Lo spirito ribassista
Lo scorso anno c’era modo di guadagnare molto comprando le azioni e le obbligazioni private. Lo scorso anno si poteva guadagnare – dopo marzo – prendendo delle posizioni “lunghe”. La gran parte degli operatori non ha venduto le azioni ed ha comprato le obbligazioni pubbliche e private. Quest’anno sta prendendo corpo un comportamento opposto.
Si prendono le posizioni “corte”. Ossia, ci si fa prestare i titoli, li si vende, contando di ricomprarli ad un prezzo inferiore per poi renderli a chi li aveva prestati. Oppure, si vendono i titoli che si hanno e si aspetta di comprarli ad un prezzo inferiore. Il comportamento opposto lo si può spiegare, perché lo spazio di rivalutazione delle azioni e delle obbligazioni si è ridotto. I prezzi per salire ancora avrebbero bisogno di segni inequivocabili di una forte ripresa, su cui i più sono ormai diventati scettici. Comincia così ad emergere lo spirito ribassista.
I mercati finanziari amano affermare che sono loro che “scoprono il gioco” – di solito quello dei politici. Ossia che riportano i prezzi ai valori. Quest’anno le cose sembrano messe in modo che si comincerà a saggiare la tenuta dei prezzi a partire dalle obbligazioni dei paesi minori in Europa.
La cosa bella è che bastava Ec 10 o leggere Chicago blog per fare un pò di soldi. Per chi, ovviamente, ne aveva/ha ancora.
“Global warming” e “green shoots” erano i temi del 2009. Fuori nevica ed i mercati flettono.
I mercati azionari si erano presi una vacanza dall’economia reale grazie agli stimoli pubblici. Si parla tanto di ripresa, ma finora l’unica cosa che ho visto riprendersi sono le materie prime, e questo fa pensare che un real resource crunch stagflazionistico sia una possibilità. Non ho grande esperienza con gli indicatori lead, però non ho visto finora particolari ragioni di ottimismo. La cattiva notizia è che questo invece di spingere a correggere la rotta spingerà ad ulteriori interventismi: la politica economica si ciba di sé stessa.