22
Mag
2015

L’inversione contabile del tesoretto

Quod erat demonstrandum: la Commissione europea ha bocciato l’estensione del meccanismo di “reverse charge (o inversione contabile) per il pagamento dell’IVA sulle cessioni di beni verso supermercati e altri operatori della grande distribuzione organizzata (GDO), prevista dal governo nell’ultima legge di Stabilità. Una bocciatura che, a ben vedere, era tutto fuorché imprevedibile.

Normalmente, l’IVA viene pagata tramite il meccanismo di “detrazione e rivalsa” e rappresenta un costo solamente per il consumatore finale. In linea generale, pertanto, debitore dell’IVA nei confronti dell’erario è il soggetto che effettua l’operazione, cioè il venditore, fermo restando il diritto di rivalsa. Per alcune tipologie di operazioni, invece, questo principio generale è derogato in favore del cosiddetto meccanismo d’inversione contabile, in cui l’assolvimento dell’IVA è posto a carico dell’acquirente, cioè dello stesso soggetto che ha diritto alla detrazione dell’imposta.

Trattasi, tuttavia, di casi eccezionali e comprovati da specifica motivazione. E, come avevamo già sottolineato in un Focus dell’Istituto Bruno Leoni qualche mese fa, le cessioni di beni alla GDO non sono contemplate fra le operazioni soggette a IVA contenute nelle direttive europee sul reverse charge. Difficile, pertanto, attendersi un nulla osta (necessario all’effettiva applicazione della misura) da parte di Bruxelles, in assenza di motivazioni dettagliate da parte del governo italiano. Tanto più la stessa Commissione aveva recentemente ammonito gli Stati membri a non estendere l’applicazione del meccanismo oltre lo stretto necessario, in quanto, sebbene esso possa essere utile per contrastare alcuni tipi di frode fiscale in determinati settori, le sue caratteristiche comportano anche diversi svantaggi rispetto all’ordinario pagamento frazionato tipico dell’IVA. E infatti in diverse occasioni, di fronte a richieste simili (da ultimo, l’anno scorso, ci provò l’Ungheria), Bruxelles ha sempre detto no.

Altrettanto logica è la ragione della bocciatura. Il senso del reverse charge, infatti, è il contrasto alle frodi carosello, che si basano sul mancato versamento dell’IVA da parte del cedente tramite l’interposizione di soggetti fittizi, senza che ciò possa di per sé essere considerato una ragione valida per negare la successiva detrazione all’acquirente, a meno che se ne dimostri la malafede (cioè, nel caso specifico, la consapevolezza della finalità elusiva del mancato versamento da parte del fornitore). E non a caso il reverse charge è stato ampliato, negli anni, a tutti quei settori in cui tali frodi erano più comuni: dalla cessione di materiali preziosi al commercio di telefoni cellulari, dai servizi di pulizia all’edilizia.

Il problema è che la GDO non risulta essere un settore particolarmente “fraudolento” in materia di versamenti IVA. Senza contare, in ogni caso, che i distributori dei supermercati si troverebbero a dover esigere ingenti crediti IVA all’erario, il che, a maggior ragione con le tempistiche italiane di recupero dei rimborsi IVA, comporterebbe un enorme problema di liquidità per le imprese. Un modo certamente poco saggio, per usare un eufemismo, di contrasto al credit crunch.

Ecco che, dunque, il governo si ritrova un buco di ulteriori 700 milioni nelle previsioni di spesa per il 2015. Soldi che, da qualche parte, dovranno essere trovati: l’alternativa è la clausola di salvaguardia sulle accise sui carburanti, che aumenterebbero automaticamente in assenza di altre coperture (e che – a scanso di equivoci – è stato lo stesso governo Renzi a includere nell’ultima legge di Stabilità). Con ogni probabilità, quei soldi verranno prelevati dal gioco di prestigio con cui il premier aveva sostanzialmente trasformato un aumento del deficit-Pil programmato per l’anno in corso in un “tesoretto” sapientemente conseguito agli straordinari risultati del suo governo. Ebbene, non solo quel tesoretto era – ed è – in deficit, ma oggi, dopo la sentenza della Consulta sulle pensioni e la bocciatura del reverse charge sulle cessioni alla GDO, viene preceduto da un inglorioso segno negativo. Tu chiamale, se vuoi, inversioni contabili.

Twitter: @glmannheimer

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