15
Giu
2009

Meomartini in Assolombarda, vince lo Stato

Pubblico delle grandi occasioni all’Auditorium del Conservatorio, oggi a Milano. E’ stato l’esordio di Alberto Meomartini, portato alla guida della maggiore territoriale di Confindustria dall’Eni di Paolo Scaroni, abile nell’approfittare delle divisioni tra “grandi” e “piccoli” privati milanesi. Spada, il quarantatreenne candidato officiato dall’uscente Daniela Bracco, non è riuscito ad ottenere la maggioranza, tra le ambizioni deluse di Benito Benedini e mal di pancia diffusi della maggioranza delle piccole aziende.

Meomartini, per così dire, ha scelto di volare basso. Della crisi finanziaria ed economica, l’elemento più rilevante è il reingresso dello Stato al centro dell’economia, con 1800 miliardi di dollari di ripubblicizzazioni, più dei 1500 miliardi di privatizzazioni in tutto il mondo dai tempi della Thatcher a oggi. Con una punta di perfidia, nell’osservare che vengono ripubblicizzati anche settori tradizionalmente considerati soggetti a stretta vigilanza pro concorrenza. L’esempio è stato quello dell’auto. Ma, provenendo da un presidente espressione dell’Eni, non c’è dubbio che è un bel programmino rispetto ai privati dell’impresa milanese. Chi avesse cercato un caveat o un altolà alla rivincita dello Stato, nella relazione di Meomartini non l’avrebbe trovato. Perché dottrina ed economisti sono sprovvisti di ricette certe, ha detto Meomartini, quanto ad effetti del processo, sua prevedibile durata ed eventuale reversibilità. Davvero? A me non risulta, che decenni di studi e analisi siano per così dire privi di una verità attendibile, quanto ad effetti dello Stato padrone……

Mi auguro solo che Meomartini sia stato tradito dall’esordio.  Non mezza parola contundente sullo stato o sulle richieste delle imprese milanesi e lombarde. Non una sola parola incisiva su Tem, Brebemi, Pedemontana, sui ritardi del collegamento ferroviario di Malpensa, sulle dilazioni dei maggiori progetti urbanistici della città, da Porta Vittoria all’ormai tramontata Città della moda che doveva sorgere  a Porta Nuova-Porta Garibaldi. La linea, almeno alla prima uscita, sembra “non disturbare il manovratore”: di sicuro gli amministratori milanesi non avranno di che dolersi, di tanta comprensione. Ma le imprese?  Quasi metà dell’intervento è stato dedicato al tema della messa in rete delle Università, manco Assolombarda fosse una sede distaccata del ministero della Gelmini. Persino per l’Expò 2015, la brillante idea è quella di un maxi progetto Erasmus per invitarvi migliaia di studenti europei. Sono rimasto senza parole. Francamente, sia per l’Expò con tutti gli errori che vi ha commesso la politica, sia per tutti i maggiori temi della grigia stagione che vive Milano, la delusione odierna è stata grande.  Diana Bracco aveva tanti difetti: ma se questo sarà l’andazzo, sarà presto rimpianta. Altro che orgoglio meneghino dei privati antistatalisti: prove generali di rassegnazione, nella un tempo capitale morale del Paese.

You may also like

Non si muove foglia che il Golden Power non voglia
Lo Stato imprenditore post pandemico? Grazie ma no, grazie
Dietro la guerra all’automobile ci sono obiettivi ambientali o politici?
Coronavirus: la tentazione dello Stato-padrone

3 Responses

  1. Salve Giannino

    sono un suo lettore affezionato nonchè associato Assolombarda.
    Premetto che non ho votato per Alberto Meomartini (non ho diritto di voto attualmente) ma mi sembra che la sua cronaca della giornata odierna sia un po’ troppo polemica … senza fondamento.

    Il nuovo Presidente Assolombarda ha sicuramente “volato alto” senza stroncature per alcuno: Governo Centrale, Politica, ecc.
    Certo chi si aspettava un’uscita “forte” (come lei?) è rimasto deluso. Io non mi aspettavo questo, ma altro.

    Il nuovo Presidente ha proposto anche un nuovo metodo di lavoro basato sull’ascolto dell’Associazione, sulle varie componenti: gruppi merceologici, Piccola Impresa, Giovani Imprenditori (a proposito: ha notato che il Presidente dei Giovani Imprenditori ha parlato per ultimo? Un segno della Presidenza Bracco? mah)

    Le critiche a Diana Bracco – critiche cavalcate da Benito Benedini che nella sua “campagna elettorale” ha schizzato tonnellate di fango sulla ormai ex-Presidente – erano fondamentalmente due:

    1) lontananza dalla base associativa, atteggiamento aristocratico
    2) troppa vicinanza al potere politico nella vicenda Expo (e non solo). E’ stata eletta Presidente e poi … nessuna critica alla Politica che ha litigato per un anno per scegliere un A.d. e, una volta nominato, questo Amministratore Delegato (Lucio Stanca) prima rifiuta una sede a costo zero per manie di grandezza e poi rimane anche parlamentare!!!

