Lo spottone tv di Banca Intesa
Riceviamo da Jack Free e volentieri pubblichiamo.
Il lungo spot pubblicitario trasmesso in tv da banca Intesa sorprende perché tutto ti aspetti tranne che la firma sulla storia di un salvataggio d’impresa sia messa proprio da una banca. Eppure chi conosce bene Corrado Passera, CEO di Intesa, sa che è un suo pallino da anni e che a forza di insistere qualcosa in questo campo è riuscito a ottenere dal suo fedelissimo Miccichè che si è impegnato al fianco delle grandi imprese alle prese con altrettanto gravi crisi finanziarie.
Tuttavia lo spottone a lieto fine crea non pochi mal di pancia all’interno di quella stessa banca dei territori inventata da Intesa con la gestione Modiano, e probabilmente dell’intero sistema bancario. In banca si teme che la pubblicità abbia creato forti aspettative nell’enorme plotone di piccole imprese stremate dalla crisi, incapaci di trovare la liquidità necessaria non solo al rilancio dell’impresa, ma a pagare le fatture dei prossimi tre quattro mesi per evitare lo spettro dell’insolvenza. Aspettative destinate ad essere frustrate perché i bancari stessi sanno che le strutture sono fragili e si sono presentate impreparate all’appuntamento della grande crisi economico-finanziaria sul piano delle risorse, dei meccanismi operativi e non ultimo dei sistemi di rating. Le risorse sono insufficienti per numero e qualità a fare fronte alle piccole imprese già oggi in evidente affanno (quanti in banca hanno competenze sufficienti a giudicare le possibilità di salvataggio di un’impresa in crisi?), i meccanismi mostrano crepe profonde tra chi in banca offre ancora credito e gli uffici che si preoccupano solo di recuperarlo senza curarsi di salvare i debitori, l’applicazione inappellabile del rating sta per mietere molte nuove vittime con all’arrivo dei bilanci 2009.
Se è vero che i fallimenti sono aumentati del 33% e le richieste di concordato dell 61% secondo l’ultimo osservatorio di CERVED, possiamo immaginare che il numero di imprese nei guai con le banche sia più che raddoppiato rispetto a un anno fa e l’andamento delle sofferenze bancarie non fa che confermare questa ipotesi.
Migliaia di imprenditori, le loro famiglie, la famiglie dei loro dipendenti si aspettano veramente di trovare le banche al loro fianco per uno sforzo titanico di salvataggio di attività e conti economici che non quadrano? A sentire i commenti dei piccoli imprenditori pensiamo che la maggior parte di loro non si aspetti né soldi né benevolenza da alcuna banca, grandi o piccole perché l’ombrello è disponibile sempre quando non serve. Qualcuno di loro starà commentando lo spot con ironia o rabbia, sapendo di avere sul tavolo le lettere di revoca dei fidi; qualcuno prenderà carta e penna per scrivere al dott. Passera mettendo in difficoltà i suoi PR.
Ora dobbiamo solo sederci davanti alla tv e attendere la risposta di Unicredit o di Monte Paschi, più melodrammatica ma sicuramente ancora più a lieto fine.
jack ,non sia ingiusto. perchè dubitare della buona fede di intesa? lo stesso modiano ha gettato il cuore oltre l’ ostacolo nel salvataggio di impresa con tale impeto che ci è finito dentro con le chiappe e tutto il resto. infatti ora è li a risanare una delle realtà imprenditoriali più importanti per l’ occupazione ed il made in italy nel mondo : la carlo tassara di zaleski .abbiate fede piccoli imprenditori . non appena il signor zaleski avrà finito di restituire i circa 1.8 miliardi di € a banca intesa ci sarà qualcosa anche per voi.d’ altronde lui i soldi li ha usati per comprare pacchetti di azioni mica li ha buttati in macchinari e stabilimenti come voi.ora la borsa sta risalendo mentre voi avete i fatturati in calo e i magazzini pieni.la prossima volta che vi trovate all’ unione industriale fateci un pensierino. mandate tutti a spasso, chiudete le fabbrichette, vi consorziate e vi comprate un 2% di banca intesa o di ubi banca .magari poi vi daranno retta