Margaret Thatcher: il dogma della libertà
La signora Thatcher era un’idealista. Di tutt’altra pasta rispetto alla classe di “intramontabili mediocri” (copyright V.E. Parsi) a cui noi italiani siamo purtroppo abituati. “Era la determinatissima sostenitrice di una visione del mondo coerente, lineare” dice Alberto Mingardi, contrapponendola ai “pragmatisti”, gli “utilitaristi” per cui spesso l’utile coincide con conservazione o accrescimento delle proprie posizioni.
Ma forse la Thatcher più che idealista era “dogmatica”, nel senso che intendeva Hayek in Legge, legislazione e libertà: “la difesa della libertà deve essere dogmatica. La libertà prevarrà solo se è accettata come principio generale la cui applicazione a casi particolari non ha bisogno di essere giustificata”. Libertà come pregiudizio. Perché troppo spesso è difficile rifiutare scelte politiche, magari giustificate da fini nobili, che creano consenso intorno ai fini particolari (ciò che si vede) ma non mostrano i costi occulti e spesso intenzionali (ciò che non si vede).
Una visione “dogmatica” o “idealista” impone più che ragionamenti utilitaristici una vera e propria conversione, intesa sia come adesione ideologica che come cambiamento. E la Thatcher partì proprio cercando di cambiare il significato delle parole. In una delle sue prime uscite da leader dei Tory scrisse un articolo sul Guardian in cui ribaltava il senso dei termini “pubblico” e “privato”. Siamo nel 1975, quattro anni prima che diventasse premier, e in Competitive enterprise or State bureaucracy la Thatcher scrive: “La superficialità terminologica è il disonore dei politici. Gli statalisti di ogni risma generalmente evitano di usare il termine “libera impresa”. Preferiscono definirla “impresa privata”, Per l’ottima ragione che la parola “privata” ha un retrogusto di egoismo, insinua avidità. Inoltre, così possono meglio rappresentare il contrasto con l’altra espressione che amano utilizzare, ovvero “impresa pubblica”. La verità è che la libera impresa non è privata: è pubblica. La libera impresa nasce quando un cittadino, pensando di avere una idea produttiva o remunerativa, invita altri cittadini a sottoscrivere il progetto che la sfrutta. C’è qualcosa di più “pubblico” di questo?”
Con una logica impeccabile la neocandidata passa poi a descrivere l’industria di Stato, in termini mai pronunciati da un politico che cerca consenso per andare a governare: “Guardiamo invece, per contrasto, a quella che gli statalisti chiamano “impresa pubblica”. L’idea, il momento intraprendente, ha normalmente visto la luce anni prima. Lo Stato semplicemente ne prende in carico l’attuale gestione, normalmente quando l’intraprendenza è sparita totalmente. E non è nemmeno pubblica. Ai cittadini, infatti, non è nemmeno data la scelta di investire o meno i loro soldi. I quali gli vengono sottratti attraverso le tasse, senza che questo implichi un minimo di influenza o controllo circa le modalità di gestione della stessa. Si può dire, invece, che la gestione delle così chiamate “imprese pubbliche” è più o meno pubblica quanto la gestione della Mafia”.
La Thatcher infine se la prende con la sua parte politica, uscita idealmente sconfitta e conquistata dal keynesismo e beveridgismo del dopoguerra: “È stata colpa di quelli come noi, che difendono la libera impresa, di aver accettato senza resistenze la terminologia dei nostri avversari. Addirittura la utilizziamo anche noi. In Parlamento, si parla spesso del “settore privato”. Dovremmo parlare del “settore libero”. Dovremmo smettere di tollerare l’utilizzo del termine “pubblico” per descrivere quella che è soltanto burocrazia statale. Dovremmo portare la discussione sulla dicotomia tra impresa libera e competitiva, e burocrazia statale monopolistica. Quando riusciremo ad imporre la giusta terminologia, avremo già vinto metà della battaglia”.
Insomma il percorso politico della Lady di ferro è stata una battaglia ideale. Non ha cercato o comprato consenso ma lo ha costruito, ha convinto gli elettori. Ha convertito la Gran Bretagna e il linguaggio politico degli anni ’80.
La traduzione completa dell’articolo della Thatcher è qui: Il vangelo liberale secondo Margaret Thatcher
Leggere oggi questi pensieri lucidi, razionali, di una Sig.ra Thatcher che non era ancora LA SIG:RA THATCHER, nel 2012 in una itaglia conciata peggio della Gran Bretagna del 1975 fa male, rattrista.
Mi arrabbio anche…perchè non è solo la classe dirigente italidiota, ma la maggioranza degli italidioti a pensarla in modo diametralmente opposto.
