L’impegno civile di un vero gentiluomo
Con l’avvocato Vestuti se ne va l’ultimo esponente di un mondo che non c’è più. Era un professionista di rango, la cosa non gli impediva però di coltivare vasti interessi culturali e un senso rocciosamente borghese dell’impegno civile. Non si curava della cosa pubblica per ambizione o civetteria, ma perché convinto che così si sta al mondo.
I comaschi lo sanno bene e ricorderanno a lungo la generosità con la quale si metteva a disposizione della società civile: per esempio, di questo stesso giornale. Non tutti rammenteranno la sua attività di studioso, più limitata ma non improvvisata. A lungo docente della facoltà di Scienze Politiche in Cattolica, Vestuti era profondamente affezionato all’Università milanese. I suoi ricordi dell’ateneo erano intrecciati con quelli dell’amicizia, strettissima, con Gianfranco Miglio. Era stato il grande studioso lariano ad affidargli, negli anni Ottanta, un compito delicato. Vestuti aveva infatti curato, nella splendida (e compianta) collana “Arcana Imperii” di Giuffrè, un volume sul “realismo politico di Ludwig von Mises e Friedrich von Hayek”.
Proprio cent’anni fa, nel 1922, usciva “Socialismo”, il libro col quale Mises ampliava un saggio di due anni prima, dove aveva argomentato l’impossibilità del calcolo economico in un’economia pianificata: sbarazzatosi dei diritti di proprietà privata e di quella sorta di “asta continua” per i fattori produttivi che è l’economia di mercato, lo Stato padrone e imprenditore avrebbe avuto difficoltà ad allocare le risorse. Era probabile, infatti, che esse venissero impiegate per questo o quel fine sulla base di decisioni arbitrarie del pianificatore del momento. A partire dal saggio di Mises si sviluppò un dibattito intenso, negli anni Trenta. I primi scricchiolii della fortezza sovietica resero di nuovo attuali quelle analisi.
Miglio le affidò a Vestuti, che conosceva assai bene il mondo tedesco come pure quelle discussioni (aveva scritto, in gioventù, su Trotsky). Il libro anticipò la riscoperta della scuola austriaca, di lì a poco Dario Antiseri avrebbe fatto pubblicare “Socialismo” per Rusconi e molti altri lavori di questo filone di pensiero. Vestuti aveva, per così dire, dato il primo colpo di piccone.
Il giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno, o almeno lo era per Guido, lettore onnivoro e attentissimo. Aveva la straordinaria capacità di intercettare gli scritti degli amici persino quando apparivano sulle riviste più improbabili ed era sempre pronto a condividere un’osservazione, un complimento, un suggerimento per indagini future.
Vestuti univa precisione asburgica e ironia partenopea. Chi l’ha conosciuto non riuscirà a dimenticarne la gentilezza. Prendeva sul serio l’amicizia, perché il suo prossimo l’incuriosiva e lo interessava davvero. Poteva farsi vivo senza nessun’altra ragione che il piacere di sentire il suo interlocutore. Parlava con la precisione del giurista ma con una leggerezza tutta sua. Ha vissuto come chi mette studio e applicazione anche nel dettaglio della scelta di un dolce a fine pasto e lo fa senza che gli pesi o che voglia farlo pesare. Dovendolo descrivere, c’è una parola che gli calza a pennello: un gentiluomo.
Il presente articolo è stato pubblicato sul quotidiano La Provincia del 17 febbraio 2022.