Lo sciacallaggio politico su Rivara
Tra le tante vittime del terremoto in Emilia Romagna, c’è l’impianto di stoccaggio gas di Rivara. Dopo un lungo braccio di ferro con l’amministrazione regionale, il governo ha dovuto cedere bloccando la valutazione d’impatto ambientale. Esultano i verdi e i consueti comitati anti-tutto. Dovrebbero esultare meno i consumatori di gas e tutti coloro che si illudono che in Italia esista qualcosa come lo “stato di diritto”.
Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, che nel passato aveva sostenuto il progetto della società Ers (15 per cento Erg, 85 per cento Independent Gas Management) è stato costretto alla marcia indietro, mentre il suo collega dello Sviluppo economico, Corrado Passera, non ci ha messo molto. La notizia del niet è stata pubblicata, prima ancora di essere diffusa in via ufficiale dal ministero, sul sito della regione Emilia Romagna. Il presidente, Vasco Errani, è stato tra i nemici più accesi dell’impianto.
Come informa la Relazione annuale 2011 dell’Autorità per l’energia, Rivara era il principale progetto di realizzazione di nuova capacità di stoccaggio, per una capacità pari a 3,2 miliardi di metri cubi annui di working gas (3,7 miliardi complessivi) e una disponibilità alla punta pari a 32 milioni di metri cubi al giorno. La realizzazione di adeguata capacità di stoccaggio è indispensabile a garantire maggiore concorrenza nel mercato gas; infatti essa rende possibile acquistare il metano d’estate (quando la domanda e i prezzi sono bassi) per rivenderla d’inverno, al verificarsi della condizione opposta, col risultato di rendere più liquido il mercato e maggiore la sicurezza per il sistema. Per i siti di stoccaggio esistenti si sono sempre utilizzati giacimenti esauriti. La peculiarità di Rivara sta nella scelta di impiegare un acquifero salino profondo. Come si legge sul sito internet dell’impianto,
I giacimenti in acquifero sono stati utilizzati da tempo in tutto il mondo, anche con stoccaggi di dimensioni consistenti.
Utilizzano, nel caso di Rivara, rocce serbatoio in tutto e per tutto identiche a quelle dei giacimenti esauriti, ma che non sono state riempite di idrocarburi (ad esempio non c’era la roccia madre, le strutture che “cucinano e producono il petrolio greggio). Si possono usare serbatoi in strutture sabbiose o in calcare fratturati naturalmente. Nel primo caso si possono incontrare problemi di subsidenza, di permeabilità e di spreco di metano nelle grandi quantità di cushion gas che è necessario utilizzare. I giacimenti in calcare fratturato, invece, mettono a disposizione serbatoi robusti puliti e molto produttivi e che richiedono poche quantità di cushion gas. In sintesi le rocce calcaree fratturate non danno luogo a fenomeni di subsidenza, non provocano l’insabbiamento del fondo pozzo e garantiscono portate di erogazione alte e sostenute nel tempo.
Qui molte altre informazioni.
C’è – o potrebbe esserci – una relazione tra lo stoccaggio (eventuale) e il terremoto? La risposta del geologo Enzo Boschi (già presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia):
Amplia letteratura INGV è già disponibile su web oltre ai report tecnici preparati per i progetti operativi sui giacimenti e stoccaggi in zona da anni, portati avanti principalmente dalla Unità Funzionale “Geochimica dei Fluidi, Stoccaggio geologico e geotermia” (Fedora Quattrocchi) e studi di quel gruppo sono in corso in queste ore di emergenza sismica, per verificare che in una zona così densa di gas naturale nel sottosuolo, sia in giacimenti che in stoccaggi, non vi siano fughe di gas negli acquiferi superficiali e nei suoli: i primi riscontri stanno appurando che effettivamente pericoli non ve ne sono, come atteso.