…e Mortadella che dichiara che la crisi attuale è responsabilità della Iron Lady…e troppi che gli danno ancora ragione…
Come si dice dalle mie parti: “indrè me i ball dul can!”
Se gli Inglesi, con la Thatcher, ci hanno messo 11 anni, gli itagliani senza l’ombra di una Thatcher non si riprenderanno mai.
Salut a tucc.
AlxGmb
@MarcoTizzi
Capisco tua posizione su guerre ma le Falkland furono un vero capolavoro.
Una delle pochissime guerre in cui ragione, determinazione, capacita’ e coraggio si unirono in maniera incredibile.
Tu cosa avresti fatto ? Avresti mandato nave passeggeri a caricare i 2000 sudditi per portarli a casa ? Avresti negoziato coi peronisti una qualche forma di autogoverno difficilmente enforceable ?
Anche a voi ultimamente tutti i commenti vanno “in attesa di essere moderato” ?
Nell’ultimo post sul mio blog ho valorizzato il don Rodrigo manzoniano per una sua saggia battuta, anche se detta a sproposito.
Analogamente tanto di cappello per questa distinzione sull’errato uso dei termini pubblico e privato. Qui in Italia si dice pubblico quello che viene gestito privatamente dalla “casta” e privato quello che fa servizio pubblico sul rischio e sulla passione di privati. Credevo che nel mondo anglosassone fosse diverso. Ricordo negli anni 80 negli USA guardavo la rete televisiva PBS dove P sta per public e dicevano di essere pubblici, non pagati dallo stato ….
Comunque la tatcher rimarrà sempre nella memoria per come ha gestito schifosamente la faccenda delle Falkland-Malvinas e più di tanto compianto non si puo avere. Donna Rodriga!
@Jack Monnezza
Da capo di Stato inglese forse la guerra era l’unica soluzione, ma il problema sta nel fatto che quella gente non dovrebbe essere mai stata là: per carità, l’impero britannico era il meno peggio degli imperi della storia dopo quello romano, ma si tratta pur sempre di un impero e per me l’imperialismo è sbagliato sempre e comunque.
Con questo nulla voglio togliere: io sono stato in Inghilterra tutte le estati dal 1984 al 1989. Ho visto il crollo di un’economia che semplicemente doveva crollare e un popolo che era stato abituato per troppi anni a lavorare poco e male che ha dovuto rimboccarsi le mani e ricominciare.
Diventando un’economia sufficientemente malleabile dall’essere un grande centro finanziario e di consulenza ieri e produrre oggi più automobili dell’Italia.
Ripeto: io ho un concetto di libertà molto più ampio, comunque anche lei spendeva troppo in difesa e non ha tagliato le tasse abbastanza, ma averne!
La questione più importante per me è: quando questa signora ci avvisava a cosa saremmo andando incontro passando il potere a Bruxelles l’abbiamo derisa.
Adesso che le sue profezie si sono avverate… la deridiamo.
Ormai che è morta, non è il caso che anche i suoi più accaniti detrattori ci riflettano un attimo?
P.S.
Sì, vanno in moderazione tutti i msg
@Jack Monnezza
Recentemente si è tenuto un referendum e gli isolani delle Falkland hanno scelto di restare con la GB. Escludo che un simile referendum si sarebbe potuto tenere se le Falkland fossero Las Malvinas.
“-omissis- According to the Falklands legislative assembly, the vote is intended to affirm islanders’ desire to remain a self-governing territory of the United Kingdom and to reject claims of ownership by Argentina.
The question put to voters is: “Do you wish the Falkland Islands to retain their current political status as an Overseas Territory of the United Kingdom?
-omissis-
The islands, which raise their own taxes but rely on the United Kingdom for defense and foreign policy, are one of 14 British Overseas Territories and have been under British rule since 1833.
-omissis-”
fonte: “CNN”
http://edition.cnn.com/2013/03/10/world/americas/falklands-referendum
…e sì, mi capita spesso di vedere i commenti “in attesa di essere moderato”.
Salut a tucc.
AlxGmb
Il neoliberismo, di cui la signora Thatcher e Reagan furono massimi rappresentanti politici, è una delle tante ideologie che hanno caratterizzato in modo negativo il 900.
Una corrente di pensiero e prassi economico/sociale principale causa dell’attuale crisi globale. Questo è l’unico giudizio storico possibile nei confronti della mitizzata “rivoluzione conservatrice” degli anni 80; tutto il resto è chiacchiera inutile.
@Jack Monnezza
Si, inoltre devo reiscrivermi ogni volta dal momento che non mi sono mai iscritto su Facebook e non ho alcuna intenzione di farlo.
