandi patrimoni, piccole o grandi consorterie di altre categorie che continuano a navigare tranquille e spavaldamente sicure dell’ impunità; ma questo è ciò che sta devastando il paese e si riflette su consumi, quindi sul commercio, sulla produzione industriale, ed infatti siamo in recessione da quasi due trimestri, il deficit sta progredendo, il debito avanza indisturbato, la prossima manovra estiva incombe, anche se non sappiamo di che entità e qualità sarà ed anche se il sig Monti, ha preso il vizietto di Tre(monti) di dire balle ad inizio anno salvo poi la smentita estiva; ricordate cosa diceva il tributarista a gennaio 2011? Diceva che non sarebbero state necessarie manovre ma solo piccole manutenzioni di quella del 2010, poi ne sono arrivate 4 consecutive.
egr.giannino il suo articolo è abbastanza condivisibile ma se uno la seguisse bene nelle suei ultime esternazioni soprattutto nella sua rubrica su radio24 la versione di oscar troverebbe non poco malcelate contraddizioni A me personalmente non è piaciuta l’affermazione (che ho registrato!) che negli anni precedenti a questo di Monti siamo vissuti in un regime……forse ella ha evidentemente preso un colpo di supernova !? Lei cumunque è libero di vestirsi come se fossimo in un sempiterno carnevale veneziano, ma almeno ci risparmi la sua scarsa capacità di mettere gl accenti sulle parole quali…asfi’ssia acquisterebbe maggiore credibilità nella fonetica della lingua italiana.Concludendo mi sembra che ella oltre a sputare nella mangiatoia,pur di “regime”, del precedente dittatore si stia preoccupando di rifarsi una fotografia per poter riingrassarsi con i nuovi futuri padroni di questa carretta del mare che alcuni definiscono italia.Auguri e mi perdoni.
La riforma dei licenziamenti non varrà per gli statali?
Fatemi capire, il nostro stato affonda nel debito pubblico e gli unici lavoratori “graziati” dalla riforma sono la causa dello stesso debito. I privati devono pagare, tramite le tasse, gli stipendi (e le tasse) degli statali e in più caricarsi anche del peso della flessibilità in uscita.
Spero che i lavoratori del privato aprano gli occhi e mandino a quel paese i sindacati che accettano questo, ma non succederà.
ragazzi, ma perchè fate tutti finta che non esista la possibilità semplicemente di essere LIBERI? cioè anche di poter licenziare sempre e chiunque e per qualsiasi motivo o senza motivo? perchè dire questo mi attirerà gli strali anche dei pseudoliberisti di questo blog? forse perchè non sono veri liberisti? o non sarà che sono anche loro involontariamente contaminati dalla cultura statalista in cui hanno vissuto da 50 anni?
guardate che ci sono paesi in cui si fa così, e non stanno in africa, e non hanno processioni di ex lavoratori ridotti a barboni.
a nessuno piace licenziare, e l’imprenditore non lo fa mai a cuor leggero, il più delle volte stringe i denti e ci perde anche per un pò di tempo prima di DOVER licenziare.
se le cose funzionassero così, come negli USA, o in Brasile, semplicemente le aziende inefficienti sparirebbero in poco tempo (non dovendosi più difendere i loro lavoratori che sarebbero tutti licenziati in breve tempo) e quelle che resterebbero sarebbero le più sane e non licenzierebbero per il gusto di farlo, e TUTTI si darebbero una mossa con enorme guadagno in termini di produttività.
senza contare che in ogni trattativa di assunzione si discuterebbe nel dettaglio il prezzo del licenziamento, con l’ulteriore vantaggio che chi merita si riuscirebbe a tutelare di più in tale trattativa, ottenendo maggiore copertura finanziaria per il caso di futura disoccupazione.
poi se vogliamo fare finta che questo non si possa fare, allora discutiamo pure di altri mille aspetti (secondari) del mercato del lavoro……….
@Massimo74
Sono d’accordo con te. Bisognerebbe estendere tutto anche ai dipendenti pubblici.
