Ma a nome di chi parla Juncker? Due proposte sin qui taciute
L’ultima offerta prima della mezzanotte in cui si sospendono gli aiuti alla Grecia è l’ennesima conferma della follia che ha dominato 6 mesi di trattativa con la Grecia. Si legge che Juncker avrebbe offerto a Tsipras, in cambio di un sì di massima al documento Ue-Fmi con riserva di trattarlo ulteriormente fino all’autunno, e di un sì nel referendum di domenica, la disponibilità anche a trattare sulla ristrutturazione del debito greco. A nome di chi parla Juncker, visto che Merkel a fine mattinata ha detto di non vedere nuovi spiragli? E poi: tanto bisognava aspettare, per affrontare il toro per le corna?
Vedremo nelle prossime ore. Intanto, è ancora il caso di fare qualche riflessione fuori dal coro sulla tumultuosa serie di eventi che, sfuggendo di mano alla Ue come alla Grecia, sono in corso. “Fuori dal coro” signfica fuori dagli opposti estremismi scatenatisi, non solo in Grecia ma anche a casa nostra – basta dare un’occhiata ai toni sui social networks –, su chi ha ragione e chi ha torto, sui presunti “servi della Germania” contrapposti a chi “vuole i pasti gratis”. Il veleno del nazionalismo e dell’odio impedisce ogni seria riflessione: ai greci, nei giorni decisivi in cui dovranno decidere cosa votare il 5 luglio, ma anche a casa nostra e in tutta Europa.
Primo: in mare senza sapere dove sono le secche. Ieri sera il MEF ha messo una nota importante. “Un’eventuale evoluzione negativa della crisi greca – si legge – potrebbe avere conseguenze su altri soggetti finanziari ai quali l’Italia partecipa, ma la quantificazione dell’impatto diretto sull’Italia di una tale evoluzione non è praticabile con le informazioni attualmente disponibili”. E’ proprio così. Nessuno può davvero sapere che cosa avverrà se i greci votassero no, né può avere la pretesa di calcolarne le conseguenze, sull’Italia e non solo sull’Italia. Il MEF prosegue dicendo che “anche negli scenari meno favorevoli, è dubbio che vi siano effetti diretti sull’Italia”, ma è ovvio che tale conclusione smentisce la premessa e fa parte del dovere elementare di rassicurazione che un governo deve sempre esercitare. Nessuno può sapere cosa avverrà, ci siamo inoltrati in un mare di cui non abbiamo carte e portolani. Conosciamo molti esempi di paesi che sono usciti da unioni monetarie o cambi fissi, ma le conseguenze per ciascuno di essi sono state diverse nel tempo a seconda della propria diversa economia, export, e bilancia dei pagamenti. Ora una cosa è certa: se siamo in mare senza rotta prestabilita è perché in sei mesi di trattativa gli errori sono stati dei greci, ma non solo dei greci.
Secondo: il precipitare delle reazioni. L’Unione Europea, a cominciare dalla Germania, doveva sapere che Tsipras non sarebbe diventato al tavolo della trattativa un Giano bifronte, rispetto alla promessa su cui ha vinto le elezioni. Ergo: bisognava dare un tempo ristretto al negoziato, diciamo un paio di mesi, invece di aspettare proposte da Atene immaginando potessero essere diverse d quelle arrivate in extremis, costruite al 93% su assai poco credibili aumenti di trasse e contributi in un paese che fiscalmente è fallito (80 miliardi di tasse a ruolo non riscosse, su un PIl di 180miliardi). Se in un tempo breve non si fosse raggiunto un accordo tra Atene , Ue, Bce e Fmi, ragionevolezza avrebbe dovuto consigliare di metter mano a trattive su procedure diverse, per evitare nella misura del possibile i danni sia per la Grecia sia per noi tutti in caso di mancato accordo. Per capirci, due esempi. O procedure per consentire semi-default a paesi membri – molto più parziale di quello chiesto dai greci, che già ne hanno ottenuto uno mastodontico pari al 60% del debito detenuto da privati, nel 2012: ma ora il problema è che il debito è soprattutto nelle mani dei governi dell’eurozona e dei loro veicoli finanziari condivisi) – ma restando nell’euro. Oppure, ancora più radicalmente, procedure per un’uscita dall’euro di membri che non ne condividano più le regole, ma offrendo loro la facoltà di restare nell’Unione Europea. Simmetricamente consentendo a chi esce dall’euro ciò che i Trattati consentono a chi non è mai entrato nell’euro o ha cambiato idea per strada, come la Polonia. Perché dovrebbe essere irragionevole? Per difendere il mito dell’irreversibilità dell’euro? E’ meglio perdere un pezzo di Occidente mediterraneo e regalarlo a Putin? Nella storia non esistono le monete-prigione, nei cambi fissi si entra o si esce a seconda di scelte o, quasi sempre quando si esce, per dura necessità, quando gli squilibri di bilancia dei pagamenti e di finanza pubblica non sono affrontabili in termini di aumento della produttività. Dice: ma i trattati europei non lo prevedono. E allora vanno cambiati: è più stupido rinunciare a un’idea buona, che difendere un trattato che non la prevede.
