Live blogging. Indice delle liberalizzazioni/4
Interviene Gentiloni. Gentiloni comincia notando come le liberalizzazioni purtroppo sembrino inattuali: sembra problematica la “prosecuzione di un disegno”, quello dell’apertura dell’economia, che ha coinvolto “prima la destra e poi la sinistra” fra la caduta del muro e l’attentato alle torri gemelle. “Avverto il pericolo che dopo il trionfo delle idee liberali a fine Novecento si inneschi ora una controtendenza”.
Gentiloni è “preoccupato dalla dottrina dell’antimercatismo del nostro ministro dell’economia” che non è “sufficientemente attenuata dai discorsi sull’art.41” ma pure dal fatto che il leader del Pse all’Europarlamento, Schulz (sì, il “kapò” di Berlusconi), parli di “riscoprire le radici anticapitaliste della sinistra”. Segnala che il governo non ha licenziato la legge annuale sulla concorrenza “idea che non va mitizzata ma neanche fatta cadere”.
Gentiloni ha un punto interrogativo sul tema della tv: la tecnologia ha abbassato le barriere all’entrata, ma non è convinto sulla scelte del benchmark spagnolo. In Spagna, spiega Gentiloni, c’è un mercato frammentato e un operatore pubblico poco pesante, ma una regolamentazione ex ante fortissima.
Sui servizi pubblici locali, Gentiloni segnala come ci sia una sorta di “union sacreé” contro ogni genere di riforma effettiva. Mancano i regolamenti attuativi del decreto Ronchi, c’era stata la rivolta di mezza maggioranza contro il Lanzillotta. Questo perché, dice Gentiloni, evitando la liberalizzazione in un quadro di crescente devoluzione si può finire per consolidare situazioni ibride, che servono a piazzare persone e in alcuni casi ingenerano fenomeni di corruttela. Il fatto che si vada avanti a non fare nulla, per i veti di poteri locali e forze anti-mercato, è grave. Il risultato potrebbe essere non “meno Stato, più società” ma “più ingerenza pubblica nell’economia e (di conseguenza, aggiungo io) più fattori corruttivi della politica”.