26
Mag
2024

L’Unione europea deve lasciarsi alle spalle la sua deriva dirigista, burocratica e ideologica

Nei giorni scorsi in Francia un gruppo di intellettuali e politici ha lanciato un allarme, sottolineando l’esigenza di un’Europa che rigetti la logica del progressivo accentramento del potere e torni a riconoscere le libertà individuali e l’importanza della concorrenza istituzionale. Ecco la traduzione italiana del “manifesto” redatto da Jacques Garello e sottoscritto da molti studiosi e uomini politici (il testo originale è stato pubblicato su “Le Figaro” il 7 maggio 2024). Una versione più ampia del medesimo manifesto era già stata pubblicata sul “Journal des Libertés” (https://journaldeslibertes.fr/article/manifeste-pour-une-europe-des-libertes/ ).

I popoli uniti all’interno dell’Europa possono essere orgogliosi delle conquiste di civiltà che hanno ottenuto nel corso dei secoli: il rispetto della libertà e della dignità della persona umana, la proprietà individuale, l’economia di mercato e lo Stato di diritto. Ma questa unione non ha cancellato la grande diversità tra i Paesi. È una peculiarità europea quella di avere mescolato istituzioni e culture diverse e in competizione tra loro. La molteplicità di territori, costumi e religioni ha creato una vera e propria concorrenza istituzionale e le regole del gioco sociale sono variate da Paese a Paese. Per questo è stato irragionevole pensare di trasformare un’auspicabile unione di popoli in un impero, in uno Stato sovranazionale. È allora tempo di rafforzare l’Europa delle libertà.

Si tratta di un obiettivo ambizioso, perché l’attuale organizzazione dell’Unione europea ha conferito alla Commissione europea notevoli poteri: essa condivide il controllo dell’esecutivo e ha potere d’iniziativa in ambito legislativo. Di conseguenza, il suo coinvolgimento è aumentato costantemente. Le politiche comuni sono proliferate in ogni campo, dall’agricoltura all’ambiente, dalla fiscalità ai consumatori. Ogni anno migliaia di testi vengono aggiunti al “diritto europeo” e sono imposti agli Stati membri dell’Unione europea.

Bruxelles ha risposto alla sfida economica della globalizzazione con regolamenti e burocrazia, deficit e debito. Le discipline di bilancio e monetarie non sono mai state rispettate, nonostante una serietà di facciata. È sempre con una falso rigore che Bruxelles si è opposta alla sfida sociale dell’immigrazione di massa, con il rischio di un’implosione dell’Unione stessa. Ecco perché è giunto il momento di snellire le istituzioni europee e di rimettere all’ordine del giorno i diritti e le libertà individuali.

Un’Europa delle libertà deve tornare a istituzioni organizzate secondo il principio di sussidiarietà: ciò che possono fare i singoli e gli organismi intermedi (i comuni, i dipartimenti, le regioni, gli Stati nazionali) ha la precedenza su ciò che vuole fare l’Unione europea. Un’Europa delle libertà implica anche il riconoscimento reciproco degli standard, un principio che è stato ampiamente compromesso da un’armonizzazione legislativa esponenziale.

Un’Europa delle libertà garantirà una migliore protezione sociale ai cittadini europei se questi potranno scegliere liberamente i sistemi di assicurazione sociale e pensionistici. Mantenendo la concorrenza fiscale tra gli Stati, si ridurrà la pressione fiscale, dannosa sia per le loro economie sia per il loro sviluppo personale. Permetterà la libera circolazione di persone, beni, servizi, imprese e capitali. Svilupperà gli scambi culturali e sociali.

Chi ascolta questo appello si unisca a noi per allertare l’opinione pubblica e convincere gli europei che hanno un’opportunità storica da cogliere e che non devono mettere il loro destino nelle mani di coloro che, per interessi personali o di parte, hanno ridotto le libertà e distrutto la speranza di progresso e di pace.

Sottoscrittori

Jacques Garello, professore emerito all’Université Aix-Marseille e presidente dell’Aleps

David Lisnard, sindaco di Cannes e presidente di Nouvelle Énergie

Yvon Jacob, imprenditore e già deputato

Hervé Novelli, imprenditore e già ministro

Charles Millon, imprenditore e già ministro

Jean-Philippe Delsol, avvocato e presidente dell’Iref (Institut de recherches économiques et fiscales)

Pascal Salin, professore emerito all’Université Paris-Dauphine

Jean-Philippe Feldman, agrégé alle facoltà di diritto, avvocato e vice-presidente dell’Aleps

Nicolas Lecaussin, direttore dell’Iref

Pierre Garello, professore all’Université Aix-Marseille

Francis Balle, professore all’Université Paris Panthéon-Assas

Eudes Baufreton, amministratore dell’IREF et consulente in sviluppo d’impresa

Jean-Pierre Centi, decano onorario della Facultà di economia applicata dell’Université Aix-Marseille

Pierre Dussol, professore emerito all’Université Aix-Marseille

Alain Laurent, filosofo e direttore di collana per le edizioni Belles Lettres

Jean-Didier Lecaillon, professore all’Université Paris Panthéon-Assas

Henri Lepage, direttore dell’Institut Turgot

Alain Mathieu, imprenditore e già presidente di Contribuables associés

Dominique Menaut, presidente del Cercle Frédéric Bastiat

Patrick Simon, avvocatoLisa Kamen-Hirsig, insegnante, autrice di La grande garderie (Albin Michel)

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