Margaret Thatcher. Il coraggio della puntualità
Margaret Thatcher è sempre stata una donna puntuale. E’ arrivata quando c’era bisogno di lei.
Nel 1979, la Gran Bretagna era un paese allo sbando, dove tutto era pubblico (direttamente o indirettamente) e dove nulla funzionava. Per combinazione, proprio in questi giorni sto leggendo un libro di Dieter Helm, Energy, the State and the Market, che descrive le tappe della deregulation britannica dell’energia. Helm non è un thatcheriano, ma è un economista serio e rigoroso. Una delle cose interessanti che si scoprono è che la deregolamentazione ebbe inizio con una serie di indagini della Monopolies and Merger Commission (l’Antitrust britannico) sui colossi pubblici. Sentite come la racconta Helm:
Cosa dimostrarono questi rapporti? Il primo, e ovvio, punto fu che ogni ingenuo ottimismo sull’efficienza del sistema industriale nazionalizzato – di monopolio e controllo statale – era fuoriluogo. Al contrario, queste industrie mostravano molti dei tratti distintivi che le teorie positive dello Stato imprenditore predicevano: eccesso di offerta, insistenza nel tenere aperte le miniere [di carbone] e costruire troppe centrali elettriche, lassismo finanziario nel pianificare e progettare l’esecuzione; prezzi a livelli artificialmente bassi rispetto ai costi; e un pregiudizio favorevole al lavoro e organico sovradimensionato. A questo aggiungete il consueto problema delle interferenze politiche di breve termine… ed è strabiliante che la loro struttura morrisoniana sia durata tanto a lungo.
Lette con gli occhi di oggi, queste considerazioni appaioni ovvie. E, in un certo senso, ci sembra strano che sia stata tanto controversa la scelta di affidare a un’agenzia pubblica il compito di indagare il funzionamento delle imprese controllate dallo Stato. Ma, con gli occhi del 1979, fu semplicemente rivoluzionario, perché equivaleva a mettere in dubbio il fondamento stesso del modo in cui lo Stato, e il rapporto tra pubblico e privato, erano organizzati. Si potrebbe spendere molto tempo su ogni singola riforma della Thatcher: le liberalizzazioni, la determinazione con cui combatté i sindacati, la riforma fiscale (che portò al cosiddetto Lawson Boom, dal nome del cancelliere dello scacchiere), la svolta in politica estera, e così via. Qui si trova una ricostruzione del dibattito tra economisti dell’epoca, qui il resoconto dei numeri del decennio thatcheriano, nel bene e nel male e in tutte le sue contraddizioni, qui l’omaggio di un vecchio amico, Bruce Bartlett, e qui il commosso saluto di Mark Littlewood e dell’Institute of Economic Affairs.
Ma ciò che più conta, nel ricordare oggi Margaret Thatcher, è l’effetto incredibile che la sua retorica e i suoi atti ebbero nel restituire centralità alle idee di libero mercato. Siamo davvero in presenza di uno strano rincorrersi tra teoria e pratica. In un certo senso, Thatcher è la quintessenza degli “uomini della pratica” che “odono voci nell’aria” e “distillano le loro frenesie da qualche scribacchino accademico di pochi anni addietro”, descritti da John Maynard Keynes. Sennonché Thatcher queste voci non le sentiva nell’aria, ma dalla voce di scribacchini accademici vivi e vegeti, di cui si erano circondati e che, ironia, erano figli intellettuali del grande avversario di Keynes, Friedrich Hayek. Dunque, questa donna della pratica ascoltava gli uomini della teoria e ne seguiva, condendolo con la sua intelligenza e determinazione, il consiglio. E contemporaneamente, man mano che i risultati di questi suggerimenti si facevano evidenti, contribuiva ad accumulare una solida base di evidenza empirica a sostegno delle loro tesi. In questo modo, Thatcher più di ogni altro ha forgiato il nostro tempo: ha dato legittimità politica a una prospettiva prima confinata a una nicchia accademica di poca rilevanza (come cerco di spiegare domani sul Foglio). Ha reso ovvie cose giudicate impossibili. Ha ridefinito il perimetro all’interno del quale ci muoviamo: privatizzazione, deregolamentazione, liberalizzazione, austerità e riduzione delle tasse sono tutti obiettivi politici che prima non esistevano e adesso sì.