@TINA
A proposito di dogmi, è sempre interssante leggere analisi così accurate è così puntigliose, che non rischiano mai di fare di tutta l’erba un fascio.
Le faccio solo notare che la parola “liberismo” (e il relativo “liberista”) non trova traduzione in nessuna lingua che non sia l’italiano, idioma nel quale né la sig.ra Thatcher né il sig. Reagan erano particolarmente ferrati. Curioso che esistano due esponenti di una ideologia il cui nome nella loro lingua non esiste, non trova?
dici : Ma forse la Thatcher più che idealista era “DOGMATICA”, nel senso che intendeva Hayek in Legge, legislazione e libertà: “la difesa della libertà deve essere dogmatica. La libertà prevarrà solo se è accettata come principio generale la cui applicazione a casi particolari non ha bisogno di essere giustificata”. Libertà come PRE-GIUDIZIO………
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utilizzo delle parole DOGMA e PRE-GIUDIZIO la dicono lunga sull’atteggiamento mentale fanatico che aveva la Lady di Ferro e che avete voi.. molto simile.. anche se “apparentemente” opposto.. al Dogmatismo Marxista.. od a quello di alcune correnti dell’Ortodossia Cattolica od Islamista..
IDEALISTA in filosofia era Hegel.. per cui il raggiungimento dell’ Idea Assoluta (la Verità, il Bene) è un percorso storico frutto di Dialettica tra Tesi ed Anti-Tesi..
che in economia potremmo assimilare ad una mutevole mediazione tra Lasciar Fare/Mano Invisibile/Puro Mercato e Regolamentazione/Interventismo/Redistribuzione..
come diceva Descartes : l’unica certezza è il dubbio..
anch’io ho un mio dogma : tutti i DOGMATICI son perniciosi.. e per non violare il principio di non contraddizione pongo questa proposizione logica ad un livello superiore a tutto il resto..
@TINA
Caro/a TINA,
Lady Thatcher Le avrebbe riposto proprio TINA (there is no alternative).
Come del resto l’altro gigante del ‘900, WSC, Le avrebbe risposto che è il peggior sistema eccetto per tutti gli altri.
La storia del ‘900 ci ha proprio dimostrato che la democrazia liberista e’ il sistema che garantisce, meglio di tutti gli altri, libertà civili e eguaglianza di opportunita’, progresso economico e mobilità sociale.
Qual’e’ la Sua alternativa caro/a TINA? La URSE in divenire? TINA al liberismo democratico.
Questa storia della moderazione rischia di affossare definitivamente questo blog.
Qual’e’ la posizione degli EDITORI a riguardo ? È questa la loro nuova linea ? Va tutto in moderazione e ci mette ore/giorni ad essere pubblicato?
Io considero la moderazione una delle tante barbarie Italidiote e del tutto incompatibile con blog liberi fatti da uomini liberi e responsabili delle loro affermazioni. Come mi sembra essere sempre stato il caso nostro.
Grande donna. Grande persona. Che palle! Ci vorrebbe un suo clone per mandare definitivamente a quel paese i nanerottoli plutocratici europei. Che rabbia dovere invidiare quelle patate lesse degli inglesi!
@Jack Monnezza
sono d’accordo.
@TINA
Faccio seguito alla ottima risposta di @MarcoTizzi
In lingua Inglese e in altri Paesi non esista la parola liberista perche’ nel pensiero liberale, o liberalism, e’ gia’ insita la free enterprise. Non puo’ esistere il liberalismo senza free enterprise che, per molti aspetti, ne e’ la componente piu’ importante. Il trattatamento migliore, o piu’ facilmente comprensibile, del nesso inscindibile tra le due cose e’ “Capitalism and Freedom” di Friedman, che le consiglierei vivamente di leggere.
Quindi, traducendo in Italiano, non puo’, per definizione, esistere un liberale che non sia anche liberista. Da qui l’assenza del termine liberista in altre lingue.
Perche in Italiano ed in Italia quindi si continua ad usare questa parola “liberista” ?
La migliore ragione me la dette mio padre tanti anni fa.
Il motivo e’ Croce, un cosi’ detto filosofo che ebbe molta influenza il secolo scorso e teorizzo che potesse esserci liberta’ politica senza liberta’ economica e che la liberta’ politica fosse superiore a quella economica.
Chiedete a Einaudi cosa ne pensasse di Croce…..
Al di la’ delle Alpi nessuno prese molto in considerazione le teorie di Croce ma in Italia questo teorico della divisione liberismo/liberalismo continua ad essere insegnato con grande enfasi nei Licei, con gran gioia e approvazione del corpo insegnante di Sinistra.