Terzo: il gioco del terrore. Al contrario, dopo sei mesi l’euroarea ha detto ai greci quel che per molti versi si spiega eccome, ma che oggi certo non aiuta. In parole povere: ci avete scocciato, Tsipras e i suoi credono di poterci ricattare e di ottenere ancora denaro in cambio di parole e ora basta, sbattete il muso e vi leviamo anche gli aiuti. La convinzione dietro questa strategia dell’ira è che la paura di greci, a banche chiuse per una settimana, li porti domenica prossima a sconfessare Tsipras, obbligato a quel punto o a dimettersi o a rimangiarsi tutto. E’ una strategia molto rischiosa. Insieme a turchi e polacchi, i greci sono i più nazionalisti tra gli europei. Il terrore potrebbe sortire l’effetto esattamente opposto, e in ogni caso nell’Europa latina ha scatenato contro l’euro proprio coloro che, da destra e da sinistra, la pensano come Tsipras, si tratti di Podemos, di Grillo, Salvini e Forza Italia da noi (su quest’ultimo aspetto ci sarebbe da dire, visto che i seguaci di Berlusconi sono in totale dissonanza col loro gruppo europeo, ma tant’è). Mettiamola giù dura: le istituzioni europee hanno commesso l’errore – ieri, con le parole di Juncker, dioverse da quelle odierne – di apparire superiori e diffidenti rispetto all’espressione della sovranità popolare che avverrà col referendum greco. E’ un altro errore capitale. L’Unione europea e l’euro possono vivere e crescere se hanno capacità di esercitare fiducia e di ottenere consenso, non sulla paura. La paura aiuta i demagoghi populisti che la coltivano di mestiere, se non lo fosse ancora capito. Che Tsipras sia stato un demagogo a ricorrere al referendum chiedendo la fiducia dei greci a lui, non dovevamo scoprirlo certo all’ultimo momento. I populisti demagoghi fanno così, e se chi non lo è non sa mettere in conto le loro mosse perderà.
Quarto: l’Italia muta. Vedremo che cosa sceglieranno ora i greci, e come e se l’Europa sarà capace di gestire il seguito, qualunque esso sia. L’Italia ha dato una delega per sei mesi a chi teneva il pallino in Europa, cioè alla cancelliera tedesca. E ieri dopo 2 ore che la Merkel aveva parlato, Renzi ha twittato in inglese le sue stesse parole, e cioè che i greci il 5 luglio devono scegliere tra l’euro o la dracma. Non è una buona scelta. Primo, perché come detto si dovrebbe prevedere ai greci di restare comunque nella Ue, se lo vogliono, anche senza euro. Secondo e soprattutto, perché in questa partita l’Italia non rischia quel che rischia la Germania. Ma molto, molto di più. L’ammontare dei debiti greci è superiore verso la Germania, visto che il più del debito si distribuisce (tranne che per le tranche bilaterali, che per noi valgono10 miliardi) per le rispettive quote parte nel capitale della BCE e dell’ESM. Ma se le cose girano storte l’Italia, oltre a rinunciare ai crediti che vantiamo verso i greci, rischia un imprevedibile – torniamo alla nota del MEF da cui siamo partiti – aggravio del costo del debito pubblico sui mercati. Un aggravio capace di fare molto ma molto male alla nostra sin qui stentatissima ripresa economica. Levare una voce italiana di ragionevolezza non significa rompere il fronte europeo, bensì offrire a Ue e Grecia almeno qualcuna delle prospettive concertate indicate in precedenza, per gestire al meglio gli esiti decisi dalla sovranità popolare – che va rispettata – ma senza scatenare i cavalli irosi della follia collettiva. Come invece, per tante ragioni e tra tanti nitriti di battaglia, sembra oggi. Almeno: a quest’ora, perché fino alla mezzanotte e vedrete, anche oltre, il copione delle follie pare lungi dall’esser concluso.