X alexzanda
Totalmente daccordo con lei! Ma da noi per ogni riforma la base di partenza è il socialismo reale della Cgil e i pochi liberisti rimasti come Giannino non hanno il coraggio (anche questo va detto) di fare pubblicamente il sacrosanto ragionamento che fa lei per inseguire il politically correct… mi ricordo ancora quando Giannino appoggiava quell’asino giulivo di Tremonti che si vantava pubblicamente di fregarsene del mercato e recentemente l’ha intervistato senza battere ciglio alle sue cretinate… finchè queste idiozie che vanno per la maggiore non saranno rivelate chiaramente all’italiano medio non c’è alcuna speranza!
Non sono un esperto ma posso esporle la mia opinione maturata con l’esperienza.I contraenti dell’obbligazione sono controparte di sè stessi.Datore di lavoro e prestatore d’opera sono una distinzione virtuale in quanto interscambiabili.In altri termini le stesse categorie del pubblico e del privato sono corrispondenti solo per finzione.Il lavoro,gli obiettivi,i risultati,le tasse pagate,il rispetto delle regole,la loro violazione,i bilanci,la produzione hanno consistenza apparente ma in realtà sono inesistenti,opinabili,variabili perchè non distinguibili dal loro opposto.E’ un mondo alla rovescia.Non si può licenziare perchè non esiste la motivazione per farlo se non in maniera fittizia,di convenienza o di opportunità.Paragonare il pubblico al privato significa esercitare lo sport più diffuso e divertente del paese.Parlare di niente.
Uau Alexzanda, hai scoperto il paradiso! Ma al tuo ragionamento manca un pezzettino: essere libertari non significa essere fessi. Nessun dubbio sulla necessità di abolire il 18, ma lasciare invariata la rigidità del contesto (tasse al 60%, debito che continua ad aumentare, liberalizzazioni farsa, statali intoccabili, magistratura allo sbando) significa non consentire comunque alle imprese la possibilità di investire e di creare le cobdizioni per un mercato del lavoro funzionale. I sacrifici devono essere di tutti, non solo di chi ha già dato e già paga le tasse fino all’ultimo centesimo (prova a farti fare la fattura dal notaio, se ci riesci).
@adriano
La ringrazio per l’attenzione ma, onestamente , non ho capito nulla dei suoi ragionamenti . Sappiamo tutti che in Italia , grazie ai politici che ne hanno comprato il voti coi nostri soldi , i “servitori dello Stato ” sono degli ultraprevilegiati da tutti i punti di vista . Quanto sta succedendo ne è una ulteriore riprova . I tecnici al governo non fanno altro che continuare questa schifosa pratica anche perchè – come ho detto più volte – vengono da questo mondo dove ci stanno benissimo.
Buongiorno Giannino,
il tema obbligato, dominante, definitivo, è solo quello di una riduzione sostanziale e brutale (minimo 5% del PIL) della spesa corrente del settore pubblico: il DISASTRO che ci differenzia dai paesi civili e simili al ns. per profilo demografico ed economico.
Senza ciò, tutto il resto sono chiacchiere senza senso (ripresa, investimenti in formazione e ricerca) o alibi (lotta all’evasione, che come dice lei è doverosa ma deve cessare di essere il totem attuale).
Risparmi da destinare quanto basta a tagliare lo stock di debito pubblico, il resto a diminuire la pressione fiscale; e il maggior gettito da recupero dell’evasione a rafforzare il calo delle imposte.
E lo dico da uomo di sinistra, non certo liberista quanto lei, ma da dirigente d’industria disoccupato che vede come il sistema delle imprese non può più, semplicemente, sopravvivere alla tenaglia di questa globalizzazione e a questo Stato.
Ora: il nostro sistema politico-amministrativo è il colpevole conclamato del DISASTRO (ma insieme alle consorterie di chi prospera nei mercati prottetti, e sono legione) e tornerà a governare liberamente dopo la parentesi Monti, con pochi interventi di maquillage.
Quindi il Governo Monti DEVE AVVIARE il taglio delle spesa corrente con impegni pluriennali che i futuri governanti dovranno subìre come strada obbligata; non è un’assurdità, ci si ricorda dell’impegno UE di arrivare al 60% in 20 anni? Come si pensa di declinarlo, con Maga Magò ?