    Per quanto riguarda il primo punto Meomartini ha proposto un nuovo metodo basato sull’ascolto della base associativa.

    Io non so cosa pensare: lo vedremo all’opera.

    Sul secondo tema ha “scantonato” con parole generiche.

    Lasciamogli “Cento Giorni”, come ha detto la Marcegaglia al governo attuale … poi vedremo.

    Ma stroncarlo subito mi pare francamente eccessivo.

    In fondo, è la “prima volta” di un manager di un’azienda (ex-)di Stato. Un po’ di curiosità – prima delle stroncature – ci vuole.

    Un caro saluto

  2. oscar giannino

    Concedo che è meglio aspettare. E concedo volentierissimo anche sul “metodo” dell’ascolto di tutte le articolazioni interne. Sul “non disturbare il manovratore”, ho l’impressione che sia la linea generale di Scaroni, diciamo che ho qualche elemento abbastanza rilevante per ritenerlo. Ma se Meomartini dovesse stupirci, sarò il primo a riconoscerlo. Però per il manager dell’azienda di Stato – che esercita ancora solidissimamente il controllo, non basta quotarsi per perderlo – parlare in quei termini dello Stato era, a mio giudizio, un biglietto di presentazione che era meglio evitare.

  3. Franco Bocchini

    Io, invece, concordo totalmente con Oscar Giannino. Il presidente di qualunque organizzazione di imprenditori, ma in particolare di ogni articolazione confindustriale – ed Assolombarda per prima! – non può esimersi dall’incalzare il governo, qualunque governo, sui problemi strutturali del Paese e sulla perenne mancanza di serie azioni volte a risolverli.
    Deve essere la priorità, come ben sa Emma Marcegaglia che pone la questione con forza ad ogni uscita pubblica, spinta a farlo dalla consapevolezza che gli imprenditori associati – quelli veri, quelli che competono sui mercati, anziché godere di comode protezioni – considerano la cosa determinante. E non si stancano di ripeterglielo.
    Mi è capitato, recentemente, di seguire alcune altre assemblee: ovunque si cerca di volare alto – ci mancherebbe, certo non si vuol parlare solo del misero quotidiano – ma sempre denunciando quelle manchevolezze che frenano qualunque iniziativa. Anche questo è “volare alto”, non solo discutere di formazione – pure fondamentale per il futuro – o di economia internazionale.
    Qui, purtoppo, siamo in presenza di una situazione anomala. La realtà – del tutto evidente – è il tentativo delle grandi (pseudo)imprese delle ex-partecipazioni statali, portatrici di valori e comportamenti in contrasto con gli interessi delle imprese “vere”, di conquistare il vertice di Confindustria. Assolombarda costituisce, intanto, il successo più rilevante degli Scaroni-boys, ma la battaglia non è certo finita: ora, ad esempio, è in corso a Venezia e si preannuncia in altre territoriali ….
    Ma qual è il problema, non sono imprese come le altre?
    No, e lo si vede proprio dal discorso di Meomartini: la collateralità con la politica, con il governo – attenzione: di qualunque colore sia! – ed il supporto che da quella parte viene a tali realtà, impediscono di svolgere quella funzione di forte critica e stimolo che non può mancare e che è richiesto, quasi disperatamente, dalla miriade di piccole e medie aziende che si trovano a competere sui mercati pagando penalizzazioni importanti all’inadeguatezza strutturale italiana.
    Ricordo solo, ampliando il concetto espresso dal vice presidente nazionale Antonio Costato (un tipo che, certo, non la manda a dire ….), che oggi il dualismo non è più tra grandi e piccoli, ma tra chi si confronta con agguerrite concorrenze e fa di tutto per migliorare le proprie prestazioni e chi, invece, non ha la necessità di operare in tal senso perché, godendo di mercati protetti od avendo il proprio reddito determinato da un regime concessorio, trova comodo scaricare a valle le inevitabili inefficienze. Ricordo anche che la signora Presidente ha recentemente ed egregiamente dichiarato – assemblea di Treviso – “noi stiamo con Antonio Costato e contro le lobbies dell’energia”. Meomartini, ovviamente, no.
    Se posso dirlo, questa gente fa un gran male al sistema.

Leave a Reply