Il rischio,”per tutti”,e’ che nello scoprire “le carte”,risulti che si veda chiaramente che il bluff e’ stato “generale” Poker di 2
Riprendo una frase dell’articolo isolandola dal contesto … “E’ meglio perdere un pezzo di Occidente mediterraneo e regalarlo a Putin?”
1) RUSSIA
In effetti se Putin abboccasse … si rovinerebbe perché quello che vogliono i greci è continuare ad essere finanziati, pardon mantenuti, da qualcuno, non importa da chi. Non credo che Putin possa cadere nel tranello come sperano i putiniani d’Italia e del resto d’Europa: è troppo furbo e sa che si tratterebbe di un boccone avvelenato.
I gasdotti che interessano alla Russia arrivano in Bulgaria e Romania e poi risalgono i Balcani. Il controllo militare e politico del Bosforo lo si attua attraverso le relazioni con la Turchia, non con la Grecia. Non c’è nessuna ragione geo strategica per cui la Russia dovrebbe accollarsi passivi crescenti per la Grecia che non è neppure una nazione russofona.
2) CINA
La Cina è interessata ad acquistare asset greci a prezzi di saldo, ma ritiene più importanti le relazioni con l’Europa. L’Europa è il primo partner tecnologico della Cina e la Cina è il primo partner commerciale dell’Europa per l’import.
3) EUROPA
Siamo noi europei che abbiamo finanziato il debito crescente della Grecia ricevendo in cambio dei crediti inesigibili da iscrivere a sofferenza e degli insulti.
So benissimo che Tsipras è l’ultimo che ha ricevuto in mano il cerino acceso. Non gli si può addossare la colpa del default. Quello che non sopporto del leader greco è la faccia tosta con cui sostiene che dovremmo continuare a pagare!
Trattare con durezza la Grecia e lasciarla da sola sarebbe un monito a tutti i debitisti d’Europa. Temo che a Bruxelles non abbiano la spina dorsale perché in Europa anche i cosiddetti “falchi” sono dei debitisti.
Credo che ci sia del vero in quanto sostiene il Sig. Raccagni, il bluff è stato generale. Con sfumature diverse ma tutti hanno fatto i furbetti, a partire dalla Grecia cui comunque va dato atto che non si comprende per quale ragione dovrebbe accettare una proposta che la vedrebbe insolvente nel 2016, ai vari paesi europei (tragica la mancanza di una qualsiasi capacità di leadership tedesca e comica la sfacciataggine francese nel distruggere l’Europa pur di salvare le proprie banche), alla nostra posizione (basti dire che c’è chi ha avallato un colpo di stato e perchè? perchè sia i dirigenti del MEF che il Ministro del Tesoro fino ad allora in carica si rifiutavano di firmare una soluzione per cui il salvataggio delle banche esposte ai paesi periferici quali Grecia, Portogallo e Spagna invece di essere faccenda privata dei paesi che avevano consentito – attraverso l’omessa vigilanza bancaria – che le banche assumessero posizioni tanto rilevanti verso paesi tanto rischiosi sarebbe gravato sulle spalle di tutte, noi compresi, grazie nonno Giorgio), fino all’FMI che ha dimostrato di non essere più in grado di svolgere le proprie funzioni istituzionali (prima si adopera per salvare l’Euro invece della Grecia come da statuto, poi orchestra il salvataggio delle banche private creditrici con i soldi dei contribuenti europei, poi dice che si in effetti la soluzione Islanda ha funzionato, poi pare che trovino l’accordo per poi finire dicendo che hanno cambiato idea).
La vera posta in gioco non mi pare tanto l’Euro o la sostenibilità dei debiti dei vari paesi europei, quanto piuttosto dare un segnale a tutti gli euro-deboli che non possono sgarrare (http://www.telegraph.co.uk/finance/11706630/For-Greeces-international-creditors-regime-change-is-the-ultimate-goal.html)
Grazie Giannino per la solita chiarezza: sono molto d’accordo con l’ultima parte: chi si fara’ molto male sara’ proprio l’Italia gia’ scassata di suo. .. ma sono solo parole … I “registi” pensano altro .. ma un’Europa così a chi serve ??? Per non dire questa classe politica di fantocci ed ignoranti. .. o così forse ci vogliono far credere. Scarsi burocrati e mediocri politicanti che hanno perso adesione con la vita reale, di tutti i giorni.