Se Monti continua ad astenersi, di questa parentesi “tecnica” resterà un momentaneo miglioramento della finanza pubblica, e il peso insostenibile di un aumento fiscale senza alcuna prospettiva di rilancio.
Gli interventi per ridurre il perimetro del settore pubblico e i suoi costi sono millanta e li conosciamo tutti; personalmente darei priorità alla soppressione delle aziende partecipate da Stato ed Enti Locali, con il loro sterminato sottobosco di clientelismo, sovvenzioni, corruzione.
Ma la domanda è: PERCHÈ QUESTO GOVERNO NON NE HA NEPPURE MAI PARLATO ? Timore o debolezza ? La versione che sarebbe vano iniziare, visti i tempi ristretti di cui dispone, è irricevibile. Non possono ignorare che senza il taglio della spesa corrente, le scelte già fatte (pensioni, imposte, lavoro, deboli liberalizzazioni) sono corrette sul piano teorico ma diverranno inutili su quello della loro efficacia.
Andiamo sul pratico: LEI RITIENE ESISTA UN MODO PER ORGANIZZARE SUBITO UN MOVIMENTO DI OPINIONE STRUTTURATO CHE FACCIA EMERGERE NEL DIBATTITO PUBBLICO (quello popolare e di massa, non questo di nicchia) “IL PROBLEMA” E OBBLIGHI QUESTO GOVERNO A PRENDERE UNA POSIZIONE ?
Mi dirà che lo sta facendo tutti i gg dai microfoni di Radio24, ma come sa, la testimonianza non basta. Vorrei che un gruppo di opinionisti potesse rappresentare univocamente questa posizione, potendo affermare di essere sostenuta da un movimento d’opinione vasto e trasversale all’elettorato.
Sarò un illuso, ma mi sembra l’ultimo tentativo prima di uno scenario davvero preoccupante per questo Paese, quando le contraddizioni esploderanno davvero.
@Paolo Arcangeli
Perdona, ma il 5% del PIL mi sembra tutt’altro che “una riduzione sostanziale e brutale” (per usare le tue parole).Se si vuole risvegliare un paese come il nostro che ormai da anni si trova in uno stato comatoso, ci vogliono tagli ben più sostanziali alla spesa pubblica e alle tasse.
Qui c’è un esempio di come si potrebbe realizzare una manovra di tagli alla spesa pubblica nell’ordine dei 200 miliardi di euro:
http://www.rischiocalcolato.it/2012/03/il-partito-di-rischio-calcolato-ovvero-come-uscire-dalla-crisi.html
@Paolo Arcangeli
Non ho capito come faccia una persona – dirigente industriale ? – a definirsi di ” sinistra ” e invocare la riduzione dello Stato . La sinistra vive di stato , prospera con lo stato , con la violenza dello stato – furto fiscale in testa – e lei chiede che lo stato arretri? Ma senza l’invadenza e la violenza dello stato la sinistra semplicemente non esisterebbe.
@Claudio Di Croce Infatti non è facile spiegare.Provo con un esempio.Quando lavoravo nel settore metalmeccanico i sindacati conducevano una feroce battaglia per l’abolizione del cottimo.Nel pubblico,nello stesso periodo,gli stessi sindacati conducevano una feroce battaglia per conservare il cottimo.Come si spiega?Semplice.I tempi per l’azienda pubblica venivano stabiliti a Roma in commissioni comuni azienda sindacati ed erano,al contrario del privati,generosamente incongruenti con la produzione . Per esuarire il lavoro previsto in otto ore ne bastavano due.Nel privato ricordo che era un tantino diverso.
Un altro povero cristo si è suicidato da…autonomo nella totale bieca indifferenza, anzi, con un velato disprezzo sociale ( tanto era solo un evasore). Mi chiedo: se aveva anche dei dipendenti , potrebbero questi intentare una causa di lavoro per indennizzo da licenziamento economico all’eventuale famiglia erede (dei debiti)?Macabro? Oppure esagerata, temibile e/o possibile realtà nera e vera?
@Massimo74
Grazie del link. Ok, lo spazio è anche più ampio come dici. Solo un flash sul confronto 2000-2011: PIL da 1191 a 1603 (+35%), uscite correnti da 520 a 755 (+45%), debito da 1300 a 1910 (+47%). Si conferma che il calo dei tassi sul debito è presupposto indispensabile, ma ora con PIL in calo senza tagli è tutto inutile.
