28
Mar
2023

Lo spettro dello storicismo nel libro di Menger

Newsletter IBL, 25 marzo 2023

Come quello del comunismo, quello dello storicismo è stato uno spettro che ha aleggiato nella cultura europea per decenni e che tuttora, ogni tanto, fa capolino in varie e talora inaspettate forme.

Il dibattito a cui dette vita trae origine anche dal fatto che si può sostenere – in maniera approssimativa – che lo storicismo è stato inteso come: a) la generica necessità di prestare maggiore attenzione alla storia; b) la credenza che essa costituisca la vera base della conoscenza delle scienze sociali; c) la tesi che la conoscenza della storia e delle scienze sociali, o della cultura, sia di un tipo particolare e comunque diverso da quello delle scienze naturali; d) l’idea che, al contrario, lo studio della storia e delle vicende umane, debba essere condotto secondo i metodi delle scienze naturali; e) un fenomeno filosofico e culturale tipicamente tedesco e soltanto in parte della cultura occidentale tra Ottocento e Novecento; f) un sinonimo di filosofia della storia (ma non mancano gli studiosi che lo distinguano nettamente da essa); g) un fenomeno culturale intimamente connesso al relativismo; h) il modo in cui il positivismo si è manifestato nelle scienze sociali (ma non mancano gli studiosi che lo negano); i) la scoperta e lo studio delle “leggi” dell’azione umana e dello sviluppo storico; j) una generica “sensibilità storica” che si contrappone al razionalismo astratto e antistorico; k) qualcosa che ha molto in comune con l’evoluzionismo; l) la premessa filosofica sia del materialismo storico, sia di una concezione “etica” dell’economia. Senza avventurarci nell’impossibile compito di fare un elenco dei suoi tanti esponenti, si tratta, in breve, di un guazzabuglio che ha generato precisazioni, dibattiti e polemiche più o meno dotte. 

Ma, per quanto il termine sia ormai di uso comune, pochi sanno che a dar origine a quella parte del complesso dibattito sullo storicismo che va sotto il nome di Methodenstreit fu, già nel 1884, Carl Menger (uno dei primi ad utilizzare il termine) con un assai polemico pamphlet dal titolo Gli errori dello storicismo (ora riproposto in un nuovo libro edito dall’IBL dal titolo Errori e miserie dello storicismo, che raccoglie diversi scritti di Menger), diretto contro il capofila della Scuola storica dell’economia tedesca (che distingueva risolutamente dalla Scuola storica del diritto di Friedrich C. von Savigny, di Barthold G. Niebuhr e di Edmund Burke) e dei “Socialisti della cattedra”: Gustav von Schmoller (del quale nel libro si ripubblica la recensione al libro mengeriano e all’Introduzione alle scienze dello spirito, di Wilhelm Dilthey). 

Menger riteneva che lo storicismo fosse una sorta di “nichilismo teorico”, un modo confuso e inappropriato per affrontare i problemi delle scienze sociali teoriche e pratiche, e delle sue tesi si ritrova eco nelle opere di Max Weber, di Friedrich A. von Hayek, di Karl R. Popper e di tanti altri filosofi sociali.

Nel pubblicare i testi di un dibattito che non ha perso d’attualità perché ogni tanto qualcuna di quelle varie accezioni si ripropone, i curatori del volume indagano anche sulla cultura politica viennese di quegli anni e sull’attualità dell’epistemologia mengeriana e dei suoi criteri di classificazione delle scienze.Un libro, quindi, da leggere insieme all’altra raccolta di scritti del fondatore della Scuola Austriaca pubblicati da IBL Libri: Scambio, valore e capitale. Scritti su Adam Smith (2018), e al testo classico della critica liberale alla teoria del valore-lavoro: Eugen von Böhm-Bawerk, La conclusione del sistema marxiano (2020).

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