28
Dic
2009
L’identità nel paradiso della burocrazia
Poichè le opinioni sono opinioni ma i fatti sono fatti, sono andato a cercarmi la norma sui documenti utilizzabili per attestare l’identità che è all’origine della controversia tra Enac e Ryanair di cui stiamo dibattendo. Se ho ‘pescato’ giusto nel nostro mare normativo è la seguente:
Art. 35, comma 2, D.P.R. 445/2000 (Testo unico sulla documentazione amministrativa)
Sono equipollenti alla carta di identità il passaporto, la patente di guida, la patente nautica, il libretto di pensione, il patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici, il porto d’armi, le tessere di riconoscimento, purché munite di fotografia e di timbro o di altra segnatura equivalente, rilasciate da un’amministrazione dello Stato.
Mi pare che non vi sia bisogno di molti commenti:
- si tratta di un elenco non chiuso dato che qualsiasi amministrazione dello Stato può rilasciare tessere di riconoscimento;
- il vettore aereo che copre rotte italiane dovrebbe essere tenuto, se si applica questa norma, a conoscere tutte le tipologie di documenti indicati e ad accettarli per l’imbarco, consentendone inoltre l’inserimento on line dei relativi dati;
- il vettore dovrebbe conoscere preliminarmente tutte le amministrazioni dello Stato e le caratteristiche di ogni possibile tesserino da esse emesso (quante cifre ha la tessera di riconoscimento di Palazzo Chigi? e quella della Corte dei Conti? e se un’amministrazione cambia il numero di cifre che facciamo?);
- sorge inoltre un dubbio: la norma intende tutte le amministrazioni pubbliche dello Stato italiano (comprese quelle locali) oppure solo quelle statali in senso stretto? La seconda ipotesi, che è certamente incompatibile col processo federalista, ha l’effetto di rendere inutilizzabile il mio tesserino (dotato di foto) di dipendente di Ateneo pubblico così come quello dei miei studenti (d’altra parte non dispongo di ‘patentino di abilitazione alla conduzione di impianti termici’ anche se potrebbe essermi molto utile in questo periodo di freddo intenso e di concomitanti bizze dell’impianto condominiale).
- e se gli altri 26 paesi dell’Unione avessero una ‘semplificazione’ amministrativa paragonabile alla nostra cosa dovrebbero fare i vettori: ringraziare il cielo che molti paesi sono talmente piccoli da non avere un trasporto aereo su rotte domestiche oppure trasferirsi al più presto negli Stati Uniti?
Mi sembra ragionevole che O’Leary preferisca sospendere i voli piuttosto che trasformarsi in un Indiana Jones della burocrazia italiana e se qualche lettore di questo blog avesse ancora dei dubbi, lo invito a leggere questo interessante documento dell’Istat: è l’elenco della amministrazioni pubbliche italiane (per essere più precisi: delle differenti tipologie di amministrazioni pubbliche, non delle loro specifiche denominazioni che credo nessun italiano sia in grado di conoscere).
Certo che il nostro è un paese ben strano: da un lato un provvedimento finalizzato alla semplificazione amministrativa anzichè ridurre a 1 o 2 i documenti validi per l’identificazione e uniformarli allo standard europeo li moltiplica potenzialmente all’infinito, come le scope di Topolino apprendista stregone; dall’altro lato noi italiani ci salviamo da norme assurde semplicemente ignorandole e disapplicandole. Io non conoscevo questa norma ‘pluralista’ e non l’ho mai applicata nell’identificare gli studenti agli appelli; fortunatamente non la conoscevano neanche loro (oppure sono dotati di maggiore razionalità del legislatore) e non si sono mai presentati muniti di licenza di pesca o porto d’armi (nel primo caso avrei pensato a una presa per i fondelli, nella seconda a una forma di pressione).
In attesa che il legislatore italiano rinsavisca e che ci decidiamo ad adeguarci finalmente all’Europa anzichè pretendere che sia l’Europa ad adeguarsi ai nostri bizantinismi, dobbiamo essere grati a O’Leary per averci dato questa ulteriore prova della nostra deriva burocratica.
Complimenti! Da spedire immediatamente sulla scrivania del ministro competente di turno.
Non c’è il ministero per la semplificazione? A questo dovrebbe servire!
Colui il quale riuscisse ad ottenere tutti i tesserini identificativi rilasciati in territorio italiano potrebbe entrare nei Guinness dei Primati.
Mi chiedo se esista una soluzione senza provocare una rivoluzione ed una crisi sociale per ridurre il moloch.
E quando, con l’avvento della tecnologia NFC, sarà la SIM del nostro cellulare ad essere il documento d’identità, come ci si regolerà?
Mi sembra che il commento non sia del tutto pertinente visto che il numero di caratteri inseribili per il check-in online non è ristretto e il controllo dell’autenticità del documento viene fatta in aeroporto e non dopo il check in online. A me la polemica di Ryanair sembra pretestuosa e non capisco dove voglia andare a parare.