La stessa Fedora Quattrocchi scrive:
se una sequenza sismica come quella in atto, con un evento finora massimo con magnitudo 6.0, ben risentito in tutta l’italia settentrionale ed in parte in quella centrale, non ha comportato una fuoriuscita eclatante di metano (gas naturale) dai numerosi giacimenti e stoccaggi di gas naturale stesso della Pianura Padana, perché mai dovremmo tanto temere “a priori” e con pregiudizio, prima ancora che gli studi siano completati e siano verificate le singole specificità locali, lo stoccaggio di metano o di CO2 nel sottosuolo in Val Padana, dove il gas naturale è stato contenuto per centinaia di migliaia di anni, durante i quali, di queste sequenze sismiche, se ne sono avute a centinaia?
La domanda può tranquillamente essere generalizzata: se davvero la presenza di un sito di stoccaggio (che è analogo, in tutto e per tutto, a un giacimento) in zona sismica fosse un fattore di rischio, non dovremmo osservare fuoriuscite di gas ovunque si ripeta una situazione analoga, per esempio in Messico? (Qui informazioni sulla sismicità del paese, qui sulla sua produzione di gas).
Ma, soprattutto, c’è una cosa che quasi nessuno ha detto. La Via in discussione per Rivara non riguardava la realizzazione dell’impianto (né, tanto meno, esso era già attivo in segreto, come qualcuno ha sibilato!). La Via riguardava il permesso a eseguire studi sismici preliminari! Come ha osservato Diego Gavagnin, paradossalmente,
quando la terra trema le strutture geologiche che contengono gli stoccaggi sono il posto più sicuro. E’ banale: lo stoccaggio è un sistema chiuso in sé stesso che ha già resistito a milioni e milioni di terremoti senza che ne fuoriuscisse il proprio contenuto sia esso gas, acqua, petrolio o CO2.
Ma c’è un altro elemento, ancora più incredibile. Cito Elena Comelli:
Il centro nevralgico del sistema gas italiano, dove convergono la rete dei gasdotti e il sistema degli stoccaggi, si trova a MINERBIO, a una trentina di chilometri da FINALE EMILIA, epicentro da cui è partito il terremoto di questi giorni. Là sotto c’è il più grande sito italiano di stoccaggio di gas e tutto intorno ce n’è altri, ad esempio a SABBIONCELLO SAN VITTORE, a 18 chilometri da Ferrara. Poco lontano, l’Eni ne ha uno nuovo in via di realizzazione: ad ALFONSINE, a 50 chilometri da Ferrara. Per “nuovo” s’intende sempre una cavità che conteneva già di suo gas naturale, estratto nel corso degli anni per soddisfare il fabbisogno degli italiani.
In altre parole, a una distanza simile a quella di Rivara dall’epicentro del sisma esiste già uno stoccaggio operativo. Stoccaggio che nessuno ha citato, nei resoconti giornalistici, et pour cause: Minerbio non ha, ovviamente, né dato né avuto alcun problema. Così, l’Italia ha deciso di fermare un investimento importante (in termini finanziari e per il sistema gas) nel nome di paure irrazionali e immotivate; o, forse, aizzate da chi aveva interessi contrastanti. Cioè, per usare le parole di Gavagnin,
la sicurezza del nuovo stoccaggio è un problema di tutta evidenza secondario rispetto alle altre motivazioni di tipo elettoralistico e politico.
Se questo non è sciacallaggio, allora bisogna riscrivere tutti i dizionari.
SCUSATE L’INGNORANZA, MA SENTENDO IERI SERA CLINI ALLA TV MI SEMBRA DI AVER CAPITO CHE LA DIFFERENZA FONDAMENTALE IN QUESTO TIPO DI SITO RISIEDE NEL FATTO CHE QUESTO, A DIFFERENZA DI TUTTI GLI ALTRI, NON E’ UN EX GIACIMENTO DI GAS NATURALE. CIO’ COMPORTA QUALCHE DIFFERENZA O IL MINISTRO E’ IMPROVVISAMENTE IMPAZZITO?