Caro Giannino,
la Merkel vuole il referendum perche’ sa benissimo che i greci voteranno si buttando cosi’ fuori dal potere Tsipras.Perche’ andra’ cosi’?Perche’ chi ha messo al potere quest’ultimo mai ha voluto l’uscita dall’euro,ma solo un alleggerimento delle condizioni del prestito.E togliendogli gli aiuti nel frattempo si da anche una piccola anteprima di cosa succede senza l’odiato paracadute europeo ai vari sostenitori di Podemos,Grillo etc i quali sicuramente dopo queste scene perderanno parecchi consensi..Chapeau..
Ieri un simpatico economista,dopo aver premesso di essere pro euro,continuava serafico:”Occorre però cambiare.Servono,ad esempio, titoli di debito europei.”Arlecchino si confessò burlando.La Grecia,come l’Italia,è entrata nell’avventura credendo di poter facilmente risolvere i suoi problemi in Europa.Infatti una unione monetaria presuppone un debito in comune.Purtroppo alla Germania l’unica unione che interessava era la loro.L’euro risolveva altri problemi.La speranza è quindi destinata ad essere delusa.Fino a quando gli interessi che hanno permesso ai greci e a noi ,che non ne avevamo i requisiti,di entrare nella moneta unica rimangono ,la festa degli interessi bassi consente di mantenere la politica allegra.Oggi per la Grecia questi interessi non ci sono più,quindi o si adegua o vada dove vuole.Domani,quando sarà ultimata la devastazione del nostro sistema produttivo,anche noi saremo come loro e anche per noi la festa finirà.
L’euro era stato ideato come una moneta elitaria per Stati dall’economia vitale e rigorosi nelle politiche di bilancio. Purtroppo sono stati chiamati a farne parte anche stati per nulla virtuosi come l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda che non avevano i requisiti per poter entrare a far parte della moneta unica. Volontà teutonica di vendere più facilmente i propri prodotti abolendo lo svantaggio dei cambi e volontà degli “azzoppati” Paesi mediterranei di beneficiare di una riduzione degli interessi.
Risultato: i guai che fanno ridere gli americani http://townhall.com/political-cartoons/2015/06/29/131665 e l’incapacità di risolvere i problemi attuali. La Grecia è un caso diverso perché era sull’orlo della bancarotta prima dei Colonnelli, lo era dopo i Colonnelli e – una volta riconquistata la democrazia è stato ancora peggio.
La stupidaggine di fare entrare la Grecia ormai è stata fatta e i contribuenti europei hanno già pagato e dovranno ancora pagare fino a quando la Grecia non sarà messa fuori dall’euro.
Purtroppo l’indecisionismo europeo, che nasce dai torti che tutti gli Stati hanno sull’euro, ha finora impedito di fare quello che era inevitabile: buttarli fuori. Di giorno in giorno si fa sempre più salato il conto della incapacità di decidere e di non affrontare il problema per quello che è.
Piuttosto che dover fare ammenda sulle “leggerezze” del passato, gli euro strateghi preferiscono aumentare il potere detonante del default.
Mi tocca persino dare ragione alla Merkel, che è l’ultima cosa che vorrei fare; è l’unica che prende delle posizioni risolute anziché farsi menare per il … naso.
P.S.
Di questa situazione ne stanno approfittando tutti i debitisti di sinistra e di destra unendosi ai pianti greci di Tsipras &C perché non possono più continuare ad essere finanziati quando non restituiscono i soldi. Ieri sera ho trovato questo articolo sulla Grillanché, ovvero la Santanché che parla come Grillo: http://www.independent.co.uk/news/world/europe/greece-crisis-italys-political-right-backs-alexis-tsiprass-farleft-government-against-the-eu-10356264.html .
Il vero punto é : nomi e cognomi di chi ha autorizzato prestiti non solvibili alla Grecia…. Super Managers che andrebbero licenziati e ovviamente la controparte politica ..