Per fare un esempio proprio ieri ho inserito il codice fiscale di mia figlia per fare il check in online visto che i bambini in Italia (nonostante quello che pretende Ryanair) non hanno documenti di riconoscimento se non quelli validi per l’espatrio e anche il lasciapassare per l’espatrio dei minori rilasciato dalla questura non ha una numerazione univoca. Se andiamo avanti così Ryanair mi obbligherà a fare il passaporto a mia figlia di un anno per viaggiare da Milano a Bari
Sinceramente non capisco perché la cosa svantaggerebbe le low cost: non vale anche per Alitalia? Non è costretta anche Alitalia ad accettare le licenze di pesca? Rinunciare al mercato italiano per non fare una piccola modifica ad un software di un sito web fa ridere i polli…
Sono in sintonia con gli ultimi 2 interventi di Giuseppe e Alessandro. Secondo me ci vuole una regolazione efficace per accertare l’identità di un viaggiatore, che “semplifichi la vita” ai cittadini e permetta di ridurre i costi alle imprese.
In generale, la critica che rivolgo agli economisti riguarda la loro tentazione di utilizzare solo il prezzo e l’efficienza come criterio di valutazione delle decisioni pubbliche. In realtà la valutazione in ambito pubblico è cosa molto più complicata della quantificazione moneteria di costi e benefici.
Anzitutto bisogna considerare che esiste una questione di sovranità nazionale: le regole per identificare un viaggiatore spettano a uno stato, non alle imprese che operano sul suo territorio. Le regole possono essere inefficaci e costose, ma prima si rispettano e poi si cambiano. Pensate che sia logico e razionale consentire alle compagnie aeree di decidere autonomamente le condizioni di trasporto sul territorio nazionale? In questo modo ci sarebbe il rischio di creare il caos, dove ognuno applica le regole che vuole
In secondo luogo bisogna considerare i bisogni del cittadino che viaggia: semplicità e risparmio. Secondo gli economisti basta il prezzo per misurare il benessere totale, eppure il sistema dei prezzi in alcuni casi non funziona.
Concludo con un suggerimento rivolto a Ryanair: dato che il controllo di autenticità del documento viene fatto in aeroporto (come diceva Giuseppe) non si potrebbe inserire un campo libero sul form on-line nel quale il viaggiatore può inserire tipologia del documento di riconoscimento (purchè corredato da foto), amministrazione che lo ha rilasciato, data e tutti gli altri estremi ritenuti necessari? Insomma invece che restare sul terreno delle polemiche e delle accuse reciproche perchè non proviamo a far emergere alcune soluzioni di buonsenso per uscircene fuori? Un caro saluto
A mio avviso una soluzione di buonsenso è che per dimostrare l’identità la carta che porta questo nome, e che tutti abbiamo, è nello stesso tempo necessaria e sufficiente. Perchè non lasciamo che tutti gli altri tesserini si limitino a certificare che siamo abilitati alla caccia, alla pesca, alla conduzione di impianti termici, alla guida di vetture e motoscafi o che siamo studenti o professori universitari? Quando la CI sarà per tutti elettronica e intelligente tutti questi permessi aggiuntivi potrebbero essere semplicemente inseriti nella sua memoria. Se il legislatore ‘semplificazionista’ non avesse ecceduto nel 2000 (pre torri gemelle), oggi il problema non si porrebbe proprio. Tuttavia mi rendo conto che poichè la burocrazia vive e si alimenta di burocrazia la soluzione sarebbe difficilmente accettata in un paese come il nostro nel quale la semplificazione delle leggi si fa attraverso (molte) nuove leggi, si crea un ministero alla ‘semplificazione’ e uno per ‘l’attuazione del programma di governo’ (i ministeri normali invece che fanno?) . Non mi stuperei se venissero istituiti anche un ente per la soppressione degli enti inutili, un ministero per l’individuazione dei ministeri inutili e un altro per la soppressione dei ministeri effettivamente sopprimibili tra quelli effettivamente accertati come inutili.
Intanto mentre noi ci avvitiamo nella nostra burocrazia, i nostri giovani migliori continuano a fuggire, anche grazie ai voli low cost, verso destinazioni europee più accoglienti, meritocratiche e deburocratizzate.
Non mi stuperei se venissero istituiti anche un ente per la soppressione degli enti inutili,…
ehm… c’è davvero! Ne hanno parlato più volte su report, sforzi immani e risultati miseri. 🙁
Ammetto di essere giuridicamente analfabeta, ma se interpreto correttamente l’elenco Istat pubblicato da Ugo, sotto il vincolo dell’Art. 35, comma 2, D.P.R. 445/2000, ne deduco che teoricamente Ryanair (e qualunque altro vettore) dovrebbe essere obbligato ad ammettere a bordo chiunque disponga di un tesserino di riconoscimento dell’Unione nazionale incremento razze equine. E’ corretto? Altro che conduttori di caldaie, qui perfino i guardoni di cavalli…