GRAZIE DB
Scusi se mi permetto, ma perchè tutti gli economisti sostengono a spada tratta rigassificatori, depositi, tubazioni lunghe migliaia di km dalla russia e così via, invece di studiare e spiegare quanto sarebbe efficiente e meno invasivo RISPARMIARE gas, isolando meglio gli edifici in cui viviamo e lavoriamo?
potremmo farlo in autonomia, senza dover dipendere da sceicchi o zar che alzano il prezzo della materia prima a piacimento, e non deturperemmo il paesaggio, la nostra prima risorsa…
Se non sbaglio, in quel pò di letture trovate in merito, il problema non è dato dallo stoccaggio, effettivamente molto sicuro, ma dalla creazione del sito di stoccaggio attraverso acqua sparata con altissime pressioni nella falda. questo processo, sempre per quanto ho capito, è risaputo ormai da trent’anni, provochi movimenti tellurici fino al sesto/settimo grado di magnitudo. Non discuto le parole del responsabile di Erg che ha escluso che qualunque operazione fosse inziata, ma direi abbastanza stupido andare a rischiare ulteriori terremoti in una zona così instabile. Attendo info se ho capito fischi per fiaschi!!!
Se questo non è sciacallaggio, è quantomeno miopia politica! Miopia per modo di dire, perchè sarebbe vera cecità. Mi spiego meglio. L’Italia ha bisogno di nuova capacità di stoccaggio, così tanto da chiedere all’Incumbent ENI di realizzarne circa 4 miliardi di metri cubi di capacità addizionale, entro e non oltre il 1 settembre 2015 (D.M. 31-1-2011, http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/norme/dm310111.htm). Allo stesso tempo l’ultima crisi del gas ha messo in evidenza anche una carenza critica di capacità di erogazione, al punto di fare scattare tutta una serie di misure d’emergenza che non sono bastate ad interrompere le forniture di gas alle fabbriche, e moltissime persone sono rimaste a casa in cassa integrazione nel settore ceramico per qualche giorno, aspettando che tornasse il gas. Bene, in questa situazione energetica disastrosa per il Paese cosa succede? Una ripicca politica, nata dalle mire elettorali di un rovina-comuni per nascondere una gestione economica fallimentare ormai esplosiva, è stata ingigantita a tal punto da mettere le basi per la chiusura di tutti gli impianti di stoccaggio italiani e per la cancellazione di tutti i programmi di sviluppo del sistema di stoccaggio previsti. Più che miopia, cecità completa.
Analizziamo nel dettaglio.
1) Tutti i siti esistenti di stoccaggio sono in zona sismica pari o superiore a quella di Rivara. Se Rivara è pericoloso, lo sono a maggior ragione tutti gli altri siti che oltretutto sono già in funzione, spesso da decenni, non importa se senza alcun danno in occasione dei numerosi terremoti verificatisi nelle loro vicinanze. Anzi, direbbe spavaldo un sismologo allarmista quanto presenzialista, che la mancanza finora di danno è un potente indicatore del fatto che il disastro tanto atteso, più si fa aspettare più sarà grande.
2) Dei 7 siti di stoccaggio approvati con DM 31-1-2011, “il più sano c’ha la rogna” direbbero i no-gas a Rivara. I siti sono: Bordolano, Fiume Treste, Minerbio, Ripalta, Sabbioncello, Sergnano e Settala.
3) Bordolano è ampiamente osteggiato dai comitati locali, coadiuvati dal suddetto sismologo allarmista, e ha il difetto di essere stato inutilizzato per molti anni dopo la fine della produzione di gas, così che l’acqua di strato presente sotto al gas originario ha rimpiazzato il gas estratto facendo ritornare la roccia serbatoio sabbiosa alla condizione di acquifero, per giunta a bassa permeabilità. Bordolano è quindi più acquifero, oggetto aborrito dalla regione Emilia Romagna, che ex-giacimento.