Ma cosa deve accadere perchè almeno un Governo non elettorale avvii con forza inequivocabile il processo di riduzione delle uscite correnti ? Perchè non lo ha messo al primo posto, il giorno dopo l’approvazione del decreto fiscale ? Al più tardi tra dieci mesi saremo in campagna elettorale…
… fino a ieri sapevamo (io ed il mio datore di lavoro) che, se mi avesse licenziato, mi sarei potuto rivolgere al giudice e sarei stato tutelato (che non dovrebbe voler dire che sarei sicuramente stato reintegrato, ma che il giudice avrebbe valutato se esistevano giuste cause per questo licenziamento o no).
Adesso (quando la nuova legge sul lavoro verrà approvata) io ed il mio datore di lavoro sappiamo che, se lui vuole, mi può dire che, al termine del preavviso, devo starmene a casa perchè mi ha licenziato. Io, per essere tutelato, anche solo per avere le 15 mensilità minime che prevederebbero le norme, unica tutela che ho se io ho sempre lavorato e se mi sono sempre comportato come si deve.
Vi sembra la stessa cosa ???
A me, onestamente, non sembra proprio.
Mi sembra solo che ora il mio datore di lavoro possa discrezionalmente licenziarmi e che io debba necessariamente rivolgermi al giudice se anche solo voglio avere l’indennizzo economico.
Se è così, a parte la assurdità della cosa (era più semplice dire che se il datore di lavoro vuole licenziare un dipendente DEVE corrispondergli almeno le suddette 15 mensilità e che questo può rivolgersi al giudice se pretende un indennizzo maggiore o se ritiene che il licenziamento sia stato discriminatorio), si tratta di una modifica ad un contratto e in uno stato di diritto le modifiche ad un contratto devono essere accettate da entrambe le parti e possono avere una contropartita economica.
Quindi, secondo me, dovremmo dire al datore di lavoro: se vuoi potermi licenziare, intanto mi dai il 50% in più di stipendio, poi, con la modifica suggerita sopra, entra in vigore anche per noi la nuova norma.
….non credete ?
Da questa vicenda così minimalista della Riforma e dell’Art.18 credo che sia possibile trarre alcune conclusioni ed uno spaccato molto significativo della Società Italiana.
1) L’Economia ed il Diritto sono tutt’altro che scienze esatte, e questo si sapeva. A volte non sono nemmeno utili. Per quello che si è visto qualche ingegnere o qualche fisico nei Governi non ci starebbe male.
2) Gli Italiani sono sempre i soliti (naturalmente non mi escludo)
I dipendenti difendono l’Art. 18, ma vorrebbero che gli autonomi fossero messi alla berlina in piazza dagli Agenti del Fisco.
Gli autonomi difendono i loro sacrosanti diritti, ma sono disposti a “transigere” su quelli dei dipendenti.
Le oligarchie, dell’una e dell’alta parte, assumono formalmente la posizione più ovvia e conformista, ma alla sera grandi industriali e burocrati li troverete tranquillamente insieme al ristorante.
Divide et Impera. Almeno finché prospera l’innumerevole stirpe dei fessi.
Esistono davvero i Liberali in Italia?
@Stefano
Infatti secondo me si doveva lasciare libertà di licenziamento con buonuscita decisa ex-ante e fissa: 24 mensilità mi sembrava sensato, in due anni la maggior parte delle persone avrebbero trovato un nuovo impiego.
Dopo doveva entrare in gioco un contributo di disoccupazione veramente universale, quindi senza limiti di tempo. E condizionato a programmi di formazione e/o lavori sociali, gestiti direttamente dalle confederazioni di impresa.
Il giudice sarebbe entrato in ballo solo ed esclusivamente se il dipendente si fosse sentito licenziato per motivi discriminatori e ne avesse le prove: il giudice, in quel caso, avrebbe potuto aumentare la buonuscita, magari fino a 72 mensilità, ma senza reintegro. Si rende conto che orrore può essere per una persona che è stata licenziata tornare a lavorare per un’azienda che non lo vuole?
