Lex autostradale
La rubrica Lex del Financial Times è sempre una delle letture più interessanti della giornata. Oggi Lex affronta la questione della privatizzazione delle autostrade in Gran Bretagna. Il problema più difficile da superare, dice, è convincere il pubblico: in effetti, non è facile spiegare alla gente che, da domani, dovranno pagare quello che fino a oggi hanno avuto gratis. A volte, però, è necessario. In questo caso, tuttavia, c’è una soluzione a portata di mano, che il Ft identifica correttamente: il patto che il governo britannico (e qualunque altro) potrebbe proporre ai contribuenti è uno scambio tra tariffe autostradali e pressione fiscale. Cioè, ridurre le imposte sui carburanti come compensazione per l’accresciuto aggravio alla mobilità. Si tratta dell’uovo di colombo: le due giustificazioni teoriche della tassazione dei carburanti sono che in questo modo vengono internalizzate le esternalità ambientali, e che il gettito serve per la manutenzione stradale et similia. Ma se le strade sono a pagamento, si ottiene lo stesso risultato in modo meno distorsivo e più equo. Speriamo che, almeno a Londra, qualcuno sappia cogliere un suggerimento tanto prezioso.
Pur concordando nel merito ritengo che il problema sia quantificare la riduzione di imposta alla luce del fatto che la ripartizione dell’uso tra autostrade e strade comuni non è omogenea. Inoltre tale ripartizione, che potrebbe essere alla base del calcolo della riduzione di imposta, è soggetta a cambiamento proprio per l’introduzione del pedaggio: banalmente il fatto che il carburante costi meno e l’autostrada sia a pagamento potrebbe dirottare sulla viabilità comune parte del traffico cambiando la ripartizione stessa. Sono solo ipotesi, ovviamente.
Credo che potrei dare un dito mignolo per pagare meno tasse e gli articoli e gli suggerimenti/provvedimenti simili mi fanno solo un’invidia molto personale e privata.
Credo che se i Londinesi, per la loro privatizzazione , prendono come esempio di confronto a medio termine , quella delle autostrade in Italia, ” pedaggi elevati, infinitesimi investimenti e pressione fiscale reale alle stelle” , in tal caso a non c’è opera di convincimento che tenga.
Dove lo stato è assente e connivente con la cricca del malaffare il popolo giubila incosciente dell’atroce destino.
Già noi, popolo imbelle, stupido, senza spina dorsale, senza bandiera e dalle mille faccie abbiamo scoperto l’inganno delle privatizzazioni.
Tutti gioirono, esultarono per la nuova ventata di democratia, pochi piansero.