4) Minerbio e Sabbioncello sono localizzati vicinissimi alla zona epicentrale della crisi sismica Emiliana, tuttora in corso. Questo non è un problema tecnico, perchè i terremoti per quanto forti non danneggiano gli stoccaggi sotterranei di gas, ma è un problema politico, in quanto risulta evidente l’adozione di due pesi e due misure (Minerbio e Settala sì in zona sismica, Rivara no “perchè antipatico”).
5) Fiume Treste, il più grande stoccaggio sotterraneo di gas in Italia, è ugualmente in zona sismica. Per di più l’aumento di capacità di stoccaggio è prevista con la messa in funzione di nuovi livelli ma anche aumentando la pressione del gas oltre la pressione originaria del giacimento. Anche questo non è un problema tecnico, perchè ciò è fatto normalmente in tutto il resto del mondo, ma è un problema politico in quanto è proprio l’eccedenza della pressione originale del serbatoio l’elemento caratterizzante dello stoccaggio in acquifero così stramaledetto dalla regione Emilia Romagna, senza uno straccio di prova tecnica, di modellazione geomeccanica, o di misure in sotterraneo, queste ultime bandite “preventivamente” per paura di smentita.
6) L’ampliamento della capacità di stoccaggio di Minerbio, Sabbioncello, Ripalta, Sergnano e Settala è previsto esclusivamente aumentando la pressione del gas oltre la pressione originaria del giacimento. Guai se la Regione Emilia Romagna se ne accorgesse, perchè l’aumento della capacità per circa la metà dei 4 miliardi di metri cubi previsti conta proprio sullo stesso meccanismo tecnico che permette di stoccare in tutta sicurezza il gas nell’acquifero salino profondo di Rivara, proibito dalla politica! Con che faccia le forze politiche che governano la Regione Emilia Romagna permettono a STOGIT di fare quello che le medesime forze politiche impediscono addirittura di accertare con studi preliminari a Rivara? Quali sono i principi fisici che valgono solo per un proponente, e non per un altro proponente?
Basta aspettare sulla riva del fiume, come dice il vecchio saggio cinese. Il cieco alla fine inciampa, magari sul crollo di così tanti capannoni nell’Emilia Felix, per un terremoto di per se non fortissimo (caspita, come ha picchiato invece in Irpinia!), ma devastante per la politica locale.
L’asineria e la codardia dei nostri politici e tecnici ormai ha raggiunto vette incredibili. Una delle assurdità che circolano, e che nessuno si è preso la briga di smentire è che gli scavi (peraltro mai effettuati) possano essere fra le cause scatenanti del terremoto. Nemmeno Boschi ha provato a spiegare che l’energia in gioco in un terremoto è incommensurabile rispetto a quella che l’uomo potrebbe introdurre nel sottosuolo. Produrre terremoti artificiali sarebbe un’arma da fantascienza. Ma tutto fa brodo e adesso, oltre ai No Tav, ai No Nuke e ai No Ogm abbiamo anche i No Gas. Sms da 2 € per i terremotati? No grazie, ne pagheremo ben di più dopo.
E’ incredibile come un ministro tecnico stoppi la ricerca scientifica operata non a spese dei contribuenti,ma di una societa privata!!! Non volevo credere che Clini, presentato come un tecnico intelligente e capace, si prestasse ad assecondare pregiudizi da “caccia alle streghe” solo perché politicamente era opportuno non andare contro il governatore Errani .
Allora perché c’è un governo di tecnici se si comportano secondo logiche solo politiche che per di più vanno contro il bene comune?
A questo punto che si vada alle elezioni il più presto possibile, almeno ci faremo del male da soli.
QUANTA DISINFORMAZIONE: come CORRETTAMENTE spiegato dal ministro CLINI ieri a Porta a porta e come spiegato in DETTAGLIO dalla stessa ERG Rivara Storage sul loro sito, il deposito di Rivara NON UTILIZZA UN GIACIMENTO PRE-ESISTENTE. Si tratta invece di STOCCAGGIO in ACQUIFERO, UNICO in Italia e pochi esempi al mondo. VERGOGNA! informatevi prima di scrivere stupidaggini!!