Quanto sono d’accordo…
Solo una nota. L’Economist dice:
“Today firms with more than 15 workers cannot get rid of employees even in a downturn without risking legal proceedings that can last years. If a judge then decides the company has acted unfairly, it can be forced to rehire the worker and pay him his lost earnings. Employers say this is a colossal deterrent to hiring when times are good, and helps to explain why a third of Italy’s youths are jobless.”
Ovviamente questo non è assolutamente vero: oggi le aziende in crisi possono fare licenziamenti collettivi senza alcuna possibilità di reintegro per i licenziati.
Come vedete questa è una grandissima barzelletta che gira per il mondo. Questa riforma del lavoro, lungi dall’essere sia liberale che sociale, è stata l’ennesimo spot per il resto del mondo.
Un modo del Professore per poter dire: “avete visto? Vi porto lo scalpo della CGIL”.
Per molti anni abbiamo vissuto la politica degli annunci.
Da 4 mesi siamo entrati nell’epoca della politica delle farse.
Buongiorno Giannino,
mi spiace ma credo che gli errori siano 3, e il terzo è quello di aver ancora una volta rafforzato l’ idea che esistano solo datori di lavori e lavoratori, mentre esiste un’ ampia varietà di condizioni grigie che trovavano posto nel mondo del lavoro grazie alle partite iva e all associazione in partecipazione….si dice che non ci saranno licenziamenti a valanga, vedremo….. gli associati dovranno decidere se restare come dipendenti ( e se svolgessero il loro compito presso più luoghi di lavoro?) o se diventare soci ( e chi glieli da i soldi?) e le partite Iva? chi vorra assumere una partita iva 50 enne e a che costo? perchè in questo paese non è concepibile che esistono soggetti disponibili a fare attività imprenditoriale e non essere ne datori ne lavoratori?
se c’è chi ha abusato dello strumento va punito ma non va vietato lo strumento. é come vietare interne perchè ci sono i pedofili o uccidere i malati perchè potenzialmente contagiosi. Evidentemente i professori non vivono la realtà della strada.
Scusate ma avete capito quale è il vero obiettivo della presente riforma? Ridurre al minimo la spesa per lo stato relativa a prepensionamenti, mobilità e cassa integrazione speciale. Il tutto oggi ammonta a circa l’ 1,2 % del PIL e spostare in parte ( è difficile sapere a quanto ammonterà) questo gravame a carico delle aziende e forse dei lavoratori, attraverso la monetizzazione dei licenziamenti. La paccata di miliardi che ancora non si vede da dove sarà presa, sarà sicuramente pari ad una piccola frazione, circa l0 0,2% dei circa 18/20 MLD annui che oggi sono a carico dello stato.
….il problema della corretta e completa informazione è sempre stato critico (ricordate il “conoscere per deliberare” di einaudiana memoria). A parte la superficialità di alcuni giornali, stranieri e non (vuoi per mancanza di professionalità, vuoi per incapacità di percepire le peculiarità delle realtà locali – la globalizzazione non aiuta e neppure la necessità di sintesi che la stampa e soprattutto la informazione televisiva necessitano) il grosso problema è essere almeno sicuri della buonafede del mezzo d’informazione.
Non esiterei ad affermare che la obiettività e la completezza della informazione gioca un ruolo non secondario nella crisi attuale: torno a segnalare come gli indicatori che vengono costantemente impiegati per spiegare la crisi (debito pubblico, deficit, PIL, ….) in realtà non vedono l’Italia (e la maggior parte dei Paesi europei) in una situazione peggiore di Giappone e USA (usando per questi ultimi lo stesso sistema di calcolo che si adotta in Europa consolidando quindi i dati nazionali/federali con quelli delle Regioni/singoli Stati).
Nonostante questo la stampa e le televisioni, nazionali o straniere, esitano a segnalare che l’unica differenza è che in Europa non esiste una vera politica di crescita della base monetaria come invece avviene nelle altre parti del mondo cosiddetto avanzato.
In Europa ed in Italia ci sono grossi problemi da risolvere, ma sommare problema a problema sembrerebbe essere stata la scelta di alcuni gruppi per riuscire a superare l’inerzia che oggettivamente esiste nel dare risposte singole alle specifiche esigenze.