Tutto questo basta a fare di Margaret Thatcher un mostro sacro. Ma Thatcher ha fatto di più. Non si è limitata ad arrivare quando c’era più bisogno di lei e dove c’era un terreno pronto ad accoglierla, contro ogni aspettativa. Ha perfino deciso di andarsene nel momento giusto. Da anni stava male, e stava male nel modo in cui tutte le persone forti stanno male: cioè soffriva di fragilità. Fragilità fatta palese dal trauma che le produsse la morte del marito, Denis Thatcher, col quale ebbe una storia di amore puro e profondo. Abbandonandoci oggi, proprio oggi che la sua eredità ideale è in pericolo, Margaret Thatcher rende l’estremo servizio alla causa – alla sua causa. Ci costringe a dire, ricordandola, e ammettere e riconoscere che mercato e concorrenza sono una instancabile macchina di benessere, che lo Stato non è la soluzione, che non è vero che si stava meglio quando si stava peggio. Si stava peggio, quando si stava peggio.
Anche di questo grazie, Margaret Thatcher. Se fosse vissuta nell’antichità, qualcuno avrebbe scritto che c’era una profezia, secondo cui il paese era condannato e nessun uomo avrebbe mai potuto salvarlo. La profezia si ruppe nel modo più inatteso, perché mentre tutti cercavano un grande uomo, venne dal popolo una donna tenace e fece cose straordinarie. This Lady is not for turning.
Condivido in pieno.
Se ne andata anche Lei, per ultima, e mi lascia un grande vuoto.
Dio lo benedica per tutto quello che ha fatto a per l’ispirazione che ci darà.
Riposa in pace, Maggie.
Quanta ignoranza tutto in un articolo!
Chi scrive queste tesi chiaramente di parte e revisionista, spalmate da una superficialità di contenuti degna dei libri di Vespa…..l’autore non mi meraviglierei votasse Berlusconi!
una breve discorso finale, di un noto film risponde meglio a quest’articolo vergognoso http://www.youtube.com/watch?v=tMrn2sTFBtc
Poche stringate considerazioni: il 1979 è un altro mondo rispetto al 2013, se puntualmente tornasse la Thatcher oggi, siete proprio sicuri che analisi e soluzioni sarebbero le stesse? La Thatcher è stata la Lady di ferro in politica che non ha avuto altro obiettivo che il bene del suo Paese. Non vedo Thatcher in Italia.
Bell’articolo come di solito.Come gia’ altri hanno detto purtroppo di Thatcher all’orizzonte in Italia e direi in Europa non c’e’ neppure l’ombra.L’assenza di coraggio nell’innovare i processi decisionali,la lentezza dell’analisi sono una costante e questo in presenza di problemi cosi’ grandi come quelli davanti ai quali ci troviamo lascia il posto all’inquietudine.Il timore che la masse di fronte a quesiti irrisolti di cosi’ grande portata rivolgano a sistemi non democratici la loro legittima aspirazione ad una soluzione dei medesimi.Speriamo che almeno questa volta la teoria dei corsi e ricorsi storici non si realizzi..
X Cittarelli Paolo
I dettagli sarebbero diversi e aggiornati, ma le linee guida e i principi ispiratori sarebbero ovviamente gli stessi: guarda a cosa sta facendo Cameron per esempio sulla riforma del welfare appena entrata in vigore… cose che qui in Italia non potresti nemmeno pronunciare in pubblico tanto siamo immersi nel socialismo reale! Secondo me se Cameron rivince le elezioni e fa un altro mandato passerà alla storia come c’è passata la Thatcher.
Articolo splendido! La Thatcher è sempre stata il mio punto di riferimento! e non solo in politica. Solo col tempo si capirà fino in fondo quanto è stata straordinaria questa donna (già adesso in tanti sapientoni che la criticavano per la sua politica anti-europea e anti-euro, stanno iniziando ad aprire gli occhi.. il resto verrà col tempo anche grazie al lavoro di Camero che sta ri-salvando il Regno Unito).
Sbaglio o la terra di Albione è un regno?
Nel caso affermativo la signora Thatcher, o chi per lei, non sono altro che degli “utili idioti”.
Bellissimo, grazie. E d’accordissimo sul fatto che, andandosense proprio adesso, costringe tutti a fare i conti con la sua ereditá ideale, ora fortemente a rischio.
X Giorgio Andreatta
I tuoi commenti devo dire rivelano solo in minima parte la tua grande intelligenza! Comunque io sarie fiero di essere un suddito di sua maestà e non dello stato-ladro italiano!
@LUCIANO
L’autore non vota Berlusconi; si informi un attimino, grazie.
@Luca Salvarani
ritengo che siamo fortunati, nonostante tutto, di essere nati nella penisola più bella e ricca del mondo, mi permetta, non si faccia abbindolare dall’erba del vicino.
@LUCIANO
@ Luciano,
Un’interpretazione di una limpidità solare!
Domandatevi poi perche dopo 48 giorni dal voto il paese non ha ancora un Governo e perchè siamo in tali condizioni!
@Rinaldo Sorgenti
Perché qualcuno lassù ci vuole bene…
Quando arriverà un governo, si pentirà amaramente di averlo desiderato.