@Filippo
Sinceramente, per risparmiare gas per usi domestici servirebbero costruzioni nuove. Negli anni passati si è costruito molto e male; banchieri e palazzinari hanno fatto soldi a palate. Oggi abbiamo un patrimonio edilizio da demolire e ricostruire, se non altro per far fronte alle condizioni di sismicità diffusa praticamente sul 100% del territorio (lontane però dai livelli delle aree più sismiche del mondo) e per allontanare le abitazioni dai corsi dei torrenti.
Tirare giù e ricostruire significherebbe accumulare perdite significative per tutto il sistema bancario e per il settore delle costruzioni civili. Il crollo dei prezzi con mutui in corso significa non solo incertezza nei rientri e probabili sofferenze, ma anche maggiore assorbimento di capitale, dato che si ridurrebbe drasticamente o addirittura si annullerebbe il valore della garanzia reale costituita dall’immobile.
Per quanto riguarda gli impieghi industriali servirebbe affidarsi al carbone ed al nucleare che hanno il vantaggio di costare decisamente meno ed avere prezzi più stabili.
Comunque, anche risparmiando sul gas occorrerebbe sempre creare dei buffer per far fronte alle richieste di picco ed alle incertezze negli approvvigionamenti (es. crisi in Ucraina e Bielorussia, o instabilità dei Paesi del Nord Africa, ecc.). L’approvvigionamento del gas dalla Russia meridionale che sarà veicolato dal futuro gasdotto South Stream non sarà comunque sufficiente a garantire la continuità dei rifornimenti.
Un’Italia con prezzi energetici proibitivi e totale dipendenza da oltralpe per gli approvvigionamenti fa gola a certi nostri influenti competitor; ho l’impressione che qualcuno ci stia speculando.
Appunto. Isolare un edificio è una decisione individuale, o al massimo condominiale. Perció, invece di pontificare, isolate!
@Filippo
Lei ha perfettamente ragione : dovremmo risparmiare tutti , incominciando da lei .
Dovrebbe chiudere il contatore del gas , chiudere il contatore dell’energia elettrica ,niente riscaldamento ,meno che mai aria condizionata , andare solo a piedi , così finirebbe di inquinare .
Darebbe anche una bella botta agli speculatori internazionali sempre in agguato.
Quando comincia ?
Questo è uno dei tanti episodi che dimostrano come il declino di questo misero Paese sia ormai inarrestabile. Poi tutti in coro daranno colpa all’euro, alla cinica Germania, al liberismo sfrenato, che è il padre fantasma di tutti i mali del mondo, alla finanza spregiudicata, agli speculatori avvoltoi…
Ma quando un popolo diventa ostaggio di una maggioranza di beoti e della classe dirigente che la rappresenta, bisogna forse aspettare che la storia faccia il suo corso e che la caduta sia così dolorosa da costringere tutti ad aprire finalmente gli occhi per ricominciare lentamente a crescere.
@Claudio Di Croce
io inizio installando pannelli solari per integrare il riscaldamento,
con una cifra di qualche migliaio di euro, importante per me ma irrilevante rispetto alle cifre enormi che lo stato spende in rigassificatori e depositi di una materia prima che siamo costretti ad importare: oltretutto produco lavoro per idraulici e termotecnici che pagheranno le tasse in italia, se scegliessi prodotti italiani a maggior ragione;
perchè lo stato non fa lo stesso per tutti i suoi edifici pubblici ed incentiva i privati, anche più del 55%, magari con un conto energia per il solare termico?
@Filippo
Ritengo inutile ricordare le diverse anaiisi sulle fonti alternative che – se andrà bene – nei prossimi ventanni forniranno al massimo percentuali inferiori al 10% del fabbisogno energetico . Voglio solo sottolineare due sue parole :
” integrare ” il riscaldamento , che presuppone un elemento principale : quale ? importato da dove ? visto che noi non abbiamo nulla ?