Buonasera Oscar,
Credo che sia auspicabile un uscita dall’euro ma non dalla ue ( perché mai dovrebbe uscire ? ). Aggiungo che l’uscita dall’euro dovrebbe essere accompagnata dall’adozione da parte della Grecia di una moneta inserita in un sistema monetario creato a doc e controllato. La svalutazione non deve essere superiore ad un 20% – 30% e possibilmente si deve evitare il panico. La ristrutturazione del debito deve accompagnare questo processo e la bce non può non continuare a sostenere il sistema bancario.
Credo ovviamente che questo non avverrà ma le chiedo: mancano i grandi politici, siamo noi troppo idealisti o la ricchezza oggettiva dell’occidente ha alimentato inevitabilmente l’avidità dei popoli?
Un caro saluto.
mi vien la nausea ascoltando la pochezza di chi apostrofa i greci come se volessero spartirsi i soldi degli italiani che han dolorosamente fatto la riforma delle pensioni (ma tolto questo episodio Montiano continuano a dilapidare miliardi in municipalizzate e partecipate, in vitalizi mai contribuiti, in megastrutture politico partitiche e altri costosi giocattolini)
Inutile blandire gli incapaci con affermazioni mirabolanti di Angela sull’impressionante quantità di riforme dell’attuale premier, questa marchetta nausea gli italiani che perdono ogni rispetto verso chi pratica queste forme di prostituzione verso gli incapaci servi “fedeli”.
Ed infine invocare la protezione di Draghi fa ridere i polli, chi appena è informato, come dici tu Oscar sa quale differenza fa perdere una somma simile al tavolo da gioco se uno fa l’operaio, l’altro l’impiegato un terzo il dirigente ed infine un impreditore
e quanto rappresenti per noi lo san tutti gli analisti, e se non l’avessero presente magari non l’Angela ma il feroce Schauble si farà carico di farglielo notare
per modo che ridotti a spazzatura i nostri titoli non potranno essere comprati dal buon Draghi che farà così fiorire la Germania proteggendo Francia e Spagna con noi sotto come dei gavitelli con buona pace del nostro tessuto sociale pronti a beneficiare (si fa per dire) dell’esperienza greca.
PURTROPPO Oscar una sera abbiamo accennato alla meritocrazia….in questo paese vige l’asinocrazia e chi raglia più forte avrà ancor più successo
se posso aggiungere una cosa avendovi letto, è una riflessione comune: vi rendete conto che c’è molto buon senso in più nelle vostre osservazioni, che in quel che abbiamo visto e letto da sei emsi a questa parte sulla grecia da parte non solo di Atene – che rilancia il suo gioco pericolosissimo, intendo per loro stessi – ma di tutte le cancelelrie Ue ? Cosa altro bisogna attendere per aprire una riflessione seria sui digetti costitutivi dell’euro? Che non sono solo la mancanza di un debito comune – guardate che negli USa lo stato federale garantisce trasferimenti sociali con medicare e medicaid, ma NOn risponde dei debiti ci stati, contee e città, che regolarmente falliscono vedi negli anni New York o Detroit o la California SENZA essere salvati da Washington– ma innanzitutto il non poter contare su mercati dei beni, deis ervizi e del lavoro realmente comunicanti, come negli USA apunto, al fine di equilibrare i prezzi, i salari e la produttività.. Che cosa bisogna ancora aspettare per non veder ripetute decisioni che danno centinaiaia di miliardi – ai greci, incredibilmente, dal 2012 abbiamo dato aiuti e abbattimenti deld ebito per oltre 400 mld, e il loro PIl 2014 è di soli 180 – che hanno creato solo più guai ? Non so come voteranno i greci, quel che mi sgomenta è che in UE NOn c’è traccia di una riflessione politica seria su questi nodi. pensano a rafforzare ulteriormente organi sovranazionali “tecnici” con il Rapporto dei 5 presidenti, ma è kl’ennesioma pericolosa illusione che NOn affrionta nessuno die mali che tutti insieme indicate…
Egregio Oscar Giannino, 2 luglio 2015,
a proposito di quel buonsenso introvabile in Europa, alcuni celebri aforismi:
– Government is like a baby: an alimentary canal with a big appetite at one end and no sense of responsibility at the other.
– Governments tend not to solve problems, only to rearrange them.
– We don’t have a trillion-dollar debt because we haven’t taxed enough; we have a trillion-dollar debt because we spend too much.
– Government’s view of the economy could be summed up in a few short phrases: If it moves, tax it. If it keeps moving, regulate it. And if it stops moving, subsidize it.
– ecc.