È un enorme gioco delle parti nel quale credo neppure ci sia (e forse ci possa essere) una chiara comprensione dei fenomeni, ma certi apprendisti stregoni continuano a giocare sotto traccia e noi cittadini, trasformati in servi della gleba del III millennio, dobbiamo solo pagare 🙁
…sentivo ieri in un convegno sulla crisi che durante la I guerra mondiale si diceva che la guerra l’avevano voluta i laureati e la combattevano i contadini; bene adesso la guerra contro la crisi l’hanno pianificata i professori (tutti ben oltre i 100.000 € di reddito annuo) e la fanno combattere ai contadini di adesso (quelli al di sotto – e spesso ben al di sotto – dei 100.000).
Ci vuole una campagna di verità sulle ragioni della crisi, sui motivi della patologicità italiana e sulla necessità di rimuovere le cause di questa patologicità, non semplicemente una strategia finalizzata a coprire la spesa in eccesso con un eccesso di fiscalità (e si noti che sono contento della lotta alla evasione, ma non posso concordare con buona parte delle scelte che Monti & C. stanno portando avanti ….. e non mi sento ne’ di sinistra ne’ leghista, ma vorrei poter votare qualcuno che ha idee simili alle mie nel 2013 🙂
Ritorno sul discorso di prima, aggiungendo che se un 1% netto di PIL arriverà come risparmi dalla riforma del mercato del lavoro, già nel 2016, ne arriverà 1% (0,5% già dal 2014) dalla riforma pensionistica netto e circa 1,5% a partire dal 2019; il sig Monti ha quasi risolto, sulle spalle del solo mondo del lavoro, 2,5% punti di PIL, il problema del taglio del debito, previsto dal fiscal compact “impact”, che come tutti sappiamo è di circa 3% punti di PIL.
Ecco dimostrata l’ applicazione puntuale dell’ articolo 1 della Costituzione.
Continuiamo a discutere ferocemente su questo quel provvedimento del governo, anche giusti magari (certo non gli aumenti delle tasse). ma vedo che il debito pubblico continua ad aumentare imperterrito, incurante del governo tecnico. Di cosa discuteremo ancora?
La Stampa di domenica 25 marzo – Intervista a Pietro Ichino : “art. 18 agli statali? andrebbe solo applicato” ma….in linea teorica i pubblici non sono esclusi ma…l’ostacolo pratico è che se il giudice condanna l’amministrazione a pagare al lavoratore licenziato il risarcimento il dirigente che ha adottato il provvedimento può essere ritenuto responsabile del danno verso l’erario. Quale dirigente pubblico è mai disponibile a correre questo rischio? Nessuno! …occorrerebbe una norma che esentasse il dirigente da questa responsabilità..occorrerebbe però anche che la dirigenza pubblica si riappropriasse (fantastico!) delle proprie prerogative manageriali, accettando di rispondere al tempo stesso del raggiungimento degli obiettivi. ..e poi prsosegue con altre analoghe considerazioni sulla necessità di responsabilizzare i dirigenti sul raggiungimento degli obiettivi, ecc. ecc. ecc. Ma quante volte ancora dobbiamo scoprire la luna nel pozzo prima che qualcuno dica con semplice chiarezza come stanno le cose e che non è più tollerabile non provvedere ad un radicale e sostanzioso ridimensionamento di questi enormi, ingiustificati ed inutili costi ? E che deve essere fatto rapidamente perchè si tratta di una giusta e sacrosanta riduzione delle spese e quindi di avere risorse disponibili per sostenere investimenti, pagare le imprese e forse anche per ridurre un pò le tasse?
l’equilibrio stà nel mezzo, i politici devono mettere da parte gli interessi personali e calarsi nei panni di chi deve subire, forse bisognerebbe copiare alcune idee dagli stati europei più evoluti, siamo nel medioevo!
Come può una casta fare leggi quando non sanno nemmeno come la gente vive….ormai sulla soglia della povertà con €1.000.00 al mese e a volte anche meno
Si parla di ammortizzatori…ma il problema è che comunque che reinserirsi nel mercato del lavoro è difficile, un mercato che non guarda a cosa sia fare ma a quanti anni hai???
costretti a cercare personale solo in mobilità, e chi l’ha finita??