Incentivi statali , cioè denaro dei contribuenti .
Quando una fonte di energia è valida non ha bisogno di incentivi , si sviluppa da sola e , anzi ,fornisce denaro , con le tasse e le accise di cui il nostro Stato ladro è fortissimo , alla stato stesso : petrolio, gas in testa.
un articolo davvero disinformato e di parte: un deposito sperimentale, mai provato in nessuna zona abitata, basato sulle dichiarazioni di Boschi che due anni fa dichiarava che non c’era nessun rischio sismico. forse sarebbe il caso di indagare invece sui guadagni privati, molto poco di mercato, che quel deposito avrebbe “contenuto”.
il post di gluCa del 9 giugno 2012 a 9:41 #14 non merita risposta. Si tratta di stupida provocazione, proveniente dalla irragionevole protesta no-gas partita nel 2006 a San Felice. Ancora si cerca rogna dove l’unica rogna è l’incredibile commistione economia-politica che si dice ingiro che sia il vero assassino degli operai e imprenditori rimasti sotto i capannoni. Il sito di stoccaggio sotterraneo di gas naturale di Rivara non avrebbe mai potuto scatenare la crisi sismica del maggio 2012 (lo dicono i dati di sottosuolo e le modellazioni geomeccaniche), ed avrebbe resistito benissimo come hanno resistito non solo Minerbio e Sabbioncello, praticamente in area epicentrale, ma anche tutti gli altri stoccaggi italiani compreso Fiume Treste in Abruzzo.
dal sito lavoce.info “Dal 2002 al 2012 la spesa annua delle famiglie per l’elettricità secondo l’Aeeg è aumentata del 52,5 per cento. La voce “energia e approvvigionamento”, essenzialmente il costo del gas che peraltro importiamo, è aumentata del 177,2 per cento. Questa voce era il 31 per cento dell’intera spesa nel 2002, è il 55 per cento nel 2012. Se è vero che gli incentivi alle rinnovabili le pagano gli italiani, gli stessi italiani pagano molto, molto di più il gas d’importazione necessario per l’elettricità che utilizzano ed è un onere che in valore monetario è cresciuto nel tempo più di tutti gli altri. Un calcolo indica che a maggio 2012, la spesa per le fonti rinnovabili era di circa 67 euro contro circa 294 di energia e approvvigionamento: il 13 per cento contro il 55 per cento (vedi tabella). Le imposte, pari a circa 68 euro, pesavano per il 13,5 per cento (vedi figura 2). E allora? E allora bisogna ricordare, per esempio, che la funzione di questa componente di costo è precisamente quella di ridurre dinamicamente la componente di costo riferibile al gas. Il quale, non va dimenticato, deve essere importato: quanto pesa e che costo ha la dipendenza energetica del nostro paese dall’estero pari al 97 per cento secondo chi scrive che lo sviluppo delle fonti autoctone di energia è troppo oneroso? Per pagare tutta l’energia che l’Italia deve importare ogni anno ci mangiamo l’avanzo del settore manifatturiero: chi è contrario ad accelerare e rendere irreversibile il processo di liberazione da questo tipo di schiavitù?”
@Riccardo
bravissimo, il problema è proprio questo, le trivellazioni o la pratica denominata fracking è vietata negli USA perchè hanno una correlazione con i terremoti e che la ERG neghi che trivellazioni siano state fatte a Rivara mi pare ovvio, mi domando solo come si possa considerare attendibile chi ha fatto un progetto senza prendere minimamente in considerazione la sismicità di una zona che è sempre stata colpita da terremoti e che si trova molto vicina alla faglia ferrarese. Ma comprendo, gli interessi economici vengono prima, ai costi dell’approvvigionamento energetico – io aggiungerei anche quelli dello spreco -dovremmo considerare anche quelli della ricostruzione delle zone terremotate e della perdite di aziende e di posti di lavoro, avremmo il quadro della situazione più chiaro. Per correttezza aggiungerei anche la perdita non è certamente imputabile ai datori di lavoro nè a chi ha costruito i capannoni ma solo al terremoto, magari alla sfortuna, in questo modo faccio contento Giannino, inorridito dall’inchiesta di un procuratore della Repubblica che apre un fascicolo per disastro colposo. Spiegatemi come dovrei fidarmi delle rassicurazioni di chi vuole solo guadagnare dalla costruzione di un impianto come quello di Rivara, quando altri soggetti hanno risparmiato sui tondini di ferro e sulle cerniere per ancorare le architravi ai pilastri nella costruzione dei capannoni, ignorando il buon senso che ogni ingegnere utilizza prima ancora della tecnica per la progettazione di uno stabile, altro che zona sismica. Qui i terremoti non c’entrano un bel fico secco, semmai è la solità speculazione fatta sulla pelle della gente che viene propagandata per sviluppo economico.
Caro Stefano Tagliavini, prima di sparare contro un progetto che lei probabilmente conosce molto poco, si informi su:
– le necessità del Paese circa lo stoccaggio di gas, sia in termini di working gas (capacità di stoccaggio) che capacità di erogazione (quest’ultima manca in maniera a dir poco spaventosa);
– se il tanto bistrattato guadagno sull’esercizio di un sito di stoccaggio sia diverso se lo stoccaggio lo gestisce una società non-ENI o una società ENI (vedrà che il guadagno è per tutti regolato da AEEG, e che l’impianto di Rivara è progettato per essere molto più efficiente ed economico per le straordinarie caratteristiche della roccia serbatoio, e non per colpevolezza del proponente);
– quanto accuratamente il progetto ha considerato gli aspetti sismici, al punto di dimostrare che il sito avrebbe resistito benissimo anche a terremoti più forti di quello avvenuto, e al minimo altrettanto bene dei siti che stavano inettando gas al momento del sisma, cioè i siti di Minerbio e di Sabbioncello (chiarisco che ne questi siti, ne Rivara avrebbero mai potuto causare il terremoto);
– chi ha approvato il collaudo dei capannoni, e non ha imposto il rispetto delle norme antisismiche (uso le sue stesse parole, cioè senza prendere minimamente in considerazione la sismicità di una zona che è sempre stata colpita da terremoti e che si trova molto vicina alla faglia ferrarese, se non le autorità locali (evidentemente strabiche e doppiopesiste).
Si domandi anche se, visto che gli stoccaggi sotteranei di gas, quelli della STOGIT inclusi, non provocano terremoti, e non possono subire danni dai terremoti (come non ne hanno subiti), la futura entrata in servizio del sito di Rivara non potrà portare un aiuto concreto alla martoriata economia locale, incluso circa un milione di euro alle casse dei comuni interessati e importanti opere di compensazione dovute per legge, in aiuto alla ricostruzione.
Riguardo ai terremoti futuri, si tranquillizzi, perchè una volta che questa crisi sarà finita (ce ne potrebbe essere per mesi ed anni, come ad esempio nel Friuli, dove dopo Maggio, ci sono state le terribili scosse di Settembre), la prossima ci sarà tra 500 anni, e anche quella non potrà fare nessun danno al sottosuolo.
@Ulisse
una sola sottolineatura, è ben difficile imporre il rispetto di norme che non esistono per rischi del tutto ignorati e l’economia delle zone colpite dal terremoto – zone nelle quali abito -non sono certamente aiutate da una centrale gas ma da scelte di politiche economiche e industriali degne di un paese serio tra le quali metto quelle della ricostruzione che dovrà avvenire mettendo nelle mani dei sindaci i soldi necessari e facendo lavorare le aziende del nostro territorio. Per il momento i terremoti nelle nostre zone avvengono con una frequenza molto più alta di quella che lei ha indicato. Dal 1996 a oggi ne abbiamo contati diversi e tutti di magnitudo superiore a 5.